Storie originali > Comico
Segui la storia  |       
Autore: CainxAbel    06/09/2015    0 recensioni
"Certo che il Foam e il Legno stanno bene per costruire le armi".
"Li shippiamo?"
Fu così che nacque questa storia... i materiali in una veste umana ehehhehehe
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Foam avvertì una fitta intensa allo stomaco. Non era una star, eppure sembrava letteralmente scortato: le sue guardie del corpo erano Legno e Cart. I due cugini si guardavano con aria di sufficienza e sembravano voler farsi a pezzi a mani nude. Legno gli afferrò una spalla e la sua presa era salda e dolorosa. Stava per sbriciolarlo? Lo guardò, tremante. Era da poco guarito dalla febbre e voleva essere in piena forma per il futuro. Nonostante ciò, sentì le gambe molli a quel tocco.
“Cart, dobbiamo andare”.
Il tono di Legno non ammetteva repliche. Sembrava che attorno a lui l’aria fosse gelida. Il cugino lo squadrò dall’alto in basso, mentre fingeva di togliere una piega dalla sua giacca di jeans.
“Quanta fretta di andare a scuola” commentò sprezzante  “Foam, questo cattivone ci sta separando e mi dispiace molto”.
Un fremito percorse la spina dorsale di Foam quando Cart si chinò verso di lui, stampandogli un bacio sulla guancia. Per poco Foam non lanciò un gridolino. Si scostò rapidamente, indietreggiando di qualche passo, tenendosi la guancia come se fosse stata ferita da quel contatto inaspettato.
“Cart, lasciami” mormorò “ Non mi piacciono certe cose”.
Il suo viso era rosso come una ciliegia matura e Legno non seppe come interpretare quell’imbarazzo. Era solo certo che fosse un buon motivo per assestare un ceffone a Cart.
“Senpai” Foam farfugliò timidamente quella parole “ Va tutto bene”.
Gli sfiorò un braccio, ma Legno era tutto un tremito. Era pronto a scattare verso Cart e quel giorno indossava anche dei bracciali borchiati dall’aria non affatto innocua.
“Cart, non permetterti di toccare Foam di nuovo” sbottò Legno, facendo un respiro profondo.
Doveva controllare la sua rabbia. Come al solito lo stava soffocando e opprimendo.
“D’accordo, ma se lui lo vorrà, non potrò farci niente. Non gli dirò di no”.
Cart alzò le spalle, stringendo a fessura gli occhi color vino e salutò Foam con un cenno della mano.
“Io voglio solo ricominciare con serenità la scuola” confessò Foam poco dopo, rivolto a Legno.
“L’hai detto pure tu, va tutto bene” lo rassicurò Legno.
In realtà andava tutto male, constatò Foam poco dopo. Al loro passaggio la gente bisbigliava qualcosa: all’ingresso della scuola, per i corridoi e vicino ai distributori. La loro presenza portava scompiglio: qualcuno li indicava e c’era chi ridacchiava. Foam avrebbe voluto nascondere la testa nel petto di Legno e dimenticare gli sguardi che sentiva addosso, come pistole pronte a sparare. Ammirava, invece, il totale menefreghismo di Legno, che camminava come se niente fosse, anzi gli afferrò il polso in una stretta molto salda.  Foam finse di non notare quel gesto, ma non poteva non accorgersi che tutti li stavano fissando.
“Aiuto” mormorò con un filo di voce.
“Le persone non sanno fare altro che giudicare. Non te ne deve importare”commentò seccamente Legno.
Foam finì col fissare i suoi stivali che parevano scivolare sul pavimento.
“Ehi, Foam.. devo dirtelo”.
Alzò lo sguardo per incontrare degli occhi che gli parevano familiari. Impiegò qualche secondo per realizzare che si trattava di Faux. Aveva un aspetto diverso dal solito. Al posto di essere raccolti in trecce, i capelli erano sciolti e come colore ricordavano quelli di Leather. Inoltre c’era un fiocco rosso con fermaglio a intrecciarsi a quella chioma mossa e folta.
“Ti ammiro” confessò lei poco dopo.
Fu tentata di prendergli le mani, ma si fermò a osservare la stretta di Legno. Un sorriso aleggiò sul suo volto come non accadeva da tempo. A Foam sembrava davvero così differente dalla solita ragazza insicura che poteva stare solo a subire i giochi della malasorte e di cattive compagnie.
“Perché?” domandò Foam “ Non abbiamo fatto nulla di particolare”.
“Invece sì. Vi amate, nonostante le voci che circolano in giro. Al vostro posto qualcuno cercherebbe di nascondersi, ma voi no..”
“Ehi, Faux.. d-di cosa stai parlando?”
Foam era come pietrificato dalla ragazza che aveva davanti.
“Vi state tenendo per mano, più o meno. È evidente. Poi ti ammiro, Legno. Sei forse l’unico che sia riuscito a resistere al fascino di mia sorella”.
