Deadly sins
[IchiRuki]
1. Envy
Esausta a causa
dell’intensa giornata scolastica appena trascorsa, Rukia
si trascinò pigramente lungo il cortile dell’edificio, ancora affollato da
nugoli di studenti che s’intrattenevano dopo le lezioni.
Quasi senz’accorgersene, la shinigami lasciò
vagare lo sguardo su di essi alla ricerca di una
singolare testa arancione, senza la quale non avrebbe potuto rincasare. Dove si sarà cacciato
quello stolto?, mormorò tra se e se, i pugni stretti, mentre percorreva il
cortine con ampie falcate.
Dopo qualche minuto di ricerca infruttuosa, appoggiato con noncuranza al
cancello, lo vide. Si preparò mentalmente a chiamarlo, corrergli incontro e
magari rivolgergli una delle consuete strigliate, ma qualcosa la costrinse ad
immobilizzarsi.
Con un groppo alla gola, notò la ragazzina sorridente dai capelli arancioni che conversava amabilmente con Ichigo e, senza che potesse impedirlo, sentì un fuoco
bruciarle malvagio alla bocca dello stomaco.
I pugni si strinsero fino a che le nocche non divennero bianche, le
unghie conficcate nei palmi. Chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro.
Quand’ebbe nuovamente il coraggio di guardare, Inoue era scomparsa tra la massa di studenti e Ichigo, ancora appoggiato al cancello, era da solo. Vide Rukia arrivare e si raddrizzò, sollevò la cartella e la
issò sulle spalle. « Yo, nana », la salutò con noncuranza. « dov’eri?
Ti aspettavo ».
« Tu? », sibilò Rukia, con una rabbia che non si sarebbe aspettata di
possedere. « Tu, mi aspettavi, Kurosaki Ichigo? Ti sto cercando
da un secolo! ».
L’altro
impallidì, probabilmente a causa di quell’esplosione
d’ira inattesa. « Perché te la prendi,
ehi! », si giustificò, « sono uscito dalla classe prima di te e ti ho aspettata qui! ».
« Oh, certo », inveì Rukia, con una punta di sarcasmo.
« e hai pensato di bene di ingannare l’attesa in compagnia di
Inoue. Ho capito ».
A quel punto, sul viso di Ichigo
si dipinse un sorrisetto divertito. La scrutò per
qualche attimo, vide gli occhi blu che parevano fiammeggiare e le guance
infuocate, e il suo sorriso si allargò. « Sei gelosa! » concluse, come se si
trattasse di una cosa impossibile. « Dio, Rukia, non posso crederci! ».
« NON sono gelosa! », esplose la mora, ma l’unico risultato che ottenne
fu quello di arrossire ancora di più, allargando di conseguenza il sorriso
divertito di Ichigo.
Lo guardò per qualche attimo, irritata. Poi prese un profondo respiro. «
Okay, allora, dammi un valido motivo per cui non dovrei esserlo ».
Ichigo
meditò per un attimo, le braccia incrociate al petto e il capo chino, dopodichè
la guardò, gli occhi scuri più accesi di come Rukia
li avesse mai visti. « Perché
lo sai anche tu, stolta, chi è che voglio
proteggere ».
2. Sloth
« Ichigo, sveglia », sussurrò Rukia all’orecchio del compagno, scuotendolo leggermente.
Lui, in risposta, le rivolse un debole mugolio ed
affondò di più il capo fra le lenzuola, le palpebre sigillate.
« Oh, Ichigo, insomma… ». Con meno garbo di
prima Rukia riprese a scuoterlo, incurante delle proteste di lui, deciso a non alzarsi. « Ci aspettano alla brigata, siamo già in ritardo! », lo ammonì,
e per poco non lo trascinò giù dal letto.
« Uhm uhm, » mugugnò lui, gli occhi ancora incollati ed
i capelli arancioni in disordine, barcollando
pericolosamente verso l’hakama pulito che Rukia gli aveva diligentemente preparato.
Se lo infilò, in fretta,
sollecitato dal suono ritmico del piede della ragazza che batteva sul
pavimento, dopodichè si alzò. « Sono pronto, » annunciò, e fece per dirigersi verso la porta
d’ingresso, quando la mora lo bloccò.
« Hai dimenticato di allacciarti l’obi, stolto!
», gli fece notare, e si chinò per aiutarlo. « Lo sai, Ichigo
», disse, quando lui proruppe in uno sbadiglio soffocato, « quando ti ho
sposato non avrei mai pensato che tu fossi un tale pigro ».
