Videogiochi > Mario Bros
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Autore: NikoruChan    06/09/2015    0 recensioni
La soffitte, si sa, se non visitate per molto tempo possono presentare delle sorprese.
Mario e Luigi lo impareranno a proprie spese.
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Non so come possa essermi venuta in mente una one shot del genere, ma quando l'ispirazione arriva si deve coglierla al volo no? xD
Anyway, spero che vi piaccia ^^
Genere: Commedia, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Luigi, Mario, Peach
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Avanti Mario, lo sai che dobbiamo mettere in ordine la soffitta- una voce tuonò dalla cucina. Si stava riferendo al fratello, al momento stravaccato sul divano, che in risposta mugugnò qualcosa di incomprensibile.
Ma Luigi capì subito.
-Più a lungo rimandiamo questa cosa, peggio sarà poi mettere a posto!- si stava disperando. Quanto sarebbe andata avanti questa storia?
-Tanto non ci va più nessuno in soffitta! Chi vuoi che vada a guardare?- finalmente Mario spense la tv e si mise a sedere come una persona normale.
Luigi non si scompose, sapeva che in quelle situazioni doveva munirsi di pazienza ed aspettare che il fratello cominciasse a ragionare.
Ci sarebbe voluto del tempo però.
-E poi, è domenica, lasciami riposare un po’!- si lamentò Mario guardandolo con sguardo supplice.
-Riposi già tanto durante la settimana- ammise Luigi incrociando le braccia. L’altro fece una smorfia annoiata –poi, di domenica il lavoro riesce meglio. Siamo senza impegni, giusto?-
-In realtà io e Peach abbiamo un appuntamento alle sei- confidò quell’altro guardandosi i piedi scalzi.
Luigi dovette armarsi di tutta la pazienza possibile per rimanere calmo e rilassato.
Riusciva sempre a scamparla, come se avesse predetto quella chiacchierata già da molto tempo.
Ma erano anni che non mettevano più piede in soffitta, tranne quando dovevano nascondere qualcosa oppure quando Luigi metteva in ordine la camera di Mario (cosa che odiava fare in assoluto) e buttava le cose inutili nell’unico buco disponibile.
 
L’ultima volta che Luigi ci era salito risaliva a qualche giorno prima, quando doveva cercare dei documenti che, il suo brillante fratello, aveva scambiato per scartoffie.
Era rimasto talmente basito dalla confusione che si decise che avrebbe sprecato un giorno della sua vita per riordinare quel porcile.
E Mario doveva collaborare, ovviamente.
Così si ritrovò a spingere suo fratello per la casa. Chi avrebbe visto la scena sarebbe scoppiato immediatamente a ridere.
Arrivarono proprio sotto ad una piccola botola; pendeva una corda con un anello nel fondo. Luigi, essendo il più alto, prese un palo con una piccola escrescenza sulla punta, simile ad un uncino e la infilò nell’anello. Spinse verso il basso e la botola si aprì, rivelando le scale di legno piegate su loro stesse.
Cominciarono a salire quei pochi gradini che li avrebbero portati nel soqquadro totale.
 
Luigi non aveva tutti i torti infondo.
Il pavimento da marrone era diventato grigio, a causa della grande quantità di polvere che lo rivestiva. L’odore di muffa e di chiuso alleggiava nell’aria facendo starnutire tutti e due i fratelli.
Era piena di trofei, vecchi vestiti, mobili di legno ammuffiti (non chiedetemi come hanno fatto a portarli fino a lì) e di scatole colme di scartoffie varie.
Infondo alla piccola stanza vi era un materasso, non più bianco ormai, appoggiato alla parete insieme a delle doghe.
Quando Luigi notò la presenza di quell’enorme oggetto bianco, si alterò.
-Che diamine ci fa un materasso qui in soffitta?- si girò verso suo fratello.
-In caso qualcuno venisse a dormire come ospite…- si giustificò guardandolo di sottecchi.
-Non viene mai nessuno qui! Quel giorno poi, mi pare di averti detto di portarlo in discarica, non in soffitta!- esclamò arrabbiato, mettendosi le mani nei capelli, dove la polvere aveva già iniziato a depositarsi.
-La soffitta era più vicina, e poi, pensa se il tuo materasso dovesse rompersi. Ne abbiamo uno di riserva- per Mario era tutto così facile.
Decise di tralasciare quell’argomento per non iniziare quelle complicate conversazioni che loro erano abituati a fare quando litigavano.
-Per prima cosa dovremo spostare tutte quelle scatole, poi puliremo il pavimento e poi penseremo a quel materasso. Terremo solo quello che ci serve- ordinò Luigi andando a prendere una scatola.
-Perché dici “noi”?- ironizzò Mario, lui voleva solo riposare.
-Cerchi di svignartela come il tuo solito?- il fratello lo guardò torvo.
-Io avrei un appuntamento, se non hai capito- ripetè per l’ennesima volta.
-Abbiamo ancora 5 ore a disposizione e fino a quando non avremo messo a posto la soffitta tu non ti muovi di qui, intesi?- Mario non rispose, ma fece un’imitazione perfetta del fratello utilizzando versi senza senso.
 
