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Autore: Taia_Girl    06/09/2015    5 recensioni
Il piccolo Clément è un bambino malato di cancro, ricoverato in un ospedale di Parigi.
Mika è una popstar internazionale dal cuore d'oro che, ogni volta che può, lo va a trovare e che, già da diversi anni, sostiene le campagne per la cura di questa malattia, la quale è la seconda causa di morte infantile, dopo gli incidenti.
In questo racconto in prima persona, Mika dialoga con Clément e intuisce la disperazione e la rassegnazione che il suo giovane amico tenta in ogni modo di nascondere.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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ANGOLO AUTRICE:
Ehi! Eccomi di nuovo qua con un'altra one shot! Anche oggi preferisco mettere l'angolo autrice all'inizio perchè vi devo spiegare delle cose...
Come avrete già intuito dalla trama, questa non è una storia allegra come l'ultima che ho pubblicato, bensì è un racconto serio e a cui io tengo particolarmente. Mi è venuto in mente un paio di giorni fa, subito dopo aver visto la foto postata da Mika su Instagram e il video "Clément, le petit guerrier" (se non l'avete ancora visto, vi consiglio di farlo perchè è molto importante). 
La storia di questo bambino di soli undici anni malato di cancro mi ha fatto commuovere e mi ha toccato nel profondo del cuore. Pertanto, mi sono sentita in dovere di scrivere qualcosa su questo piccolo e coraggioso guerriero. 
Se ne avete voglia, mi farebbe molto piacere sapere la vostra opinione riguardo a questa triste storia...
Quindi, beh, concludo dicendo questo: 
Clément, tu sei un bambino forte e determinato e sono sicura che sconfiggerai la tua malattia e potrai finalmente tornare a vivere felice, al di fuori dell'ospedale. Non arrenderti mai e combatti con tutte le tue forze! 
Ti dedico con tutto il mio cuore questo mio pensiero e ti auguro di guarire presto.
Con affetto,
Maria



Clément, le petit guerrier.

 

Mika's POV.

Io sostengo con tutte le mie forze le ricerche per la cura del cancro dei bambini.

Sono molto sensibile riguardo questo argomento e ho deciso di combattere con loro questa lotta, di aiutare questi piccoli e coraggiosi guerrieri a guarire.
Come? Donando il mio supporto alla campagna per la cura di questa malattia, che è la seconda causa di morte infantile, dopo gli incidenti.

