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Autore: _Akimi    07/09/2015    1 recensioni
EXTRA-SEQUEL DI HARUKAZE - [Haruka x Nagisa]
"Non poteva promettere al più piccolo qualcosa che non avrebbe potuto mai risolvere. Per questo preferiva nuotare, perdersi in acque profonde, sentire le voci sommesse dalla densità di una piscina, del mare, dell'oceano.
Odiava dover affrontare tutto ciò che rimaneva fuori : le persone pretendevano, desideravano l'impossibile e concepiva il dolore di Nagisa.
Era lo stesso che l'aveva obbligato ad allontanarsi dalla società, ad isolarsi mentalmente da essa per non sentirsi strano o diverso."
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Haruka Nanase, Nagisa Hazuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Childhood Blues'
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Prefazione :  Per chi non avesse letto la fanfiction precedente "Harukaze", questa potrebbe essere in ogni modo concepita come semplice one-shot. Ci sono, in ogni caso, alcuni riferimenti ad avvenimenti precedenti e quindi vi consiglio di leggere prima Harukaze!
 


 
AITAI

Il telefono di Haruka vibrò una volta e poi ancora, infastidendo il ragazzo che era occupato a sistemare alcuni scatoloni nell'appartamento.
Si era trasferito da una settimana e non mancava molto all'inizio dei primi allenamenti così come all'inizio del terzo anno nella scuola superiore di Iwatobi.
Non poteva ancora credere che avrebbe cominciato un nuova vita nella capitale. Era strano pensare che Tokyo sarebbe diventata la sua città, anche se sarebbe rimasto legato sentimentalmente ad Iwatobi. La città in cui era nato, in cui era cresciuto e in cui aveva incontrato le persone a cui teneva di più.
Sapeva di non essere mai stato espansivo, di non aver mai detto ai suoi amici ciò che provava per loro apertamente, ma sperava che avessero compreso quanto fossero stati importanti per lui. E lo sarebbero stati anche ora, ormai impegnato ad occupare con le sue vecchie cose il nuovo appartamento a Tokyo.
Provava un po' di malinconia nell'aprire quelle scatole marroni scoprendo all'interno ricordi di quanto era solo un bambino : c'erano un paio di foto del Club di nuoto delle elementari, Rin che sorrideva con quei suoi strani denti aguzzi, Makoto con gli occhi socchiusi e le labbra increspate come sempre e infine Nagisa... i capelli biondi che gli coprivano la fronte e quelle iridi magenta che fissavano l'obiettivo della macchina fotografia e che ora sembravano osservare proprio Haruka.
Un Haruka non molto diverso da quello dello scatto : aveva sempre la stessa espressione incomprensibile agli occhi di tanti, ma si era divertito durante quegli anni.
Gli mancavano le mattine in cui Rin insisteva nel dire che era più veloce di lui, i pomeriggi passati ad osservare il tramonto dalla lunga strada che portava a casa di Makoto e ancora, le notti trascorse a casa Nanase con un piccolo Nagisa che si addormentava nel suo letto dopo ore e ore di chiacchiere che parevano non finire mai.


La sua era stata una bella infanzia, non si era scordato neppure del momento in cui aveva visto Rin andare via, per poi ritornare in Giappone anni dopo.
Il loro era sempre stato uno strano rapporto, ma il rosso, nonostante i primi litigi, aveva riacceso una fiamma nel petto di Haruka che l'aveva abbandonato molto tempo prima. Nuotare con Rin era una costante gara anche contro sé stesso, cercando di superare i propri timori e le proprie difficoltà.
Ed anche per questo, ora che la scuola superiore era divenuta passato, si ritrovò a ringraziare Nagisa per aver insistito nel formare un club nell'istituto che frequentavano i tre amici d'infanzia.
Se non fosse stato per il biondo, probabilmente Haruka non avrebbe avuto occasione di poter ricordare tutti quei momenti, osservando ogni singola foto che avrebbe successivamente impreziosito quell'appartamento vuoto.
Non si sarebbe dimenticato neppure degli ultimi tre anni quando, silenziosamente, aveva visto uno strambo ragazzo occhialuto imparare a nuotare, quando una ragazzina dai capelli rossi li aveva aiutati a riorganizzare il club e quando un buffo uomo-pizza era ritornato sulla sua vecchia strada, dando loro gli ultimi insegnamenti per diventare una squadra.


