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Autore: Yougogirl    05/09/2015    2 recensioni
Thomas cerca di voltare pagina. Ogni giorno diventa una sfida. Dimenticare il passato aveva reso i suoi ultimi giorni al college un inferno. La vita lo aveva fregato portandogli via l'unica persona che avrebbe custodito gelosamente: Newt.
Ormai saranno passati un paio di anni, dopo aver dissotterrato a pieno i ricordi che aveva, decide di trasferirsi in New Jersey per intraprendere una carriera da imprenditore.
Ma cosa succede se la vita gli decide di dare un'altra occasione? Cosa succede se il suo capo di lavoro fosse il suo migliore amico che non si ricorda più di lui, di niente, perché un terribile incidente gli ha causato un amnesia?
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Newt, Thomas
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender
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MY AMNESIA BOSS
- The New Age -
 
 Da piccolo Thomas sognava sempre di viaggiare, visitare i luoghi più improbabili ed esplorare avventurandosi nei luoghi più nascosti e verdi della terra. Ricordava che suo padre, ogni volta che lo portava nel suo ufficio, gli faceva sedere sulle sue gambe e insieme facevano ruotare il mappamondo segnando poi su un foglietto colorato i luoghi con i nomi più strani. Gli insegnava a studiare le coordinate, la longitudine, latitudine e quella sfera chiamata mappamondo era diventata parte della sua infanzia. 
Con il tempo però questa ossessione venne cacciata via. Era arrivato quel periodo adolescenziale che partiva dai quattordici anni ai diciannove anni, un periodo difficile pur sapendo di non avere nessuna figura materna o paterna a costante disposizione. Sua madre lavorava per una compagnia aerea molto famosa in America mentre suo padre era sempre più richiesto in Europa e in Asia per affari di lavoro. Insomma, tutto quello che amava nella sua tenera età era diventata solo un incubo. Nell'arco di quei cinque anni aveva passato alti e bassi, sbronze, bravate, prime multe per stato di ebbrezza, i primi tiri, amicizie false e vere, amori in cui aveva scoperto un lato diverso da come s'immaginava. Dopo essersi laureato al collage nel corso di economia avanzata aveva deciso di prendere una nuova retta via, non voltare pagina ma cambiare direttamente libro, travolgere la sua vita. E come iniziare a cambiare se non partendo dalle radici? 
Era stato davvero dura per lui scegliere tra la grande mela, l'amata New York, e il Garden state, la così famosa New Jersey ma il suo subconscio e la sua logica diceva che più la città era abitata e più affari si faceva. Poi sobbalzare da una città verde ad una città troppo moderna come uno dei distretti di New York lo trovava un po' troppo eccessivo e non a portata per lui.
<< Dove la porto? >> il signore, meglio dire, il tassista si girò verso di Thomas   non curandosi del fatto di aver inondato il taxi di fumo. 
Thomas non poté  resistere di fare una piccola smorfia e non per la figura che aveva davanti agli occhi, sembrava proprio un uomo appena sbattuto fuori di casa dalla moglie, ma dal fumo che ha sempre odiato. 
<< Al Forest Hill Tower, grazie >> replicò appoggiando la schiena sullo schienale e tirando un sospiro che fece svolazzare il ciuffo dei suoi capelli mori. 
Era solo appena arrivato nella capitale, a Trenton. Il  volo era stato un disagio continuo se contiamo il fatto che il destino aveva deciso di metterlo in mezzo tra una bambina isterica e sua madre a cui non importava nulla delle sue lagne e un ragazzo che andava ogni tre minuti in bagno a farsi di qualche stupefacente. 
Si sa che il clima nel New Jersey non era dei migliori, a malapena riusciva a sfiorare i trenta gradi in estate e difatti aveva accolto Thomas con una sana pioggia leggera che lentamente si era trasformata in acquazzone. 
Vedere la gente che correva sotto i ripari era una bella distrazione, c'era chi si rifugiava sotto i tendoni dei bar, chi entrava nei negozi e poi c'erano quelli che non si curavano nemmeno di beccarsi una bella influenza. 
<< Non si dovrebbe fumare in auto >> proferì il ventenne nel bel mezzo del silenzio guardando con la coda dell'occhio il tassista. 
Odiava il silenzio, gli ricordava un rumore forte che oltrepassava i confini dell'udito. Riteneva che tutto infondo aveva un suono, poi aspettava a te decidere come decifrarlo. 
<< Non si dovrebbe truffare le persona con i propri soldi se mai >> rispose in modo brusco il tipo al volante schiacciando più volte un pulsante.
