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Autore: itssostrange    07/09/2015    1 recensioni
E ad Harry Styles non piaceva davvero tutto quello schifo, non gli piacevano neache i jeans larghissimi che portavano tutti quanti.
Ma gli piacevano i Nirvana, gli piaceva la rivoluzione.
Harry Styles era rivoluzione.
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Harry, Louis e i Nirvana.
((Larry))
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N.b. Alcune regole grammaticali o verbi sono volutamente errati nelle parti parlate.

 
 
 
Harry Styles non credeva in nulla.
E non era l'unico.
In quegli anni in cui il metal e tutti i suoi ideali pian piano acquistavano sempre meno credibilità. In cui la bella vita, le macchine grandi, i soldi e la gioia di vivere contavano davvero poco. Anni in cui i ragazzi volevano urlare al mondo che si sentivano soli, che erano tristi, che la droga non poteva davvero essere l'unica soluzione, e i Nirvana gli facevano da tramite. In una Seattle degradata ed eclettica allo sbocco degli anni '90 che gridava rivoluzione da ogni singola strada, ogni singolo sudicio locale, ogni nota di grunge che risuonava ovunque.
E ad Harry Styles non piaceva davvero tutto quello schifo, non gli piacevano neache i jeans larghissimi che portavano tutti quanti.  
Ma gli piacevano i Nirvana, gli piaceva la rivoluzione.
Harry Styles era rivoluzione.
 
Avevano occupato la scuola in quei giorni. O quell'edificio logoro e decadente che avrebbe dovuto essere identificato come scuola. I professori non si degnavano neanche più di recarsi in aula, e a loro tutto quello non stava più bene.
Non che potessero fare chissà cosa, s'intende. Ma almeno si facevano sentire. 
Trovavano tutti estremamente fastidioso che li si etichettasse come piccoli criminali che volevano fare casino solo per i vestiti di merda e un paio di urli con la chitarra. 
Perchè non si trattava di quello. Era tutto molto di più. Era un grido di aiuto. Un grido di libertà. Un grido e basta. 
Lui, Harry, leggeva tanto. Leggeva Nabokov e Bukowski. 
E leggeva con gli altri il giornale tutte le mattine nonostante i soldi scarseggiassero. Si faceva una colletta, semplice. Non serviva essere intellettuali e riunirsi in un circolo di merda per farlo. Non si parlava dell'universo e di come era stato creato il mondo. Loro volevano cambiarlo, il mondo. 
Non credeva in Dio o nell'Inferno.
Harry Styles non credeva in nulla.
E non era l'unico.
Era steso a fumare sulla sua camicia appallottolata a terra nel corridoio, da tre giorni ormai la scuola era occupata. In un orecchio aveva Niall il biondino che in fondo suonava la chitarra e canticchiava Polly, e nell'altro quello che avrebbe dovuto essere il suo migliore amico (Harry stava seriamente rivalutando la questione) Zayn Malik. 
"Zayn te l'ho già detto, non me li metto 'sti jeans sformati, mi tengo i miei 'pantaloni da donna', come li chiami tu, ho lavorato sodo per permettermeli"
Erano mesi che l'amico cercava di convincerlo a togliere quei jeans a sigaretta, ma Harry era stato categorico. Aveva i capelli lunghi e ricci, fregava le camice di flanella e i maglioni extra-large dal padre e dal nonno, ma quei jeans proprio no. E non li avrebbe messi solo per moda, perchè ad Harry Styles non interessava la moda. Se faceva ciò che faceva era solo per sé stesso.
Zayn, moro, occhi scuri, statuario, alzò le mani in segno di resa, ma gli soffiò comunque il fumo in faccia.
Harry continuava a rivalutare la questione del migliore amico. 
"I want some help, to please myself"*(1) canticchiava intanto seguendo Niall alla chitarra.
All'improvviso, un urlo dal piano inferiore fece drizzare tutti sull'attenti 
"Gli sbirri, ci sono gli sbirri, filiamocela!"
E i ragazzi se lo aspettavano, anzi, si stupivano che avessero resistito tre giorni prima di farsi vivi. Raccattarono tutto e iniziarono a correre. 
E da lì in poi, il caos. 
Harry non riusciva neanche più a vedere dove metteva i piedi, si divincolava, correva, cercava di non inciampare. Finì che lo ammanettarono. Lui, Zayn, Niall e la sua chitarra, e un'altra decina di ragazzi e ragazze. Li spinsero malamente giù per le scale e, arrivati fuori, un ragazzo in divisa aprì la portiera di una delle macchine, quella in cui stavano portando il riccio. Sembrava avere solo qualche anno in più di lui, e occhi azzurri che poche volte capitano nella vita. 
Quella, signori miei, fu la prima volta in cui Harry vide Louis Tomlinson.
 
