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Autore: Brida    05/09/2015    2 recensioni
Kirkwall è in fiamme e Marian Hawke, maga e Campionessa della cittadina, è costretta a fuggire e a nascondersi da tutto e da tutti.
Può il suo animo tornare a splendere dopo tanto dolore? Qualcuno riuscirà a salvarla?
AMBIENTATA DOPO LA FINE DI DRAGON AGE 2 QUINDI... SPOILER :)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alistair Therin, Carver, Hawke
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'La campionessa dagli occhi blu ghiaccio'
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Bruciava. Di fronte ai miei occhi, lontana all’orizzonte. La vedevo bruciare, la vedevo allontanarsi anche se eravamo immobili.
Gli occhi miei di ghiaccio fissati su quella fiamma lontana, come ipnotizzata. Non sentivo più alcun rumore, nessuna voce. Era come fossi sola, sulla collina, lontano da ogni cosa, col cuore distrutto da quella città che nelle fiamme mi abbandonava.
Avevo perduto la mia casa. Avevo perduto Kirkwall.

“Marian, Marian…” mi richiamò Carver mentre i miei amici discutevano ad alta voce, insultavano il responsabile di tutto questo e non si accorgevano nemmeno del mio dolore.

La sua mano sulla mia spalla, spostai il mio sguardo assente su di lui.
Gli occhi miei lucidi e gonfi, come pronti a scoppiare. Non c’era nulla che mio fratello potesse dire per lenire la mia sofferenza, nessuno poteva guarirla.
In quell’attimo in cui anche lui comprese che le parole sarebbero state inutili, mi abbracciò e i miei amici si zittirono tutti.
Fu la prima e forse l’unica volta in cui mio fratello si abbandonò ad un simile gesto nei miei confronti e significò molto per me.
Solo lui poteva capire cosa voleva dire per me Kirkwall, l’avevo fatta diventare la mia casa e adesso era difficile per me rinunciarvi. Questo perché lui sapeva, come me, quanto era stato duro per la nostra famiglia stabilirsi e trovare un luogo da difendere e amare. Un luogo in cui costruire una vita.
Perdere Kirkwall per me significava perdere ogni cosa.

“Hawke” mi apostrofò Varric mentre con gli occhi intrecciati a Carver mi separavo dal corpo di mio fratello.

“Non dobbiamo arrenderci, non dobbiamo fuggire. La città ha bisogno di noi”.

Lo guardai sprezzante e delusa “No, Varric. Questa è una bugia. Ho già visto Kirkwall in fiamme, 3 anni fa quando giunsero i Qunari. All’epoca ero l’Eroina, la Campionessa che salvò tutti. La gente cominciò a seguirmi e mi fece sentire a casa. Ma cosa successe al nemico di Kirkwall, invece? All’Arishok? Lui morì. Ora sono io il nemico” spiegai freddamente.

“Meredith e Orsino erano i nemici, tu non hai fatto nulla” intervenne Isabela.

“Anders è il nemico di Kirkwall, che ancora non comprendo come tu abbia potuto lasciare in vita” aggiunse Fenris di fianco a lei, e io sapevo che in parte aveva ragione.

Mi voltai di nuovo verso la città.
“E’ finita. Kirkwall non mi vorrà più indietro, non dopo quello che ho permesso. Anders… era mia responsabilità. Ho fallito e ora non posso restare” conclusi amaramente.

“Beh ricominceremo” allora cominciò a parlare Merril “Con te come guida non si può sbagliare, no? Non è così?” cercò conferma intimidita.
“No Merril, non è così” le risposi.

“Quindi è un addio” Aveline capì prima di tutti. Lei non mi poteva seguire, era ancora il Capitano delle Guardie, suo marito era ancora a Kirkwall. Sapeva ci saremmo separate ma capiva anche che non avevo bisogno della compagnia dei miei amici. Rappresentavano Kirkwall, rappresentavano qualcosa che avevo perduto e nemmeno riuscivo ancora a capirne il perché, dietro alla folle azione compiuta da Anders e dalla reazione ancora più sciocca di Orsino.

I passi del Campione di Kirkwall si erano conclusi, ora solo Marian Hawke esisteva.
Guardai mia cugina Charade e suo padre, mio zio Gamlen, che si stringevano l’un l’altro. Guardai mio fratello e lui annuì capendo al volo cosa stessi pensando.