« Beh, » le sussurrò lui all’orecchio, improvvisamente malizioso. « è
anche colpa tua, che mi hai tenuto sveglio tutta la notte ».
Rukia, inevitabilmente,
arrossì.
3. Pride
Ichigo
Kurosaki sapeva di amare Rukia Kuchiki.
Sapeva di
amare quel suo modo di fare così deciso e a volte arrogante [ misera maschera
per nascondere la tristezza che mai l’abbandonava ], sapeva di amare i suoi
occhi, due pozze color mare dalle quali mai avrebbe desiderato distogliere lo
sguardo, sapeva di amare il modo in cui i capelli corvini le accarezzavano le spalle esili, scomparendo dietro la schiena, sapeva
d’amare i suoi buffi coniglietti deformi, nonostante non volesse ammetterlo,
sapeva di amare la sua voce che riusciva ad essere forte e dolce e rassicurante
e ammonitrice, ma sempre ugualmente bellissima, sapeva di amare il modo in cui
il proprio nome, Ichigo, usciva da quelle labbra che tanto
avrebbe desiderato baciare, nonostante probabilmente mai l’avrebbe fatto.
D’altra
parte, Rukia Kuchiki sapeva
di amare Ichigo Kurosaki.
Sapeva di
amare quegli occhi scuri, colmi di determinazione e malcelata dolcezza, in cui
spesso amava specchiarsi senza che lui se ne accorgesse,
sapeva di amare le sue braccia forti che sapevano di protezione, che l’avevano fatta sentire a casa anche in cima al Soukyoku, sapeva di amare la sua voce urlante che riusciva
ad essere a volte dannatamente dolce [ Dio, come faceva, ad essere cosi dolce? ], sapeva di amare il modo in cui le dita di lui stringevano
l’elsa di Zangetsu mentre dichiarava che no, non le
sarebbe accaduto nulla e si, l’avrebbe protetta, sapeva di amare i lineamenti
dritti e spigolosi del viso così simili a quelli visti tempo addietro, sul
volto di un’altra persona, e sapeva di amare lui, adesso, non quella persona.
Ichigo
e Rukia, però, trascorrevano insieme ogni giorno vivendo
sotto lo stesso tetto senza che mai uno dei due si decidesse
a palesare i propri sentimenti all’altro, e così passarono i mesi, e gli anni,
finché dovettero separarsi.
E lo
sapevano entrambi, Ichigo e Rukia,
che a dividerli fin dall’inizio non era stato altro che quel loro stupido ed
insensato orgoglio.
4. Greed
Ichigo
Kurosaki e Rukia Kuchiki trascorrevano insieme la maggior parte delle
proprie giornate. Che lo facessero a causa del proprio
“lavoro” di shinigami o semplicemente a causa della
crescente amicizia che li legava i due non sapevano dirlo, fatto sta’ che,
entrambi, percepivano distintamente quanto il legame che li univa si stesse
rafforzando, col passare del tempo e delle battaglie combattute spalla a spalla,
fino a divenire simile ad un nodo indistruttibile che mai si sarebbe sciolto.
Che tipo
di rapporto fosse il loro, precisamente, nessuno
riusciva a stabilirlo.
C’era chi diceva che fossero come fratello e sorella, poiché vivevano sotto
lo stesso tetto.
Altri,
come i loro compagni di classe, sostenevano che dovessero per forza stare
insieme, perché altrimenti non avrebbero trascorso tutto quel tempo in compagnia
l’uno dell’altra.
Alcuni shinigami pensavano che fossero buoni amici, il cui legame
fosse stato cementato dalle numerose battaglie combattute fianco
a fianco.
Byakuya
era convinto che, semplicemente, sua sorella si stesse divertendo a prendersi
gioco dell’umano.
[ Amici, amanti, fratelli, nakama ]
Un
pomeriggio Ichigo pensò, disteso sul proprio letto,
di non essere in grado di stabilire quale fosse di preciso
il legame fra se e Rukia; riuscì solo, dopo averci
meditato a lungo, a concludere che dovesse trattarsi di qualcosa di tanto
intenso ed unico da non poter essere espresso semplicemente a parole.
E si
sentì all’improvviso incredibilmente avido.
Qualunque fosse stato il suo legame con Rukia, si
disse, apparteneva a lui ed a nessun altro, e mai l’avrebbe
ceduto, neppure in cambio di tutto l’oro del mondo.
5. Lust
Ichigo
mai, mai avrebbe immaginato che in
quella placida serata domenicale sarebbe accaduto qualcosa del genere.
