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Autore: Soly_D    06/09/2015    7 recensioni
«Ora che ci penso, cosa ne sarą dei miei figli? Cosa ne sarą di questa vita?».
Aaah, sei proprio un idiota! Non hai ancora capito che questa vita non ti appartiene?
[NaruSaku♥]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno | Coppie: Naruto/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Ehi, baby, I think I wanna marry you


Quella sera, tornando a casa da lavoro, Naruto si fermò più del dovuto sotto villa Uchiha. Aveva visto la figura di Sakura che leggeva un libro seduta dietro la finestra e senza quasi accorgersene si era ritrovato a rallentare il passo fino a fermarsi del tutto.
Ma come ci era arrivato fin lì? Solo il giorno prima usciva vivo per miracolo dalla Quarta Guerra Ninja, un braccio in meno e un fratello ritrovato, ed ora aveva moglie, figli e una città da portare avanti.
Intanto Sakura aveva sollevato la testa nella sua direzione. Naruto sorrise e mosse la mano in segno di saluto. Lei ricambiò, alzando appena la sua per poi poggiarla sul vetro della finestra, quasi a volersi protendere verso di lui per abbattere quel muro che li separava.
Un muro nato quando Sasuke era tornato dal suo viaggio di redenzione decidendo di volersi costruire una famiglia con Sakura. A pensarci bene, era proprio da quel giorno che la vita di Naruto aveva cominciato a volare: il matrimonio di Sasuke e Sakura, il suo con Hinata, la carica di Hokage, i figli. Si sentiva come se non avesse vissuto tutti quegli eventi in prima persona, come se stesse vivendo solo in quel momento, lì, sotto villa Uchiha, guardando Sakura poggiata alla finestra.
Ad un tratto si accorse che la figura della donna era scomparsa e che la luce della stanza era stata spenta.
Amareggiato, mise le mani in tasca e riprese a camminare.
«Naruto!».
L’Hokage si bloccò improvvisamente, voltandosi indietro: Sakura era in piedi sulla soglia della porta. «Ti va di entrare?».
Naruto stava per accettare senza troppi complimenti quando ricordò di essere sposato. E che anche Sakura lo era.
«Ehm, Hinata mi aspetta a casa...».
Sakura abbassò lo sguardo. «Oh, sì, capisco».
A quel punto Naruto si sentì un completo idiota. La donna che amava lo invitava in casa e lui si lasciava sfuggire un’occasione del genere?
«Magari solo qualche minuto».
Vide il volto di Sakura illuminarsi improvvisamente e pensò che era bella anche così, con i capelli legati in uno chignon arrangiato e la vestaglia da notte che le arrivava oltre le ginocchia. Naruto la raggiunse ed entrò in casa.
«Accomodati», disse lei, dandogli le spalle mentre lo accompagnava in salotto.
Da quando erano diventati così formali? Da quant’era che non parlavano loro due, faccia a faccia, da soli?
Naruto notò che la casa era stranamente silenziosa. «Sasuke non c’è?».
«È fuori con Sarada», rispose prontamente Sakura. «Siediti pure, ti porto qualcosa da bere?».
«No, grazie, vado di fretta».
Naruto si sedette sul divano, rilassando le membra stanche dopo un’intera giornata di lavoro.
Sakura prese posto al suo fianco. Naruto pensò che fosse troppo vicina, ma non osava allontanarsi.
«È strano, no? Ritrovarsi qui a parlare come un tempo».
Naruto sentì una morsa allo stomaco di fronte al sorriso triste di Sakura. Si grattò la testa dispiaciuto.
«Già, tra una cosa e l’altra non c’è più stato molto tempo per il team 7».
«Mi riferivo solo a noi due, Naruto», e nel dir questo Sakura, rimasta fin ad allora con lo sguardo puntato verso terra, sollevò il viso e lo guardò negli occhi. Naruto poggiò la schiena sul divano, ingoiando a vuoto.
Anni prima, quando Sasuke era partito per il suo viaggio di redenzione, le cose tra lui e Sakura erano cominciate ad andare per il verso giusto, poi all’improvviso Sasuke era tornato e la magia tra loro due era svanita. Quella sera, però, sembrava essere tornata e ciò non andava bene per niente.
«Io... io mi sono ricordato di un impegno. Devo andare, scusami», disse alzandosi dal divano.
Sakura lo imitò, parandosi di fronte a lui e afferrandogli entrambe le mani. Aveva gli occhi lucidi.
«Io avrei voluto che le cose fossero andare diversamente».
Naruto restò paralizzato. Non ebbe nemmeno il bisogno di chiedere a cosa si riferisse. «Anch’io, Sakura, anch’io».
Quando aveva smesso di chiamarla “Sakura-chan”?
Sakura gli strinse più forte le mani, guardandolo intensamente negli occhi, a pochi centimetri dal suo viso.
«Non senti come se ci fosse qualcosa di sbagliato in questa realtà?».
Naruto lo sentiva, lo sentiva davvero. Lasciò le mani di Sakura e indietreggiò. «Non sarei dovuto venire».
Sakura cercò di riacciuffarlo. «Naruto, ti prego, non scappare».
«Non immagini nemmeno quanto vorrei rimanere, ma Hinata e Sasuke, i nostri figli, non se lo meritano».
Raggiunse la porta di ingresso a grandi falcate, ma prima di aprirla si voltò un’ultima volta.
Sakura era ancora ferma nel salotto e si teneva il viso con le mani.
«Sakura!», quasi urlò, per sovrastare i suoi singhiozzi, «se solo tu me lo avessi detto anni fa... mi sarebbe bastato un segno qualsiasi».
Sakura alzò il volto rigato di lacrime, incapace di parlare.
«Ma ormai è tardi, non possiamo fare questo alle nostre famiglie», terminò Naruto al posto suo correndo via.