Alla radio passava il notiziario, parlavano dei comuni e dei sindacati e di come questi fossero corrotti. 
Il povero giovane si ritirò nel suo angolino, a quanto pare il tassista non aveva voglia di parlare. 
Dopo un viaggio di almeno venti minuti nel totale silenzio il taxi si fermò davanti ad un grattacielo, ma non di quelli moderni, sembrava essere uno di quelli rustici. 
<< Fanno venti dollari >> il tassista si girò nuovamente verso Thomas tenendo la sigaretta in mezzo tra i denti come se a sembrare volesse stuzzicarlo.
Dopo aver allungato una banconota di venti dollari precisi scese dall'auto mugugnando.
Non aveva nulla con sé , se non una piccola valigia che conteneva i suoi vestiti. 
Si guardò attorno, aveva smesso di piovere e l'unica cosa che sentiva era solo il profumo d'asfalto che da piccolo aveva sempre amato e che amava tutt'ora. Se c'è qualcosa che non riusciva ad evitare era sicuramente quello di scrutare ogni piccolo dettaglio o movimento. Difatti molti suoi amici o parenti dicevano che aveva questo vizio da pittore anche se onestamente in pittura lo poteva battere pure un bambino. 
Lui non sapeva cosa fosse l'arte, non riusciva a capacitarne il significato e non perché da adolescente aveva deciso di fregarsene altamente dell'arte. L'unica arte che riusciva a comprendere era l'arte di cavarsela.


Dall'altra parte della città, a pochi isolati dalla Forest Hill Tower ergeva in centro un palazzo di vetro, comunemente chiamato grattacielo proprio come quelli che si vedono a New York. Era sicuramente il palazzo più moderno del quartiere. Dalla porta uscivano e entravano persone sotto forma di dispensa dal caffè vestiti solo elegantemente per sembrare più formale. 
Quello era sicuramente uno dei periodi più stressanti per la compagnia di imprenditori e commercialisti della NJ EMPIRE BUILDING, una compagnia famosa in tutto il paese per essere anche capeggiata da un direttore molto giovane. Ma si sa, l'età non fa nessuna differenza, se sai come cavartela eri dentro, se no, eri fuori. 
<< Minho portami gli ultimi file dei colloqui per domani >>. 
Era calato il tramonto, si faceva sera e ormai tutti gli impiegati erano tornati a casa. Tutti tranne il direttore e il suo assistente ma anche migliore amico. 
Come detto prima, il direttore era giovane, erede della società della NJ EMPIRE BUILDING, aveva solo più o meno ventidue anni eppure aveva la stoffa di dirige un'intera società. 
Questo grazie o a causa del suo essere spavaldo, sfacciato, delle volte disonesto, delle volte era intimidatorio. Non accettava un no come rifiuto, se lo voleva lo otteneva r e questo suo comportamento metteva a disagio i suoi impiegati eccetto Minho, il suo assistente e l'unica essere in grado di sopportare la virilità del capo.
<< Domani abbiamo gli ultimi cinque colloqui >> rispose Minho appoggiando sulla scrivania una pila di fogli e cartellette. 
<< Annota su un foglio i probabili candidati >> il biondo era troppo concentrato a digitare cose sul computer, cliccando qualsiasi file o icona e stampando varie cose di cui aveva lavorato quel giorno stesso.
<< Newt, un consiglio da migliore amico a migliore amico. Durante i colloqui, cerca di essere meno intimidatorio. A volte metti a disagio anche me, figurati quei poveri dilettanti >>. 
Minho se ne stava appoggiato su un mobile mentre girava la stecca dentro il bicchierino di plastica per sciogliere lo zucchero di canna dentro il caffè. 
<< E con questo cosa vuoi intendere? >> chiese indifferente Newt. 
Questo era il suo nome, particolare, originale, derivante dal nome di uno dei scienziati che avevano segnato la storia della scienza umana. 
<< Voglio dire che potresti essere meno duro con loro. Secondo i miei calcoli rischiamo una decaduta se non riusciamo a trovare nuovi impiegati o peggio ancora se continui a licenziarli a random >> l'assistente sottolineò per bene l'ultima frase buttando giù in un sorso il caffè dolcificato preso dalle macchinette. 
<< Se ti stai riferendo sopratutto al fatto che io abbia licenziato la segreteria bionda puoi pure smetterla anche ora >> Newt sbuffò prendendo in mano i curriculum degli ultimi cinque individui studiandoli per bene. 
<< Stava diventando una cosa seria tra me e lei! >> si lamentò in un mugugno Minho sedendosi su una sedia a guardarsi attorno non sapendo che fare. 