Arrivarono in centrale.
Harry era terribilmente annoiato.
Non era la prima volta che finiva lì.
C'era stata quella del "Meno sbirri più sborra" e "Date fuoco ai nostri sogni e osate chiamarci gioventù bruciata" scritti su un muro. Lui e Zayn. Beccati sul fatto.
O quella della manifestazione in piazza. 
O l'altra occupazione della scuola.
Insomma, in tutti i casi era lui ad avere ragione. 
E aveva già sbuffato dodici volte.
Sul serio. 
Le aveva contate. 
"Bene bene, ci rincontriamo"
Perfetto. Il capo della polizia era completamente idiota. 
"Lo sapete, ragazzi, che occupare la scuola è considerato reato?"
E anche sarcastico. Perfetto al quadrato. 
"Beh sa, l'abbiamo dedotto dal fatto che siamo stati ammanettati e portati qui"
Era stato Zayn a parlare.
"Avete intenzione di continuare a fare questo per tutta la vita, mh?" 
In quel momento entrò in stanza il ragazzo con gli occhi azzurri, attirando l'attenzione dell'uomo.
"Hey figliolo, vieni qui" 
Ah.
"Porta questi documenti al direttore e accompagna fuori questi buoni a nulla" poi si voltò verso i ragazzi "Ve la siete cavata questa volta, dato che non siete coinvolti solo voi. E non servirebbe a niente multarvi ora, tanto non imparate la lezione, vero Styles?" 
Il riccio trattenne una risata. 
"Ma alla prossima bravata vi butto dentro. Siete avvisati." 
Era una situazione ridicola. 
Harry era arrabbiato. 
E odiava dal profondo del cuore quel ragazzo che li stava accompagnando alla porta. 
Non li capiva i giovani in divisa. 
Ma uscito da lì, tornò a respirare. 
 