«Sono a casa», disse chiudendosi la porta alle spalle.
«Papààà!», urlò la piccola Himawari, correndo verso di lui e saltandogli addosso.
Naruto sorrise amaramente scompigliandole i capelli. Perché non riusciva a ricordare nulla di quegli ultimi anni? Come aveva fatto a dimenticare la sua nascita, la sua prima parola, il suo primo dentino caduto?
«Ciao papà», lo salutò Boruto, sporgendo la testa dalla sala da pranzo.
Naruto sorrise di nuovo. «Ehilà, campione».
«Naruto-kun». Ecco anche Hinata venirgli incontro. Era così bella, così dolce, e Naruto avrebbe tanto voluto ricordare il loro primo bacio, la loro prima volta, il giorno del loro matrimonio, le gravidanze, ma quella sera la mente era da tutt’altra parte e la memoria si rifiutava categoricamente di funzionare. Aveva solo ricordi sfocati, sbiaditi. Sapeva che erano successe determinate cose, ma le sentiva lontane anni luce, come fossero i ricordi di un’altra persona.
«Hai fatto tardi stasera», gli disse Hinata raggiungendolo e cingendogli il collo con entrambe le braccia.
«Avevo del lavoro arretrato da sbrigare».
Come spiegarle che anche a distanza di anni Sakura riusciva a fargli dimenticare tutto il resto? Come dirle che nonostante il matrimonio, nonostante i figli, nonostante lui tenesse a lei, Sakura rimaneva sempre più importante?
«Non importa. La cena è pronta in tavola».
Era perfetta Hinata: un’ottima kunoichi, moglie, mamma, cuoca e casalinga, non si arrabbiava mai, lo amava così com’era.
Naruto si odiava per non riuscire a darle l’amore di cui aveva bisogno.
«Non mi sento molto bene... Credo che andrò a dormire», disse, lasciandola allibita.
Lui non saltava mai la cena. Ma quella sera c’era qualcosa di diverso. Quella sera non era come tutte le altre.



Naruto si era appena steso sul letto quando sentì una voce.

Naruto.

Sconvolto, riaprì di scatto gli occhi e si mise a sedere. Nella stanza non c’era nessuno oltre a lui.
«Hinata, sei tu?».

Sono la tua coscienza.

