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Autore: Horse_    07/09/2015    16 recensioni
{Sequel Una vita senza di te significa non vivere per niente.}
(Per capire qualcosa consiglio di leggere anche l’altra storia)
Ian e Nina hanno appena capito cosa provano veramente l’un per l’altra e, dopo una notte d’amore e passione, si preparano per tornare a casa. Sono entrambi decisi ad iniziare una nuova vita insieme con i loro figli, perché sono stati separati fin troppo, ma, una volta tornati a casa, dovranno fari i conti con la cruda realtà. Ian è sposato con Nikki, che è ancora sua moglie, mentre Nina sta, quasi in modo fisso, con Eric. Una notizia sconvolgente porterà i due a separarsi definitivamente, ma sarà per sempre? Riusciranno a lottare contro tutto e tutti per stare finalmente insieme con i loro bambini e con il loro vero amore?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Nuovo personaggio, Paul Wesley
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                                       Love.

First Chapter.

Pov Ian.

Dovrei dormire, lo so, eppure non ci riesco. Averla qui, addormentata, tra le mie braccia, mi rende l’uomo più felice del mondo e in questo momento potrei toccare il cielo con un dito. Aspettavo da tanto questo momento, non tanto il fatto di fare l’amore con lei -non era nemmeno mia intenzione farlo, io ero venuto solamente per dirle che l’amo e chiarire- anche se non mi è comunque dispiaciuto, e tutto è andato a finire nel migliore dei modi, mi sembra quasi di star sognando ad occhi aperti. Tutto quello che le ho detto è la pura verità e sono felice, molto più che felice, che Nina abbia capito e penso di essermi meritato quello schiaffo, anche se comunque un secondo dopo mi ha baciato. Giuro di aver avuto veramente paura quando me l’ha tirato, ma fortunatamente un secondo dopo le sue labbra sono state sulle mie e abbiamo finito col fare l’amore. Ho provato così tante sensazioni in una sola volta che non riesco quasi a ricordarle, ma il ricordo delle mie labbra su tutto il suo corpo e delle sue sul mio rimarrà per sempre nella mia testa, come un segno indelebile che non può essere cancellato.

Non ho più alcun pensiero, mi sembra di essere tornato semplicemente l’uomo felice di una volta -l’uomo che ero solo con Nina. Sono sparito questa mattina, lasciando un misero bigliettino con scritto che avevo un impegno di lavoro, ho preso la macchina e sono partito per Toronto con un solo obiettivo e l’ho realizzato. Credo che, a dispetto di tutto, questo sia il miglior compleanno di tutta la mia esistenza e lo sarà sempre quando avrò Nina al mio fianco. Spero solo che Nikki non si sia insospettita, non perché mi importi qualcosa di lei, ma voglio essere io a spiegare tutto, in modo particolare ai bambini. No, non l’ho fatto per loro. Certo, la situazione migliorerà sicuramente anche per loro e ne saranno felicissimi, ma ho fatto tutto questo perché io amo veramente Nina come non ho mai amato nessun’altra.

Nina ogni tanto si muove contro il mio petto, mormorando qualcosa nel sonno, ma è completamente tranquilla e rilassata. Con una mano le cingo la vita, mentre con l’altra continuo ad accarezzarle i capelli e dopo un po’ mi addormento contro il cuscino.

Mi sveglio colpito dai raggi del sole che entrano dall’enorme finestra della grande stanza in cui ci troviamo, mentre Nina continua a dormire come un ghiro e non me la sento di svegliarla proprio ora, credo che abbia bisogno di dormire almeno un altro po’. Il lenzuolo è caduto fermandosi all’altezza della vita ed è quasi completamente scoperta contro il mio petto. La mia pelle, a contatto con la sua, brucia ancora, ma non è il momento. Questa notte è stata la migliore di tutta la mia vita e ci vorrà del tempo per sistemare tutto, per ora voglio solo godermi questo fantastico momento contornato da pace e da tranquillità.

Mi volto leggermente per afferrare il cellulare per controllare l’ora, ma il mio schermo è invaso da messaggi e da chiamate perse -quasi tutte da Nikki. Non voglio leggere i messaggi, per questo apro solo quello di mia madre e mi assicuro che i bambini stiano bene, poi appoggio di nuovo il cellulare sul comodino.