Haruka sapeva a quanto avrebbe dovuto rinunciare trasferendosi lì, ma c'era un qualcosa nell'aria di Tokyo che lo convinceva a proseguire la sua vita nella capitale.
Gli bastava affacciarsi alla finestra, intravedendo la vermiglia punta della Torre della città per sapere che c'erano nuovi ricordi ad attenderlo.
Nuovi incontri, nuove aspettative e anche nuove paure.
Perché sì, Tokyo era forse troppo grande per un ragazzo giunto dal mare, era troppo caotica, colpa di insegne luminose, di persone, di macchine.
C'era ancora molto che gli occhi azzurri di Nanase dovessero scoprire e temeva che non si sarebbe mai abituato a quella vita.
Non si sarebbe più voltando indietro, vedendo Makoto sorridergli, non ci sarebbe stato nessun parlottio sottomesso di Rei e Nagisa che, come sempre, si mettevano a discutere su futili argomenti.
Rin era di nuovo lontano, chilometri di piccole gocce di acqua salata li dividevano e la linea dell'orizzonte sull'oceano ad Iwatobi non pareva la stessa di Tokyo.


Decise di allontanare quei pensieri malinconici dalla testa, fermandosi per pochi attimi dal sistemare scatoloni. Era ormai da giorni che proseguiva così e un po' di pausa avrebbe solamente giovato alla salute e alla mente.
Si sedette sul tatami, portandosi alle labbra un bicchiere di acqua fresca. Lo riappoggiò a terra ed osservò come il liquido trasparente prendeva la forma del vetro, muovendosi lentamente non appena Haruka allungò il braccio al tavolino vicino a sé.
Afferrò il cellulare che aveva continuato a vibrare per un paio di minuti e lo avvicinò all'orecchio senza controllare a chi appartenesse quella chiamata.


-Haru-chan, perchè ci hai messo così tanto a rispondermi?!-
Una voce acuta riecheggiò nella sua testa, dapprima infastidendolo per poi poco a poco scemare, lasciando che un sorriso impercettibile illuminasse il volto del ragazzo moro.
Che sciocco, si era dimenticato di quel giorno.
Si era allontanato da Iwatobi durante le vacanze primaverili, prendendo il treno di andata e di ritorno più di una volta visti i numerosi scatoloni che avevano occupato la sua stanza. I suoi genitori l'avevano aiutato nell'ultimo periodo con il trasloco, portandolo in macchina fino alla capitale.
Durante il tragitto non avevano mai parlato molto, ma quando si congedarono, appoggiando l'ultimo pacco del ragazzo, sua madre l'aveva abbracciato e si era messa a piangere.
Non aveva mai visto il viso dei propri genitori solcato dalle lacrime e per quanto si fosse sentito imbarazzato da quell'improvvisa dimostrazione d'affetto, ricambiò l'abbraccio con il cuore colmo di tristezza.
Quel giorno, tuttavia, una parte di Iwatobi sarebbe giunta solo per lui a Tokyo. Dopo più di una settimana alle prese con la nuova vita, avrebbe avuto occasione di distrarsi un po' e condividere la capitale assieme a qualcun altro.


-Non usare il -chan.-
Salutò così il ragazzo dall'altra parte della cornetta sentendolo sospirare e agitarsi come era solito fare.
Diamine, erano passati solamente 7 giorni,eppure aveva sentito la sua mancanza. Aveva sentito la mancanza dell'ultima volta con i suoi compagni quando, finita la consegna dei diplomi, si erano buttati assieme nella piscina all'aperto del club.
E quella giornata si era conclusa velocemente, con un bacio fugace sulle labbra e un abbraccio che preannunciava un futuro incontro.
Nagisa, infatti, aveva insistito così tanto per poter passare un po' di tempo con Haruka a Tokyo e con la scusa di portare un ultimo scatolone dimenticato dal più grande, non aveva aspettato un attimo di più a fiondarsi sul primo treno verso la capitale.
Haruka se ne era completamente scordato e il tono annoiato di Nagisa non presagiva nulla di buono, anche se era certo che il più piccolo non fosse realmente arrabbiato con lui.