Naruto sollevò un sopracciglio, perplesso. «Boruto, non è divertente. Sono troppo stanco stasera, giocheremo domani».
Ho detto che sono la tua coscienza!
«Kurama, maledetto volpone, sei tu?».
Smettila, dattebayo!
Naruto sgranò gli occhi. Era proprio la sua stessa voce e gli veniva da dentro!
«Sto sognando... forse mi sono addormentato».
Naruto, tu sei felice?
Naruto rimase colpito da quella domanda. Non sapeva rispondere. Aveva una bella famiglia e il lavoro che sperava da tutta la vita.
Non era forse quello che aveva sempre desiderato?
Voglio darti una possibilità.
Evidentemente la sua coscienza conosceva la risposta: no, non era felice.
«Per fare cosa?».
Per fare le scelte giuste. Per essere felice.
«Non capisco».
Chiudi gli occhi. Al tuo risveglio sarai tornato giovane e potrai cambiare il tuo destino.
«Da-davvero? Non mi stai prendendo in giro?».
No, dattebayo! Sono la tua coscienza. Ti pare che prendo in giro me stesso? Avanti, rilassati.
Naruto eseguì l’ordine. Avvertiva già un dolce torpore impossessarsi del suo corpo esausto.
«Ora che ci penso, cosa ne sarà dei miei figli? Cosa ne sarà di questa vita?».
Aaah, sei proprio un idiota! Non hai ancora capito che questa vita non ti appartiene?
Ma ormai Naruto si era addormentato. O meglio... svegliato.