Sono le 9.15 pm, decisamente tardi, e solo ora mi chiedo a che ora Nina abbia il volo per ritornare ad Atlanta. Ieri parlava di qualcosa riguardante la mattina e spero solo che non lo abbia già perso, ma rimedieremo comunque in qualche caso. Decido di svegliarla e le poso un bacio sul naso, all’angolo della bocca e poi sulla fronte. Mugugna qualcosa, apre un occhio, poi si lascia ricadere sul cuscino facendomi ridacchiare. 

 

“Nina, svegliati, forza.”- le sussurro all’orecchio.

“Altri cinque minuti.”- borbotta con la bocca schiacciata contro il cuscino.

 

E’ troppo addormentata perfino per alzare la testa o per guardarmi negli occhi. Mi sembra tutto così normale, ma so, per certo, che dobbiamo parlare. Non mi sto pentendo di nulla, sia chiaro, ma quello che è successo ieri sera ha bisogno di essere spiegato o, per lo meno, Nina ha bisogno di chiarire perché è lei quella con mille dubbi.

 

“A che ora avevi il volo?”- le domando giocando con una ciocca di capelli.

“Non lo so…”- mormora coprendosi fin sopra la testa. -“Per le otto, credo. Forse otto e mezza.”

“Sono quasi le nove e mezza, l’hai perso.”- le faccio notare.

Come sempre.”- mi dice e la sento sbadigliare.

“Non credi che sia ora di alzarsi?”- le domando sorridendo.

Tu fai troppe domande.”- mi dice cinica togliendosi finalmente le coperte dalla testa.

 

Ha un sorriso ad incurvarle le labbra e i capelli tutti spettinati, ma non l’ho mai vista più bella di così e il solo pensiero di quello che è successo questa notte mi fa sorridere come un ebete.

 

“Sei sempre così attivo di prima mattina.”- borbotta appoggiando la testa contro la testiera.

“Dovresti ricordartelo.”- le ricordo appoggiando una mano sulla sua gamba.

“Credo che noi due dobbiamo parlare.”- mi dice guardandomi, ma non trovo traccia di pentimento sul suo sguardo, è completamente rilassata. -“Senza saltarci addosso.”

“Sei tu che l’hai fatto, non io.”- le ricordo fintamente offeso.

“E tu hai continuato.”- sorride spostandosi una ciocca di capelli dal volto. 


Okay, ha ragione, ma non potevo non farlo. Sinceramente ieri sera non ero molto in me, non che fossi ubriaco, ma ho dato libero sfogo a quello che credevo più giusto e ho fatto bene, davvero.

 

“Non me ne sono pentita, se è questo che vuoi sapere.”- mi dice.

“Neanche io, assolutamente.”- le dico accarezzandole una guancia.

“E’ solo… E’ tutto così strano.”- mi dice piano.

“Strano perché?”- domando leggermente spaventato.

“Ian, non devi spaventarti.”- mi sorride dolce. -“Strano perché… Non l’avevo pianificato. Ho passato otto anni della mia vita a pianificare tutto e ieri è stato tutto così improvviso. Vivere alla giornata è quello che facevamo insieme ed è stato come ritornare ai vecchi tempi.”

“Ci stavo pensando anche io. Mi mancavano i vecchi tempi.”- mormoro continuando a sorridere. Le poso un bacio sulla fronte e lei non si ritrae facendomi sorridere ancora di più. -“Mi mancavi tu.”

“Mi sei mancato anche tu. Sono ancora arrabbiata con te per quello che mi hai detto, nel senso… Sei stato stupido a lasciarmi andare anni fa, ma so che l’hai fatto per il mio bene. Hai pensato prima a me e dopo a te, e questo ti fa onore, ma tu sei sempre stato così. Ma fallo un’altra volta, intendo decidere per me, e ti spezzo le gambe, giuro.”- mi guarda seria incrociando le braccia al petto coperto dal lenzuolo.

 

E questa minaccia mi fa paura, ma mi fa anche sorridere. So che ha sempre odiato che gli altri decidessero per lei e se tornassi indietro non lo rifarei, ma sono comunque felice per la mia scelta -per metà ovviamente-, perché se non l’avessi fatto non sarebbe mai diventata così indipendente.

 

“Non lo farò, te lo prometto. Ora che ti ho trovato non ti lascerò mai più.”- le dico guardandola negli occhi. 

“Ne sei convinto?”- mi domanda.