***
La prima volta che Harry e Zayn si incontrarono, fu ad una festa a quindici anni.
Zayn si era ubriacato troppo, e Harry l'aveva portato a casa sua in spalla e gli aveva dato una mano.
Fine della storia.
Ora di anni ne hanno diciotto. 
E sono praticamente in simbiosi.
Fanno tutto insieme, dai graffiti al comprare i cd in quel negozio sfigato all'angolo.
Si coprono le spalle a vicenda. 
Harry aiuta Zayn, e Zayn aiuta Harry. 
Di nuovo fine della storia.
Quella sera erano in un locale.
Puzzava di alcol e faceva schifo, ma non importa. 
Erano lui, Zayn, Niall, e qualche altro ragazzo di cui non conosceva esattamente il nome. Uno forse si chiamava Brian, ma non ne era sicuro.
Il loro tavolo era avvolto da una nube di fumo e coperto di mozziconi di sigaretta.
C'era un sacco di gente che urlava, sicuramente si erano fatti qualcosa di pesante. L'eroina andava alla grande da un po'. Era il nuovo fronte della libertà, dicevano tutti. Harry in realtà, di libertà non ci vedeva proprio nulla. E lui e il suo giro erano tra i pochi che ancora non si erano fatti trascinare in questo tripudio di droghe. Per nessun motivo in particolare. Semplicemente gli interessava più fare qualcosa di concreto che farsi di bianca.*(2)
A un certo punto un ragazzo arrivò al loro tavolo sventolando le mani in aria. Era Liam. Un tipo apposto.
"Ragazzi, ma lo sapete che quei coglioni di Axl Rose e Cobain si sono picchiati a Mtv?"
"Cazzo Lì ma che ti inventi?" rise Niall
"No, no, ve lo giuro, me l'ha detto il cugino del ragazzo di mia sorella che era lì. Pare che Courtney la puttanella abbia preso per culo Rose e i due sono venuti alle mani" 
"Ah, non la capirò mai quest'ossessione di Kurt di difendere quella donnetta, a me non piace per niente." rispose Zayn.
"Il coglione è innamorato, lei invece sarebbe capace di ucciderlo un giorno" 
Tutti si guardarono intorno, non era stato nessuno di loro a parlare.
Il primo a capire fu Harry. 
Il figlio del capo della polizia era lì a un paio di passi dal tavolo. Riconoscibile solo dagli occhi azzurri.
Aveva un paio di logori jeans strappati, una canotta che era il doppio di lui e i capelli castani sparati in tutte le direzioni.
"Che ci fai qui tu?" chiese il riccio con una confidenza che non si sa da dove avesse tirato fuori. L'altro sollevò il drink che aveva in mano. 
"Posso sedermi?" 
Qualcuno annuì, sospettoso. 
"Il tuo paparino lo sa che sei qui?" esordì Niall
"No, vuoi che mi disconosca?" rise il castano. 
C'era una nota di isteria nella sua voce. Ed Harry la percepì.
"Io sono Louis, comunque"
"Sei francese?" chiese forse-Brian
"No. Nato e vissuto nello schifo di Seattle" 
Silenzio.
"Hey amico, da bere per tutti" urlò il castano al cameriere che stava passando tra i tavoli. 
 
Un'ora e mezza dopo, senza nessuna spiegazione, Harry era nel bagno di quel locale di merda (ma non importa), con Louis che gli faceva un pompino. Forse aveva bevuto troppo.
Gli tirava i capelli castani mentre l'altro lo guardava fisso con gli occhi azzurri.
Troppo azzurri.
Facevano quasi male.
Harry si sentì svenire.
Un po' per l'orgasmo che stava appena avendo, un po' per gli occhi di Louis, e un po' per l'alcol.
Okay.
Forse tanto per l'alcol. 
Cadde a terra e perse i sensi.
 
