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Autore: freeinmymind    05/09/2015    0 recensioni
"Perché questo è ciò che sto consciamente compiendo: sto per varcare il confine per andare incontro all'ignoto, alla novità, alla diversità. E so di non essere pronta, ma credo che non lo sarò mai del tutto. Ormai mi hanno cacciata via, sono riusciti a convincermi che questa sia la cosa più giusta; sto lasciando il mio posto sicuro, la mia tana, con la consapevolezza che non la rivedrò mai più."
Alto Medievo. Lynsey, giovane sedicenne di umili origini, non sa ancora cosa significa vivere pienamente la propria vita al di fuori della sua terra nativa: il Sud. Riuscirà questo candido fiore a trovare il famoso Granducato di Avizor? Riuscirà a rendere speciale la storia della sua ancor giovane vita?
Genere: Fantasy, Fluff, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Non-con, Triangolo
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Sembra una tipica giornata estiva, col sole che picchia sulle nostre teste ed il sudore che cola dalle tempie. Tutti sono affannati nei loro soliti impieghi; ed io, in groppa al mio Assil, osservo con quanta diligenza i contadini lavorino nei campi, guidati dalla voce severa del Signor Wycliffe. Tuttavia non riesco ancora a capacitarmene: non riesco ad accettare il fatto che sia stata mandata via di casa, contro ogni mia volontà, proprio il giorno del mio sedicesimo compleanno.
«Oramai sei grande abbastanza per poter fare le tue esperienze da sola, Lynsey. Non so più come dirtelo... Non sai quanto mi addolora la tua partenza, ma devi diventare una donna fuori da queste terre.» Sono state queste le ultime parole di mia madre, la sarta più amata fra la nostra gente.
Sono nata e cresciuta in mezzo ad una popolazione rurale, nel cuore del Sud. Sin da piccola tutti mi trattano come una trovatella, alcuni addirittura mi hanno sempre appellata come una “fuori-razza” o “bastarda”. Questo perché ho un aspetto differente dalla mia gente. Qui sono tutti con i capelli neri, occhi scuri e pelle abbronzata in qualunque stagione dell'anno. Sono così diversa da loro, tanto da non assomigliare granché neanche ai miei genitori stessi: capelli biondi, occhi verdi e pelle candida come la neve.
«Non la porti mai in giro, non capisco perché ti ostini così tanto a farlo. Non prenderà mai il sole, nostra figlia. » Mia madre spesso rimprovera mio padre con queste parole. «Vuoi per caso che la prendano per una del Nord? Certo che non ti capisco.»
«Ti rifiuti di capire, invece. Nostra figlia merita una vita migliore, merita di scegliere quale strada intraprendere e di non farsi condizionare da questa gente. Gli Dei, dopo anni di solitudine, ci hanno graziato con la nascita di un candido fiore, ed è così che lei dovrà rimanere e presentarsi al mondo. Il giorno del suo sedicesimo compleanno la lasceremo andare, come siamo soliti fare di generazione in generazione.» Mentre parlava, il tono di voce di mio padre era così basso ed autoritario al contempo, a tal punto che non ho mai osato oppormi a tale loro scelta. «Così è deciso, e così faremo.»

Il mio cavallo, Febe, procede al passo, ed allo stesso tempo io continuo ad essere assorta nei miei pensieri. Di tanto in tanto rifilo un cenno di saluto verso qualche conoscente che passa da qui, lungo questa strada sterrata che continuo a proseguire. Comincia a fare fin troppo caldo, così come il mio stomaco inizia a brontolare e a lamentarsi; l'unico che continua a compiere il suo dovere è Febe, il mio unico e solo compagno di viaggio. Ho lasciato la mia casa a malincuore, ho abbracciato a lungo mia madre prima di dirle addio. Persino mio padre, che conserva costantemente una perfetta imperturbabilità, si è commosso per pochi attimi prima di lasciarmi andare. Non riesco ancora a rendermi conto del fatto che non li avrei mai più rivisti in tutta la mia vita – supponendo che riesca a sopravvivere all'ignoto, ovviamente. Perché questo è ciò che sto consciamente compiendo: sto per varcare il confine per andare incontro all'ignoto, alla novità, alla diversità. E so di non essere pronta, ma credo che non lo sarò mai del tutto. Ormai mi hanno cacciata via, sono riusciti a convincermi che questa sia la cosa più giusta; sto lasciando il mio posto sicuro, la mia tana, con la consapevolezza che non la rivedrò mai più.
Devo trovare un posto dove trascorrere la notte, penso. Devo sbrigarmi, devo...
Ogni altro pensiero viene bruscamente interrotto dalla voce di Milady Petty, la proprietaria di una nota bottega di cui ho tanto sentito parlare.
«Cosa ci fai tu qui? Stai abbandonando il tuo Signore, Trovatella?»
«No, Milady» Dato il suo tono accusatorio, la mia voce comincia a tremare. Tiro leggermente le redini del mio cavallo, fermandomi di fronte alla donna.
«Oh, andiamo. Non vorrai mica raccontarmi un mucchio di frottole, non esci mai da quel recinto in cui abiti.» dice, sprezzante.
«Non vi mentirei mai, Milady. Devo solo fare una commissione per...»
«Basta così, finiscila.» M'interrompe a metà discorso. Mentre lei assume un'espressione materna, io rimango a boccheggiare come una stupida. «Ascoltami bene, adesso. Se stai aspettando l'ora giusta prima di scappar via e non fare mai più ritorno... perché sai che non potrai più tornare qui da noi, giusto?»
Mi limito ad annuire, evitando di aprir bocca.
«Bene. Dunque dicevo, se sei in attesa del momento giusto, ho intenzione di dirti solo una cosa: non andartene in giro come una vagabonda, chiaro?» Anche lei prova a darmi ordini, penso. «Non hai la benché minima idea di che cosa ci sia realmente lì fuori, quindi punta dritto verso il Granducato di Avizor. Non fare domande, non ne hai bisogno. Chiaro?» Per ben due volte ha ripetuto quest'ultima parola, scandendola per bene. Ed io annuisco di nuovo, con un groppo in gola.

«Bene così, Trovatella. O forse dovrei chiamarti Fuggitiva, adesso?» Milady Petty mi saluta con vivacità, contagiandomi con quella sua tipica, grassa risata, per poi suggerire di rimettermi in viaggio verso il confine.


Fine primo capitolo.









Ciao a tutti, ragazzi!
Questa è in assoluto il primo racconto che pubblico, ergo: accetto qualunque tipo di commento, costruttivo o non. Dunque si accettano suggerimenti, critiche e quant'altro, a patto che sia fatto educatamente (ovviamente). Spero che questo capitolo riesca ad appassionarvi un briciolo, quel tanto che mi basta per farsì che anche il secondo verrà letto ed apprezzato.

   
 
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