La prima parte del lavoro la svolsero in meno di un’ora, solo prendendo scatoloni vari (e inutili) e portandoli fuori casa, dove il camion della spazzatura avrebbe fatto il suo dovere.
Luigi prendeva le scatole e le controllava per non rischiare di buttare cose che potevano servire sia lui che a Mario. Quest’ultimo poi, armato del fantastico Fungo Elica, volava fuori dalla finestra della soffitta e li metteva vicino ai bidoni della spazzatura. Le scale erano rischiose da fare con tutto quel peso.
La stessa sorte avevano i mobili, che non avrebbero avuto comunque un grande futuro, essendo stati ammuffiti e consumati dalle tarme.
Poi passarono al pavimento. Si armarono di un panno bagnato con acqua e detersivo e con uno spazzolone pulirono quello che riuscirono.
O almeno, questo fece Luigi. Mario si limitò a osservare i movimenti del fratello con noia, guardando l’orologio ogni minuto.
Giocherellava pure con l’elica che aveva sopra la testa.
Sperava che le sei arrivassero presto. Doveva anche prepararsi, non sarebbe andato di certo con i capelli pieni di polvere e i vestiti puzzolenti di muffa!
Luigi impiegò un’ora buona per pulire del tutto il pavimento, anche perché ogni qualvolta che una piastrella si asciugava, un granello di polvere ci si depositava. Luigi voleva che tutto fosse pulito.
 
Mancava solamente il materasso e la doga da spostare e da portare in giardino.
I due fratelli si rimboccarono le maniche e si posizionarono ai lati opposti dell’oggetto.
-Uno…due…TRE!- urlò Mario, e lo sollevarono. Era pesantissimo, e ovviamente pieno di polvere.
Quella non mancava mai.
Non so dirvi come abbiano effettivamente fatto a portarlo in giardino, vi dico solo che faticarono. Eccome se faticarono.
Anche per le doghe usarono lo stesso metodo, solo che ci impiegarono molto meno tempo; erano più leggere e più facili da trasportare.
Quando pensarono di aver finalmente finito con i “lavori”, ecco che spuntò una coperta in plaid. Era accasciata sul pavimento e aveva perso tutti i suoi colori sgargianti di una volta.
C’era qualcosa sotto di essa.
-Ecco dov’era! Non la trovavo più!- urlò Mario spaventato –Ce l’hai messa tu qui?- si girò arrabbiato verso il fratello.
-Non la usavi più! Credevo che ti fossi totalmente dimenticato di averla!- protestò quell’altro alzando le mani in segno di resa.
Mario andò verso la coperta e la sollevò da terra, alzando una quantità di polvere industriale e rovinando il lavoro che Luigi aveva concluso con tanta dedizione.
Sotto alla coperta trovarono l’inimmaginabile.
 