***
Quando Harry si risvegliò era su un divano. 
Un divano che non era il suo. 
Nè quello di Zayn. 
"Cazzo che mal di testa" biascicò provando a rimettersi seduto.
"Ci credo" 
Harry voltò la testa furiosamente. Brutta, bruttissima idea. Sentì tutto rovesciarsi e qualche secondo dopo stava vomitando anche l'anima.
"Cazzo che merda" ripeté la voce "Mi hai sporcato tutto amico"
Il riccio pensò per un attimo che lui quel tono acuto e leggermente isterico lo conosceva. Ma decise diplomaticamente di ignorarlo.
"Perché cazzo sono qui?" 
"Hai perso i sensi in bagno" 
"Fin qui c'ero arrivato, grazie. Ma perché cazzo sono qui e non a casa mia o da Zayn?" 
"Pronto? Erano già andati tutti via da più di mezz'ora. C'eri anche tu mi pare, o ho spompinato il tuo ologramma?"
Fantastico, Louis aveva lo stesso sarcasmo del padre.
"Fanculo" 
"Calmati, ti prendo un'aspirina"
"Non voglio nulla da te. Vado via."
E ovviamente cadde a terra appena mosso il primo passo. 
"Fermo" la voce del castano era stranamente gentile mentre lo aiutava a rialzarsi e stendersi "Lascia che ti aiuti" 
Il riccio fece due calcoli e capì che era la cosa meno controproducente, e Louis gli trasmetteva calore, in un certo senso.
"Tieni ragazzino, prendi questa" 
Harry bevve tutto d'un sorso, mugugnando. 
"Quindi questa è casa tua?" 
"Sì, casa mia" 
"Minchia, i soldi di paparino fanno miracoli" constatò il riccio. Quella casa era più grande e messa meglio della sua, in cui viveva con i genitori e le due sorelle.
"L'ho comprata coi miei soldi, ragazzino"
"Sì certo, certo. Lavorando per paparino"
Louis lo fissò intensamente, quasi volesse perforargli l'anima.
"Tu mi odi, vero?" 
"Già" 
"Non è come credi"
"Sbirro di merda" 
Silenzio.
Il castano avrebbe voluto spiegare, davvero. Non aveva mai dato spiegazioni a nessuno, non gli importava. Ma a quel ragazzo doveva spiegare. Voleva dirgli cose del tipo 'Ho bisogno di soldi', o 'Neanche a me sta bene tutto questo'. Ma a che scopo? Sarebbe sembrato un codardo. O forse lo era.
E Harry aveva gli occhi così verdi, e così infuocati. E si vedeva che non gli piaceva davvero tutto quello schifo, non gli piacevano neanche i jeans larghissimi che portavano tutti quanti.
Ma gli piacevano i Nirvana, gli piaceva la rivoluzione.
Harry Styles era rivoluzione.
"Mio padre non mi parlerebbe più, perderei tutto"
"Meglio barbone che venduto"
Silenzio.
Louis accese una sigaretta. 
Harry fece lo stesso.
Non parlarono più per quella che può essere calcolata come un'eternità, o mezzo pacchetto di sigarette ognuno. Dipende dai punti di vista.
Fin quando quelle di Louis finirono e ne sfilò una dalle mani del riccio. 
"Perchè?"
"Così devo ridartela e ho una scusa per rivederti"
Era l'alba.
Harry si alzò e andò via senza salutare.
 
***
"Smettetela di lamentarvi, vi avevo avvisati"
 Zayn mostrò il dito medio. Harry sbuffò. E Niall rise.
Erano dietro le sbarre da un'ora ormai, e il riccio iniziava ad innervosirsi. Graffitismo, di nuovo. E disturbo della quiete pubblica. 
Stavano solo canticchiando con la chitarra di Niall. E a quanto pare dopo mezzanotte era considerato disturbo della quiete pubblica. 
Ed Harry pensava che, cazzo, quella città faceva schifo, che non poteva neanche strimpellare una chitarra, che porca puttana Louis era lì, immobile, e lo guardava senza dire una fottutissima parola. 
Stava iniziando a dare di matto quando finalmente una ragazza dai lunghi capelli castani entrò. Aveva una camicia a quadroni decisamente gigantesca.
Era Gemma, la sorella maggiore di Harry. 
"Il ricciolino è mio, lasciatelo andare" disse subito poggiando una manciata di soldi sulla scrivania di Mr. Tomlinson, che le riservò un'occhiata burbera. Nonostante ciò, non poté controbattere, e aprì le sbarre della piccola cella alla fine della stanza (era lì per le emergenze) per farne uscire Harry.
Gemma parlò di nuovo, ridendo un po'
"Ragazzi, i vostri soccorsi stanno arrivando" 
Zayn e Niall alzarono i pollici in segno di okay e le sorrisero. Subito dopo lei e il riccio sparirono dietro la porta. 
"Hey" li chiamò una voce da lontano prima che potessero uscire definitivamente da quel posto.
Era Louis.
"Che cazzo vuoi?" 
"Harry, mi dispiace"
"Fanculo" 
Il castano alzò una mano per sfiorarlo
"Fanculo non toccarmi"
In un paio di secondi, il riccio era sparito.
E Louis sentiva un vuoto enorme al centro del petto.
 
