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Autore: Alex96_    06/09/2015    8 recensioni
La storia di una ragazza ormai donna che non ha mai fatto i conti con il passato, con le terribili esperienze che ha affrontato e le scelte fatte che si ripercuotono ancora oggi nella sua vita. Ma il passato torna sempre e questa volta sotto le spoglie di qualcuno molto conosciuto.
Un confronto tra due persone che sono in realtà la stessa.
Dal testo:
«Una lacrima carica di rimpianto e desideri infranti le aveva solcato una gota e aveva lasciato riposare le sue palpebre stanche per qualche secondo, ma mai avrebbe immaginato spalancando gli occhi di incrociare un’altra figura nello specchio, al tempo stesso terribilmente uguale e così diversa da lei.»
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si era abbandonata contro la pesante porta di mogano del bagno completamente sfinita.
Aveva trascorso l’ennesima giornata di lavoro servendo panini al fast-food, rispondendo alle richieste di clienti maleducati e a fornire loro cibi saturi di grassi e pregni d’olio. Lo odiava.
Odiava quell’impiego con tutta se stessa ma non poteva rinunciarvi, suo zio aveva dovuto contattare un suo amico per farla entrare nella grande catena americana – non prendevano ragazze senza diploma – e poi lei aveva qualcun altro da dover accudire.
Non poteva permettersi di lasciare un lavoro, anche se lo disprezzava con tutta se stessa.
Così si era rimessa in piedi e il suo sguardo si era soffermato sulla figura riflessa nello specchio. Le sembravano passati anni dall’ultima volta in cui si era realmente guardata: non si riconosceva più tanto sembrava differente ai suoi stessi occhi. Ora aveva la pelle unta e sporca, i capelli apparivano stopposi e secchi seppur sempre di quel nero corvino intenso che la gente le aveva sempre invidiato. Il suo fisico era rimasto asciutto e longilineo, ma la lunga cicatrice sulla parte inferiore dell’addome era il ricordo costante che seppur assomigliasse ancora all’adolescente che era stata ora non lo era decisamente più.

Una lacrima carica di rimpianto e desideri infranti le aveva solcato una gota e aveva lasciato riposare le sue palpebre stanche per qualche secondo, ma mai avrebbe immaginato spalancando gli occhi di incrociare un’altra figura nello specchio, al tempo stesso terribilmente uguale e così diversa da lei.
Gli occhi erano dello stesso blu mare, ma brillavano di una gioiosità che non le apparteneva più.
Le labbra erano piene e piegate all’insù in quello che assomigliava molto più a un ghigno beffardo che a un sorriso, i capelli erano ancora lunghi e splendenti e il corpo infantile, seppur le forme appena accennate le conferissero quell’aria sensuale, era ancora immacolato e privo dei segni con i quali ora conviveva. La ragazzina l’aveva guardata e aveva stretto gli occhi, come per metterla meglio a fuoco.

“Non comprenderò mai la tua capacità di piangerti addosso per ore e ore e rivangare i bei vecchi tempi. Sei molto più patetica di quanto ti ricordassi.”

Le sue parole erano dure come una stilettata al cuore e si era voltata per fronteggiarla, un mare in tempesta contro uno sereno a confronto.

“Io non capisco invece perché continui a tormentarmi e ad apparire nei momenti meno opportuni, mi perseguiti da anni ormai.”

La versione più giovane di se stessa aveva riso di gusto con un tono forte e squillante, la stessa melodia che le sue corde vocali non erano più in grado di riprodurre.

“Sei tu che mi chiami quando sei sola. Io sono te, ricordi? E poi ti piace avermi intorno, ammettilo. Ti ricordo del periodo più felice della tua vita.”

Le lacrime le avevano solcato gli zigomi: la sua fragilità era nuovamente esposta agli occhi di qualcuno e nonostante questa volta doveva vedersela contro se stessa, le sembrava di avere di fronte un nemico temibilissimo.

“Lo sappiamo entrambe che non c’era felicità nella mia vita, solo un’apparenza di benessere.”

Con un balzo agile la ragazzina si era seduta sul bancone del bagno e aveva corrucciato le sopracciglia in un’espressione pensosa.

“La verità psichica è una verità personale, soggettiva e per questo non necessariamente reale ma è l’unica in grado di spiegare l’individuo nelle sue motivazioni più profonde. Lo diceva Freud, vero? D’altronde potrei sbagliarmi, noi non stavamo mai attente alle lezioni di psicologia.”