“Sì, è un addio. La Chiesa mi cercherà e colpirà chiunque cerchi di seguirmi e di appoggiarmi. Ho ucciso un Comandante Templare e permesso che una Ribellione di Maghi prendesse piedi qui a Kirkwall. Non me lo perdoneranno mai” ed era vero. Io ero il Campione di Kirkwall e le azioni di Orsino, di Anders.. pure quelle di Meredith erano mia responsabilità, mio errore.
Avevo sbagliato in tutto, il mio giudizio sulle cose… Avevo sottovalutato ogni cosa.
Avevo sbagliato e mi ero innamorata di colui che mi aveva portato via la mia vita. Ora dovevo stare sola, io e la mia famiglia.

“Isabela, Varric, Aveline, Fenris e Merril… Voi siete stati compagni e amici, voi… Io vi ringrazio e non dimenticherò ciò che avete fatto per me”.

Così li salutai.
Così Marian Hawke, mago e Campione di Kirkwall, colei che aveva provocato ogni cosa abbandonò la sua casa e i suoi amici.
E si nascose, laddove sperava nessuno l’avrebbe mai più trovata.
 
 
 
 
“Questo luogo puzza di topo morto” sputò la sentenza mio Zio Gamlen.

“Ma per quale motivo mi avete costretto a venire proprio qui? La mia casa a Kirkwall aveva un odore migliore” continuò a lamentarsi.

“Smettila papà, almeno abbiamo un tetto sopra alla testa. I Custodi ci hanno salvati”.

Io guardavo fuori dalla piccola finestra della mia stanza, mentre Gamlen e Charade si sfidavano a carte sulla mia scrivania
Weisshaupt non era certamente un luogo accogliente, lo avevamo capito fin da subito. Ma a distanza di un anno sembrava il posto migliore del mondo.
Un anno era trascorso da quel terribile giorno in cui avevo dovuto lasciare tutto, un anno.
Ecco perché fissando il calendario quella mattina ero sprofondata in una tremenda malinconia e nostalgia. Ricordavo ancora bene i soffitti decorati della mia Tenuta, il profumo che entrava dal balcone nei giorni di sole, il vociare caotico che proveniva dal Mercato.
Weisshaupt era invece una Fortezza, in mezzo al nulla, fatta di saloni vuoti e polverosi. Freddi e decorati da antiche incisioni nella pietra, o da armi e altri trofei che i Custodi avevano recuperato nella loro eterna guerra contro la Prole Oscura.
Il Primo Custode era spesso assente, c’era chi dicesse passasse più tempo nelle Corti Antiviane alla ricerca di denaro e sostegno politico, piuttosto che a combattere davvero contro la Prole Oscura. Qualcuno arrivava ad affermare che non erano nemmeno i soldi ad interessargli davvero, ma piuttosto la reputazione libertina che godeva Antiva, soprattutto se si parlava di compagnia maschile. Ma erano solo voci, io mi limitavo ad osservare come i Comandanti fossero pochi e spesso impegnati in altre Roccaforti sparse per il Thedas.
Nonostante il recente Flagello l’Ordine era in crisi, lo era ormai da molto tempo. E vedere con i miei occhi quanti pochi uomini ormai ne facessero parte confermava quella sensazione di decadenza che Weisshaupt e i Custodi emanavano.
E io in quanto Campione di Kirkwall esiliato ero capitata proprio nel luogo adatto a me.
Qui sopravviveva ciò che era andato perduto e dimenticato, qui era dove per un anno avevo vissuto.

“Ancora a guardare fuori dalla finestra? Non ti stanchi mai?” se la prese con me mio Zio, evidentemente quella mattina si era svegliato con la luna storta.

Gli sorrisi avvicinandomi a lui.

“Carver dovrebbe rientrare oggi dalla sua missione. E’ stato via parecchie settimane stavolta…” commentai rivolta ai miei famigliari.
“Sei preoccupata?” mi chiese Charade.

Alzai le spalle “Lo sono sempre per lui ma… credo stia bene. Solo penso dovremmo trascorrere questa giornata tutti insieme” spiegai e entrambi Gamlen e Charade annuirono.