***
La prima volta che Louis si innamorò, aveva quindici anni. Lui era bello, con capelli e occhi nero corvino.
Si misero insieme, e Louis diede il suo primo bacio e fumò la sua prima canna. 
La prima volta che Louis capì il significato della parola ingiustizia, il suo ragazzo era dietro le stesse sbarre in cui era stato Harry quella sera, per aver mostrato il dito medio a un poliziotto. Oltraggio a pubblico ufficiale, dicevano. Ma il poliziotto l'aveva insultato. E lui si era solo difeso. Louis credeva che tutto ciò non fosse giusto. Lo disse al padre, in caserma, davanti a tutti. 
Louis venne picchiato la sera stessa, e raccontò in giro che l'occhio nero se l'era fatto in una rissa. 
Il ragazzo dai capelli neri lo lasciò, e lui in un certo senso lo capiva. 
Louis non disse mai più nulla al padre, e si limitò ad essere sé stesso solo di notte.
Ora a ventidue anni c'era Harry, e Louis aveva visto in lui il fuoco, la grinta, e tutto ciò che c'è di bello al mondo. Harry lo odiava e lui lo capiva, si odiava un po' anche da solo. 
La verità è che a Louis non andava più a genio tutto quello. Non gli andava più a genio quella città. Nè tantomeno l'America in generale. Non sopportava più quella vita di merda. Non sopportava i locali di sballati la sera in centro. Era tutto vuoto. Tutto troppo. Tutto brutto.
È sempre stato un tipo tranquillo Louis, con le sue tranquille sigarette, e il suo tranquillo carattere di dubbia simpatia. 
Sì, Louis è un po' antipatico, a dirla tutta, ma non può farci nulla, è nato con la diffidenza nel sangue.
Ma la rivoluzione la voleva per sé stesso. 
È più un tipo da Parigi lui. Un tipo da locali pieni di fumo con musica rock a basso volume. Un tipo da farsi fare un pompino su un terrazzo guardando la Tour Eiffel e bevendo una birra.
Ringhiò di rabbia e tirò un pugno al muro. 
Poi, come poche volte si concedeva di fare, pianse.
 
***
"Harry, ti prego" 
Il riccio era tentato di sbattere la testa al muro, e stava per farlo, davvero. Fu il castano a tenerlo fermo per le spalle. 
"Come porca puttana hai fatto a sapere dove abito?" 
"Ho chiesto a mio padre" 
Harry riprovò a sbattere la testa al muro di nuovo, e di nuovo venne fermato. 
"Che cazzo vuoi da me Tomlinson? Me lo spieghi?" 
"Volevo chiederti scusa"
"Che cazzo mi servono a fare le tue scuse, io ti conosco a malapena e non mi interessa farlo"
"Harry"
La voce del castano era sicura e gentile
"Mi piacciono i tuoi occhi" 
"Eh?" 
"Sei forte, Harry. Io no, io sono un codardo. Ma tu sei forte, sul serio"
Il riccio vacillò per un momento
"Ce l'hai quella sigaretta?"
Louis annuì senza distogliere gli occhi dai suoi, lentamente la sfilò dalla tasca e gliela porse. Harry senza troppi convenevoli la accese.
"Non è che non mi piaci proprio" sussurrò il riccio in imbarazzo "È che sei un vigliacco di merda, e potresti fare di più nella tua vita"
Il castano annuì, non poteva ribattere, aveva ragione.
"E io non ce la faccio più" 
Harry stava di nuovo sussurrando quando disse questa frase, sedendosi sul letto e aspirando un po' di fumo. 
Il castano lo raggiunse poco dopo.
"Ce la fai, Harry"
"I feel stupid and contagious."*(3) 
"Sh" 
Senza nessun preavviso Louis gli accarezzò una guancia. Ed Harry Styles, il ritratto dell'arroganza e della tenacia, si lasciò sfuggire un paio di lacrime.
"Fanculo" disse subito "È tutto uno schifo" 
Il castano continuava a sfiorargli la guancia con le dita, fin quando si avvicinò a lui in una mossa rapida poggiandogli un delicatissimo bacio sulle labbra. Il riccio involontariamente sorrise
"Sei caldo"
"Tu sei di fuoco, Harry"
E si baciarono di nuovo, incrociarono le lingue, senza una ragione. Harry non era sicuro di quando aveva deciso che nonostante odiasse Louis poteva comunque baciarlo. E che nonostante lo odiasse forse un po' gli piaceva. Louis invece non era sicuro di quando aveva deciso che per Harry ne valeva la pena. Forse dopo quel pompino. O anche prima. 
A proposito. 
"Scusa per quel pompino di merda" sussurrò sulle labbra dell'altro.
"Dimentichiamolo" fu la risposta di Harry. 
Rimasero così per un po', a baciarsi senza ritmo o motivo preciso. Il riccio sa solo che non ricordava neanche più quando aveva baciato qualcuno e gli fosse piaciuto così tanto.
 