-Ti sto aspettando da più di un quarto d'ora in stazione, quindi ho tutto il diritto di chiamarti Haru-chan!-
Immaginò il ragazzo dondolare da una parte all'altra con le guance gonfie come quelle di un bambino. Haruka era certo che avesse attirato l'attenzione con quel cespuglio di capelli chiari e gli occhi magenta. Erano una rarità per un orientale, ma Nanase trovava l'aspetto del compagno buffo e grazioso al tempo stesso.
-Devo comprare dello sgombro...-
Bisbigliò al telefono, sperando di trovare un negozio in cui lo vendessero.
Dal momento che Nagisa si sarebbe fermato alla notte lì, aveva intenzione di preparare una buona cena per entrambi dopo aver girovagato per la città. Era certo che il ragazzo non avrebbe smesso di portarlo da una parte all'altra, obbligandolo a camminare per l'intera giornata. Non che non gli facesse piacere, ovviamente, tuttavia sperava che Nagisa non avesse intenzione di apprezzare anche la vita notturna di Tokyo.
Haruka non aveva mai trovato i luoghi affollati interessanti né tanto meno l'idea di conoscere nuove persone di sua spontanea volontà, ma conosceva abbastanza bene il compagno e l'ipotesi di ritrovarsi accidentalmente in qualche strano locale non era così improbabile.


In ogni modo, avvisò il ragazzo che sarebbe uscito a breve e che data la distanza tra il suo appartamento e la stazione, ci avrebbe messo un quarto d'ora o forse più per raggiungerlo.
Sapeva che Nagisa non amasse aspettare, sopratutto se si trovava da solo in un posto vasto quanto la stazione di Tokyo.
La metro che collegava tutti i quartieri della città non era colma di gente, certo, a confronto dei mezzi pubblici di Iwatobi parevano lo stesso molte persone, ma Haruka riuscì a trovare un posto libero dove appoggiarsi.
Come immaginava, Nagisa lo chiamò un'altra volta non appena si sedette vicino alla porta di uscita. Il più piccolo urlava così tanto che riuscì ad attirare l'attenzione di un'anziana donna a fianco di Haruka che, tuttavia, si limitò a sorridere imbarazzata al moro.
Non gli importava un granché di ciò che potevano pensare gli altri di loro due : anche ad Haruka, per quanto non l'avrebbe mai detto esplicitamente, era mancata la presenza costante di Nagisa, poterlo vedere saltellare in giro, scherzare con i suoi compagni o abbuffarsi di dolci comprati nel suo negozio preferito.
Nagisa era sempre allegro, spontaneo e sincero.
Erano queste le qualità che preferiva di lui perchè lo sapeva bene, erano troppo diversi nei modi di fare e di parlare. Haruka non apprezzava raccontare la sua giornata, provare nuove cose e fare nuove esperienze che lo intimidivano.
Nagisa alle volte sapeva essere davvero ingenuo, ma era la sua impulsività a renderlo agli occhi del più grande imprevedibile, folle, dolcemente folle.
Gli piaceva il modo in cui lo chiamava e sapeva quanto Nagisa si divertisse sentirlo lamentarsi per quello sciocco "-chan". Era qualcosa che portavano avanti da quando erano bambini e non avrebbero mai smesso, probabilmente.
Con quei pensieri, perse buona parte delle parole che il biondo gli bisbigliò tramite telefono. Era certo che fosse teso per l'inizio della scuola, che fosse preoccupato per il club di nuoto e per il suo futuro. Erano pensieri che avevano oltrepassato la mente di Haruka poco tempo prima e comprendeva il nervosismo di Nagisa. Quest'ultimo lo mostrava più di altri, ma non gli dispiaceva sentirlo parlare.
Voleva promettergli che il suo futuro sarebbe stato promettente, che insieme a Rei avrebbero trovato nuovi membri per la squadra e che se si fosse messo di impegno, avrebbe potuto avere ottimi voti alla fine dell'anno.
Tuttavia, Haruka non era tipo da affidarsi solo alla fortuna : ci voleva costanza, peculiarità che alle volte a Nagisa mancava, ma questo era solamente un piccolo difetto paragonato alle qualità che aveva.
Era capace di non arrendersi, di non mostrare le proprie debolezze e di essere paziente. Pareva strano dirlo, ma mesi prima quando si era dichiarato, aveva atteso molto tempo prima di poter udire una risposta dal più grande.
In quelle settimane Nagisa aveva dimostrato di saper comprendere Haruka, di riuscire ad interpretare i suoi silenzi e i suoi gesti appena accennati. Lo stesso moro, infatti, sapeva di dover mostrare di più i propri sentimenti nei suoi confronti, ma Nagisa non aveva mai fatto una richiesta a riguardo.
L'ultimo giorno di scuola, infatti, si era congedato da lui dicendogli che avrebbero avuto altre occasioni per stare assieme, per stare soli.
Forse non sarebbero mai sembrati una di quelle coppie da drama in tv o di quei manga romantici che piacevano alla più piccola dei Matsuoka, ma poco importava.
Haruka doveva ancora abituarsi all'idea che Nagisa Hazuki, conosciuto sin da bambino, non era più un semplice amico.