Colpita profondamente dalla citazione aveva scosso la testa e si era passata le mani tra i capelli corvini corti per ravviarli e cercare di annegare sentimenti che rischiavano di emergere oltre la spessa cortina di nebbia in cui li aveva relegati.

“Lasciami in pace dannatissimo fantasma del Natale passato e vattene.”

La ragazzina aveva riso nuovamente come se fosse così ilare vederla innervosirsi sempre di più ogni minuto che passava.

“Non puoi continuare a odiarmi per sempre.”

Un sospiro sofferto era scappato al suo controllo e lei si era limitata a sedersi sul bordo della vasca, presto raggiunta dal suo spettro.

“Non ti odio. Dovrei almeno pensarti per odiarti e io non lo faccio.”

L’altra lei le aveva dato una leggera spallata e lei aveva sussultato tanto sembrava reale quel tocco. Forse stava davvero impazzendo.

“Io sono te, l’hai già scordato? Sono perfettamente consapevole di quello che provi nei miei confronti, ma non devi temermi. Io sono parte del passato.”

A quel punto si era voltata infuriata ed esasperata da quell’assurda conversazione che si trovava a dover sostenere.

“E allora lasciami in pace e non tormentarmi come un dannatissimo fantasma se ormai non esisti più.”

Le sue esclamazioni però sembravano suscitare solo divertimento e lei aveva preso a massaggiarsi le tempie dolenti appoggiandosi con i gomiti sulle ginocchia.

“Devo farlo invece. Tu non hai mai fatto i conti con quello che è successo ed è per questo che ora non sei felice e per lo stesso motivo vivrai una vita miserabile. È arrivato il momento di accettare il tuo passato.”

Era stato il suo turno di ridere questa volta, ma ciò che era uscito era più simile a un lamento culminato in un singhiozzo piuttosto che a una risata gioiosa e carica di divertimento.

“Dimmelo tu come potrei mai accettare di essere stata l’artefice della mia distruzione. Mi sono rovinata la vita da sola.”

Lugubri pensieri di una vita che sembrava distante anni luce da quella che viveva adesso l’avevano aggredita con la pesantezza propria solo dei ricordi e lei si era sentita soffocare alla sola menzione degli errori che aveva commesso, di tutte le situazioni che aveva gestito male e di tutte le relazioni che aveva rovinato.
Anche il suo fantasma sembrava aver improvvisamente perso ogni traccia di ilarità e si era chiusa su se stessa, persa in elucubrazioni mentali che probabilmente erano le stesse che affliggevano lei. Dopotutto, erano la stessa persona.

“È qui che sbagli. Tu non riesci a perdonarti, ma quello che non realizzi è che non hai colpe. Eri solo una ragazza infelice che aveva bisogno d’essere aiutata ma nessuno ha saputo starti accanto.”

Eppure qualcuno c’era stato e lo sapevano entrambe. Qualcuno non pensava che fossero così senza speranza, da buttar via, senza possibilità di miglioramento. C’era stata una persona che aveva creduto in loro e nelle loro capacità, le aveva addirittura amate eppure loro l’avevano spinta inesorabilmente lontana con il loro autolesionismo e la grande abilità che avevano di sabotarsi.
Mentre l’ennesima lacrima le solcava la guancia, aveva guardato con tristezza gli occhi di quella ragazza che ora non le appariva più sicura e decisa, ma solo una debole creatura bisognosa di essere salvata e un sorriso amaro le aveva incurvato le labbra.

“Non posso perdonare la mia stupidità. Mi sentivo vuota e triste tutto il tempo ma non ho provato a cercare aiuto, mi sono accontentata di lasciarmi trascinare in un mondo di eccessi da persone che sarebbero dovute essere mie amiche, ma alle quali non poteva importare minimamente di ciò che facevo. Lasciavano che rientrassi a casa alle cinque del mattino, mi lasciavano bere e fumare fino a perdere i sensi; mi hanno persino introdotta al mondo distruttivo delle droghe e quando me ne sono tirata fuori dopo aver passato tre mesi forzati in riabilitazione, si erano già volatilizzati. E io sono rimasta completamente e tristemente sola per la seconda volta nella mia vita.”