***
Harry scoprì tante cose di Louis. Che sapeva suonare la chitarra, ad esempio. E sapeva fare Smells like teen spirit quasi meglio di Cobain. Scoprì che anche lui leggeva Bukowski. Scoprì che fumava solo Marlboro, e beveva solo Tequila. Scoprì che sognava un altro mondo, un'altra vita. Scoprì che i suoi occhi quando era eccitato diventavano ancora più brillanti. Scoprì che gli piaceva farsi accarezzare i capelli da lui. Scoprì che non sembrava un antipatico di merda, lo era, ma ad Harry cercava sempre di trattarlo bene. 
Harry scoprì tante cose di Louis.
E Zayn lo prendeva in giro per questo.
Diceva che si era innamorato come un coglione.
Ma il riccio lo sapeva che era felice per lui, era solo troppo orgoglioso per ammetterlo. 

*** 
"A volte odio essere un poveraccio sapete, potevamo andare al concerto dei Nirvana dopodomani" Niall aveva ragione, non si erano potuti permettere neanche il biglietto. 
“Hey Lou” salutò Zayn con un cenno della mano. 
Gli altri ragazzi si voltarono, e lui si sedette accanto a loro ricambiando. Stava per dare un bacio ad Harry quando quello si scansò. “Dov'eri finito? E' un'ora e mezza che ti aspetto”
“Scusa Harry, è che mio padre..”
“Fanculo. E' da un mese che va avanti questa storia. Mi avevi promesso che avresti fatto qualcosa.” “Sì Harry, lo so. E' che..” non finì quella frase, che probabilmente un finale non ce l'aveva, il riccio aveva ragione. 
“Fanculo” concluse allora Harry, alzandosi e andando via.
Calò il silenzio per qualche minuto.
"Sai" iniziò Zayn "Tu mi piaci, sei un tipo abbastanza apposto. Ma non voglio vedere il mio amico così. Ha messo in discussione sé stesso per stare con te. Per stare con uno in divisa, anche se tu quella divisa non vuoi. Quindi fai uno sforzo e scegli cosa preferisci perdere." 
Louis lo fissò negli occhi scuri.
"Io lo voglio Harry, ma è difficile" 
"Nulla è semplice piccolo sbirro, caccia le palle" sentenziò Niall buttando giù uno shots "Cazzo, questa roba brucia" 
E fu un attimo. Louis non ricordava esattamente quando aveva deciso che per Harry ne valeva la pena, ma l'aveva deciso. 
 