L'idea di loro due assieme lo straniva, ma lo rendeva anche felice. Pensava che non avrebbe mai provato interesse per nessuno -se non per una piscina piena d'acqua-, ma scoperti i sentimenti di Nagisa, qualcosa in lui era decisamente cambiato.
Si ricordava ancora quando lo vide tuffarsi nella piscina della Samezuka, le braccia e le gambe coordinate e infine, una volta uscito, i capelli umidi che gli ricadevano sulla fronte senza tuttavia celare il dolce sorriso che era solito illuminargli il volto.
Nagisa era tutto questo per lui : lo consolò quando fuggì di casa, si lasciò coccolare quando dormirono stretti uno vicino all'altro e divenne un tutt'uno con lui quando, timidamente, fecero per la prima volta l'amore.


Eppure, a questi momenti piacevoli non erano mancati quelli più amari.
Haruka aveva percepito anche disagio negli occhi magenta di Nagisa e sapeva che alcune cose, per quanto l'avesse desiderato, non avrebbe mai potuto sconfiggerle. Lo comprendeva nel vedere mariti e mogli tenersi per mano, nell'osservare ragazzi accarezzare dolcemente il capo delle proprie amate e nell'udire le risate dei bambini aggrappati timidamente ai propri genitori.
Loro erano ancora giovani, ma non avrebbero mai potuto avere questo tipo di libertà.
Il più grande sapeva che nonostante la sua spensieratezza, una parte di Nagisa temesse il giudizio altrui ed era proprio per questo che il giorno in cui avevano fatto colazione assieme davanti alla madre, il più piccolo fu obbligato ad allontanare la mano che poco prima aveva stretta contro quella di Haruka.


-Haru-chan...mi stai ascoltando?-
La voce dolce del ragazzo lo risvegliò, obbligandolo ad alzare il capo e controllare a quale fermata fosse arrivato.
Era sbagliato perdersi in quel genere di pensieri, ma non riusciva a fare a meno di rifletterci. Lo faceva solo per Nagisa perchè se fosse stata una sua scelta, avrebbe ignorato gli sguardi degli altri, non avrebbe dato peso alle loro parole. A
vrebbe permesso al più piccolo di stringersi vicino a lui, si sarebbe lasciato abbracciare liberamente e non avrebbe replicato se, all'improvviso, avesse sentito la sua mano tirarlo verso il basso per potergli dare un bacio.
Erano tutti gesti che in pubblico avrebbero attirato l'attenzione di molti, ma ad Haruka non importava.


-Sì, manca solo una fermata.-
Rispose lui, alzandosi per dirigersi verso la porta che da lì a poco si sarebbe aperta.
Quello che più contava ora, pensò, era poter passare una giornata assieme a lui, divertendosi alle prese con la curiosità del più piccolo e la sua voglia di scoprire le meraviglie della città più grande del Giappone.
Di certo la metro non poteva rientrare tra queste, ma non appena le porte scorrevoli si aprirono, sentì Nagisa parlare su quanto fossero interessanti i negozi che occupavano la stazione, anche se Haruka li trovava inutili e stravaganti.
Gli occhi del biondo, ormai aveva compreso, riuscivano ad osservare i dettagli in un modo completamente diverso dal suo. Nagisa percepiva tutto ciò che lo circondava come un mistero, un tesoro da scoprire e da cui poter imparare qualcosa.
La sua voglia di conoscienza era disarmante ed era strano pensare che non riuscisse ad applicarla allo stesso modo in ambito scolastico. Haruka, tuttavia, era certo che la compagnia di Rei avrebbe aiutato Nagisa a dare il meglio di sé anche nello studio.