C’erano ancora quattro scatole, messe abbastanza bene e sigillate con lo scotch. Appoggiati alla parete vi erano due quadretti sbiaditi e una cartellina gialla abbastanza grande.
I due fratelli prima guardarono la massa di oggetti dinnanzi a loro, poi si guardarono basiti.
-Credevo che queste scatole fossero rimaste a Brooklyn…- mormorò malinconico Mario.
-Forse mamma e papà ce le hanno mandate qui nel loro ultimo viaggio- provò a spiegare Luigi, ma nemmeno lui era sicuro.
-E’ da tanto che non veniamo quassù allora- la voce di Mario era monocorde.
-Già…- sospirò il fratello sedendosi per terra. Girò una scatola verso di lui.
Su una faccia vi era scritto con un pennarello nero indelebile “Libri di Luigi”.
Mario fece lo stesso con un altro scatolone un po’ più grande. Si leggeva in caratteri cubitali “Videogiochi di Mario. Attenzione, FRAGILE!”. Si mise a ridere.
L’aveva scritta lui quella frase, molti anni prima, precisamente il 6/12/1990.
-Che è successo quel giorno?- chiese al fratello, che stava contando tutti i libri che quella scatola conteneva. Allungò il collo verso la scritta.
-Se non mi ricordo male, è stato prima di trasferirci dall’Italia a Brooklyn- sorrise Luigi con gli occhi che gli brillavano dall’emozione.
Erano passati 25 anni da quel giorno, ma se lo ricorda come se fosse successo il giorno prima.
L’emozione lasciava il posto alla paura e alla vergogna di non essere accettati dalla comunità americana. Perfino un coraggioso come Mario aveva provato quella stessa sensazione.
Si erano dovuti trasferire per una promozione di lavoro data al padre.
Con tutta la forza che possedeva ruppe lo strato di scotch che sigillava il contenitore e lo aprì. In bella vista, la sua prima console, l’Atari VCS 2600 con circa dieci giochi in dotazione.
Si ricordò dei pomeriggi passati a giocare perché non poteva uscire a causa della pioggia e di tutte quelle partite fatte con i suoi amici di quartiere.
Spostò ogni cartuccia con una delicatezza innata e le mise tutte a terra, formavano una torre abbastanza alta.
Continuò a guardarle come se fossero state chissà quale tesoro prezioso.
 
Si domandava perché non trovava la sua collezione di romanzi fantasy e polizieschi, la risposta era davanti ai suoi occhi.
Tanti, tantissimi libri impolverati e sbiaditi dal tempo occupavano una scatola intera.
Li aveva letti tutti durante i periodi scolastici, i viaggi e durante i momenti morti che purtroppo si presentavano durante la giornata tipica di Luigi.
Aveva passato anni a collezionarli tutti, e ne era particolarmente fiero.
Felice di aver fatto una bella scoperta, spostò la scatola alla sua destra, per poi rivelarne un’altra, però più piccola.
Non c’era scritto nulla, nessun indizio. Però la aprì.
Si ritrovò altri libri più piccoli, qualche depliant e, infine, due album di foto con la copertina blu.
Anche Mario lasciò perdere quello che stava facendo per partecipare alla sessione di revisione di vecchi ricordi.
La prima pagina era quella più sbiadita, gli angoli erano smussati e vi era perfino una macchia marroncina sull’angolo.
-Sai che la mamma amava bere il caffè mentre guardava le foto- ricordò Mario a Luigi, che rise malinconico.
Le prime quattro foto mostrarono i due gemelli appena nati, piccoli e come mamma li aveva fatti, con le chiappe al vento. Sembravano l’uno il clone dell’altro.
Passarono tutte le pagine di quell’album, commentando o ridendo di foto alquanto ridicole, ad esempio una foto che raffigurava i due mentre dormivano profondamente sul divano. Erano testa contro testa e la loro bocca era aperta.
Ogni pagina corrispondeva ad un anno diverso; a quell’epoca la macchina fotografica era un lusso, soprattutto per le famiglie che lavoravano nelle concerie o nelle fabbriche. Come quella dei fratelli, appunto.
 
Ogni pagina che sfogliava a Mario si stringeva lo stomaco. Solitamente non piangeva, si considerava un duro, però quel giorno quasi rischiò.
Luigi invece non si faceva problemi a piangere, soprattutto se riguardavano ricordi come quelli.
Quando gli capitò tra le mani una foto che raffigurava tutta la famiglia gli scappò una piccola e innocente lacrima. Era stata scattata pochi giorni prima che i due fratelli lasciarono Brooklyn per poi trasferirsi definitivamente nel Regno dei Funghi.
-Ti ricordi perché abbiamo fatto questa foto?- chiese curioso Luigi.
-Ero stato io ad avere l’idea di scattarla. Non c’era un evento in particolare- spiegò Mario girando la pagina per non rischiare di scoppiare veramente a piangere.
L’ultima foto dell’album non era lì per un vero motivo, probabilmente i genitori dei gemelli non si ricordavano la data esatta dello scatto.
Rappresentava Mario che teneva la macchina fotografica per fare un autoscatto. Sorrideva e teneva il pollice della mano libera alzato. Ma c’era un altro soggetto nella foto: Luigi.
Stava passando proprio in quel preciso momento con un libro in mano. Solo che si accorse troppo tardi di quello che stava facendo il fratello. Fece una faccia sorpresa e in quell’esatto momento Mario premette il pulsante.
-Ricordo che mi hai lanciato il libro addosso dopo…- ironizzò Mario.
-Te te lo sei meritato, guarda che faccia da idiota che c’ho!- si lamentò lui indicando la foto.
-E’ la faccia che hai sempre, perché ti lamenti?- Mario ricevette una gomitata sul fianco dopo quel commento.
 
