Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |      
Autore: kateausten    06/09/2015    1 recensioni
“Dici di voler vivere, ma non riesci a vedere quello che vedo io”, continua Ephram, degnando Dean di un’occhiata distratta.
“Cosa intendi?”, mugugna Castiel, con il polso che gli pulsa sempre di più.
“Il tuo dolore, Castiel”, sorride appena Ephram. “Il dolore che ti sta accompagnando come un cane fedele da quando lui”, indica Dean con un cenno della testa “Ti ha sbattuto fuori”.
(Missing moment, nona stagione)
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Pensi che sia venuto qui per lei?”
Non capisce.
“No, Castiel. Sono venuto qui per te”.



Dopo quell’ultima frase, Castiel capisce ancora meno. Non comprende per quale motivo Ephraim deve sbarazzarsi di lui e della sua sofferenza. Lui non sta soffrendo. Certo, arriva da momenti duri: la caduta degli angeli ed esserne il diretto responsabile ha scavato un buco nel vecchio cuore di Jimmy Novak; i morsi della fame e il suo precedente vagabondaggio sono state piccole lacerazioni ancora visibili sulla sua pelle; non essere più un angelo ma un debole umano è qualcosa di sfiancante, ma ci sta venendo a patti.
In fondo, essere umano non è poi così male: certo, il raffreddore fa schifo. Per non parlare della continua esigenza di fare pipì. Ma ci sono anche cose bellissime, come la cioccolata calda e la pizza alta tre dita piena di mozzarella. Come sentire quel lieve languore che ti da il sonno dopo una lunga giornata di lavoro. Come provare sentimenti veri.
Quindi, lui non sta soffrendo.
Sta vivendo un momento difficile, ma ne ha vissuti così tanti nella sua vita millenaria che questo non gli sembra più difficile di altri.
“Questi umani.. Loro possono migliorare. Stanno facendo del loro meglio”, dice Castiel, cercando di guadagnare tempo.
“E’ quello che credi fare tu, Castiel? Del tuo meglio?”, risponde sarcastico Ephram e Castiel sente una stretta al cuore.
Sta facendo del suo meglio. Lo sta facendo anche se è solo.
“Allora mi dispiace, ma sei un caso più urgente di quanto credessi”.
Il simbolo enochiano che sta disegnando con il suo sangue viene visto dall’angelo e mentre il suo polso viene quasi rotto-, quello si, che faceva male-, Castiel pensa che è finita.
E forse, prova anche un po’ di sollievo.
“Finirò presto”, dice Ephraim con voce quasi dolce. “Porterò via il dolore”.
“Io.. voglio vivere”, tenta, tenendosi il polso.
“Ma come Castiel? Come angelo.. O come uomo?”.
Non lo sa Castiel. Non sa come vuole vivere, non sa in quale forma sia una persona migliore. Una persona che non merita di essere cacciata via dalla persona di cui si fida più al mondo.
L’entrata in scena di Dean, proprio in quel momento, lo lascia per un attimo atterrito. E’ rimasto fuori da quella casa tutto il tempo? Dean non fa in tempo a dire una parola che viene lanciato violentemente su una parete dall‘angelo.
“Dici di voler vivere, ma non riesci a vedere quello che vedo io”, continua Ephram, degnando Dean di un’occhiata distratta.
“Cosa intendi?”, mugugna Castiel, con il polso che gli pulsa sempre di più.
“Il tuo dolore, Castiel”, sorride appena Ephram. “Il dolore che ti sta accompagnando come un cane fedele da quando lui”, indica Dean con un cenno della testa “Ti ha sbattuto fuori”.
Castiel si sente raggelare e prega che Dean abbia perso i sensi.
“Non capisco”.
“Oh, si che capisci Castiel”, ribatte Ephram con un il sorriso sempre più largo. “Capisci meglio di quanto tu non faccia intendere. Le.. Emozioni che provi, che provi per lui sono così forti che ti fanno paura”.
Castiel non ribatte, ma lancia rapide occhiate a Dean, ancora steso in terra tra pezzi di intonaco.
“Da quando ti ha mandato via soffri così tanto Castiel. Non lo percepisci? Non lo senti?”, la voce di Ephram è una lama che taglia, taglia taglia e Castiel vorrebbe solo tapparsi le orecchie e ignorarlo come ha ignorato il fatto che Dean non lo avesse voluto al bunker.
“Non temere”, continua Ephram e il suo tono si fa misericordioso. “Quando avrò finito con te, passerò al tuo umano. Anche lui, da quando ti ha cacciato non riesce più vivere bene. Anzi”, finisce con un sorrisetto “Non si da proprio pace”.
Castiel chiude gli occhi, ma li riapre subito, sentendo lo sguardo di Dean su di se. “Per stare con lui sceglieresti una vita da umano, vero Castiel?”, afferma con rabbia Ephram avvicinandosi a lui. “E così facendo hai scelto di arrenderti”.
La sua mano è già sulla sua fronte, ma Dean fa scivolare velocemente la lama angelica verso di lui e Castiel la ficca nella pancia dell’angelo, senza nessuna esitazione.
Il lamento che fanno gli angeli prima di spirare è ciò che Castiel sente nei suoi incubi da umano, ma stavolta non lo sente quasi.
E’ troppo occupato a tenersi il polso e a fissare gli occhi verdi di Dean.


