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Autore: Lou Asakura    07/02/2009    9 recensioni
1. Envy [Invidia]
2. Sloth [Accidia]
3. Pride [Orgoglio]
4. Greed [Avarizia]
5. Lust [Lussuria]
6. Gluttony [Gola]
7. Wrath [Ira]
~Ichiruki, The seven deadly sins;
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Deadly sins

Deadly sins

[IchiRuki]

 

 

1. Envy

Esausta a causa dell’intensa giornata scolastica appena trascorsa, Rukia si trascinò pigramente lungo il cortile dell’edificio, ancora affollato da nugoli di studenti che s’intrattenevano dopo le lezioni.

Quasi senz’accorgersene, la shinigami lasciò vagare lo sguardo su di essi alla ricerca di una singolare testa arancione, senza la quale non avrebbe potuto rincasare. Dove si sarà cacciato quello stolto?, mormorò tra se e se, i pugni stretti, mentre percorreva il cortine con ampie falcate.

Dopo qualche minuto di ricerca infruttuosa, appoggiato con noncuranza al cancello, lo vide. Si preparò mentalmente a chiamarlo, corrergli incontro e magari rivolgergli una delle consuete strigliate, ma qualcosa la costrinse ad immobilizzarsi.

Con un groppo alla gola, notò la ragazzina sorridente dai capelli arancioni che conversava amabilmente con Ichigo e, senza che potesse impedirlo, sentì un fuoco bruciarle malvagio alla bocca dello stomaco.

I pugni si strinsero fino a che le nocche non divennero bianche, le unghie conficcate nei palmi. Chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro.

Quand’ebbe nuovamente il coraggio di guardare, Inoue era scomparsa tra la massa di studenti e Ichigo, ancora appoggiato al cancello, era da solo. Vide Rukia arrivare e si raddrizzò, sollevò la cartella e la issò sulle spalle. « Yo, nana », la salutò con noncuranza. « dov’eri? Ti aspettavo ».

« Tu? », sibilò Rukia, con una rabbia che non si sarebbe aspettata di possedere. « Tu, mi aspettavi, Kurosaki Ichigo? Ti sto cercando da un secolo! ».

L’altro impallidì, probabilmente a causa di quell’esplosione d’ira inattesa. « Perché te la prendi, ehi! », si giustificò, « sono uscito dalla classe prima di te e ti ho aspettata qui! ».

« Oh, certo », inveì Rukia, con una punta di sarcasmo. « e hai pensato di bene di ingannare l’attesa in compagnia di Inoue. Ho capito ».

A quel punto, sul viso di Ichigo si dipinse un sorrisetto divertito. La scrutò per qualche attimo, vide gli occhi blu che parevano fiammeggiare e le guance infuocate, e il suo sorriso si allargò. « Sei gelosa! » concluse, come se si trattasse di una cosa impossibile. « Dio, Rukia, non posso crederci! ».

« NON sono gelosa! », esplose la mora, ma l’unico risultato che ottenne fu quello di arrossire ancora di più, allargando di conseguenza il sorriso divertito di Ichigo.

Lo guardò per qualche attimo, irritata. Poi prese un profondo respiro. « Okay, allora, dammi un valido motivo per cui non dovrei esserlo ».

Ichigo meditò per un attimo, le braccia incrociate al petto e il capo chino, dopodichè la guardò, gli occhi scuri più accesi di come Rukia li avesse mai visti. « Perché lo sai anche tu, stolta, chi è che voglio proteggere ».

 

2. Sloth

« Ichigo, sveglia », sussurrò Rukia all’orecchio del compagno, scuotendolo leggermente. Lui, in risposta, le rivolse un debole mugolio ed affondò di più il capo fra le lenzuola, le palpebre sigillate.

« Oh, Ichigo, insomma… ». Con meno garbo di prima Rukia riprese a scuoterlo, incurante delle proteste di lui, deciso a non alzarsi. « Ci aspettano alla brigata, siamo già in ritardo! », lo ammonì, e per poco non lo trascinò giù dal letto.

« Uhm uhm, » mugugnò lui, gli occhi ancora incollati ed i capelli arancioni in disordine, barcollando pericolosamente verso l’hakama pulito che Rukia gli aveva diligentemente preparato.

Se lo infilò, in fretta, sollecitato dal suono ritmico del piede della ragazza che batteva sul pavimento, dopodichè si alzò. « Sono pronto, » annunciò, e fece per dirigersi verso la porta d’ingresso, quando la mora lo bloccò.