 

E ora rivedo la donna insicura di anni fa, quella che credeva che avessi potuto lasciarla perché non la ritenevo degna, quando, quello a farsi problemi, sarei dovuto essere io, io ero quello non degno, non lei. La bacio dolcemente sulle labbra appoggiando una mia mano dietro la sua schiena nuda.

 

“Non ti sembro convinto?”- le domando. -“Ho fatto quindici ore di macchina per venire da te nel giorno del mio compleanno, ho attraversato mezza America per te. Ti sembra che io non ne sia convinto? Nina, te l’ho detto ieri, te lo dico oggi e te lo ripeterò all’infinito. Io ti amo, ti amo in un modo devastante, in un modo struggente, ma appagante allo stesso tempo. Hai idea di come tu abbia cambiato la mia vita? Da quando… Ci siamo lasciati, ero… Non ero più io e tu, in meno di cinque mesi, mi hai fatto ritornare quello che ero. Certo, l’hai fatto a suon di litigate, ma l’hai fatto.”

 

Nina sorride sulle mie labbra e appoggia una mano sul mio petto caldo, poi alza gli occhi sui miei. 

 

“Sono stata cattiva con te.”- si scusa. 

“Non quanto io lo sono stato con te, ma è acqua passata.”- le dico baciandola ancora.

 

Le sue labbra sono come una calamita per le mie e, ora che posso baciarla senza alcun freno, non posso più farne a meno.

 

“Vuol dire che mi perdoni?”- mi domanda con voce piccola.

“L’ho già fatto da un bel pezzo, arrivi tardi.”- scherzo solleticandole un fianco facendola ridacchiare. -“Tu l’hai fatto?”

“Credo di averlo già fatto da tempo, ma, come hai detto tu, sei venuto qui, nel giorno del tuo compleanno, per me, quindi si, ti perdono.”- mi dice.

“E’ stato il miglior compleanno della mia vita, sai?”- le dico abbracciandola dolcemente.

 

Nina appoggia la testa sul mio collo e io respiro il profumo dei suoi capelli. Mi era mancato anche questo, ma c’è ancora qualcosa che manca, il mio profumo sul suo meraviglioso corpo.

 

“Non ti ho fatto nemmeno gli auguri.”- si scusa guardandomi incerta negli occhi. -“Sono un mostro.”

“No, non lo sei. Credo che tu mi abbia fatto il miglior regalo della mia vita.”- le dico sincero.

“Venendo a letto con te?”- mi domanda timida.

“Io direi più aver fatto l’amore.”- la correggo, ma poi scuoto la testa. -“No, non per quello. Il tuo regalo è stato dirmi ti amo.”

“Ti amo.”- mormora contro le mie labbra.

“Ti amo anche io.”- le dico riprendendo a baciarla.

 

















 

                                                                       * * *

















 

Alla fine Nina mi ha bloccato dicendomi che aveva bisogno di una doccia e mi ha invitato a seguirla -ed io, ovviamente l’ho fatto. Ci siamo ritrovati a fare l’amore sotto la doccia e come risultato siamo usciti più freddi dei pinguini, ma n’è valsa la pena. Ci siamo vestiti, abbiamo ordinato la colazione in camera e ora siamo pronti per partire, più o meno.

 

“Credo di dover prendere un altro biglietto visto che il mio è andato perso.”- mi dice chiudendo la cerniera della sua mega borsa.

“Potresti venire con me.”- le suggerisco baciandole piano il collo.

“Sai che disastro verrebbe fuori?”- mi domanda voltandosi quasi totalmente verso di me. -“Voglio dire… Sarebbe troppo palese.”

“Io non ho nessun problema.”- le dico con un’alzata di spalle.

 

E’ forse lei ad avere qualche problema?

Fortunatamente si affretta a chiarire.

 

“Neanche io, lo sai.”- mi accarezza una guancia coperta da un leggero strato di barba. -“Ma non voglio crearti problemi.”

“Mi annoierò a morte per quindici ore, ti prego.”- la supplico. -“All’andata stavo pensando ad un discorso serio da farti, anche se alla fine ho dimenticato tutto, mentre ora non ho niente da fare, tranne pensare a quello che abbiamo fatto.”

 

Le rivolgo un sorrisetto malizioso e le sue guance si colorano di rosso. La amo ancora di più per questo suo lato in costante imbarazzo.