Se ne
stava sul suo letto, le lunghe gambe distese ed un libro fra le mani, godendosi
quella bellissima quanto inusuale tranquillità: Yuzu e Karin erano rimaste a
dormire da un’amica, il vecchio aveva il turno di notte all’ambulatorio e Kon era fuori da qualche parte, a correre dietro ad ogni seno
prosperoso che avesse visto.
Con un
sospiro deliziato, Ichigo voltò placidamente le
pagine del libro e s’immerse nuovamente nella lettura, totalmente dimentico
della minuscola shinigami che, proprio oltre la
parete della propria stanza, si ristorava con una rilassante doccia calda.
Non pensarci, s’impose il sostituto, quando lo
scrosciare dell’acqua gli rammendò improvvisamente cosa stesse
facendo Rukia in quel bagno. Non pensarci, non pensarci, non pensarci. Quando però, dopo circa un minuto la fantasia sfuggì al
proprio controllo e andò troppo
oltre, balzò a sedersi furioso e lanciò il libro contro la parete. Dio, Ichigo, che
diamine fai?! E’ Rukia,
capito, RUKIA! Non fare l’idiota, okay? Qualche
minuto dopo, tuttavia, si ritrovò involontariamente a pensare a lei ed immaginò
l’acqua scorrere su quel corpo bianco e disegnare piccoli solchi sulla pelle
morbida, e…
« BASTA! », tuonò, e, quasi immediatamente, lo scrosciare proveniente
dalla stanza attigua cessò. Sospirò, soddisfatto, ringraziando il cielo per la fine
di quella tortura emotiva, e ripiombò tranquillo nella lettura.
Circa un minuto dopo, quando la porta della propria stanza si spalancò, Ichigo, immaginando che fosse Kon,
non staccò gli occhi dalle pagine. Tuttavia, la voce che gli giunse,
accompagnata da un piacevole odore di shampoo, non aveva nulla a che vedere con
la fastidiosa parlata del peluche.
« Che leggi di bello, Ichigo?
», trillò quella, e lui sollevò gli occhi, rapido, spinto da un brutto, bruttissimo presentimento.
Presentimento presto confermato.
Davanti a se, i capelli corvini gocciolanti sulla pelle scoperta e le
guance accaldate, stava Rukia, scalza e coperta unicamente
da sottile asciugamano bianco che lasciava intravedere decisamente
troppo. Il sostituto, gli occhi
sbarrati ed un improvviso calore in tutto il corpo che gl’impediva
di parlare, la guardò da capo a piedi tentando disperatamente di articolare
qualche suono. Quando ci riuscì, la voce gli uscì simile ad un sussurrò. « Cosa… fai, qui? ».
Lei lo
scrutò, sorpresa e vagamente divertita e gli si avvicinò, circondata da un
profumo piacevole e vagamente inebriante. « che domande, » rispose, «
visto che non c’è nessuno, a parte te,
ovviamente, posso approfittarne per restare un po’
cosi prima di vestirmi. Non immagini quanto sia rilassante ».
Forse lo
è per te, borbottò Ichigo, tra se e se, sobbalzando quando vide Rukia sedersi con noncuranza sul proprio letto, le gambe
pericolosamente accavallate e l’asciugamano bianco ormai semi-trasparente.
Controllati, si impose, controllati, Ichigo, controllati, non vorrai
mica rovinare tutto così?! Infilò il viso tra le pagine del libro e strinse
la copertina con tanta forza da strapparla, ma non servì a nulla. La presenza
di Rukia lo avvolgeva totalmente ed il suo profumo
gli riempiva le narici, cosi bello ed intenso da
stordirlo.
Allora, senza più potersi controllare, senza neppure pensarci o
riflettere, le si avvicinò e si chinò su di lei.
E,
mentre l’asciugamano bianco cadeva al suolo e Rukia
arretrava, la schiena premuta contro il materasso, Ichigo
avvertì una sfrenata lussuria che
non riuscì a controllare e seppe che mai, nella sua vita, avrebbe scordato
quella notte.
6. Gluttony
Rukia
aveva sempre pensato che baciare Ichigo sarebbe stata
un’esperienza unica quanto irripetibile. Quante notti
aveva trascorso, sveglia nel proprio letto, a fantasticare sul come, quando e
–soprattutto- se sarebbe accaduto?
Immaginava
le braccia forti di Ichigo
stringerla al petto, e allora un pigro sorriso le si allargava inconsapevole
sulle labbra.
Immaginava
cos’è che lui le avrebbe detto, sperando che non si
trattasse di un qualche insulto.