« Hai dimenticato di allacciarti l’obi, stolto! », gli fece notare, e si chinò per aiutarlo. « Lo sai, Ichigo », disse, quando lui proruppe in uno sbadiglio soffocato, « quando ti ho sposato non avrei mai pensato che tu fossi un tale pigro ».

« Beh, » le sussurrò lui all’orecchio, improvvisamente malizioso. « è anche colpa tua, che mi hai tenuto sveglio tutta la notte ».

Rukia, inevitabilmente, arrossì.

 

3. Pride

Ichigo Kurosaki sapeva di amare Rukia Kuchiki.

Sapeva di amare quel suo modo di fare così deciso e a volte arrogante [ misera maschera per nascondere la tristezza che mai l’abbandonava ], sapeva di amare i suoi occhi, due pozze color mare dalle quali mai avrebbe desiderato distogliere lo sguardo, sapeva di amare il modo in cui i capelli corvini le accarezzavano le spalle esili, scomparendo dietro la schiena, sapeva d’amare i suoi buffi coniglietti deformi, nonostante non volesse ammetterlo, sapeva di amare la sua voce che riusciva ad essere forte e dolce e rassicurante e ammonitrice, ma sempre ugualmente bellissima, sapeva di amare il modo in cui il proprio nome, Ichigo, usciva da quelle labbra che tanto avrebbe desiderato baciare, nonostante probabilmente mai l’avrebbe fatto.

D’altra parte, Rukia Kuchiki sapeva di amare Ichigo Kurosaki.

Sapeva di amare quegli occhi scuri, colmi di determinazione e malcelata dolcezza, in cui spesso amava specchiarsi senza che lui se ne accorgesse, sapeva di amare le sue braccia forti che sapevano di protezione, che l’avevano fatta sentire a casa anche in cima al Soukyoku, sapeva di amare la sua voce urlante che riusciva ad essere a volte dannatamente dolce [ Dio, come faceva, ad essere cosi dolce? ], sapeva di amare il modo in cui le dita di lui stringevano l’elsa di Zangetsu mentre dichiarava che no, non le sarebbe accaduto nulla e si, l’avrebbe protetta, sapeva di amare i lineamenti dritti e spigolosi del viso così simili a quelli visti tempo addietro, sul volto di un’altra persona, e sapeva di amare lui, adesso, non quella persona.

Ichigo e Rukia, però, trascorrevano insieme ogni giorno vivendo sotto lo stesso tetto senza che mai uno dei due si decidesse a palesare i propri sentimenti all’altro, e così passarono i mesi, e gli anni, finché dovettero separarsi.

E lo sapevano entrambi, Ichigo e Rukia, che a dividerli fin dall’inizio non era stato altro che quel loro stupido ed insensato orgoglio.

 

4. Greed

Ichigo Kurosaki e Rukia Kuchiki trascorrevano insieme la maggior parte delle proprie giornate. Che lo facessero a causa del proprio “lavoro” di shinigami o semplicemente a causa della crescente amicizia che li legava i due non sapevano dirlo, fatto sta’ che, entrambi, percepivano distintamente quanto il legame che li univa si stesse rafforzando, col passare del tempo e delle battaglie combattute spalla a spalla, fino a divenire simile ad un nodo indistruttibile che mai si sarebbe sciolto.

Che tipo di rapporto fosse il loro, precisamente, nessuno riusciva a stabilirlo.

C’era chi diceva che fossero come fratello e sorella, poiché vivevano sotto lo stesso tetto.

Altri, come i loro compagni di classe, sostenevano che dovessero per forza stare insieme, perché altrimenti non avrebbero trascorso tutto quel tempo in compagnia l’uno dell’altra.

Alcuni shinigami pensavano che fossero buoni amici, il cui legame fosse stato cementato dalle numerose battaglie combattute fianco a fianco.

Byakuya era convinto che, semplicemente, sua sorella si stesse divertendo a prendersi gioco dell’umano.

[ Amici, amanti, fratelli, nakama ]

Un pomeriggio Ichigo pensò, disteso sul proprio letto, di non essere in grado di stabilire quale fosse di preciso il legame fra se e Rukia; riuscì solo, dopo averci meditato a lungo, a concludere che dovesse trattarsi di qualcosa di tanto intenso ed unico da non poter essere espresso semplicemente a parole.

E si sentì all’improvviso incredibilmente avido. Qualunque fosse stato il suo legame con Rukia, si disse, apparteneva a lui ed a nessun altro, e mai l’avrebbe ceduto, neppure in cambio di tutto l’oro del mondo.

