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Autore: verbascum    06/09/2015    5 recensioni
E se Sansa non fosse fuggita dopo l'assassinio di Joffrey?
Dopo l'ultimo giorno del processo, Tyrion è in cella ad attendere il giorno dell'esecuzione. Ma la persona che vede arrivare non è colei che si aspettava: non suo fratello, non suo padre, non il capo delle spie. Ma soltanto una guardia qualunque intento a fare il suo lavoro, trasportare un altro prigioniero:sua moglie.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sansa Stark, Tyrion Lannister
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Per quanto sia stato messo in ridicolo di fronte a tutti nel corso della sua vita, niente sarebbe stato in grado di essere alla pari di quella pubblica umiliazione. L'intera città, quell'intera città che lui stesso aveva salvato dalla distruzione, adesso rideva di lui più di quanto avesse mai fatto.
Non riusciva a credere che l'avesse detto davvero, la donna che amava, la donna che diceva di amarlo. Senza nessuna esitazione, in pochi attimi aveva messo fine all'unica cosa che lo faceva ancora sentire vivo, l'unica cosa di cui ancora non era stato privato.
«Mi ha usato in tutti i modi possibili, ero la sua puttana, e poi..voleva che gli ripetessi quanto era grande, mi costringeva a chiamarlo 'mio gigante di Lannister'.»
Sembrava che la sua voce fosse davvero lì, nelle celle oscure della fortezza rossa, sembrava che si trovasse ancora a pochi metri da lei. Quelle parole continuavano a risuonargli nella mente, così forti da tormentarlo senza tregua.
Non riusciva a crederci, ci era cascato di nuovo: ancora una volta aveva creduto che qualcuno potesse amarlo tanto quanto amava lui. 
"L'amore delle puttane è soltanto verso i soldi."
Lui lo sapeva,  e sapeva anche che mai nessuna donna sarebbe stata in grado di amare un mezz'uomo deturpato e deforme come lui, un essere detestato da tutti famoso per la sua spregevole astuzia, se non per l'oro che possedeva. 
Eppure quando era insieme a Shae, dimenticava qualsiasi pensiero razionale, si lasciava completamente cullare dall'idea dei sentimenti. E questa era stata la sua rovina, ma come poteva essere stato tanto cieco di fronte ad una situazione talmente evidente? Lui le aveva dato tutto ciò che aveva chiedendo in cambio soltanto fedeltà, e invece, l'unica cosa che aveva ricevuto era soltanto un deludente tradimento. Gli era impossibile odiarla, così come lo era continuare a provare dei sentimenti per lei. Non riusciva più ad amarla, questo era certo. 
"E poi c'è mia moglie...la mia bellissima moglie traditrice.."
Aveva sperato che il principe di Dorne riuscisse a vincere il duello, ma la sua presunzione e il suo orgoglio lo avevano ucciso, uccidendo così, anche la speranza per la vita di Tyrion. Era stato privato di tutto, tutto ciò che aveva adesso non esisteva più, e tutto questo, per un crimine che non aveva commesso. Desiderò di aver ucciso davvero Joffrey, così che meritasse tutto ciò. Ma adesso non c'era più nulla da fare, niente e nessuno poteva più aiutarlo, non gli rimase altro da fare che aspettare il giorno della sua morte nell'oscurità di quella minuscola gattabuia, tormentato dai rimorsi.


Da tempo ormai aveva perso la cognizione del tempo, non sarebbe stato neppure in grado di dire da quanti giorni si trovasse lì, probabilmente,  se glie lo avessero chiesto, non avrebbe saputo cosa rispondere. Non sarebbe stato neanche in grado di dire se il tempo passasse velocemente o il contrario: gli sembrava di essere lì da due settimane, ma aveva paura di scoprire che si trattava solo di un paio di giorni, cosa che lo avrebbe deluso non poco.  Quando per poco non rimase accecato dalla luce che emanava la torcia di un probabile visitatore, capì di aver trascorso abbastanza tempo lontano dalla luce del sole.
Socchiuse gli occhi e pose una mano di fronte al viso, cercando di proteggere la propria vista.
«Chi sei?»
Cercò di parlare, ma presto si rese conto che dalle sue labbra non uscì alcuna parola udibile. Il suono di un debole pianto catturò la sua attenzione, e il tonfo che ne seguì non apparteneva ad altri se non ad un corpo esile e femminile lasciato cadere a terra senza una minima cura. Quando vide la luce allontanarsi tra i corridoi e diventare sempre più fioca, Tyrion abbassò la mano e si decise ad aprire i suoi occhi eterocromi per abituarli nuovamente all'oscurità. 
Tornò a rivolgersi a quella ignota presenza, percepita soltanto da un respiro agitato e pesante.
«Chi sei?»
Seppur flebili e deboli, questa volta, le parole, in quel buio e silenzioso luogo, furono udibili anche al di fuori della sua mente.
«M-mio signore...io...»