***
"Io mollo"
"Molli cosa?" chiese Harry con la faccia di chi aveva sentito quella frase già un miliardo di volte. Non sapeva nemmeno perché dopo mezz'ora si era convinto a far entrare Louis in casa, era ancora arrabbiato con lui dalla sera prima.
"Il mio lavoro di merda"
"È la millesima volta che lo dici Louis"
"Stavolta mollo davvero Harry. Il lavoro e questo schifo di città"
Il riccio ebbe un sussulto e il cuore gli vacillò nel petto
"Che cazzo vuol dire? Che te ne vai e mi lasci qui?"
"Ma sei coglione?"
Louis sembrava davvero offeso, ed Harry si sentì un po' in colpa per averlo pensato. Il castano tirò fuori dalle tasche dei jeans rovinati due coppie di biglietti sgualciti, e il riccio ci mise un po' per capire cosa fossero.
Nirvana Live-Nevermind Tour. 19/10/1992, ore 22:00.
Volo Seattle-Parigi. 20/10/1992, ore 11:30. Sola andata. 
Cazzo. 
"Lascia quella scuola Harry, lascia questo posto e vieni via con me"
Harry guardò Louis. Poi i pezzi di carta. E poi di nuovo Louis. 
Gli saltò addosso così forte che caddero entrambi a terra. Harry pianse. E dopo un po' pianse anche Louis. Fecero l'amore così intensamente che Louis sentì ogni più piccola parte del suo corpo pervasa di Harry. 
"Hey Har"
"Dimmi Lou"
"Sei sicuro di voler venire via con me? Cioè, lo so che sei sicuro di voler venire via. Ma, con me?"
Il riccio sbuffò, se vedeva lontano un miglio che era completamente perso per Louis, ma lui sembrava non volerlo comprendere.
"Ti amo"
Il castano perse dieci anni di vita.
"Cos.. eh?"
"Ti amo Lou" ripeté il riccio ridacchiando "E sì. Voglio sia andare via che andare via con te. Più andare via con te che andare via e basta"
Louis, sul suo petto, era arrossito, ed Harry decise che stava diventando tutto troppo sdolcinato per i suoi gusti
"Ma soprattutto voglio sentire i Nirvana che squarciano la notte come una motosega" aggiunse quindi. Il castano sorrise. 
"Ti amo anch'io Harry" 
 
***
I due giorni seguenti furono così irreali che Harry non memorizzò neanche tutto alla perfezione.
Ricordava che Cobain era più alto di quanto aveva immaginato. E che quei tre ragazzi spaccavano dal vivo. Grohl era un asso alla batteria, avevano fatto bene a tenerselo stretto. Lui aveva urlato, finalmente. Aveva parlato con un sacco di ragazzi. Gli aveva detto che stava per trasferirsi a Parigi, e loro gli risposero che hey, ce l'aveva fatta. Il concerto era bello, rilassante, c'era chi fumava, chi ascoltava solo, chi ballava, chi gridava. 
Era in prima fila lui, perché Harry non poteva farsi scappare la prima fila, e in un attimo di silenzio aveva urlato
"Kurt, grazie per aver urlato al mondo quello che penso"
Cobain aveva riso e
"No problem man, we help each other" rispose alla voce nel pubblico. Alla voce di Harry.
Ricordava di aver baciato Louis, di averlo visto felice, di averlo visto gridare, di averlo visto libero, finalmente.
Il viaggio in aereo il giorno dopo fu strano, un po' per la stanchezza e un po' perché Harry un aereo non l'aveva mai preso. 
"Come stai Harry?" chiese Louis preoccupato vedendo il riccio guardarsi continuamente intorno.
"Mai stato meglio" 
I suoi genitori avevano sorriso quando si era presentato davanti a loro con la valigia in mano. Sua sorella aveva pianto, perché gli sarebbe mancato, ed Harry le fece promettere di lasciare quel buco di culo al più presto.
Il castano gli prese la mano e lo baciò, suo padre avrebbe dato di matto, e lui stava già ridendo, fanculo a quell'uomo e a tutto il resto. Avevano soldi da parte, lui abbastanza, Harry un po' meno. Ma ce l'avrebbero fatta.
Quando scesero a Parigi era tutto un abbaglio, si vedeva la Tour Eiffel ovunque, ed era tutto così colorato, così pulito, che Louis si lasciò sfuggire un paio di lacrime. Volle subito comprare un pacco di sigarette francesi, mentre Harry divorava un croissant alla crema. I muri erano pieni di graffiti, andavano forte a Parigi in quegli anni scoprirono. 
"Lou, promettimi una cosa" biascicò il riccio con la bocca piena.
"Dimmi Har" 
"Che non torniamo più in quella merda di Seattle, a meno che non succede qualcosa di importante"
"Tipo?"
"Tipo che muore Cobain"
Il castano ridacchiò 
"Sì amore, te lo prometto"
Harry arrossì, perché era la prima volta che Louis lo chiamava amore.
Ed era tutto così calmo. 
Harry aveva fatto rivoluzione.
 