Avrei voluto accompagnarlo, ma non mi era stato permesso, non ero una Custode e nessuno a Weisshaupt mancava di farmelo notare, soprattutto quando Carver era lontano dalla Fortezza.
Non era nemmeno bastata l’intercessione di mio fratello per convincere i Custodi a farci rimanere lì, in realtà avevamo dovuto acconsentire ad aiutare l’Ordine e a mettere a disposizione qualsiasi nostra abilità. Io mi occupavo di guarire le ferite dei Custodi che tornavano dalle missioni, ringraziando il fatto che una cosa positiva Anders l’avesse fatta, ovvero avermi addestrata in quanto Guaritrice. Charade era un’ottima cacciatrice e Gamlen, beh… Aveva cercato di rendersi utile in cucina, nei giardini, o aiutando lo stalliere della Fortezza, tuttavia i suoi tentativi si erano sempre rivelati fallimentari. O meglio dire che la sua abilità nell’evitare i compiti che gli venivano affidati era davvero proverbiale, ecco perché passava quasi tutto il suo tempo a bere, a giocare e a lamentarsi. Niente di nuovo in realtà.
Almeno eravamo insieme, gli Amell e gli Hawke rimasti, e unendoci ci eravamo fatti forza.
Certo ogni tanto invidiavo Charade e la sua posizione. Era trascorso un anno e presto avrebbe affrontato il rituale dell’Unione. Vivendo lì alla Fortezza era naturale che lei si unisse ai Custodi.

Forse sarebbe valsa la stessa cosa anche per me se non fossi stata Marian Hawke, Campione di Kirkwall. Era stato il Comandante Stroud a spiegarmelo, colui che aveva arruolato mio fratello permettendogli di diventare suo Secondo. Ciò che avevo provocato a Kirkwall mi aveva messo in cattiva luce e ora come ora nessuno doveva sapere dove fossi, nessuno doveva arrivare a me. Permettermi di diventare Custode era fuori discussione, avrebbe fatto nascere dei sospetti nell’Ordine e avrebbe incrinato i suoi rapporti con la Chiesa, che non erano mai stati ottimi considerato il numero di maghi che faceva parte delle fila dei Custodi. Permettermi di rimanere a Weisshaupt era già stato molto. Se qualcuno avesse seguito i movimenti di mio fratello sarebbe giunto sicuramente a me e l’Ordine non avrebbe potuto proteggermi per sempre.
Per questo, in realtà, era chiaro a tutti che il mio soggiorno alla Fortezza fosse qualcosa di strettamente temporale, che si sarebbe concluso non appena qualcuno avesse cominciato a darmi la caccia.

Ma era inutile pensare a certe cose in quel giorno, ora dovevo solo vivere il presente e cercare di dimenticare Kirkwall, dimenticare Anders.
Anders… Non sapevo dove fosse ma potevo immaginare. Il mondo stava per sprofondare nel caos, si avvertiva. I Maghi, i Templari… ero così lontana da loro, dagli intrighi e i giochi di poteri che avevo conosciuto a Kirkwall e pure sapevo che qualcosa di terribile era in procinto di accadere.
Avevo poche notizie dal mondo esterno, vivere in mezzo ai Custodi in una lontanissima Fortezza non era il modo migliore per restare aggiornati sulle vicende del Thedas. Non sentivo i miei compagni di una volta da molto tempo, ma non rimpiangevo di averli lasciati. Nascondermi e separarmi da loro era l’unico modo per proteggerli e per proteggere me stessa. Non tutti sarebbero rimasti fuori dai guai, ovviamente. Conoscevo Anders e sapevo che non si sarebbe arreso finché non avrebbe reso i Maghi liberi.
E pur condannando le sue azioni, ogni tanto, quando guardavo fuori dalla finestra sapendo di non poter uscire e di non poter vivere davvero la mia vita mi sentivo tanto in prigione quanto forse i Maghi chiusi nel Circolo.
Ma nel mio caso la colpa non era da imputare alla magia, ma semplicemente a quello che ero stata, a cosa avevo rappresentato, con o senza la mia volontà.
Un rumore improvviso destò la mia attenzione; si trattava del suono di un Corno e questo poteva voler dire sola una cosa: Carver era tornato.

“Sono tornati!” disse Charade guardando attraverso la stretta finestra della stanza mentre già io ero uscita e correvo più veloce che potevo verso il cortile principale.

