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Autore: NeverThink    06/02/2009    3 recensioni
Quella sera tutto, ogni suono mi arrivava distante e lento, timido. Ogni suono mi arrivava ovattato.
Se voltavo lo sguardo vedevo... amore. Era ciò che probabilmente, anzi, sicuramente mi faceva star così male. Sguardi che contenevano dolcezza, tenerezza. Abbracci caldi e vivaci. Risate, sorrisi. Mani che delicate si sfioravano e cercavano, parole sussurrate troppo piano all'orecchio, labbra che baciavano bianche guance, labbra che si modellavano su quelle della persona amata.
C'era troppo amore intorno a me, amore che mi faceva ricordare cosa avevo perduto.
Il vero amore ti può cambiare la vita. Lascia che sia il cuore a condurre i tuoi passi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Can you hear me… ?

 


Il vero amore ti può cambiare la vita.
Lascia che sia il cuore a condurre i tuoi passi.

 

 
Quella, era nata come una serata come tante. Era nata come una serata tranquilla, in un pub inglese con musica dal vivo. L'aria era dominata dal forte odore di fumo e di birra.
"Credo che fra un po’ toccherà a noi." Mi voltai verso quello che era il mio migliore amico, nonchè mio bassista. Si, sarebbe toccato a noi. Avrei preso ancora in mano quella chitarra e avrei fatto ciò che mi riusciva meglio, o peggio, nella vita: suonare. Annuì col capo mandando già un altro sorso di birra, che fredda mi solleticò e gelò la gola. Faceva freddo fuori, e pioveva. Accanto al vetro della finestra sentivo le mille goccioline picchiettare sul vetro appannato dal calore del piccolo locale.
Mi piaceva sonare lì, era tutto, molto intimo. Non avevo mai amato suonare in pubblico, suonavo più che altro per piacere personale, eppure per qualche strano motivo -forse per i miei miglior amici che da anni suonavano con me- prendevo quella chitarra e salivo su quel palco.
Quella sera tutto, ogni suono mi arrivava distante e lento, timido. Ogni suono mi arrivava ovattato.
Se voltavo lo sguardo vedevo... amore. Era ciò che probabilmente, anzi, sicuramente mi faceva star così male. Sguardi che contenevano dolcezza, tenerezza. Abbracci caldi e vivaci. Risate, sorrisi. Mani che delicate si sfioravano e cercavano, parole sussurrate troppo piano all'orecchio, labbra che baciavano bianche guance, labbra che si modellavano su quelle della persona amata. C'era troppo amore intorno a me, amore che mi faceva ricordare cosa avevo perduto.
L'avevo amata, l'avevo desiderata, l'avevo voluta. Ma non era destino. Lei... non mi amava. E l'ho capito troppo tardi, quando oramai quella strana relazione, per me si era tramutato in qualcosa che andava al di là dei semplici atti fisici. Sentimenti che di certo da lei non erano ricambiati.
Un buco quello scavato nel mio petto. E bruciava, bruciava come alcool su ferita. Bruciava come limone, sale. Era reale, lo percepivo. Come dolore fisico e ogni gesto in quella stanza punzecchiava la ferita, l'allargava. Risucchiava piano la mia... anima.
"Ehi, Rob." Alzi lo sguardo lentamente, vuoto, apatico.
"Amico tutto okay?" Annuì col capo. Facevo oramai anche fatica a parlare. La mia bocca era come sigillata. Se solo un suono fosse uscita da essa in quel momento sarebbe stato un urlo di dolore, lancinante e straziante.
"Tocca a noi." Sorrise flebilmente. Oramai non si preoccupavano di chiedermi neppure come stavo. Soffrivo da solo. Meglio così.
Presi la mia chitarra infischiandomi degli applausi e degli incoraggiamenti. Spensi la sigaretta che avevo fra le labbra. Qualcuno ci presentò. Non gli prestai attenzione. Chiusi gli occhi concentrandomi sulle corde sotto le mia dita affusolate. I rumori, i suoni, erano qualcosa di distante. Ancora ad occhi chiusi comincia a muovere le dita della tastiera mentre un sorriso malinconico si dipingeva sul mio viso. Le note fluttuavano nell'aria unendosi a mille altri suoni provenenti dagli strumenti accanto a me. Diventavano parte di me, si fondevano col mio corpo, con il mio respiro. Il mio cuore, i suoi battiti, i miei respiri erano un tutt'uno con essa, con il ritmo incessante della batteria. Cantare, gridare al microfono fu per me fonte di grande sollievo. Il dolore, la rabbia, le felicità negata si staccavano dal mio corpo confondendosi con l'odore di fumo. Mille immagini si susseguirono nella mia testa. Vidi il suo volto, la sua pelle ambrata, i suoi occhi dorati, i capelli chiari che lunghi accarezzavano la sua schiena liscia e nuda. Potevo sentire il suo profumo, il dolce e suadente suono della sua voce. Le sue mani accarezzare il mio corpo, il mio viso. Le sua labbra poggiarsi con desiderio sulle mie. Muoversi lenti e veloci sulle mie. Immagini troppo dure e dolorose da essere sopportate.
Decisi di aprire gli occhi.
Ciò che vidi mi mozzò il fiato.
Era strano come in un solo secondo tutte le preoccupazioni scivolavano su di me condendosi con la musica. Il mio cuore perse un battito prima di intraprendere una folle corsa. Intorno a quel punto, su cui i miei occhi erano fissi, non esisteva più nulla. C'erano solo quegli occhi azzurri come il mare in cui da bambino amavo perdermi, quel viso dello stesso colore della porcellana, i capelli neri come la notte che la rendevano la cosa più bella che i miei occhi avessero mai visto. E non sentivo più la mani muoversi meccanicamente sulla chitarra, le note penetrarmi fino alle ossa che d'un tratto si erano fatte leggere. Dimenticai il volto che mi aveva tormentato fino ad allora.
E il mio cuore ebbe un sussulto nell'esatto momento in cui un sorriso comparve sul suo viso.

 

Apro gli occhi. La luna illumina flebilmente la stanza.
Un sogno, solo un sogno.
Realtà.
Un ricordo.
Volto il capo verso colei che tranquilla dorme accanto a me.
I capelli neri, la pelle diafana.
"Ti amo." Sussurra. Non dorme. Veglia su di me, come io meglio su di lei.
"Ti amo anch'io."
Un sussurro che dentro di me ha l'effetto di un urlo. Un urlo di gioia, di felicità.
Un urlo d'amore.
Io grido al mondo che l'amore esiste.

 

 *

 

Premetto che non conosco Robert (magari!) e tutto ciò è solo frutto della mia fantasia.
Non so da quale parte del cervello mi sia uscita questa one shot. L’ho scritta un po’ di tempo fa dopo una serata “gruppi live” in un locale, dove c’erano un sacco si coppiette e… ecco qui!

 Dedico questa one shot alla mia Dod, dolce e grande mito! 
E' qui grazie  a te...

 A voi, Panda.

   
 
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