Non riusciva a cancellare dalla  mente le immagini di quella disastrosa rissa con una ragazza che indossava il suo stesso vestito e la successiva chiamata anonima alla polizia che aveva portato tutti loro a trascorrere la notte in cella. Lei e la sua stupida comitiva di ragazzini ricchi, viziati e annoiati. Quanto alla ragazza con la quale aveva fatto a botte, la poverina era finita in ospedale e il giudice era stato irremovibile: o trascorreva tre mesi al fresco nel penitenziario di stato, oppure andava in una clinica di riabilitazione per disintossicare il suo fisico abusato e infestato da sostanze alteranti.
A nulla erano servite le conoscenze influenti dei suoi genitori, se non a mitigare le chiacchiere della gente. Erano stati in grado di ridurre al minimo i pettegolezzi che erano iniziati a girare sul suo conto, ma non avevano mai pensato di andare a trovare la loro figlia drogata nemmeno una volta. Per il mondo lei era ufficialmente una ragazza difficile che doveva essere rieducata e le amabili persone che le avevano donato la vita avevano affidato l’arduo compito a dei perfetti sconosciuti abbandonandola al suo triste destino.
Era passato solo un mese da quando era tornata a scuola – ovviamente passando nella più esclusiva e rigida scuola cattolica femminile di tutta la contea – che lo aveva incontrato: Damien. Riaccompagnava la sua sorellina quindicenne a casa e lei era entrata immediatamente nella sua rete d’interesse. E subito era stata risucchiata in un vortice di distruzione ancor più grande di quello dal quale era uscita a fatica.
Con Damien era un infinito tira e molla doloroso, era il paradiso e l’inferno insieme, era possessività e gelosia un minuto e indifferenza e menefreghismo l’altro e lei lo odiava ma ne era completamente assuefatta da non poter fare a meno di lui allo stesso tempo. Era stata quella tremenda storia durata più di un anno e mezzo che l’aveva ridotta alla sua vita odierna.

“Lo sai perfettamente che non puoi dare tutta la colpa a Damien. Lui era ed è rimasto un ragazzo snob e borioso che non ha mai visto niente in te se non il tuo corpo grazioso e la tua nomea di cattiva ragazza. Era questo ad attrarlo di te e ha fatto di tutto per riportare in vita quella persona e, quando non c’è riuscito, se n’è andato.”

Aveva riso amaramente perché sarebbe stato fantastico se Damien si fosse soltanto stancato di lei e l’avesse lasciata libera di vivere la sua vita come meglio voleva, ma non era stato così e lo sapevano entrambe. Sia la se stessa con la sua orrenda tuta lavorativa ancora indosso, sia la sua versione ancora piena di speranza.

“Non è così semplice e dovresti saperlo perfettamente. Lui non è andato via e basta, lui è scappato di Europa dopo che ha saputo della mia decisione perché non voleva avere alcuna parte nelle mia vita, ma non prima di fare la spia a madre e padre carissimi.”

Riusciva a ricordare chiaramente la confessione che gli aveva fatto con mani e voce tremanti dalla paura paralizzante che la possedeva e con gli occhi colmi di lacrime in procinto di essere versate. Nonostante il tempo che era passato non riusciva a dimenticare la sua espressione: c’era disprezzo e disgusto e il desiderio di essere il più lontano possibile da lei. Non ci aveva pensato un momento ad andarsene e a nulla era servito ricontattarlo più volte nel corso degli anni, mandargli e-mail con aggiornamenti e foto. Damien così com’era entrato nella sua vita ne era uscito, incurante di aver lasciato una traccia più che evidente del suo passaggio.

“Ha avuto una figlia con me e non gliene è mai importato nulla. Io avevo a malapena diciassette anni e lui mi ha lasciata in balìa dei miei genitori ad affrontare una situazione più grande di me. È stato quasi capace di farmela odiare, la mia piccola e splendida bambina, per quanto mi ha cambiato la vita e costretta a rinunciare a tutti i miei desideri.”

Lo spirito si era seduto al suo fianco e l’aveva guardata con compassione traboccante dagli occhi.

“Ricordo perfettamente come ti sentivi. Eri persa e indecisa e non sapevi cosa fare; eri consapevole che non saresti stata in grado di poter offrire una vita dignitosa a nessuno e volevi terminare la gravidanza, ma loro ti dissero che se l’avessi fatto saresti stata completamente da sola. Per sempre. Non ti avrebbero più aiutata e non avresti più fatto parte della famiglia, così sei restata.”

Si era passata nuovamente le mani tra i capelli: rammentava la paura alla vista del test di gravidanza e dopo l’abbandono di Damien e il suo tradimento aveva visto la delusione e la rabbia nella sua glaciale madre e l’indifferenza che era solita ricevere da suo padre si era trasformata in completo disinteresse e amarezza.
Loro non avevano mai parlato con lei, ma a feste e ricevimenti avevano annunciato che la gravidanza era stata ampiamente pianificata e che lei e Damien erano già in procinto di programmare il matrimonio e lui era andato in Europa per qualche mese per ricevere un’educazione migliore che gli avrebbe permesso di trovare un lavoro facoltoso per mantenere la sua famiglia.
Tutte menzogne che servivano solo a mantenere le apparenze e ovviamente il suo desiderio di non portare nel mondo una creatura senza padre e con nonni algidi e incapaci di amare non era stata accolta.