Aprirono l’ultima scatola, quella che conteneva tutti i vecchi disegni che i gemelli avevano fatto, pensando di essere Picasso in persona.
-Qui abbiamo fatto la sfida, ricordi? Chi faceva il disegno più bello vinceva una fetta di torta della nonna- Mario sorrise pensando a quel giorno.
-Certo che mi ricordo, quella fetta mi ha fatto star male per un giorno da quanto velocemente l’avevo mangiata!- rise quell’altro.
Avevano in mano i rispettivi disegni.
Il primo aveva disegnato una sagoma quasi umanoide, simile più ad un ibrido, che si avvicinava ad una casa blu con il tetto rosso. Il cielo era solo una riga distante 5 centimetri dal bordo del foglio. Tutto lo sfondo era bianco, come se coperto da una fitta nebbia.
Luigi invece era andato più sul professionale; aveva rappresentato l’albero che avevano in giardino, con le foglie, il nido di cuculo appoggiato su un ramo e con la casa sull’albero in primo piano. Con quel disegno si era guadagnato la fetta di torta.
Passarono tutte le ore rimanenti a guardare, commentare e a ricordarsi eventi della loro vita passata. Lettere di ammiratrici segrete, trofei vari, diploma delle elementari…tutte quelle cose che avevano avuto un notevole impatto sulla loro vita.
 
 
Era stufa di aspettare.
L’appuntamento era alle sei e Mario non era neanc’ora sceso in giardino. Cosa stava succedendo?
Si stava trattenendo dall’entrare in casa sua e di urlargli contro che era un ritardatario incallito e che avrebbe fatto meglio a scusarsi. Ma erano dieci minuti che aspettava e si stava preoccupando a dir poco.
Si avvicinò alla porta d’entrata, fortunatamente aperta per lasciar entrare un po’ d’aria ed entrò in casa.
Non vide nessuno, né nel soggiorno che in cucina.
“Dove si sono cacciati?” si disse. Si stava spaventando.
Cominciò a sospettare le cose più strane ed inimmaginabili, quando sentì una risata maschile molto familiare.
Tese l’orecchio per cercare di localizzare la provenienza del suono; erano in casa.
-Mario?- domandò ad alta voce, ma nessuno rispose.
Sentì altre risate provenire da un'altra stanza, così le controllò tutte, ma di Mario e Luigi non c’era traccia.
Però quando finì per controllare nel grande ma caotico sgabuzzino percepì che le risate erano vicine. Diede un’occhiata in giro e notò una scala a pioli.
Alzò lo sguardo e vide una piccola botola, ma abbastanza grande da riuscire a passarci.
-Quell’ingrato, invece di pensare a me si diverte con chissà chi!- borbottò lei iniziando a salire le scale. Indossava un vestito viola lungo fino ai piedi, quindi dovette alzarlo per riuscire a salire i gradini.
Spuntò con la testa dall’apertura della botola, e notò i due fratelli seduti vicini che non la smettevano di ridere.
La principessa si chiese del perché di quel comportamento.
Loro erano girati di spalle, quindi non la videro mentre cercava di capire cosa stavano guardando.
Allungò lo sguardo e vide un album di foto posato a terra aperto. Le scappò un sorriso. Stavano guardando le vecchie foto che li ritraevano.
Sembravano così contenti, lei non li aveva mai visti così in sintonia.
Solitamente iniziavano a litigare per ogni sciocchezza.
-Hai visto che faccia da idiota che hai in questa foto?- e partì una risata di Luigi.
-Ma ti sei guardato allo specchio?- la risposta di Mario li fece partire in una grande e fragorosa risata che scaldò il cuore di Peach.
Erano così concentrati a ridere che non si resero conto che la ragazza stava pian piano scendendo le scale a pioli, per poi dirigersi in salotto.
L’appuntamento con Mario poteva anche aspettare.
 
 
 

 

 
 











Come ho già detto, non so come mi sia venuta in mente una one shot così fluffosa (?) dato il mio carattere anti-fluff xD
Ma vabbeh, mi è veramente piaciuto scriverla e spero che faccia lo stesso effetto a voi leggerla ^^
Non sono bravissima con questo tipo di storie ma, vabbeh, apprezzate lo sforzo suvvia xD
Lasciate tante recensioni! :D
Ciao ciao :)
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