Chi l’avrebbe mai detto guardando mio fratello ed io solo otto anni prima che sarebbe finita così.
Non era mai stato facile tra noi, quanto gelosia, invidia e diffidenza avevo dovuto affrontare da parte sua negli anni, a causa della mia magia. E pure io non ero mai stata paziente come Bethany nei suoi confronti, troppo fredda e distante non l’avevo mai capito.
Eppure dalla tragedia di Kirkwall ci eravamo ritrovati, lui mi aveva salvato e ora… era lui l’Eroe della famiglia. Ogni tanto lo invidiavo, esattamente come lui aveva invidiato me ai tempi in cui ero Campione, ma allo stesso tempo senza di lui mi sarei persa e per questo non potevo non volergli un bene all’anima.
In groppa a diversi destrieri entrarono i Custodi, uno dopo l’altro. Vidi mio fratello e lo salutai con un cenno, mentre anche Charade e Gamlen erano scesi per salutarlo.
Poi spostai lo sguardo.

Raramente notavo gli altri compagni di Carver. Conoscevo Stroud e qualche altro con cui scambiavo quattro chiacchiere in infermeria, ma solitamente non prestavo molta attenzione agli altri appartenenti all’Ordine.
Ma questa volta fu diverso. Alla testa degli Custodi di cui faceva parte anche mio fratello, si ergeva un uomo con una brillante armatura, di qualità sicuramente migliore rispetto ad un Custode medio. Aveva un volto famigliare.
Lo guardai abbastanza sorpresa mentre scendeva dal suo cavallo, non senza avere qualche difficoltà.

“Quell’uomo, viene dal Ferelden?” espressi la mia domanda ad alta voce, sapendo che solo un Fereldiano poteva provare così tanto impaccio nei confronti di una cavalcatura.

“Quello è il Comandante Alistair. Ha aiutato l’Eroe del Ferelden ad uccidere l’Arcidemone” spiegò Charade che essendo vissuta per un certo periodo a Denerim, prima di sapere che Gamlen fosse suo padre, doveva averlo riconosciuto.

“Insomma, una celebrità” osservò abbastanza sprezzante mio zio.

Io sorrisi mentre lo vedevo scambiare qualche parola con Stroud e poi con mio fratello.
E mi ricordai di lui.
L’avevo già incontrato, anni fa… quando i Qunari avevano deciso di devastare Kirkwall.
Quanto tempo pareva essere passato da allora.
Improvvisamente lo vidi avvicinarsi a me, insieme a mio fratello.

“Carver, sono felice che tu sia tornato. E senza neanche un graffio stavolta” lo salutai.
Poi spostai subito lo sguardo verso il Fereldiano.

“Mi ricordo di voi… Marian Hawke, sorella di Carver e Campione di Kirkwall” sentii il cuore tremare leggermente mentre scorgevo le sue labbra piegarsi in un sorriso sincero.

“In persona” e in un attimo sperai, quasi inconsapevolmente, che restasse nella Roccaforte per qualche tempo. Solo abbastanza per parlargli, per poter scorgere ancora il suo sorriso rassicurante riempire il vuoto che avevo dentro.
 
 
 
 
 
“Disturbo?” era notte fonda, la Rocca era ormai completamente silenziosa. Era passato qualche giorno dal ritorno di mio fratello a Weisshaupt ed ero stata molto impegnata nel curare e nell’occuparmi dei feriti che erano tornati insieme alla sua spedizione.

Forse il Flagello era ormai un brutto ricordo, ma sia in Superficie sia nelle Vie Oscure, il Custodi combattevano e io potevo ben vedere che non si trattava sempre di piccole scaramucce.
Spostai i miei occhi blu ghiaccio dal bicchiere che tenevo in mano verso l’uomo che aveva parlato.

“Alistair… siete ancora sveglio?” la Sala Comune era praticamente vuota, e sia mia cugina che suo padre e mio fratello erano già andati a riposare.

“Non sempre mi riesce facile addormentarmi” commentò lui sedendosi al mio fianco.

“Posso?” mi domandò indicando la bottiglia di vino da cui mi ero servita.

Gliela porsi, insieme ad un bicchiere e osservai attentamente i suoi gesti mentre, una volta inclinata la bottiglia, del vino rosso colava dolcemente nel suo calice.