Sakura camminava verso casa reggendo le buste della spesa quando vide Naruto che le correva incontro. Stranamente non si stava sbracciando, non stava nemmeno urlando il suo nome. Si bloccò, aspettando che lui la raggiungesse, e infine lo vide rallentare, fino a pararsi davanti a lei con un’espressione dannatamente seria, un’espressione che Naruto Uzumaki indossava solo quando combatteva e quando... Be’, quando si trattava di sentimenti. Quando si trattava di lei.
Naruto le prese il viso tra le mani e fece combaciare le loro fronti.
Sakura lo guardò di sottecchi, arrossendo: i suoi occhi erano chiusi, il viso leggermente contratto.
«Sposami», soffiò Naruto sulle sue labbra dischiuse per lo stupore.
Le buste scivolarono dalle mani di Sakura, accasciandosi per terra con un tonfo sordo.
«Ti prego, Sakura-chan, sposami».
Il respiro di Naruto le solleticava il viso. Aveva aperto gli occhi e ora la guardava implorante.
«N-Naruto, che diavolo stai farneticando?». La voce le era tremata più del previsto. Tentò di scostare il ragazzo premendogli le mani sul petto, invano, e forse ci sarebbe voluto anche un bel pugno sulla testa perché doveva smettere di sparare cazzate.
Sposarsi? A vent’anni? Ma se non erano nemmeno fidanzati! Eppure Naruto le stava praticamente addosso, dannatamente vicino, e ogni suo gesto, sguardo, parola manifestava amore vivo ed eterno per lei, ben lontano dalle cazzate.
«Io ti amo, Sakura-chan, e so che anche tu mi ami».
Quelle parole la colpirono dritta al cuore che cominciò a battere più forte.
Si morse il labbro inferiore. Le mani di Naruto sul suo viso scottavano.
«Chi ti dà questa certezza?».
«Ho fatto un sogno: tu stavi con Sasuke, io con Hinata. Ma era tutto sbagliato, io e te non eravamo felici... perché ci amavamo».
Sakura trattenne il respiro per qualche attimo. Era da mesi ormai che non riusciva più ad immaginare un futuro con Sasuke così come si sarebbe sentita sprofondare se Naruto avesse rivolto la sua attenzione ad Hinata.
«Non voglio che quell’incubo diventi realtà. Sposami», ripetè. «Sposami, Sakura-chan. Domani, il mese prossimo o tra un anno. Quando vuoi. Ma promettimi che lo farai. Giuro che ti renderò felice».
«È una pazzia... non sai quello che dici... sei solo spaventato per quel sogno», eppure dal tono di voce non sembrava così convinta.
«Ma era così dannatamente reale. Sembrava quasi una premonizione, un avvertimento».
Sakura sollevò le braccia e poggiò le proprie mani sul viso accaldato di Naruto, esattamente come aveva fatto lui con lei. «È stato solo un sogno, l’hai detto tu. È tutto passato... Ora sei sveglio, questa è la realtà. Io sono reale».
Naruto sorrise. «E mi ami, Sakura-chan?»
Sakura lasciò il viso di Naruto e deglutì, abbassando lo sguardo. Poteva sentire gli occhi del ragazzo fissi su di sé, quasi volessero attraversarla, entrarle nell’anima. «Sì», sussurrò, ritrovandosi ad arrossire, ancora, perché finalmente era riuscita ad ammettere a voce alta ciò che cercava di nascondere da mesi perfino a se stessa.
«E allora sposami». Naruto glielo aveva chiesto di nuovo, un’ultima volta, come un disco incantato. «Voglio svegliarmi al mattino e trovarti accanto a me, nel mio letto». Sollevò il viso e avvicinò le labbra alla fronte di Sakura, baciandola. «Voglio un bacio prima di uscire di casa, poi uno quando torno». Le lasciò un bacio sul naso, ridacchiando nel vederla arrossire come una bambina. «Voglio che ti arrabbi con me perché lascio tutto in disordine, voglio che mi picchi e che poi mi perdoni, voglio che mi prepari il ramen anche se in cucina fai schifo, voglio fare l’amore con te e avere tanti figli e tanti nipoti». Un soffice bacio sulla guancia. «Voglio vivere e invecchiare con te. Lo vuoi anche tu, Sakura-chan? Vuoi sposarmi?».
Sakura si rese conto di avere le guance bagnate di lacrime. Guardò Naruto dritto negli occhi azzurri e limpidissimi.
Naruto che si sbracciava, Naruto che urlava “Sakura-chan”, Naruto che asciugava le sue lacrime, Naruto che la avvolgeva con tutto il suo amore.
Naruto, Naruto, Naruto. Era diventato il centro del suo mondo. Si era innamorata di lui. Alla fine quella stupida testa quadra era riuscita davvero a conquistarla. E non ebbe paura che i suoi sentimenti potessero svanire con il ritorno di Sasuke.
Naruto era l’uomo della sua vita, lo era sempre stato.
«Ti sposo», mormorò più a se stessa che al ragazzo. «Sì, voglio sposarti!», ripetè più forte, passandosi il dorso della mano sugli occhi lucidi. «Mi si dev’essere proprio fuso il cervello... Stento ancora a crederci. Ma sì, voglio passare la mia vita con te!».
«Davvero?», le chiese lui con tutta l’innocenza del mondo.
Sakura gli mollò un innocuo pugno sulla spalla. «Ho la faccia di una che scherza?».
Senza preavviso Naruto la afferrò per la vita e la fece volteggiare in aria un paio di volte. Sakura si aggrappò al suo collo e le loro risate si mescolarono nell’aria. Poi il biondo la rimise per terra e, stringendosela al petto, catturò finalmente le sue labbra baciandola intensamente.
Quando si staccarono, si sorrisero a vicenda. A Sakura girava la testa, mentre una nuova luce animava gli occhi del suo futuro marito.
«Io e Sakura-chan ci sposiamo!», urlò a squarciagola. A nulla servì l’immancabile pugno sulla testa da parte di Sakura. Ormai Naruto correva per le vie di Konoha annunciando a tutti la lieta notizia e a Sakura non rimaneva altro che rincorrerlo e ricoprirlo di minacce.
“Mi devo essere davvero rincitrullita se ho accettato di sposare un cretino del genere”.
Eppure non riusciva a non sentirsi incredibilmente, follemente, stupidamente felice.











Note dell'autrice:
La parte in cui Naruto parla con la sua coscienza è la cosa più stupida che io abbia mai scritto, perdonatemi. Se non vi piace la cancello immediatamente. Spero che l'ultima parte, invece, vi abbia emozionato almeno un po', perchè io stessa mi sono emozionata mentre la scrivevo. Non ho voluto chiarire il significato del sogno: sarà stata solo un'illusione o Naruto ha vissuto per un po' una realtà alternativa come in Road to ninja? Decidetelo voi.
Questa è la frase chiave, che racchiude tutti i miei pensieri riguardo al finale: Non hai ancora capito che questa vita non ti appartiene?
Grazie a tutti coloro che leggeranno e vorranno recensire, se continuo a scrivere su questi due è solo grazie a voi
Un'ultima cosa, il titolo è tratto dalla bellissima canzone "Marry you" di Bruno Mars!

Soly Dea
  
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