 

5. Lust

Ichigo mai, mai avrebbe immaginato che in quella placida serata domenicale sarebbe accaduto qualcosa del genere.

Se ne stava sul suo letto, le lunghe gambe distese ed un libro fra le mani, godendosi quella bellissima quanto inusuale tranquillità: Yuzu e Karin erano rimaste a dormire da un’amica, il vecchio aveva il turno di notte all’ambulatorio e Kon era fuori da qualche parte, a correre dietro ad ogni seno prosperoso che avesse visto.

Con un sospiro deliziato, Ichigo voltò placidamente le pagine del libro e s’immerse nuovamente nella lettura, totalmente dimentico della minuscola shinigami che, proprio oltre la parete della propria stanza, si ristorava con una rilassante doccia calda.

Non pensarci, s’impose il sostituto, quando lo scrosciare dell’acqua gli rammendò improvvisamente cosa stesse facendo Rukia in quel bagno. Non pensarci, non pensarci, non pensarci. Quando però, dopo circa un minuto la fantasia sfuggì al proprio controllo e andò troppo oltre, balzò a sedersi furioso e lanciò il libro contro la parete. Dio, Ichigo, che diamine fai?! E’ Rukia, capito, RUKIA! Non fare l’idiota, okay? Qualche minuto dopo, tuttavia, si ritrovò involontariamente a pensare a lei ed immaginò l’acqua scorrere su quel corpo bianco e disegnare piccoli solchi sulla pelle morbida, e…

« BASTA! », tuonò, e, quasi immediatamente, lo scrosciare proveniente dalla stanza attigua cessò. Sospirò, soddisfatto, ringraziando il cielo per la fine di quella tortura emotiva, e ripiombò tranquillo nella lettura.

Circa un minuto dopo, quando la porta della propria stanza si spalancò, Ichigo, immaginando che fosse Kon, non staccò gli occhi dalle pagine. Tuttavia, la voce che gli giunse, accompagnata da un piacevole odore di shampoo, non aveva nulla a che vedere con la fastidiosa parlata del peluche.

« Che leggi di bello, Ichigo? », trillò quella, e lui sollevò gli occhi, rapido, spinto da un brutto, bruttissimo presentimento.

Presentimento presto confermato.

Davanti a se, i capelli corvini gocciolanti sulla pelle scoperta e le guance accaldate, stava Rukia, scalza e coperta unicamente da sottile asciugamano bianco che lasciava intravedere decisamente troppo. Il sostituto, gli occhi sbarrati ed un improvviso calore in tutto il corpo che gl’impediva di parlare, la guardò da capo a piedi tentando disperatamente di articolare qualche suono. Quando ci riuscì, la voce gli uscì simile ad un sussurrò. « Cosa… fai, qui? ».

Lei lo scrutò, sorpresa e vagamente divertita e gli si avvicinò, circondata da un profumo piacevole e vagamente inebriante. « che domande, » rispose, « visto che non c’è nessuno, a parte te, ovviamente, posso approfittarne per restare un po’ cosi prima di vestirmi. Non immagini quanto sia rilassante ».

Forse lo è per te, borbottò Ichigo, tra se e se, sobbalzando quando vide Rukia sedersi con noncuranza sul proprio letto, le gambe pericolosamente accavallate e l’asciugamano bianco ormai semi-trasparente.

Controllati, si impose, controllati, Ichigo, controllati, non vorrai mica rovinare tutto così?! Infilò il viso tra le pagine del libro e strinse la copertina con tanta forza da strapparla, ma non servì a nulla. La presenza di Rukia lo avvolgeva totalmente ed il suo profumo gli riempiva le narici, cosi bello ed intenso da stordirlo.

Allora, senza più potersi controllare, senza neppure pensarci o riflettere, le si avvicinò e si chinò su di lei.

E, mentre l’asciugamano bianco cadeva al suolo e Rukia arretrava, la schiena premuta contro il materasso, Ichigo avvertì una sfrenata lussuria che non riuscì a controllare e seppe che mai, nella sua vita, avrebbe scordato quella notte.

 

6. Gluttony

Rukia aveva sempre pensato che baciare Ichigo sarebbe stata un’esperienza unica quanto irripetibile. Quante notti aveva trascorso, sveglia nel proprio letto, a fantasticare sul come, quando e –soprattutto- se sarebbe accaduto?

Immaginava le braccia forti di Ichigo stringerla al petto, e allora un pigro sorriso le si allargava inconsapevole sulle labbra.

