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Autore: Mick_ioamoikiwi    05/09/2015    0 recensioni
'Hai un nuovo caso'.
Quella al telefono era la voce di Grissom, era ora di alzarsi. Non era ancora spuntato il sole, ma Las Vegas aveva fretta di vedere Nick Stokes al lavoro.
Omicidio, prove, laboratorio, prove, assassino, confessione.
Un giro sempre uguale, ma ogni volta qualcosa dentro di lui cambiava.
La scientifica aveva bisogno di lui. Ma qualcuno, là fuori, ne aveva più bisogno.
Genere: Drammatico, Fluff, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nick Stokes, Warrick Brown
Note: Lime | Avvertimenti: Non-con
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'viva las vegas.'
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Capitolo 9

 
Il pacco alla centrale era in realtà una busta di carta contenente un foglio: l’atto di nascita di una bambina nata sei anni prima, Manuela Munroe. «È la bambina della foto! Deve essere la figlia di Lucinda.»
«Ne sei sicuro Nick? E chi è il padre?»Warrick gli rubò il foglio dalle mani.
«Non ne ho idea, la bambina non è stata riconosciuta...»
Warrick si fece improvvisamente serio, turbato. Nick invece sembrava confuso, non riusciva a capire il motivo di quella busta. Poi cominciò a frullargli in testa un’ipotesi oscena, raccapricciante. Sbarrò gli occhi e si girò verso Warrick.
«Quanti anni ha Lucinda, Nick?»
«Cre-credo ne abbia ventidue.» L’agente Stokes si passò le mani sul viso. «Ti prego dimmi che non stai pensando quello che sto pensando io.»
«Temo sia l’unica soluzione possibile, Hodges stamattina mi ha inviato sul palmare i risultati sulle analisi dei fluidi trovati nella camera della bambina... questo confermerebbe tutto.»
«Dobbiamo parlare con Lucinda! Immediatamente!»
In quel momento Hodges gli andò in contro.
«Ragazzi dove andate così di fretta? Ho i risultati dell’analisi delle impronte.»
«David sappiamo già che sono di Lucinda Munroe.»
«Ah davvero? Suppongo che la tua intelligenza sia notevole ma la scienza ha sempre ragione, queste impronte non sono della signorina Munroe.» I due agenti della scientifica si fermarono. Se non erano della ragazza, di chi potevano essere allora? “Ho trovato corrispondenze del 97,6% con quelle di un certo Jeremy Munroe che suppongo sia....» Non fece in tempo a finire che Nick disse “il secondogenito della vittima!»
«E poi sono io quello egocentrico... ma c’è dell’altro... sul flacone del LORAZEPAM ci sono altre impronte che non appartengono ai due figli della vittima, sono della moglie.»
Lentamente il quadro dell’omicidio cominciò a prendere forma. Una vendetta ben architettata da tutta la famiglia.
«Warrick chiama Brass e digli di emettere un mandato di arresto per tutta la famiglia!»
«E tu dove vai?»
«Devo controllare una cosa.»
Nick corse in laboratorio e si sedette davanti al computer alla ricerca di un fascicolo risalente a circa sette anni prima, in tutta fretta lo stampò e corse dietro a Warrick per andare da Brass. I mandati erano appena stati inviati a tutti i distretti della città: circa due ore e mezza dopo tutta la famiglia Munroe si ritrovò al Distretto della Scientifica, ammanettata: ogni membro della famiglia venne interrogato separatamente in modo da raccogliere più prove per inchiodare il vero assassino. Decisero di cominciare da Jeremy in quanto le impronte ritrovate sull’arma erano sue.
L’agente Stokes era visibilmente agitato, continuava ad andare avanti e indietro per la stanza mentre il volto di Jeremy non esprimeva il minimo cenno di paura o di rammarico.
«Avanti Jeremy, sappiamo che hai maneggiato l’arma del delitto: abbiamo trovato le tue impronte sopra il manico del coltello e a meno che tu non abbia altra spiegazione non sarà difficile incriminarti, quindi hai qualcosa da dirci?» Warrick fissava il sospettato davanti a lui, pronto a scattare al minimo cenno di colpevolezza.
«Non saprei cosa dirvi, il quadro della situazione credo che lo abbiate capito fin troppo bene... Cosa dovrei dirvi di più?»
Nick si appoggiò al muro guardando il giovane con aria di sfida.
«Per cominciare potresti dirci il movente dell’omicidio, anche se ciò che più interessa noi è il ruolo che hanno avuto tua madre o tua sorella in tutto questo!»
Jeremy scattò in piedi. «Loro lasciatele stare! Non c’entrano nulla in tutto questo e metterle in mezzo sarebbe solo vile e meschino da parte vostra!»
«Se hanno fatto qualcosa è giusto che paghino, ma facendo così non le aiuti! Se parlano adesso potrebbero avere clemenza dal giudice.»
«No, sono stato io a uccidere mio padre. Mi molestava da bambino, ha molestato mia sorella e picchiava mia madre! L’ho ucciso per odio e per vendetta, arrestatemi!»
Warrick guardò Nick quasi sconfortato, non era ciò che avevano in mente e sapevano perfettamente che sotto c’era qualcos’altro. Dovevano interrogare le altre due sospettate per capire come era andata.
«D’accordo Jeremy, per adesso starai fermo qui fino a che non arriverà il tuo avvocato, poi potremo convalidare l’arresto.»
 