Si interruppe, ma non ci fu bisogno che continuasse. Tyrion fu in grado di riconoscere la tremolante voce emessa da quella figura indefinibile, che allora, adottò un'identità. Si schiarì la voce, cercando di alzare il tono, ancora rauco.
«Tyrion, Sansa. Mi chiamo Tyrion.»
Avrebbe potuto chiederle tante cose, eppure si limitò a quella richiesta che apparve quasi ridicola di fronte a quelle circostanze. 
Spesso si chiedeva che fine avesse fatto sua moglie per tutto quel tempo, la moglie che lo disprezzava così tanto. Ma ormai da molto aveva trovato pace a quelle domande senza risposta, che adesso neppure trovava più interessanti. Lei era stata soltanto l'ennesima persona a cui disgustava l'idea di averlo accanto, che era stata pronta a scappare senza degnarlo neppure di un pensiero rivolto a lui. 
"La mia sposa bambina."
Non potè evitare di sorridere a quel buffo pensiero, nonostante non fosse mai stato così sobrio in tutta la sua vita, sembrava avesse perso una gran parte di lucidità.
«Sei stata tu ad ucciderlo?»
Fu diretto e rapido, questa volta. Da lì a poco non avrebbero più avuto le teste legate al collo, a chi importava della discrezione? Tuttavia, quello che ottenne fu un muto silenzio. Non seppe capire da dove trovò la forza di alzarsi per andarle incontro, seguendo soltanto il suono del suo respiro e il calore del suo corpo. Era seduta a terra, e quando lui posò una mano sulla sua spalla, per assicurarsi di averla trovata, percepì il suo tremolio. Si chiese se fosse dovuto al freddo, o allo spavento. Sospirò, e più cautamente, le chiese:
«Sansa, sai almeno se ci sarà un altro processo?»
"Ma come potrebbe mai saperlo.."
«N-no mi..Tyrion.»
Si sedette a terra, rassegnato, su quell'inutile paglia, accanto a lei. Era così spaventata, sapeva che era arrivata la sua fine, rendendo vane tutte le umiliazioni e le torture tollerate. Sarebbe morta così come era morto suo padre: da innocente. 
«Avevo chiesto di te, come mia unica testimone al processo.»
Anche questa volta, rimase muta e inflessibile. Avrebbe voluto tanto che si aprisse con lui, che iniziasse a fidarsi di colui che adesso era suo marito. Ma neppure sul punto di morire sembrò lasciarsi andare.
«Dove sei stata per tutto questo tempo?»
Iniziò ad averne abbastanza dei suoi silenzi, stava per perdere la pazienza. Ma sapeva che mostrargli la sua irritazione non avrebbe migliorato la situazione. Si rivolse a lei con una certa dolcezza, la sua voce sembrava un lamento.
«Sansa.. per favore, rispondimi.» 
«Io.. sono innocente. S-ser Dontos aveva promesso di riportarmi a casa, quando è morto Joffrey l'ho seguito finché non mi ha detto di salire su una ...barca. A quel punto sono scappata via. Sono rimasta in città finché..non mi hanno riconosciuta.»
La sua voce, fievole e tremolante, spaventata e agitata.
"E chi sarebbe questo fottuto ser Dontos?"
Si chiese se fosse stato lui ad ucciderlo, e perché. Si chiese che cosa volesse da sua moglie, perché si era offerto di aiutarla. Cosa ne avrebbe ricavato, oppure, al servizio di chi fosse, per chi stava facendo il lavoro sporco, perché lei non era andata con lui.
Nonostante i numerosi giorni passati probabilmente nel fondo delle pulci, riusciva ad emanare ugualmente il suo solito profumo,  i suoi capelli lunghi e morbidi che le accarezzavano le braccia nude, il volto scavato dovuto alla scarsa alimentazione, cose che riusciva a percepire nonostante l'assenza di luce in quella minuscola e sporca cella. Suo nipote era morto soltanto per favorire la fuga di Sansa, rivelatasi fallita. Ma chi poteva desiderare così tanto sua moglie tanto da uccidere il re? Non era più legata a nessuno adesso che la sua famiglia era stata completamente sterminata, da quel che si sapeva, e di certo non poteva esser stato un giullare ubriacone.
Eppure, era pronta a scappare con chiunque l'avesse aiutata, anche la più ignobile delle persone, purché andasse lontano dalla sua famiglia, dalla sua città, da lui. Sul suo volto apparve un ghigno amareggiato, addolorato per l'ennesima conferma che a nessuno importasse della sua esistenza.
«Che cosa ti ha impedito allora di salpare e andare via di qui?»
Tyrion si preparò a ricevere una delle sue solite finte risposte, quelle bugie che aveva imparato tanto bene a recitare. Sono fedele al mio re, avrebbe detto, sono così addolorata per la sua morte, avrebbe continuato. Chiunque sapeva mentire meglio di lei, eppure si ostinava a recitare quella parte da fedele servitrice del reame, quando nessuno più di lei potrebbe gioire della morte di quel sadico e perverso ragazzino che si divertiva a tormentarla. Era sicuro che persino lì, in quella assurda circostanza, avrebbe mentito, eppure, udì  la risposta che mai si sarebbe aspettato.