“Già, sono stata una vigliacca e sono rimasta lì. Ma sai qual è stato il momento più doloroso? Essere in sala parto da sola, senza nessuno al mio fianco a portare al mondo una bambina che mi sembrava già di odiare. Attribuivo a lei il fallimento di tutti i miei desideri e la reputavo la causa di ogni mia speranza infranta: sognavo di andare in un’università prestigiosa lontana centinaia di miglia da casa, volevo entrare nel mondo delle pubbliche relazioni nel campo del fashion, trasferirmi in una grande capitale e avere una vita sfavillante dove avrei frequentato i migliori eventi; avrei conosciuto stilisti e supermodelli e sarei stata circondata da dozzine ammiratori. Dopo aver vissuto appieno la mia gioventù avrei trovato un bravo uomo e ci saremo sposati con un matrimonio suntuoso e solo allora avrei avuto dei bambini. Ma tutti i miei sogni si sono infranti con la nascita di Sophia.”

L’adolescente che non aveva mai cessato di esistere in lei l’aveva fronteggiata apertamente, mettendola per la prima volta dopo oltre cinque anni di fronte alla verità.

“Davvero non riesci a realizzare i successi che invece hai ottenuto in questi anni? Per la prima volta in tutta la tua vita sei realmente indipendente. Sei riuscita a trasferirti da casa a soli diciotto anni, ti sei sempre occupata nel miglior modo possibile di tua figlia e hai fatto ogni lavoro necessario per garantire il vostro sostentamento. Sei stata incredibile!”

Aveva sbuffato contrariata, perché nella sua vita di rinunce non riusciva a vedere neanche una cosa che potesse dirsi incredibile.

“Vuoi ignorare tutte le cose che invece mi sono dovuta lasciare alle spalle e tutto ciò che ho perso? Non ho mai finito il liceo, ho fatto tutti lavori da operaia che, invece, se avessi avuto la mia famiglia accanto non mi sarebbero mai capitati. Non ho più amici o dei genitori e non ho mai trovato qualcuno che fosse disposto ad amarmi. La mia migliore amica ora è una bambina di cinque anni. Ho una vita deprimente, non dirmi che è incredibile.”

La sua odiosa ombra non si era arresa e, come un fastidioso grillo parlante, aveva continuato a menzionarle tutti gli aspetti positivi che la sua decisione aveva prodotto.

“Sei una dannata pessimista che  non riesce a vedere da quante situazioni nocive ti sei allontanata. Una vita di amicizie basate sull’apparenza, sul linciaggio dei tuoi genitori e la tua capacità di procurarti alcool e droghe. Sei riuscita ad allontanarti da una famiglia che non ha mai saputo come aiutarti e alla quale non è mai interessato scoprirlo. Sei stata in grado di eliminare tutta la negatività che circondava la tua vita, ma quando si è trattato di poter accogliere una persona che, non puoi mentirmi, sai che ti amava, hai avuto paura e sei scappata. Lui era disposto ad andare via con te, a costruirsi una vita insieme a te e Sophia ma tu gliel’hai impedito.”

Si era passata ancora le mani nei capelli sognando di strapparli dal cuoio capelluto per provare un dolore diverso da quello emotivo e aveva provato a ignorare lo spirito in attesa che se ne andasse, anche se sapeva che non sarebbe successo.

“Sappiamo entrambe che avrebbe finito con l’odiarmi. Gli avrei rovinato la vita non permettendogli di finire gli studi per seguirmi in una folle impresa basata sul nulla. Avrebbe dovuto assumersi delle responsabilità che non erano ne saranno mai sue. Soph non è sua e non sarebbe stato giusto rovinare la vita di Matty solo per un mio egoismo, solo perché ero io a volerlo al mio fianco.”

L’orripilante spettro non finiva di tormentarla e aveva deciso di proseguire insinuando il dubbio nei suoi pensieri e costruendo speranze che non avrebbe dovuto avere.