-Quindi possiamo davvero mangiare ad un ristorante italiano?-
Ripeté il più piccolo, entusiasta all'idea di poter provare una cucina diversa dalla propria.
Secondo la sua ottica, vivere in una città grande aveva i suoi vantaggi : più negozi di dolci, più cibi internazionali e più persone da poter frequentare!
Ovviamente, sapeva che Haruka non la pensasse allo stesso modo, ma avrebbe trovato prima o poi qualcosa di divertente da fare in città. Tra pochi giorni,infatti, avrebbe cominciato gli allenamenti al campus sportivo a cui si era iscritto e il peso di iniziare una nuova vita nella metropoli si sarebbe alleggerito poco a poco.
-Cosa? Non ho tutti quei soldi da spendere.-
Le porte si aprirono e Haruka non riuscì a prestare attenzione alla chiamata ancora in corso, perdendo le ultime parole pronunciate dall'altro.
Decise così di avanzare quanto bastasse per trovare uno spazio libero. Non sarebbe stato facile trovarsi in mezzo a quella folla di persone e una volta ripreso il cellulare, sentì il borbottare di Nagisa riguardo la cena che avrebbero condiviso assieme successivamente.
Il più piccolo sapeva che si sarebbe dovuto accontentare di un qualche piatto a base di sgombro. Non che non apprezzasse la cucina di Haruka, ma l'idea di mangiare fuori sembrava divertirlo di più.


In ogni modo, il pensiero che ora lo preoccupava di più era di poter incontrare finalmente il più grande. Infatti, i due si parlarono ancora per un po', fino a quando Nagisa non terminò la chiamata, lasciando Haruka in balia della folla che lo spingeva da una parte all'altra.
Avanzò lentamente tra le persone, scusandosi ogni qualvolta schiacciasse il piedi di qualcuno o distrattamente, finisse con lo scontrarsi e bloccare il proseguire della persona davanti a sé.
Così, solo dopo un paio di lunghi minuti, il ragazzo riuscì a risalire le scale mobili, dirigendosi verso i treni arrivati.
Anche in quel punto, per quanto la maggior parte delle persone si fosse allontanata, il moro non riuscì ad intravedere nessun volto conosciuto.
Fu obbligato a proseguire ancora a lungo prima di poter trovare un angolo tranquillo dove poter richiamare il compagno.
Quest'ultimo si fece attendere più del dovuto, non preoccupandosi del cellulare che vibrava tra le mani con il display illuminato dal nome del più grande.
Solo quando fu abbastanza vicino, riconoscendo i tratti e gli occhi azzurri, Nagisa balzò contro di lui, abbracciandolo forte a sé.
Haruka trovò inaspettato il giungere di Nagisa, accorgendosi poco dopo che il più piccolo aveva alle spalle uno zaino pesante e che nonostante fossero in pubblico, non si era limitato a quel singolo e affettuoso abbraccio.
-Haru-chan,finalmente ti ho trovato!-
Il ragazzo esclamò sorridendo per poi schioccare un piccolo bacio sulla guancia dell'altro. Pareva un comportamento ambiguo agli occhi di altri, entrambi lo sapevano bene, ma Haruka non lo rimproverò per quell'improvvisa dimostrazione d'affetto.
Nagisa era sempre stato così : empatico, dolce e decisamente chiacchierone e Nanase non aveva intenzione di vederlo cambiare.
Alcuni potevano trovare la sua personalità ancora infantile, ma il moro adorava il modo in cui Nagisa si strinse a lui cercando attenzioni.
-Sei tu che non rispondevi al telefono ora.-
Gli rispose pacato, accarezzandogli appena la nuca. Non era mai stato bravo a ricambiare il suo affetto, ma per fortuna Nagisa non gli aveva mai chiesto di farlo.
Anche lui adorava il modo in cui Haruka si mostrava agli altri : era un ragazzo singolare e non smetteva mai di stupirlo.
-Lo so, ma appena ti ho riconosciuto ti sono corso incontro! E poi abbiamo parlato per tutto il tragitto.-
Nagisa non amava utilizzare molto il cellulare per parlare con i propri cari. Preferiva incontrarli di persona per poterli vedere sorridere, per poterli abbracciare. Gli piaceva sentire le dita di Haruka sfiorargli i capelli, la sua mano premere affettuosamente contro la propria nuca ed era certo, anche se aveva appena chiuso gli occhi, che il ragazzo avesse sorriso nel ricevere quell'abbraccio.