 

“Quindi ho bisogno di qualcuno che possa distrarmi, tipo”- faccio finta di pensarci. -“tu.”

“Sei impossibile.”- borbotta, ma posso vedere il suo sguardo divertito.

“Allora, vieni con me?”- le domando.

“Ho altra scelta?”- mi dice inclinando la testa di lato.

“Mmm… No.”- le rispondo.

“Andiamo, allora.”- mi dice accarezzandomi il dorso della mano.

 

Pov Nina.

Quello che è successo questa notte è stato… E’ successo e basta. Non mi pento di nulla, però. Prima l’avrei fatto sicuramente, avrei continuato a rimuginare su tutto mettendo gli altri al primo posto, ma ora no, perché so quello che voglio. Voglio Ian, l’ho sempre voluto, ma me ne sono resa conto soltanto ora. Io non volevo rovinare il rapporto che aveva con sua moglie, ma ho capito che è già un rapporto rovinato e che non si potrà mai riparare, quindi, come ha detto Ian stesso, non è assolutamente colpa mia e se lui lo vuole lo voglio anche io. L’ho respinto per troppo tempo, chiudendomi in me stessa, cercando di nascondere, di sotterrare brutalmente, i miei veri sentimenti, ma ora sento che non posso più farlo perché io lo amo veramente e lui ama me. Sebbene non apprezzi molto il suo comportamento di otto anni fa ho capito perché l’ha fatto, ha messo davanti alla sua felicità prima me, per lasciarmi libera, e lo amo ancora di più per questo, ma non deve più decidere per me. Sono una donna indipendente ora, con i miei spazi, e non voglio che uno decida per me rovinando tutto, ma credo che Ian l’abbia capito ora. Se solo l’avessimo fatto prima… Avremo evitato sicuramente molte situazioni e avremo ferito meno persone -ci saremo feriti di meno.

Sono già passate cinque ore di viaggio e Ian non ha mai smesso di stuzzicarmi e sembra tornato tutto alla normalità, come tanto tanto tempo fa. 

 

“Ora tocca a me scegliere!”- gli dico mettendo la mano avanti sulla manopola della radio.

“Credevo che i miei gusti musicali ti piacessero.”- si lamenta mettendo il broncio.

“Si, ma ora tocca a me.”- gli dico cambiando canzone mettendo i Coldplay. -“Abbiamo deciso così, non imbrogliare.”

 

Le note di Paradise inondando la macchina facendomi subito rilassare contro il sedile di pelle dell’auto. Mi mancava tutta questa tranquillità e sentirmi così con Ian mi fa sentire in pace con me stessa.

 

“Come puoi non apprezzare i Linking Park?”- mi domanda. -“Non l’ho mai capito.”

“Non è che non gli apprezzi.”- tento di spiegarmi facendolo ridacchiare. -“Ho diritto anche io di ascoltare una cosa che mi piace davvero.”

“Imparerai ad apprezzarli.”- mi dice sicuro di se.

“E tu imparerai ad apprezzare i Coldplay.”- ribatto io incrociando le braccia al petto.

 

Ian scuote la testa e io continuo a canticchiare le note della canzone che ormai sta quasi giungendo al termine. La mano di Ian, quella non impegnata al volante, si appoggia sulla mia, appoggiata a sua volta sulla mia gamba, e ne accarezza piano il dorso. Incrocio il suo sguardo e sorrido, mentre i suoi occhi brillano.

 

“Hai fame?”- mi domanda.

“Un po’.”- mormoro sentendo il mio stomaco brontolare. -“Ci fermiamo da qualche parte?”

“Con qualche parte intendi qualche Burger King, vero?”- mi domanda ridacchiando.

 

Sa che adoro i panini e qualsiasi cosa legati ad essi. Mi conosce troppo bene ormai e la cosa non mi spaventa. Siamo diversi, ma molto simili, e credo sia importante per una coppia conoscere i pregi e i difetti dell’altro, è una cosa che mi è sempre piaciuta.

Non so cosa siamo io e Ian, ma per ora mi godo il momento. Vogliamo stare insieme, Ian me l’ha ripetuto per tutte le cinque ore di viaggio, e io mi trovo d’accordo con lui, ma dobbiamo risolvere tante cose.

 

“Si, ti prego!”- lo supplico con gli occhi.