Immaginava cos’è che lui le avrebbe detto, sperando che non si trattasse di un qualche insulto.

Immaginava il respiro caldo di lui sul collo, e allora un brivido sconosciuto le saliva lungo la schiena provocandole un tuffo proprio li, al centro del petto. Immaginava la sensazione dei morbidi capelli arancioni tra le dita, e lei avrebbe voluto baciarli uno per uno, quei capelli, senza stancarsi mai.

Immaginava il profumo di lui tanto intenso da darle le vertigini, più meraviglioso ed inebriante di ogni fragranza mai sentita prima.

Immaginava le proprie labbra lambire quelle dell’altro con dolcezza, le braccia allacciate al collo di lui, entrambi dimentichi degli shinigami, della guerra, delle spade… a quel punto, con un gridolino entusiasta Rukia stringeva forte il lembo della coperta fra le dita e si abbandonava in un sonno carico di eccitazione.

Nonostante mille volte avesse provato ad immaginarlo, quando Rukia si ritrovò –non seppe bene come- a baciare Ichigo, ogni pensiero parve come svanito dalla sua testa, piena unicamente del suo nome. [ Ichigo. Ichigo. Ichigo ]

E mentre il cuore le batteva in petto tanto forte che pareva volesse scoppiare, e Rukia si stringeva a lui con tutta la disperazione e la passione che avesse in corpo, non poté fare a meno di pensare di essere tremendamente, incondizionatamente ghiotta del sapore di quelle labbra tanto a lungo desiderate.

 

7. Wrath

« BAKAMONO! ». Aveva strillato Rukia, innumerevoli volte, gli occhi blu ridotti a due fessure e le guance rigate di lacrime. « Non avresti dovuto venire! Morirai! Io mi ero già rassegnata! ».

Glie ne aveva urlate di tutti i colori, ma Ichigo l’era stata ad ascoltare impassibile, calmo e pacato come mai era stato prima, la stretta salda sull’elsa di Zangetsu mentre, attorno ai due, il fuoco del soukyoku turbinava rosseggiando in quel cielo terso.

Poi l’aveva salvata, Ichigo, aveva distrutto il patibolo con gli occhi scuri colmi di determinazione e d’un brillio omicida [ l’Hollow rideva ] che Rukia non avrebbe voluto vedere mai più, e allora l’aveva afferrata per la vita e Rukia aveva stretto gli occhi, e aveva pianto.

Sotto di loro, l’intero Gotei 13 strabuzzava gli occhi incapace di capacitarsi degli ultimi avvenimenti, e molte spade venivano sguainate, e tutti se ne stavano pronti a scattare, come predatori in attesa delle loro prede.

Ma Ichigo non se ne curava, seguitando a tenere Rukia stretta a se, bianco e nero che risplendevano sullo sfondo di quel cielo ceruleo, e sorrideva. E lei ancora strepitava che non avrebbe dovuto, che sarebbe morto, che per lei, lui… lui…

« Non ti ringrazierò… bakamono ».

E lo sapevano entrambi, Ichigo e Rukia, che tutta quell’ira altri non era che un modo per nascondere la gioia nell’essere di nuovo insieme, a condividere quel momento perfetto prima dell’apocalisse.

 

 

 

 

 

 

 

 

Author’s corner.

Ma cosa sono, in questi giorni, una macchina-sforna-Ichiruki? XD. L’idea per questa me l’ha data Evyn (che ringrazio tanto ù__ù), mentre parlavamo dei titoli dei recenti capitoli di Bleach, ognuno recante uno dei peccati capitali. E la cara B si chiedeva quale fosse la lussuria, ma questa è un’altra storia ù___ù.

Dedico la fanfic alle mie amate blackberries (sempre siano lodate *O*) nella speranza che ricevano la forza per affrontare col giusto Ichiruki l’imminente battaglia con Voi-sapete-Chi. Forza, ragazze!

Mi piacciono tanto la 3, la 6 e la 7, ma credo [spero] che anche le altre siano di vostro gradimento. La due è una sorta di What if, come avete visto, ma quella scenetta mi piaceva cosi tanto che non ho potuto non mettercela XD.

Ringrazio tanto Full Metal Alchemist per avermi fatto apprendere i nomi dei peccati capitali in inglese, dato che prima non li sapevo neppure in italiano ù\\\ù. E ringrazio chi ha letto\recensito\aggiunto ai preferiti la mia precedente fanfic.

Fatevi forza, ragazze, l’Ichiruki è con noi! :riot:

 

Sayonara,

<3

   
 
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