Legno volle replicare qualcosa. A differenza di Foam, che si era assentato per poco più di una settimana da scuola, conosceva fin troppo bene la situazione, come la corsa incessante delle voci.
“E poi grazie a entrambi” mormorò “ Non ve l’avevo detto, ma l’ho capito guardandovi: devo smettere di vivere all’ombra di Leather. Qualcosa sta aspettando anche me, spero il meglio”.
Sorrise  ( davvero Faux sapeva sorridere? Legno se lo chiese) e raddrizzò gli occhiali sul naso.
“In realtà come Glass speravo che vi fidanzaste. Al diavolo il fatto che siete due ragazzi..”
“In realtà” Foam avrebbe voluto spiegare la situazione, ma non ci riuscì.
La presa di Legno sul suo polso divenne una specie di tenaglia. Arrossì vistosamente. Lui e Legno non stavano davvero insieme. Possibile che nessuno volesse capirlo? Legno avrebbe dovuto spiegarlo e poi.. arrossì ancora al pensiero.
“Magari ci becchiamo all’intervallo o da qualche altra parte” disse Faux, salutando entrambi con un cenno della mano.
Foam fece un profondo sospiro, mentre avvampava in volto.
“S-senpai, perché non gli hai spiegato che non stiamo insieme?”
“Non c’è niente da spiegare” rispose enigmaticamente Legno .
Foam si mordicchiò le labbra. Come si poteva pensare che fossero fidanzati?
Accidenti, siamo due ragazzi.
Sentì una morsa al cuore: era imbarazzato da morire. Quel disagio non sparì nemmeno quando si sedette vicino a Iron. Erano migliori amici e compagni di banco. Sarebbe andato tutto bene? L’avrebbe aiutato a sgarbugliare i suoi pensieri annodati. Era convinto che sarebbe andata così.
“Iron, come è andata senza di me?”
Sciolse le labbra in un sorriso sincero, ma l’amico non sembrava in vena di ricambiarlo.
“C’è qualcosa che non va?”
La voce parve tremolare, ma l’amico era come un blocco di marmo. Foam trasse un sospiro, guardando la finestra. Era forse quel cielo scuro a mettere tristezza,in particolare quelle nuvole nere come corvi? Deglutì rumorosamente, fingendo di mettersi alla frenetica ricerca di qualcosa nello zaino.
“Sono contento che tu sia guarito” annunciò lapidario Iron  “ ma il compito di matematica è vicino”.
“Grazie per l’avviso” farfugliò Foam poco convinto.
Doveva assolutamente riprendere a studiare e al pensiero di dover dedicarsi a una delle materie che più detestava già gli scompigliava lo stomaco. Foam sospirò nuovamente prima di tirare fuori il quaderno, penna e diario dallo suo zaino. Iron studiò i suoi movimenti: sembrava contrariato da ogni cosa. Perché si comportava così? Foam se lo domandò, mentre si sentiva assalire da un’ondata  di malinconia. La giornata stava per iniziare nel peggiore dei modi. Il suo sguardo rimase fisso sul diario . ne sfogliò distrattamente qualche pagina, fino a quando non si fermò a una in particolare. Era lì, più reale che mai, il ritratto di Legno. Era stato a lungo indeciso se archiviarlo come un insuccesso e buttarlo oppure concedergli un’altra possibilità. Era stato il cuore che accelerava troppo al pensiero che a Legno era piaciuto davvero, tutta colpa di quelle emozioni che lo facevano impazzire e lo turbavano profondamente. Il ritratto era ancora lì, incollato sul suo diario. Iron non mancò di notarlo.
“Foam, è tuo?”
Quasi esitò a chiederlo. In passato sarebbe stato una domanda retorica. Ormai la risposta non era poi così scontata.
“Ecco” Foam esitò appena “sì”.
“ È decisamente Legno” Iron fissò a lungo il ritratto “ Wow, lui è riuscito dove io e Plexi abbiamo fallito”.
“Non avete fallito” Foam agitò le braccia come se tentasse di scusarsi “In realtà è stato un momento, poi  non sono riuscito più a disegnare”.
In fondo non era vero, stava mentendo a se stesso. Che bugia da quattro soldi!”
“Dovresti riprendere. Senza di noi riesci a fare tutto meglio”.
“Iron, perché dici così?”
Il ragazzo si rabbuiò, senza rispondere. Foam si sentì sprofondare in quel silenzio. Iron appariva freddo e ostile come non lo era mai stato. L’amico era sicuro di non aver fatto nulla per meritarlo.
Foam sgranò gli occhi per la sorpresa, ma nella sua mente domande sgomitavano in cerca di risposta. Cercò di parlare con Iron, ma lui pareva distante anni luce. Si era perso qualcosa durante la sua assenza? Quei sussurri maligni, Iron così gelido nei suoi confronti: cosa aveva fatto? Avvertì una fitta allo stomaco e un cocente senso di colpa. Non si azzardò a domandare come stesse Plexi: a giudicare dall’occhiata che gli lanciò, Iron sembrava poco desideroso di fornire una risposta. D’altra parte Plexy non si fece vedere nemmeno all’intervallo, nonostante Foam fosse sicuro di averla intravista vicino ai distributori, il volto marcato da un’ombra di tristezza. La gente non smetteva di spettegolare al suo passaggio. Una pacca sulla spalla da parte di Legno e il suo sorriso incoraggiante lo rassicurarono, anche se avrebbe voluto porgli molte domande. La più importante era : “Perché non fai nulla per smentire le voci su noi due?”.