I due agenti uscirono dalla stanza, fuori li aspettavano Brass e Grissom, che avevano assistito all’interrogatorio da dietro il vetro a specchio.
«Ragazzi ottimo lavoro davvero.»
«Grazie Jim, ma non credo che sia tutto qui... La madre sa qualcosa e la sorella sembra più implicata di lui. Andiamo, ha aspettato tutti questi anni per vendicarsi delle molestie?»
«Sai Nick, l’animo umano è crudele e impiega anni per architettare vendette ben peggiori di queste!»
«No Grissom, ci deve essere altro. Ci sono alcune cose che non quadrano...»
Grissom era perplesso, Nick di solito non sbagliava sul suo sesto senso.
«Ad esempio, abbiamo trovato diversi oggetti che collocano Lucinda nell’appartamento di Bobby Deregol, secondo me quei due se la facevano insieme e il padre lo ha scoperto. La cosa è degenerata perché Deregol aveva prestato un mucchio di soldi a Lawrence.»
«Verificate questa ipotesi, la signorina Munroe è nella stanza qua accanto che vi aspetta.»
I due agenti si diressero insieme verso la stanza ed entrarono.
«Oh, agente Stokes che piacere vederla!» Nella voce di Lucinda c’era una nota di ironia.
«Signorina Munroe questo è il mio collega Warrick Brown, volevamo informarla che suo fratello ha confessato l’omicidio ma vorremmo comunque che lei ci spieghi alcune cosette che non ci sono chiare.»
«Mio fratello vi ha detto che ha ucciso nostro... padre? E cos’altro vi ha detto?»
«Niente, per questo siamo qui da lei. Cosa ci può dire di un certo Bobby Deregol?»
«Non so quasi niente di lui... mio padre gli doveva qualche migliaio di dollari ma non l’ho mai conosciuto di persona.»
«Strano, perché abbiamo trovato queste nel suo appartamento mentre lo perquisivamo.» Warrick pose sul tavolo il sacchetto contenente le mutandine rosse trovate sotto il materasso.
«Sopra c’è il suo DNA compreso quello di Deregol... a me sembra che vi conoscevate fin troppo a fondo e se questo non basta a convincere una giuria abbiamo trovato questo ciondolo con le iniziali L.M. vicino a un mobile.»
Nick sorrise e prese un altro sacchetto. «Esatto, e se la mia memoria non mi inganna direi che questo orecchino è quello che le mancava il giorno che ci siamo parlati per la prima volta, se lo ricorda? Fuori, sul vialetto di casa sua.»
Lucinda era rassegnata, non poteva nascondere altro.
«Sì, d’accordo, avevo una relazione con Bobby e allora? Non mi sembra un male.»
«No affatto, ma come è andata? Suo padre l’ha scoperta e l’ha minacciata?»
«Minacciata? Oh no, mi ha semplicemente dato uno schiaffo e ha detto che sarebbe andato a uccidere Bobby.» Guardò Nick negli occhi, poi tornò a parlare con Warrick.