“Ne è passato di tempo dall’ultima volta che ci siamo visti. Vostro fratello mi ha raccontato cosa è successo dopo allora, cosa ti è accaduto” cercò subito di eliminare le formalità.

“Quindi sai già tutto?” gli domandai dopo aver sorseggiato un poco della mia bevanda.

“Della lotta tra Templari e Maghi e del tuo esilio… Mi spiace veramente, io non posso nemmeno immaginare come possa essere stato duro per te venire qui, in mezzo a burberi Custodi, che pensano di valere solo loro” inclinai le labbra in un mezzo sorriso, mentre Alistair si passava una mano sul suo pizzetto castano dorato.

“Io… non abbiamo avuto modo di parlare in questi giorni, ma voglio farti sapere che avrai sempre il sostegno e la protezione dei Custodi. Qualsiasi cosa accada” lo guardai sorpresa.

“Perché?” avrei dovuto ringraziarlo e stare zitta, ma non era quello il mio modo di agire.

“Non capisco… Io non sto facendo molto per voi, per l’Ordine. Perché mi vuoi aiutare?”.

Lui sorrise e si versò un altro bicchiere di vino.
“Beh qui dicono tutti che sei un’ottima Guaritrice e già questo dovrebbe bastare. Ma non credo che sia questa la risposta che ti interessa” il Custode si guardò intorno, osservando che c’era ancora qualche soldato che bighellonava per l’aula.

“Ti dispiacerebbe seguirmi?” si alzò in piedi e io tremai leggermente mentre leggevo una certa sicurezza nel suo sguardo.

Che cosa voleva da me?
Annuii e entrambi finimmo in un’altra piccola sala del Castello, completamente vuota.
Chiuse la porta dietro di sé e poi mi guardò.

“Sappiamo entrambi cosa sta accadendo là fuori, e in quanti pagherebbero per averti. La Chiesa, i Maghi… Stanno cominciando a chiedersi dove tu sia finita e perché tu ti nasconda” mi spiegò.

“Tuttavia” continuò prima che io potessi intervenire “Tuo fratello mi ha chiesto di non abbandonarti o venderti, e ho deciso di rispettare questa sua richiesta”.

Lo guardai non completamente soddisfatta “Insomma, mi terrete qui come una prigioniera senza possibilità di uscita, grazie all’intercessione di Carver? Davvero?” commentai con sarcasmo.

“Ti offriamo una casa e un luogo in cui non dover temere niente e nessuno” continuò il Custode avvicinandosi a me.
“Non credo che nessuno ti darebbe di più in questo momento, non dopo quanto accaduto a Kirkwall. A meno che tu voglia accodarti ad Anders. Pare che da quando ha lasciato l’Ordine i guai lo seguano dovunque vada. Si dice che adesso stia incitando molti maghi ad imbracciare le armi e a spezzare i Circoli”.

Scossi la testa “Anders è pazzo. I Templari lo fermeranno” lo avevo lasciato vivere solamente perché avevo questa convinzione, che la Chiesa sarebbe riuscita ad amministrare quella Giustizia che io non ero riuscita a compiere nei suoi confronti.

In un attimo aveva distrutto il nostro rapporto e tutto quello per cui avevo combattuto, eppure ero stata debole e in nome della volta che egli aveva salvato la vita a Carver nelle Vie Oscure permettendogli di diventare Custode, avevo deciso di lasciarlo andare.
Chissà se avevo davvero compiuto la scelta giusta.

“Per ora lo devono ancora trovare” mi spiegò lui appoggiando la schiena al muro dietro di sé.
“Posso farti una domanda, una di quelle che raramente ti aspetteresti da… un Comandante dei Custodi Grigi” terminò la frase mettendo una falsa enfasi che faceva risultare il tutto divertente.
“Certo”.

“Tu e Anders siete stati una coppia, non è vero? Si dicono in giro queste voci, ecco… Io ero solo curioso. Perdonami se forse non dovevo domandarti questo”.

‘Dritto al punto’ pensai ma non sentii un reale fastidio nel fatto che lui avesse sollevato quella questione.
“Sì, ma quello che mi ha fatto è imperdonabile. Ho promesso a me stessa che lo ucciderò la prossima volta che lo vedrò davanti ai miei occhi” mi immersi nei suoi occhi color nocciola, come quelli di Anders, mentre sputavo frasi colmi di odio e di disprezzo.
Odio e disprezzo che servivano a proteggermi da quel vuoto che il mago aveva creato dentro di me, tradendomi.
Lui si fece serio.