<< Minho l'ho beccata a scoparsi qualcuno che nemmeno lavora qui in bagno. La prima volta si perdona, la seconda si chiude un occhio, la terza è un addio non tornare mai più. Fidati, era solo una troia e di troie nella mia società non le voglio >> questa volta Newt ridacchiò, un suono leggero che rimbombava per tutto il suo ufficio, un suono raro da sentire. 
<< Allora dovresti licenziarti da solo >> Minho colse quel attimo di pausa che d'un tratto il suo migliore amico aveva deciso di prendersi per ridacchiare. 
<< Spiritoso >> mormorò Newt alzando gli occhi al cielo. Passava i fogli uno dopo l'altro. Aveva sempre questo sguardo attento, con la fronte corrugata e Minho non riusciva a capacitarsi dell'impegno che ci metteva.
<< Non sono io quello che si fa il fratello della propria ragazza >> disse con fare ironico Minho mentre nel sottofondo si sentiva il mormorare di Newt riguardo i curriculum. "Non adatta" "richieste esagerate" "scherzi? Sembra uscito da un sito porno" "vuole entrare ma non ha nessun master mh" e così continuava all'infinito. 
<< Arrivi in ritardo. Ci ha beccati a scopare sul suo letto ma ha detto che non avrebbe detto nulla. Tanto si fa il suo capo quindi siamo pari >> dopo questa affermazione Minho scoppiò in una fragorosa risata lasciando cadere i fogli che leggeva attentamente sul pavimento. 
<< Sul suo letto? Fate sul serio? Che originalità. Ma quindi ora esci con lei o con suo fratello? >> Minho prese fiato ricomponendosi sulla sedia. 
<< Con suo fratello ma i suoi pensano ancora che esca con lei >> rispose facendo una piccola smorfia come se la cosa non gli importava minimamente. 
Prese l'ultimo cartellino leggendo attentamente il nome: Thomas Eson. Gli suonava famigliare, pure il viso ritratto nella foto allegata al foglio. Carino. Pensò non curandosi della presenza di Minho. 
<< E lui ti piace? >> 
Newt alzò lo sguardo verso il suo amico barra assistente alzando anche il soppraciglio. 
<< Ho capito, ti piace un'altra cosa di lui >> canticchiò Minho alzandosi dalla sedia per poi avvicinarsi a Newt dopo aver notato il suo sguardo concentrato nel leggere l'ultimo curriculum. 
<< Smettila di sparare cazzate e guarda cosa abbiamo qui >> Newt e Minho erano diversi nel vero senso della parola partendo dal fatto che provenivano da etnie diverse, ma oltre a questo, Newt era più riservato e silenzioso rispetto a Minho, molto più stravagante, eccentrico e ormai amico di quasi tutto il palazzo. 
Minho si sporse socchiudendo gli occhi e rendendoli più fini. Aveva da sempre avuto problemi di vista eppure quasi mai si portava dietro gli occhiali da vista. 
<< Thomas Eson. Mh, sì lo conosco dall'anno scorso. È figlio dell'amico di mio padre. È un tipo in gamba >> Minho sorrise annuendo sfogliando i vari foglietti collegati nella cartellina. 
Aveva scritto un bella presentazione, i voti segnati lungo il corso degli anni al collage erano ottimi, vari certificati affermavano i suoi esami passati come il master e il dottorato. 
Newt invece era preso a fissare la foto del ragazzo che nemmeno aveva ascoltato ciò che aveva detto Minho dietro le sue spalle. Aveva dei tratti famigliari, il nome gli diceva qualcosa poi d'un tratto non gli diceva più nulla e la storia era andata avanti per circa tre minuti. 
<< Se il colloquio va bene, lo assumo >> disse diretto Newt appoggiandosi sullo schienale della sua sedia girevole. 
<< Aspetta hai qualcosa qua >> Minho si abbassò all'altezza della bocca di Newt come se stesse vedendo veramente qualcosa. 
Quest'ultimo incrociò gli occhi quasi a sembrare strabico per la vicinanza restrittiva. In quel momento Minho sembrava un idraulico e la bocca di  Newt era diventata per magia una tubatura guasta. 
<< Cosa? >> chiese il biondo iniziando a strofinare la mano sugli angoli della bocca pur non tastando nulla.  
<< Bava >> Minho sorrise, uno di quei sorrisi bastardi che Newt odiava e che gli faceva salire la voglia di pizzicargli la fronte. 
<< Sei il solito. Fammi il favore di tornare a casa. Qui ci penso io >> Newt appoggiò le mani sulle spalle enormi di Minho per poi strappargli dalle mani il curriculum. 