«Te.» Sussurrò, invece, poco prima di iniziare a singhiozzare silenziosamente.
Quando relizzò lucidamente cosa aveva appena detto, i pensieri di Tyrion furono completamente sopraffatti da un terribile stato di angoscia, il cuore che gli martellava il petto, sembrava quasi volesse uscire fuori dal suo piccolo corpo. Si voltò istantaneamente verso di lei, ma quello che vide fu solo una sagoma che si distingueva dalla più completa oscurità. Sentì gli occhi bagnarsi e il corpo tremare, le toccò una spalla per arrivare alle mani, una volta trovate, glie le strinse forte e se le portò al viso, e chiudendo gli occhi le donò un intenso bacio sulle nocche fredde, tremolanti e bagnate dalle sue stesse lacrime che iniziavano a colargli dal volto.
Per la prima volta, ottenne da lei una risposta spontanea, una risposta sincera ed inaspettata.La persona che desiderava rendere felice aveva appena rivelato di aver sacrificato un destino ignoto ma lontana dai Lannister per affrontare la morte insieme all'unico uomo che nei suoi confronti si era sempre mostrato gentile ed interessato al suo bene, nonostante appartenesse a quella casata che lei tanto odiava.
«Oh, Sansa..tu..»
"Tu non mi odi. Oh, mia bellissima Sansa.. tu non mi odi."
Ma prima che potesse finire, venne interrotto da un tonfo che  fece sussultare entrambi. Si alzò sulle sue tozze gambe per affacciarsi di fronte all'uscita che dava sul corridoio per scoprire un fiume di sangue ed una strage di guardie stese a terra. L'unico suono che udì proveniva da quello che riconobbe come suo fratello Jaime, intento a prendere le chiavi per la serratura dall'ultima guardia rimasta uccisa. Il fratello che finora non era andato neppure una volta a trovarlo, colui che era complice del crudele destino della sua prima moglie, Tysha, adesso, era lì di fronte a lui, a disserrare la soglia che lo separava dal mondo. 
«Fratellino.»
Disse, mostrando un sorriso compiaciuto ma contemporaneamente agitato.  
«Devi sbrigarti, ti condurrò ad un passaggio segreto. Dopo di ché, continua sempre dritto, troverai Varys. Sarà lui a portarti in salvo, salirai su un'imbarcazione verso il continente orientale.»
Tyrion lo guardò perplesso, ma non fece domande. Si limitò a tornare indietro per raggiungere Sansa, che trovò già in piedi confusa e disorientata.Le porse un sorriso dolce, con la speranza di tranquillizzarla, la prese per mano e la guidò cautamente di fronte all'uscio di quella prigione.
«No, fermala. C'è posto solo per te.»
Sansa indietreggiò, delusa e intimorita, quando Jaime Lannister alzò il braccio sinistro per bloccarle il passaggio. Suo fratello, invece, si alzò sulle punte dei piedi per riuscire a prenderglielo e ad abbassarglielo, mettendoci tutta la poca forza che gli era rimasta, sorprendendo Jaime che lo guardò turbato.
«E invece viene anche lei!»
Scandì ogni singola parola, furioso per quella sua mossa. Dopo ciò, si voltò verso di lei, la luce del fuoco riusciva ad illuminarle il volto, ancora sporco di terra, ma ugualmente bellissimo. Le strinse forte la mano, e lei, donandogli un tenero sorriso, annuì e si lasciò trasportare in quel buio passaggio segreto dalla presa di quel piccolo uomo che possedeva più coraggio di chiunque altro essere vivente, verso un mondo nuovo, verso una vita nuova. 









Prima di innamorarmi perdutamente di Sandor, sì, al primo posto delle mie ship c'era Tyrion. Adoro la sua gentilezza nei confronti di Sansa,  cosa che lo rende diverso da Sandor, che invece usa l'arroganza come scudo per i suoi sentimenti. Nulla da dire, volevo cimentarmi in qualcosa di nuovo, è la seconda storia che scrivo e volevo dedicarla ad un personaggio che ho amato tantissimo e che tuttora adoro. Avrei voluto che prima di separarsi, Sansa e Tyrion avessero avuto modo di incontrarsi un'ultima volta, ma spero che in futuro possano ritrovarsi. In fondo, sono ancora legati dal  matrimonio! Purtroppo sono molto sintetica e lo sono stata soprattutto quando si è parlato della loro fuga e dell'arrivo di Jaime. Spero che vi sia piaciuta ugualmente  e che non vi abbia annoiato. Non sono per niente brava a rendere i personaggi IC, soprattutto uno come Tyrion, così complicato. Tuttavia spero di non aver fatto esageratamente schifo. Grazie per essere arrivati fin qui, e , alla prossima!






 
   
 
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