Sarebbe stato semplice e non solo a parole. Legno avrebbe dovuto evitarlo un po’, in modo da provare che entrambi non erano gay.
“Che giornata di merda” pensò Foam con un  sospiro.
Si sentiva tremendamente solo e persino il suo migliore amico gli sembrava così ingiusto nei suoi confronti. Gli ricordava solo quanto fosse vicino il compito di matematica. Voleva solo tornare a casa e trattenersi dal piangere. Il tempo che mancava alla fine di quella giornata era come quello prima del termine di un’insopportabile pena, ma poi ci sarebbero state quelle voci che l’avrebbero perseguitato di nuovo. Quando suonò la campanella che segnava la fine delle lezioni, da un lato si sentì sollevato, dall’altro era consapevole di dover affrontare altri strazianti minuti prima di poter tornare a casa.
“Ehm, a domani, Iron” farfugliò.
Iron lo salutò appena con un cenno, Foam corse per i corridoi, nel timore di inciampare. I suoi amati anfibi bianchi rischiarono di farlo cadere disteso, vittima dello scherno altrui. Il tragitto fino al cancello gli parve interminabile e le sue gambe troppo corte per percorrerlo in poco tempo.
“Ehi, principessina! Dov’è il tuo cavaliere? Ah, Legno-senpai”.
La voce di Gold gli provocò un’ondata di nausea.
“Devo andare”.
Foam tenne la testa bassa nel tentativo di dileguarsi rapidamente, ma Gold non era solo. C’era anche il suo fratello mancato vestito quasi totalmente D&G Silver e  Leather,  con le labbra piegate in un sorriso perfido.  Sembravano usciti da un catalogo di modelli o da un telefilm.
“Foam, dovresti farti delle domande” ridacchiò Leather  “ Secondo te perché Legno mi avrebbe… rifiutata?”
Mormorò con una smorfia l’ultima parola. In fondo la sconfitta le bruciava ancora e avrebbe dovuto sfogare in qualche modo il suo rancore. Si guardò le mani, le labbra piegate in un sorrisetto arrogante.
“Semplice, Leather. Sei una stronza sfruttatrice”.
Gli occhi della ragazza rimasero sgranati dallo stupore. Era come se avesse ricevuto uno schiaffo in pieno viso. Gold e Silver emisero un fischio prolungato, ma nemmeno si aspettarono la reazione di Legno, che afferrò saldamente un braccio di Foam e camminò a grandi passi, allontanandosi da loro. Gold e Silver non erano gli unici a essere rimasti a guardare: la scena aveva avuto un certo pubblico, compresi Iron e Plexi. Lei istintivamente si strinse a lui, in cerca di conforto: non voleva piangere, non di fronte ad avvoltoi pronti a ferirla. Un’altra spettatrice che decise di uscire dall’ombra fu Glass. I suoi lunghi e fluenti capelli chiarissimi furono sollevati dal vento, mentre si fece spazio tra la folla a quelli che parevano passi di danza. Dopo qualche secondo le sue ballerine nere toccarono il pavimento con grazia. Un largo sorriso increspò le sue labbra, mentre con un rapido gesto sistemò gli occhiali sul naso. Non molto lo sapevano, ma significava che stava per perdere la pazienza.
“Dovevamo fermarli” commentò con disprezzo Gold “ Questa scema è rimasta come uno stoccafisso alle parole così dolci di Legno, eh?”
Ancora una volta l’orgoglio di Leather fu ferito dalla stessa persona: imperdonabile, ma avrebbe affrontato gli sguardi di chi la giudicava. Rimaneva comunque la ragazza più affascinante della scuola. Con una smorfia colma di odio cercò di mettere insieme i pezzi della sua dignità. Poco dopo udì la risata di Glass, un suono a dir poco agghiacciante per le sue orecchie.
“Non li fermerete, sapete? Sta accadendo”.
Gold e Silver rimasero come pietrificati da quell’affermazione. Si guardarono con aria interrogativa, mentre il sorriso di Glass si amplificava sempre più, spiccando come un urlo nel silenzio.
 

Angolo dell'autrice: sono imperdonabile! Non scrivevo da una vita, per colpa dello stress universitario, poi c’è stata una briciola di vacanze e tra poco riprenderò l’orribile routine. A parte questo, rimango davvero imperdonabile, ma spero con tutto il cuore che questo capitolo vi piaccia e siate curiosi di come si evolverà la situazione tra Foam e Legno.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Comico / Vai alla pagina dell'autore: CainxAbel