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Autore: Univerd    05/09/2015    1 recensioni
La vidi da lontano. Giacca di jeans e anfibi. Capelli corti e corvini. Il suo sorriso.
Non mi venne incontro, mi fece sudare ogni centimetro.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Stavo per rivederla. Ciò che ci divideva erano un pullman, un treno e qualche fermata di metro. Poco più di due ore, ma molti pensieri. La musica non riusciva a distrarmi. Il paesaggio che mutava sotto il mio sguardo era lontano, faceva da sfondo sfocato al suo sorriso.

Perchè lo ricordavo così bene? Era rimasto sotto il mio sguardo solo qualche istante, ma la mia mente si era rifiutata di lasciarlo svanire.

Così come l'odore dei suoi capelli, del suo abbraccio.

 

Sulla Metro preferii non sedermi, le mie mani sudavano. “E' solo un caffè” cercavo di convincermi, ma non desideravo veramente farlo.

 

La vidi da lontano. Giacca di jeans e anfibi. Capelli corti e corvini. Il suo sorriso.

Non mi venne incontro, mi fece sudare ogni centimetro.

Mi fermai a pochi passi da lei, incerta.

-Eccoti- disse. Mi strinse in un abbraccio.

Inspirai a pieni polmoni il suo profumo, possibile che ne fossi già dipendente?

L'abbraccio si sciolse presto, ma così potei tornare a guardarla.

-Ti porto nel mio pub preferito, spero che per te non sia troppo presto per una buona birra.-

“Certo che no, non è mai troppo presto.-

Ci avviammo, camminando vicine.

Non parlammo molto fino al pub, ma andava bene così, potevamo godere della vicinanza.

 

Scegliemmo un piccolo tavolo di legno, avvolgente, in disparte. La birra era buona, scioglieva la lingua ed accorciava la distanza di una vita ad un giorno.

La sua vita era ricolma di persone, di incontri, di legami. Frenetica, notturna, luoghi, viaggi, istanti.

La mia era pacata, fresca, semplice, piena di calore, un nido sicuro in cui rifugiarsi, ma con ancora molto spazio.

La conversazione sembrava un turbine, vi eravamo dentro insieme, potevamo percepirci, un brivido costante correva dentro di noi, lo sentivo tanto bene nel mio corpo quanto nel suo.

Non mi sarei liberata facilmente di quella sensazione, in realtà non volevo farlo.

Il tempo si era dilatato ma contemporaneamente sentivo passare ogni minuto nonostante cercassi di trattenerli con sempre maggior gelosia. Quei minuti erano miei, li in quel momento, non volevo andassero.

“Si è fatto tardi, fra poco più di mezz'ora devo andare” dissi, senza riuscire a guardarla negli occhi, non volevo che leggesse il mio dispiacere.

Non disse niente. Quando tirai su lo sguardo vidi i suoi occhi puntati su di me. Non avevo mai incontrato uno sguardo così profondo e così forte.

-Andiamo a fare due passi. Ti va?-

“Certo che mi va”.

 

Stavamo camminando per qualche via meno centrale, c'erano delle panchine lungo un viale alberato. Ci sedemmo su una di queste, non avevamo parole da dire. Il silenzio era intenso, o forse lo erano i minuti di quel tempo.

Poi il suo sguardo tornò su di me, questa volta lo affrontai, non dovevo averne paura.

Mi sorrise, più intensamente.

Allungò una mano verso di me e la pose lentamente sulla mia guancia valutando con attenzione ogni mia reazione.

Il suo tocco lieve mi fece sospirare, come quando torni a casa dopo una dura giornata e togli la giacca per apprestarti a godere del caldo del focolare e della sicurezza delle mura domestiche.

Il suo sguardo era ancora li, ma ogni segno di forza si era trasformato in dolcezza e desiderio.

Mi protesi verso di lei e le sfiorai le labbra con le mie. Lei mi stava aspettando, sapeva sarei arrivata.

Il secondo bacio iniziò con la stessa delicatezza, ma le nostre lingue bramavano di più, volevano danzare.

Il ballo era lento, ma intenso. C'era tutto in campo, ogni emozione era scoperta. Non volevamo fermare le danze, ma il fiato venne meno. Riemergemmo come naufraghi finalmente in salvo.

Iniziammo a ridere, e a tenerci strette. Le baciai il collo, volevo portare con me un po' del suo profumo.

La sveglia per la metro fece breccia tra noi.

“Devo proprio andare” anche ora non riuscii a guardarla negli occhi.

Mi sollevò piano il viso. -Andiamo allora, non preoccuparti- sorrise, triste.

 

Le diedi un piccolo bacio e mi girai per andare. Riuscii a fare solo qualche passo prima che mi afferrasse il braccio e mi baciasse con tanta intensità da farmi barcollare tra le sue braccia.

-Non puoi andartene, non ora, voglio altro tempo- potevo leggere l'urgenza di rassicurazione in ogni parte di lei.

“Io non...” tentai di dire.

-Lo so che non puoi prendere mezzi più tardi di così, resta qui anche sta notte, ti prego. Possiamo andare da una mia amica, e tu puoi dire che stai da una delle tue- -Ho bisogno si stare con te-.

Qualcosa si accese in me, ogni fibra di me voleva restare nelle sue braccia. E così feci.  

  
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