“Ai suoi ordini, madame.”- mi dice ridacchiando per la mia faccia, sicuramente. -“Ne vedo uno proprio lì.”

 

Ian svolta a sinistra bruscamente, facendomi quasi finire in braccio a lui, e accosta la macchina. E’ una fortuna che questa abbia i vetri oscurati, abbiamo potuto viaggiare in tutta tranquillità fino ad ora. Prima di scendere mi chiede se prendo il solito ed io annuisco sorridendo, poi va a prendere il nostro pranzo. Non vedo l’ora di essere a casa, non vedo l’ora di mettere i piedi su qualcosa di fermo e stabile, ma se scendessi, e se ci fosse qualcuno, sarebbe veramente la fine. Voglio tenere ancora la cosa segreta per un po’, aspettare che le cose si stabilizzino, e poi quello che dovrà accadere accadrà. Ian ritorna dieci minuti con due sacchetti enormi di cibo spazzatura in mano che fanno gorgogliare ancora di più il mio stomaco. Apre la porta, si siede, e poi la richiude porgendomi il mio sacchetto, dal quale fuoriesce un profumo fantastico.

 

“Non è la cosa migliore, ma andrà bene.”- mi dice mentre apre il suo sacchetto con un menù senza glutine.

“Per me è la cosa migliore, fidati.”- gli dico dando un morso al panino.

“Mi dispiace soltanto per il tuo fegato!”- mi dice inclinando il capo.

“Anche tu”- mangio una patatina. -“stai mangiando questo.”

“Non oso immaginare quante volte tu l’abbia fatto in questi anni.”- mi dice ridacchiando.

“Non molto, se devo dire la verità.”- gli dico sorseggiando la Coca-Cola. -“Non voglio che i bambini si abituino a mangiare troppe schifezze. Già Stefan di nascosto rubava i biscotti.”

 

Ian mi guarda sorpreso e poi scoppia a ridere trascinando anche me.

 

“E’ proprio tuo figlio!”- continua a ridacchiare.

“Quando si comporta bene è tuo figlio e quando mangia è mio figlio?”- gli domando accigliata, ma comunque divertita.

 

So che sta scherzando, e mi piace questa complicità. Mi mancava il nostro rapporto e per quanto prima fossimo tornati amici non eravamo mai come siamo adesso.

Ora è tutto diverso, siamo più noi e la cosa mi rende la donna più felice del mondo perché, soprattutto, sono con l’uomo che amo. E’ stata travagliata tutta questa storia, ma so che si risolverà nel migliore dei modi, me lo sento.

 

“Decisamente si!”- annuisce convinto.

 

Gli tiro dietro una patatina, che prontamente schiva, facendola finire contro il finestrino. Continuiamo a parlare tranquillamente, poi alla fine, una volta finito di mangiare e pulito tutto, ci rimettiamo in viaggio.

 

















 

                                                                              * * *

















 

Penso di essermi addormentata, anzi, l’ho sicuramente fatto visto che sento qualcuno scuotermi dolcemente. Apro gli occhi e mi scontro con l’azzurro limpido di quelli di Ian.

Mi accarezza piano i capelli e mi da un bacio sulle labbra che io ricambio subito. 

 

“Ti ho portata a casa, ora vado a prendere i bambini.”- mi dice sorridendo.

 

E ancora una volta capisco che mi conosce troppo bene. Apprezzo la sua scelta, arrivare insieme sarebbe stato un controsenso, avremmo fatto solo confusione e basta e la scusa ci siamo trovati per caso non avrebbe retto, non con Nikki. Mi aiuta a scendere dalla macchina e io accetto volentieri il suo invito.

 

“Hai tutto?”- mi domanda apprensivo.

“Certo, si.”- gli sorrido.

“Non combinare danni, tra quindici minuti sarò di ritorno.”- mi beffa.

“Guarda che potrei offendermi.”- dico mettendo su il broncio.

“No, non farlo…”- mormora contro le mie labbra.

 

Questa volta sono io a baciarlo facendolo sorridere. 

Mi da un ultimo bacio e mentre accende la macchina io vado dentro casa. Non appena entro mi butto subito in divano e ogni mio muscolo si rilassa facendomi sorridere beata. Sono stata via solo per un giorno, quasi due, ma mi era mancata veramente casa -i bambini, ovviamente, sono quelli che mi sono mancati di più. Spike mi viene incontro, richiedendo attenzioni, e lo prendo in braccio mettendomelo sopra la pancia. Sta crescendo, ma non è ancora così grosso. Mi lecca il naso felice.