Immaginava
il respiro caldo di lui sul collo, e allora un brivido sconosciuto
le saliva lungo la schiena provocandole un tuffo proprio li, al centro
del petto. Immaginava la sensazione dei morbidi capelli arancioni
tra le dita, e lei avrebbe voluto baciarli uno per uno, quei
capelli, senza stancarsi mai.
Immaginava
il profumo di lui tanto intenso da darle le vertigini,
più meraviglioso ed inebriante di ogni fragranza mai sentita prima.
Immaginava
le proprie labbra lambire quelle dell’altro con dolcezza, le braccia allacciate
al collo di lui, entrambi dimentichi degli shinigami, della guerra, delle spade… a quel punto, con un gridolino entusiasta Rukia
stringeva forte il lembo della coperta fra le dita e si abbandonava in un sonno
carico di eccitazione.
Nonostante
mille volte avesse provato ad immaginarlo, quando Rukia
si ritrovò –non seppe bene come- a baciare Ichigo,
ogni pensiero parve come svanito dalla
sua testa, piena unicamente del suo nome. [ Ichigo. Ichigo. Ichigo
]
E
mentre il cuore le batteva in petto tanto forte che pareva volesse scoppiare, e
Rukia si stringeva a lui con tutta la disperazione e
la passione che avesse in corpo, non poté fare a meno di pensare di essere
tremendamente, incondizionatamente ghiotta
del sapore di quelle labbra tanto a lungo desiderate.
7. Wrath
« BAKAMONO! ». Aveva strillato Rukia,
innumerevoli volte, gli occhi blu ridotti a due fessure e le guance rigate di
lacrime. « Non avresti dovuto venire! Morirai! Io mi
ero già rassegnata! ».
Glie ne aveva urlate di tutti i colori, ma Ichigo l’era stata ad ascoltare impassibile, calmo e pacato
come mai era stato prima, la stretta salda sull’elsa di Zangetsu
mentre, attorno ai due, il fuoco del soukyoku
turbinava rosseggiando in quel cielo terso.
Poi
l’aveva salvata, Ichigo, aveva distrutto il patibolo
con gli occhi scuri colmi di determinazione e d’un
brillio omicida [ l’Hollow rideva ] che Rukia non
avrebbe voluto vedere mai più, e allora l’aveva afferrata per la vita e Rukia aveva stretto gli occhi, e aveva pianto.
Sotto di loro, l’intero Gotei 13 strabuzzava gli occhi incapace di capacitarsi degli ultimi avvenimenti,
e molte spade venivano sguainate, e tutti se ne stavano pronti a scattare, come
predatori in attesa delle loro prede.
Ma Ichigo non se ne curava, seguitando a tenere Rukia stretta a se,
bianco e nero che risplendevano sullo sfondo di quel cielo ceruleo, e sorrideva.
E lei ancora strepitava che non avrebbe dovuto, che
sarebbe morto, che per lei, lui… lui…
« Non ti ringrazierò… bakamono ».
E lo sapevano entrambi, Ichigo e Rukia, che tutta quell’ira altri
non era che un modo per nascondere la gioia
nell’essere di nuovo insieme, a condividere quel momento perfetto prima dell’apocalisse.
Author’s corner.
Ma
cosa sono, in questi giorni, una macchina-sforna-Ichiruki?
XD. L’idea per questa me l’ha data Evyn (che
ringrazio tanto ù__ù), mentre parlavamo dei titoli dei
recenti capitoli di Bleach, ognuno recante uno dei
peccati capitali. E la cara B si chiedeva quale fosse
la lussuria, ma questa è un’altra storia ù___ù.
Dedico la fanfic alle mie amate blackberries
(sempre siano lodate *O*) nella speranza che ricevano
la forza per affrontare col giusto Ichiruki
l’imminente battaglia con Voi-sapete-Chi. Forza,
ragazze!
Mi
piacciono tanto la 3, la 6 e la 7, ma credo [spero] che anche le altre siano di
vostro gradimento. La due è una sorta di What if, come avete visto, ma quella scenetta
mi piaceva cosi tanto che non ho potuto non mettercela
XD.
Ringrazio
tanto Full Metal Alchemist per avermi fatto
apprendere i nomi dei peccati capitali in inglese, dato che prima non li sapevo neppure in italiano ù\\\ù. E
ringrazio chi ha letto\recensito\aggiunto ai preferiti la mia precedente fanfic.
Fatevi forza, ragazze, l’Ichiruki è con noi! :riot:
Sayonara,
Lù
<3