<< Sì signore >> Minho si alzò dritto in piedi imitando uno dei saluti dei soldati all'epoca di guerre, dove la democrazia passava sotto tiro. 
<< E non provare a portarti una ragazza nel mio appartamento. Ho nascosto le chiavi in un altro posto >> disse con voce tranquilla Newt spingendo l'anca destra in un movimento rotatorio per poter girare la sedia girevole e poter ammirare quello che era la capitale del New Jersey.
<< Ti odio >> borbottò Minho mettendosi la sua giacca da lavoro per poi uscire dall'ufficio saltellante.
La luce del giorno non trapelava più le grandi vetrate dell'ufficio di Newt lasciando posto al buio della sera. Quel buio freddo che Newt amava definire senza anima. Secondo lui la sera del New Jersey era diversa dalle altre, era speciale. Ti perdevi ad osservare ogni sua sfumatura e poi ne rimanevi colpito ogni volta che il nero colmava quel vuoto impossessandosi anche delle stelle. 
<< Thomas Eson >> sussurrò tra sé e sé passandosi una mano lungo il suo collo.


Uno squillo del cellulare non sarebbe servito a nulla per poter svegliare Thomas, steso sul suo letto con la faccia appiccicata contro il cuscino. Il giorno precedente, per tutto il giorno, aveva iniziato a dare una ripulita nel suo nuovo appartamento, sistemando così anche le sue varie cose negli scaffali e negli armadi fini a tarda sera dove aveva cenato con un take away cinese per poi crepare dal sonno sul suo letto ancora spoglio di fodera e il resto. Al secondo squillo si svegliò, anzi, si svegliò rimanendo steso sul letto con gli occhi chiusi come se fosse on stato catatonico. Al terzo squillo mugugnò qualcosa di incomprensibile iniziando a maledire chiunque avesse osato disturbare le sue ore di riposo. Allungò il braccio verso il comodino che stava alla sua destra iniziando a tastare fogli, penne, una sveglia che fece pure cadere fino a trovare quel dannato aggeggio che avrebbe sicuramente buttato giù dal palazzo.
<< Mh chi è? >> chiese mugugnando. 
<< Dovevi chiamarmi ieri appena arrivavi. Così era l'accordo >> dall'altro campo telefonico fuoriusciva la voce femminile che sembrava per lo più alterata.
<< Mhh >> rispose soltanto Thomas, come se avesse compreso del tutto ciò che la ragazza stava borbottando. 
<< Allora, com'è il New Jersey? >> questa volta la voce sembrava essere più calma. Uno sbalzo temporale bipolare. 
<< È una città >> biascicò il ragazzo sistemando meglio il cuscino sotto la sua testa pronto a riprendere il sonno. 
<< Tom...stai dormendo per caso? >> 
<< Per l'appunto stavo dormendo >> rispose seccato Thomas. 
Tutti ormai sapevano che Thomas diventava irritabile quando veniva svegliato. Era uno di quei tipi col sonno pesante, riteneva che dormire era un sacro passaggio dei comuni mortali che devono affrontare almeno come minimo sette ore, così aveva citato alla sua vecchia professoressa al collage quando arrivò in ritardo per la sua lezione. 
<< Non avevi mica un colloquio con la NJ EMPIRE BUILDING? >> domandò confusa la ragazza. 
A sentire quella parola Thomas aprì di scatto un occhio. Oh cazzo. Girò lo sguardo verso l'orologio da polso che aveva. Segnava le 8:37. Aprì anche l'altro occhio. Oh cazzo.


Minho camminava avanti e indietro davanti all'entrata del palazzo mentre guardava continuamente il suo cellulare aspettando notizie di Thomas. Loro due ormai si conoscevano già dall'anno scorso, avevano passato metà estate insieme con i propri papà in visita a Londra era stato proprio Minho a spingerlo di lavorare per la NJ EMPIRE BUILDING.
Dal fondo della strada si poteva intravedere un ragazzo che correva in modo goffo cercando di non inciampare. Minho focalizzò bene l'immagine constatando poi fosse il suo amico Thomas. 
<< Scusa il ritardo >> Thomas si appoggiò sulle proprie ginocchia cercando di riprendere fiato anche se sapeva che di tempo non ne aveva molto a disposizione. 
<< Eccoti finalmente. Non ti preoccupare, sono riuscito ad intrattenere il capo >> rispose Minho trascinandolo dentro il palazzo. 