 

“Si, mi sei mancato pure tu.”- gli dico ridacchiando e inizio a coccolarlo un po’.

 

Non so quanto tempo passa, ma quando sento il campanello suonare mi precipito subito verso la porta. I bambini mi saltano in braccio facendomi cadere all’indietro e io gli riempio di baci.

Loro mi sono mancati più di tutti! 

 

“Mamma, ci sei mancata!”- mi dicono in coro.

“Anche voi, tantissimo!”- li bacio ancora su una guancia mentre Ian si chiude la porta alle spalle sorridendomi. Non credo sia il caso di dire loro le novità, prima dobbiamo essere sicuri di tutto. -“Venite, vi ho preso qualcosa.”

 

I bambini mi seguono felici mentre Ian ridacchia divertito. Dalla mia borsa tiro fuori due peluche, un cane, il preferito di Stefan, e un serpente, il preferito di Joseph. 

 

“Grazie mamma!”- mi dice Stefan buttandomi le braccia al collo.

“E’ bellissimo!”- urla Joseph dandomi un bacio sulla guancia.

 

Ian accarezza entrambi i bambini sulla testa, mentre io dico loro di andare a letto perché è tardi. Entrambi, senza fare troppi capricci, obbediscono lasciandoci da soli. Ian, una volta accertatosi che i bambini siano spariti, mi prende per i fianchi e mi attira a se. Mi bacia con tale irruenza da farmi tremare le gambe, ma io lo lascio fare ricambiando il bacio allo stesso modo. Mi morde piano un labbro mentre io mi diverto a scompigliargli i capelli. Quando lo fanno gli altri li ha sempre fulminati, mentre quando lo facevo io -come adesso- se lo lascia fare.

Si stacca da me ansante.

 

“Devo tornare a casa, altrimenti si insospettiranno tutti quanti.”- mi dice accarezzandomi una guancia. So che ha ragione, inoltre anche i bambini potrebbero scendere da un momento all’altro per venire a controllare e sarebbe la fine. -“Tornerò domani, devo solo dirglielo.”

 

Non dice il nome, ma so bene a chi si riferisce.

 

“Ha detto che mi deve dire una cosa di vitale importanza, spero solo che non abbia scoperto qualcosa.”- mormora guardandomi leggermente turbato.

“Vedrai”- gli accarezzo i capelli. -“non sarà nulla.”

“Lo spero.”- mi bacia ancora. -“Ti amo.

“Ti amo anche io.”- gli dico e lo vedo allontanarsi.

 

Dentro di me però nasce un profondo senso di inquietudine.

Perché questo bacio e questo discorso sembrano tanto di allontanamento?

 

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Come vi avevo promesso eccomi qui con il sequel di Una vita senza di te significa non vivere per niente. Il titolo non è il massimo dell'originalità, lo so, ci ho aggiunto solo un 2, ma mi avrebbe turbato parecchio stravolgere completamente anche quello, quindi ho preferito così.
Questo, come avrete potuto vedere, è un capitolo molto diverso degli altri perchè i nostri Nian sono finalmente insieme e... Ho adorato scrivere scene di questo tipo, ma... Si, c'è sempre un ma. Non sarà tutto rose e fiori, vi ho detto che mi amerete e odierete allo stesso tempo, sorry :')
Sostanzialmente non ho nulla da dire su questo capitolo fatto completamente da momenti dolci dei Nian, spero solo che vi sia piaciuto.
Ringrazio ancora tutte voi per il successo che ha avuto la versione precedente di questa storia e spero che questo sequel venga altrettanto seguito visto che molte di voi me l'avevano chiesto e sono stata ben felice, avendolo già pensato, di accontentarvi.
Per quanto riguarda i Missing Moments inizierò oggi a scriverli, non saranno molto lunghi, ma saranno comunque un tuffo nel passato e spero che siano seguiti anche quelli :)
Per adesso, come ho sempre fatto, posterò ogni tre giorni; da settimana prossima, da quando comincerà la scuola, quindi, vedrò di organizzarmi per gli aggiornamenti, ma comunque vi dirò tutto la prossima settimana.
Grazie ancora, alla prossima <3

 
  
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