“Non fingere di essere stupida; sai perfettamente che Matt non è una persona facilmente manipolabile. Lui voleva stare davvero con te e non avrebbe compromesso nulla costruendo una vita diversa con te. Sareste stati felici, ma tu ti sei spaventata e l’hai lasciato. Ed ora ti trovi a essere una persona infelice e miserabile e questo non fa bene a tua figlia. Non è giusto che ti veda piangere e buttare la tua vita così: devi reagire e costruirti un futuro. Se non vuoi farlo per te, fallo almeno per lei.”

Sapeva che il suo alter ego, che la parte di se stessa più coraggiosa e grintosa, le stava dicendo la verità, ma non era così facile ascoltarla. Non poteva gettare al vento anni di comportamenti errati: non sapeva neanche da dove iniziare per ricostruirsi una sua vita. I sogni che aveva da ragazzina ormai non la rispecchiavano più e non aveva idea di ciò che avrebbe potuto renderla felice ora.

“Sì che lo sai. Hai solo troppo paura per concederti anche solo di tentare.”

Aveva parlato a voce alta senza rendersene conto, ormai era entrata talmente in sintonia con quella vecchia parte di sé che le veniva naturale vocalizzare quello entrambe erano in grado di percepire attraverso l’uso delle parole.

“Tu credi che sia così sbagliato avere paura e pensare di essere mai abbastanza? Non mi sono mai sentita all’altezza di niente quand’ero una ragazza, ero un fallimento e una delusione per i miei genitori e una ragazza disadattata per il resto del mondo e oggi non è diverso. Sono cresciuta ma non ho realizzato nulla. Non sarò mai in grado di trovare una mia strada. So che potrei aiutare delle giovani che affrontano una gravidanza precoce e che hanno avuto un passato come il mio, ma non sarò mai capace di tornare a scuola e avere le competenze per poterlo fare. Non riuscirò mai a rendere mia figlia orgogliosa di me, e la cosa che mi ferisce di più è sapere che ho fatto scappare quello che sarebbe potuto essere l’amore della mia vita per sempre. Spero che tu ora sia felice e che ti senta soddisfatta del tuo operato.”

L’aveva guardata con odio: era quello che provava, si sentiva così persa e destabilizzata ora che il fiume di parole che aveva represso per anni era finalmente sgorgato. Non sapeva da dove partire, si sentiva troppo abbattuta per poter fare qualcosa ed era dannatamente triste perché sapeva quanto tempo della sua vita aveva buttato ed era cosciente che non l’avrebbe più riavuto indietro. Lacrime di rabbia le avevano annebbiato la vista e l’avevano resa indifesa e fragile come poche volte si era sentita.
L’altra lei le aveva sfiorato una guancia e l’aveva guardata con tenerezza, nello stesso modo in cui si guarda un cucciolo indifeso.

“Non lo sono se questo è il modo in cui stai. Io sono te e se tu soffri, soffro anch’io ma almeno ora hai accettato il tuo passato e potrai imparare a conviverci. Sei ancora incredibilmente giovane e puoi fare tutto ciò che vuoi della tua vita, non ti mancano né tempo, né capacità. Ma prima di tutto devi imparare a metterti in gioco. Inizia a rischiare e vedrai che i risultati arriveranno da sé.”

“Se sei davvero me dovresti sapere che io non sono la persona adatta per rischiare.”

Aveva alzato nuovamente lo sguardo aspettandosi di incontrare quello dell’altra sé, ma così non era stato. Quella versione più giovane di lei era sparita e l’ultima frase che le aveva detto ancora aleggiava all’interno della stanza.

«Inizia a rischiare e vedrai che i risultati arriveranno da sé».

Forse avrebbe dovuto davvero provarci, infondo non aveva nulla da perdere. La sua vita faceva già abbastanza schifo, forse rischiando avrebbe potuto fare attivamente qualcosa per realizzare i suoi sogni. Magari neanche Matty sarebbe stato così restio a sentirla, forse poteva perdonarla e lei avrebbe potuto avere almeno un amico al suo fianco. Come diceva un antico proverbio, la fortuna premia gli audaci e lei aveva davvero bisogno di un po’ di fortuna nella sua vita, pertanto avrebbe dovuto imparare ad essere coraggiosa e a lottare per ciò che voleva davvero.







Note autrice:

Ci tengo a ringraziare chiunque sia arrivato fin qui a leggere questa storia a cui tengo molto. Non so come mi sia venuta in mente o se sia in grado di trasmettere qualcosa a voi ma io ne sono semi-soddisfatta perciò ho deciso di postarla :3
Spero davvero che vogliate farmi sapere cosa ne pensate, vi lascio qualche link dove potete trovarmi.
Alex.

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