Ieri mi sono recato, insieme a Peter Lindsbergh, all'ospedale di Parigi, a trovare i bambini affetti dal cancro.
Vado a fargli visita ogni volta che posso perchè ho davvero a cuore la loro giovane vita e voglio fargli sentire il mio calore, la mia vicinanza, per spingerli a lottare ancora più coraggiosamente.
Ieri pomeriggio ho rincontrato Clément, un bambino di undici anni, con cui avevo già scambiato due parole qualche mese fa, ma non avevo avuto l'occasione di chiacchierare a lungo perché, non appena ero arrivato, i medici lo avevano chiamato per fare la chemioterapia.
Mi è venuto incontro sorridendo e mi ha salutato.
"Ciao Mika!"
Sembrava felice ed entusiasta che io fossi là, ma, nonostante il suo viso cercasse di esprimere gioia, non ho potuto fare altro che notare la tristezza nascosta nei suoi grandi e profondi occhi castani. Era un sottile velo di amarezza e di rassegnazione, quasi impercettibile.
Il suo piccolo corpo era magrissimo e il suo volto, ormai completamente calvo, era esausto.
Quando l'ho visto mi è venuto un tuffo al cuore e ho fatto molta fatica a trattenere le lacrime: ormai sono abituato a vedere bambini nella sua condizione, ma ogni volta è per me molto difficile e doloroso.
"Ciao Clément!" ho esclamato, cercando di mostrargli il mio miglior sorriso.
Dato che pesava pochissimo, non mi è stato per niente difficile sollevarlo da terra, prendendolo in braccio e stringendolo delicatamente a me.
"Sono contento che tu sia tornato" mi ha sussurrato all'orecchio "Non mi aspettavo di rivederti"
Quella frase mi ha molto colpito e mi ha lasciato un po' perplesso.
"Tesoro" gli ho detto dolcemente, facendolo scendere e mettendogli le mani sulle spalle "Perché non sarei dovuto tornare? Ormai è da più di un anno che vengo a fare visita ai bambini di questo ospedale"
"Lo so, ma era da tanto che non venivi più e pensavamo ti fossi stancato di noi, credevamo che, essendo una popstar famosa, ti fossi dimenticato di noi... Sai, molte persone appartenenti ad associazioni per la cura della nostra malattia vengono a farci visita qualche volta, ci dicono di "essere forti" e dopo un po' non le rivediamo più... Ogni tanto sentiamo parlare dei progressi delle loro ricerche, ma ormai non viene più nessuno a trovarci regolarmente, eccetto i nostri genitori e i nostri parenti..."
Mi veniva da piangere: non immaginavo che potesse sentirsi così solo...
"Vieni qui" ho sospirato con gli occhi lucidi, avvolgendolo in un affettuoso abbraccio e nascondendo il mio viso bagnato nel minuscolo incavo del suo collo "Clément, io ci sarò sempre per te, per tutti voi. Vi voglio bene e non ho intenzione di abbandonarvi"
Mi sono reso conto che non l'avrei aiutato se mi fossi fatto vedere piangere in quel modo, quindi mi sono affrettato ad asciugarmi la faccia con le mani.
L'ho guardato negli occhi e ho accennato un lieve sorriso.
Gli ho accarezzato una guancia e ho aggiunto: "Scusami se negli ultimi mesi non sono venuto, ma in questo periodo sono stato molto occupato con..."
Lui mi ha interrotto e ha concluso la mia frase: "Con il tuo nuovo album 'No place in Heaven', lo so"
Sono rimasto per un momento senza parole e l'ho fissato, confuso. Come faceva a saperlo?
"Clément, tu come..."
"Come faccio a sapere che sei impegnato con il nuovo tour?" mi ha domandato, sorridendo "Beh, perché, prima che io scoprissi di avere il cancro, ero un tuo fan, ascoltavo sempre le tue canzoni. Anche adesso che sono qui all'ospedale, l'unica cosa che mi dà un po' di speranza è la tua musica: chiedo sempre alle infermiere di mettere qualche tua canzone per trascorrere il tempo e cerco di tenermi informato sulla tua carriera. Sai, è molto noioso stare qui, non so mai cosa fare, in particolare quando devo stare fermo immobile per ore ed ore a causa delle odiose chemio. Sapere di te, mi rende un po' più felice e mi aiuta a resistere a tutto questo..."
A quel punto, avevo un gruppo alla gola e non riuscivo più a dire una parola.
Riesco veramente a far star meglio un bambino all'ospedale con la mia musica?, mi chiedevo, commosso.
Gli ho dato un dolce bacio sulla guancia e lui si è gettato nuovamente tra le mie braccia.
"Mika, se riuscirò a guarire da questa orribile malattia, voglio che mi porti ad un tuo concerto" mi ha bisbigliato nell'orecchio.
"In che senso 'SE riuscirò'?" gli ho detto con una punta di severità, scuotendo il capo "Certo che ce la farai! Non devi pensare nemmeno per un secondo il contrario, hai capito? Io sono qui apposta per questo: per donare il mio supporto affinchè tu e tutti gli altri possiate finalmente tornare a vivere fuori da questo ospedale. I bambini DEVONO avere la possibilità di sognare, di giocare e di fare tutto ciò che li rende felici e io mi impegnerò al massimo affinché ciò avvenga al più presto!"
"Ti sono davvero grato per tutto quello che stai facendo per noi, Mika, ma..."
Si è bloccato e il suo viso si è improvvisamente rabbuiato e una piccola lacrima gli ha rigato una guancia.
"Io ho paura di morire... Ogni giorno, ogni momento, ogni istante per me potrebbe essere l'ultimo... Può darsi addirittura che la prossima volta che verrai io non ci sia più.. Ogni sera vado a dormire con il timore di non vedere la luce del giorno successivo. Io cerco in tutti i modi di nascondere la mia paura, ma questo non vuol dire che io non ne abbia. La mia vita è appesa ad un filo che è sostenuto dalla speranza della guarigione, ma che, al tempo stesso, può spezzarsi come se niente fosse"
Mi faceva male il petto, come se quelle parole sincere e disperate mi avessero dato una violenta coltellata. Ero impressionato che lui, di soli undici anni, potesse fare dei discorsi così profondi e veri.
In quel momento mi sono tornati alla mente Juliette, Pierre e Noé, quei bambini a cui volevo tanto bene che sono morti alla fine dell'anno scorso, dopo numerosi sforzi e sacrifici...
Ho immediatamente cercato di scacciare quel pensiero terribile dalla mia testa.
"No, Clément, guardami!" gli ho risposto con tono convinto, prendendogli il viso tra le mani "Tu NON morirai! Sei un piccolo, coraggioso e determinato guerriero che avrà la meglio sul cancro nemico. Io ti aiuterò a guarire e ti porterò ad un mio concerto, te lo giuro. Ti fidi di me?"
Lui ha annuito con amarezza e ha sospirato.
"Combatteremo insieme, Clément, siamo noi i più forti! Poi, se anche tutti i miei fan ci supporteranno con tutte le loro forze, saremo invincibili!"
Dopo un attimo di pausa, lui si é avvinghiato debolmente alla manica della mia maglietta e mi ha supplicato: "Non lasciarmi mai, ti prego!"
Quel grido di aiuto, non so come, ha fatto scattare qualcosa in me...
"Certo che non ti lascio, ti sorreggerò sempre e non ti farò mai cadere, costi quel che costi" l'ho rassicurato, prendendogli una mano e racchiudendola nella mia "Adesso andiamo. Accompagnami dagli altri, così saluto anche loro; e ricordati bene quello che ti ho detto: non devi MAI perdere le speranze, devi continuare ad essere forte e coraggioso come hai fatto fino ad oggi. Promesso?"
"Promesso".


L'esperienza con Clément mi ha segnato il profondo del cuore e mi ha dato una ragione in più per non fermarmi, per continuare a dare il mio appoggio alle associazioni per la cura del cancro: questi bambini hanno il diritto di vivere una vita normale e felice!

   
 
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