***
9 aprile 1994.
Harry pensò che Seattle forse era migliorata un po' da quando era andato via, anche se non si poteva dire esattamente, essendo tutto chiuso, e completamente silenzioso.
Nessuno osava produrre il minimo rumore. 
Il giorno prima era comparsa la notizia su tutti i giornali, e il mondo aveva vacillato un momento: Kurt Donald Cobain trovato morto, probabilmente da 4 giorni, nel garage di casa sua, a Seattle. Un colpo in testa ed eroina nel sangue.
Erano tutti in piazza, i ragazzi di un tempo. Harry riabbracciò Zayn e sua sorella Gemma, li sentiva spesso ma non li vedeva da quando era andato via, e sembrò non fossero stati separati neanche per un attimo. Fece anche un cenno a Niall, già pronto in fondo alla piazza con la chitarra in mano, e si strinse a Louis strofinando il viso sul suo maglione. 
Stava piangendo. 
Cobain era morto. 
Kurt Cobain era morto. 
Il portavoce della sua generazione. 
Della generazione X.
Era morto. 
Harry li aveva visti i suoi occhi a quel concerto, era forte ma troppo piccolo per resistere da solo. E il mondo l'aveva schiacciato. I media, la pressione, la droga. 
Louis gli accarezzò dolcemente i capelli e vi lasciò sopra un bacio, senza riuscire a sorridere. 
Si sedettero tutti.
Dopo qualche secondo Niall partì. Iniziò dalla prima canzone. Poi passò alla seconda. E così per ore. Una chitarra acustica, un amplificatore e centinaia voci che cantavano piano assieme. 
Era un tributo. Un urlo di libertà anche quello. Che erano cresciuti. Che erano vivi. Che avevano qualcosa in cui credere. 
Louis a un certo punto sopirò.
"L'avevo detto io che Courtney l'avrebbe ucciso"*(4)
Harry sorrise. 
"Fanculo Courtney" urlò a piena voce il castano. 
Tutti applaudirono. 
Erano felici in fondo. 
Erano vivi e felici. 
 
 
 
*(1). "Voglio un po' d'aiuto, per piacere a me stesso." Nirvana, Polly.
*(2). Per chi non lo sapesse come 'bianca', si intendono alcune droghe, come la cocaina, o l'eroina, appunto bianche.
*(3). "Mi sento stupido e contagioso". Nirvana, Smells like teen spirit.
*(4) Ci sono alcune teorie e documentari che sostengono che sia stata Curtney Love, la moglie di Cobain, a ingaggiare qualcuno per ucciderlo. 
 
Bene bene, se siete riusciti ad arrivare fin qui salve a tutti. Spero di essere riuscita a rendere questa storia come volevo, anche se ne dubito. 
Ho cercato di attenermi il più possibile alla realtà e agli avvenimenti davvero accaduti, ed inserirci dentro Harry e Louis, e ho cercato di documentarmi anche sulle piccole cose, come ad esempio la moda dei graffiti a Parigi negli anni '90. 
Spero si sia capito perché Harry odia chi ha la divisa e che non volevo ricreare i soliti cliché dei ragazzi ribelli che sfasciano cose e si drogano. Perché, anche se ce n'erano molti, non è la mia visione delle cose, e la rivoluzione grunge, come ho cercato di spiegare, era tutt'altro che quello.
Quindi un bacio e tutti, e se vi va lasciatemi una recensione.♡
 
 
 
 
 
   
 
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