Thomas si guardò attorno meravigliato ma allo stesso tempo spaventato e a disagio. Da tempo  si era fatto l'immagine di come ci si poteva lavorare in uno di quei uffici che si vedevano in televisione e le sue aspettative non lo avevano nemmeno deluso, era proprio come se lo immaginava. Persone che andavano avanti e indietro, il rumore delle tastiere, delle voci che si assalivano l'una all'altra con le chiamate. 
<< Mi spiace un casino. Sicuramente aver tardato il colloquio non mi giove per nulla >> i due entrarono nell'ascensore, un piccolo spazio che riusciva a contenere al massimo in gruppo di cinque persone. 
<< Detto con sincerità amico? Sei senza speranze >> Minho si appoggiò contro la superficie dell'ascensore schiacciando il pulsante 3 per poi ridacchiare.
Il più giovane alzò gli occhi al cielo sistemandosi bene la cravatta. Anche se non aveva avuto tempo sufficiente per poter sistemarsi per bene come aveva programmato il giorno precedente era almeno riuscito a vestirsi in modo decente. 
<< Sei sempre d'aiuto Minho >> mormorò ironico arricciando il naso. 
L'ascensore si fermò d'improvviso in uno sbalzo, le porte si aprirono automaticamente emettendo un suono metallico. 
I due uscirono da quel piccolo buco nel mentre Thomas guardava affascinato le vetrate del palazzo. Seppur fossero cose concrete sembravano pura arte per lui, come se di arte ne potesse capire molto. 
Da come poteva aveva potuto capire il terzo piano era riservato probabilmente al capo. Non c'era nessun impiegato se non una scrivania ben ordinata posta vicino ad una grossa porta di vetro oscurata. 
<< Lo so, grazie. >> rispose Minho facendo un piccolo sorrisetto. 
<< Allora. Entri, ti presenti, cerca di fare una buona impressione, non agitarti troppo e soprattutto non farti intimidire da lui >> seppur le parole di Minho fossero chiare e forti per Thomas non valevano nulla. 
Dire che era agitato era poco ed essere consapevole di aver dato pure non aiutava il suo stato d'animo. 
Minho aprì la porta in un colpo. 
Un ragazzo era girato di spalle. Thomas si focalizzò meglio sulla sua figura piuttosto che del luogo. Aveva una corporatura esile ma nello stesso tempo portava un portamento di grande autorità. I suoi pantaloni neri erano perfettamente aderenti alle sue chilometriche gambe, la camicia bianca di seta tracciava perfettamente il suo busto. Una mano era nascosta nella tasca dei pantaloni, l'altra teneva un cellulare contro l'orecchio. 
<< Sì papà, gli affari vanno a gonfie vele >> nella sua voce spiccava un accento inglese, una voce che Thomas era sicuro di conoscere molto bene. 
<< È il momento di chiudere la telefonata con papino >> disse Minho ridacchiando per poi buttarsi sul divanetto rosso di pelle posto all'angolo della stanza prendendo in mano una delle riviste appoggiate sul tavolino al centro. 
Thomas tolse un attimo lo sguardo da quello che doveva essere il suo capo per guardare Minho. Alla faccia della finezza. Pensò, ma poi si ricordò che di quella volta quando Minho gli disse che a lavoro era uno spirito libero pur restando in una posizione alta come assistente del capo della società. Thomas si mise l'anima in pace, avendo come amico Minho avrebbe potuto avere delle agevolazione e sarebbe andato tutto bene. 
<< Quante volte ti ho detto di bussare prima di entrare? >> il ragazzo biondo si girò per guardare Minho ma subito distolse lo sguardo incrociando gli occhi di Thomas. 
Certo, sarebbe andato bene se solo non fosse il fatto che il suo probabile capo era il suo migliore amico del collage. Che aveva investito. E che ora aveva un'amnesia. Tutto per colpa sua.
<< Newt >> sussurrò Thomas investito da vari ricordi che solo lui poteva ricordare, quei ricordi che era riuscito ad annegare e che ora erano tornati di nuovo a galla. 


Nota autrice

Ciao! Fanfiction sui newtmas. Spero vi piaccia. Dal momento che ora thomas e Ki hong sono in Korea con tanto di foto ho pensato troppo alla loro Friendship >>>. Quindi ho deciso di far instaurare un rapporto di forte amicizia tra Newt e Minho. And then, spero di non aver lasciato errori, abbiate pietà, non sono nata italiana lol. Spero possiate apprezzare questa fanfiction e sopratutto poterla seguire. Ci terrei molto. E già che ci sono saluto il #teamculopesche che mi hanno fatto venire voglia di scrivere anche se la scuola si sta avvicinando piango. 
Un saluto speciale anche alla mia sicura prima lettrice Lucrezia, ciao amore mio, ciao.
   
 
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