«Voi pensate che Bobby sia un rifiuto umano, un bastardo che pensa solo al denaro, ma vi sbagliate di grosso. Quando seppi di essere incinta volevo scappare di casa, Bobby mi ha preso con sé senza dire niente a nessuno.»         Lucinda fece una pausa e scoppiò a piangere. «Bobby non c’entra e nemmeno Jeremy, sono stata io... quel giorno, quando mio padre mi ha tirato uno schiaffo io feci per tornarmene a casa da Bobby, stavo quasi uscendo quando mi afferrò per un braccio. Aveva il viso rosso dalla rabbia, gli avevo appena confessato la mia relazione con Bobby, ma lui mi disse che io ero solo sua, che Bobby non avrebbe mai avuto le sue due figlie.» guardò Stokes dritto negli occhi. «Sì agente Stokes, Manuela è figlia mia e di mio padre, ma credo che voi lo sappiate già...»
«Lo sappiamo purtroppo, e quasi le do ragione per la sua morte.»
«Nessuno deve morire, agente Stokes.» la ragazza quasi sorrideva. «Avrei di gran lunga preferito vederlo marcire in galera, lei sa cosa succede ai pedofili in carcere, sarebbe stato ricambiato con la stessa moneta. Sono tre anni che sto con Bobby, è stato il mio appiglio. Adesso sono felice con lui, ha adottato mia figlia nonostante non sia sua, e lei lo chiama papà...» Cominciò nuovamente a piangere. «Mi trascinò in cucina sul divano, non voglio pensare cosa mi avrebbe fatto se non lo avessi fermato... vidi il coltello sul tavolo e lo pugnalai ma evidentemente non presi nessun punto vitale, corsi al piano di sopra in cerca di un telefono con ancora il coltello in mano. Mentre componevo il numero di Jeremy sentivo mio padre urlare mentre saliva faticosamente le scale. Quando entrò in camera presi la lampada e gliela tirai in testa, cadde supino sul letto. Pensai che fosse morto e spaventata richiamai Jeremy. Arrivò dieci minuti dopo, quando vide ciò che era successo mi disse di non fare niente e di andare a lavarmi e di indossare vestiti puliti, che ci avrebbe pensato lui... Corsi in bagno e mi lavai, togliendo tutto il sangue. Lavai anche i vestiti. Quando uscii dalla doccia tremavo, Jeremy entrò poco dopo, anche lui insanguinato. Gli chiesi cos’era successo e mi disse che papà si stava riprendendo perché era solo svenuto e che lo aveva pugnalato più e più volte finchè non smise di muoversi. Poi scese al piano di sotto e buttò il coltello in giardino... quando tornò da me mi spiegò cosa dovevo fare...» Continuava a singhiozzare sempre più forte, fin quando non riuscì più a parlare, la bocca era impastata dalle lacrime. «Posso parlare con mio fratello adesso?»
«Prima che arrivi l’avvocato, le concediamo dieci minuti.»
Scortarono la ragazza dal fratello.
«Jeremy perdonami! Io non...»
«Lucinda va tutto bene, sono contento di ciò che ho fatto, ci ha rovinato la vita. Lo meritava.»
«Ti voglio bene Jeremy.»
«Anche io Lu, anche io... prenditi cura della mamma e di Manuela.»
«Lo farò, te lo prometto... te lo prometto.»
 
Brass entrò con l’avvocato, pronto a convalidare l’arresto. Il processo si svolse una settimana dopo con la condanna di Jeremy a diciotto anni.

 

   
 
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