“Capisco…” disse soltanto sussurrando.

Io mi avvicinai a lui di un passo incrociando le braccia.

“Non tutti sono fortunati come te e l’Eroe del Ferelden. Gli unici Custodi ad aver convolato a nozze, complimenti” commentai con una certa amarezza.

Lui sospirò e nel suo viso non vidi imbarazzo o felicità come invece mi aspettavo, ma una certa tristezza.

“Non tutto è oro, quel che luccica” mi disse abbassando un attimo il suo sguardo.

“Il tempo passa, le persone cambiano. E alcune volte non tutti sanno davvero ciò che vogliono” mi guardò mentre le sue parole mi apparivano confuse e senza un vero senso.

“E’ per questo che lei non è qui?” gli chiesi.

Lui annuii. “E’ ormai qualche anno che le cose tra di noi hanno raggiunto questo livello. E d’altronde è comprensibile. Lei era una Nobile, una Cousland. E ora si ritrova a guidare una banda di ex-ladruncoli e reietti che viene reputato inutile da più di mezzo Thedas”.

“Vuoi la verità Campione? Non sei stata l’unica ad essere stata dimenticata e rifiutata. Alcune volte… è difficile anche per me. Io ho sempre voluto tutto questo, i Custodi e il resto” si confidò con me.

“Ma non sempre mi sento davvero a casa. Per Brida forse è anche peggio. Lei voleva una famiglia e io tutto questo non glielo ho potuto dare. I Custodi non possono generare figli”.

Abbassai lo sguardo e mi avvicinai ancora di più a lui. Eravamo circa ad un passo l’uno dall’altro, lui con la schiena appoggiata alla parete, io di fronte a lui.

“Non siamo stati davvero fortunati, eh?” cercai di buttarla sul ridere.
I nostri occhi si raggiunsero e in quell’attimo sentii il mio battito accelerare.

“Forse doveva andare così…” disse lui mentre la sua voce si faceva sempre più bassa.
“Forse era destino che due persone come noi, sole e abbandonate da tutto e da tutti si ritrovassero qui. Alla fine del Mondo."
Di nuovo i nostri sguardi si intrecciarono in maniera magnetica.

E nel fondo di quei suoi occhi nocciola, dietro ai riflessi dorati e al luccicare del suo sguardo, scorsi una pupilla nera, buia. Un abisso nel quale penetrava lo stesso vuoto che sentivo io dentro, la stessa malinconia per un ruolo che avevamo ricoperto, per quello che eravamo stati e che non eravamo più. Per quell’amore che sembrava averci promesso tutto, e che invece si era dissolto velocemente mentre le circostanze intorno a noi cambiavano.

Ma ora ci eravamo trovati, ora non eravamo più soli.
E con disperazione e tenacia avremmo colmato i nostri abissi.
Ci saremmo amati, carnalmente e con l’animo.

E insieme avremmo sofferto nel ripensare al passato, nel crogiolarci in quel che non poteva più tornare.
Eroi dimenticati.
Eravamo uguali.
E per questo motivo io divenni la sua amante, per lenire il dolore e trovare consolazione in qualcuno come me.




A volte tornano e in questo caso si tratta di me che non bazzicavo da un bel po' su questo sito :) Sarà che il trailer per il nuovo dlc è stra-mitico, sarà che finite le vacanze un po' di Dragon Age nostalgia mi si attiva sempre, rieccomi con una one-shot sulla mia maga Marian Hawke. So che il pairing Hawke/Alistair può risultare un po' improbabile, ma ho sempre voluto immaginare che la mia Campionessa si sia rivolta proprio ai Custodi come primo rifugio lontano dal mondo intero che la sta cercando. E dato che la vita da Custode, sotto sotto, non fa molto per Brida Cousland, l'Eroina del Ferelden, e per il suo sangue blu, alcune volte bisogna trovare conforto in qualcuno che sia tanto ferito quanto noi. 

E Alistair e Hawke mi sembrano proprio questo, due persone che sono state dimenticate e ferite e che per questo possono amarsi, intensamente, disperatamente. 

Spero abbiate apprezzato, nel caso lasciatemi un commento :) Ciao!

 
  
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