La notte è stata lunghissima e adesso, con il sole che picchia dentro l’Impala, riscaldando il suo debole e sonnacchioso corpo umano, Castiel sente il peso delle cose non dette.
Dean sembra a disagio e lui vorrebbe solo che stesse bene, che non fosse angosciato. Anche se non è più un angelo, Dean è sempre Dean e non può impedirsi di preoccuparsi per lui.
“Ascolta Cas. Quella volta al bunker”, comincia, ma si blocca subito e sta zitto così a lungo che Castiel teme che non finisca il discorso. “Mi dispiace di averti detto di andartene”.
Castiel sta zitto e guarda in basso, sentendo gli occhi inumidirsi.
Stupide emozioni umane.
“So che è difficile per te essere stato da solo”, continua Dean. “Ma ti stai adattando”. La sua voce trema un po’.
“Sono fiero di te”, conclude rocamente e Castiel lo guarda.
“Grazie Dean”, risponde quietamente guardandolo negli occhi.
Ma non è quello che vorrebbe dire.
Non è quello che vorrebbe fare.
Quello che Castiel vorrebbe fare, sarebbe prenderlo per il bavero della giacca di pelle, avvicinare il volto a quello di Dean e urlargli che lo ha abbandonato.
Quello che Castiel vorrebbe dire, invece, erano solo stupide, disperate preghiere: portami con te; non lasciarmi un’altra volta; ho voglia di rivedere Sam; ho voglia di guardarti mentre mangi, mentre ti appisoli, mentre fai quelle buffe smorfie con la bocca; ho voglia di addormentarmi sapendo che sei nella stanza accanto al sicuro; ti prego Dean, ti prego, ti prego.
Invece sta in silenzio, fino a quando non decide di scendere dalla macchina e chiudere lo sportello, facendo forza su stesso. Ma andare via è decisamente più difficile di quello che sembra.
Si china e guarda ancora Dean, in silenzio. Lui lo fissa serio, poi con un lieve sorriso e piccole rughe che si formano intorno agli occhi, alza la mano per salutarlo e Castiel fa altrettanto.
Con quel gesto, Castiel sente tutto il dolore che Ephram voleva estirpargli.
E, per un attimo, rimpiange che non o abbia fatto.


"I cuori possono rompersi. Si, possono farlo. E certe volte penso che sarebbe meglio se morissimo, quando succede".
(Stephen King, Cuori in Atlantide).
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: kateausten