-Ora seguimi, ti faccio vedere il mio appartamento, così puoi appoggiare lì il tuo zaino.-
Nagisa si sentì tirare dal polso, le dita fredde di Haruka l'avevano afferrato e il ragazzo più grande lo aiutò a superare la folla così da poter prendere la metro per ritornare a casa.
Anche in quel momento fecero fatica a percorrere la lunga sala che collegava la stazione dei treni ai sotterranei della città, ma non appena Nagisa rimaneva indietro, Haruka si voltava per cercarlo.
Non lo lasciò andare per un attimo,allungava il passo e così faceva il più piccolo che dopo essere sceso dalla scale mobili, si ritrovò accidentalmente a scontrarsi contro la schiena del compagno.


Nagisa rendendosi conto di non essersi spostato, rimanendo con la fronte poggiata ad Haruka, sorrise arrossendo timidamente. Sapeva che avrebbe attirato l'attenzione di altri in quel modo, ma non riusciva ad allontanarsi da lui. Voleva poterlo abbracciare così, strusciando affettuosamente la sua guancia contro la schiena del più grande per poi protendere le mani in avanti, sentendo il cuore di quest'ultimo battere forte nel petto.
Gli avrebbe bisbigliato di voltarsi così da poter affondare il viso contro il suo torso. Inebriatosi con il suo profumo, si sarebbe allontanato solamente per sorridergli.
-Hey,non scapparmi via.-
Haruka allungò il braccio dietro di sé, sfiorando il fianco di Nagisa per assicurarsi di averlo di nuovo vicino.
Odiava quell'atmosfera caotica, ma continuò a pensare positivamente : aveva una valida scusa per poter tenere il biondo vicino, senza fargli provare imbarazzo o obbligarlo ad allontanarsi.


Così, una volta riusciti a risalire, Nagisa si appoggiò vicino alla porta di uscita mentre Haruka si mise proprio davanti a lui, tenendosi stretto alle maniglie che permettevano ai passeggeri di non perdere l'equilibrio.
-Sei più alto,Haru-chan.-
Le parole del biondo vennero accompagnate da uno dei suoi sorrisi. Alzò lo sguardo verso la mano stretta contro l'impugnatura di metallo. Non aveva mai invidiato Haruka per la sua altezza, o meglio, aveva smesso di farlo quando ormai si era conto che sarebbe rimasto il più basso del gruppo. Poteva consolarsi nel sapere che Gou non lo superasse in centimetri, ma era pur sempre una ragazza. Così, quando stava a fianco di Haruka, doveva arrendersi all'idea di sembrare piccolo ai suoi occhi.
-E' da una settimana che non ci vediamo,Nagisa. Non sono mesi.-
A quell'esclamazione Nagisa allungò una mano verso il ventre del ragazzo, dandogli un piccolo pizzicotto.
Sapeva bene che non era passato così tanto tempo, ma quei pochi giorni erano bastati per fargli sentire la sua mancanza.
-Stupido Haru-chan, non intendo questo.- Sistemò lo zaino tra i piedi di entrambi, finendo con il toccarsi la spalla dolorante per tutto il peso che aveva sopportato fino ad ora. -Forse se mi tagliassi i capelli potremmo sembrare coetanei.- Aggiunse allontanandosi dei capelli biondi dalla fronte. Non gli dispiaceva avere un paio di ciuffi arruffati a coprirgli la nuca e parte del viso, ma si chiedeva se ci fosse davvero un modo per non sembrare un ragazzino in confronto all'altro.
-Non lo siamo e non vedo perchè dovremmo esserlo.- Le parole di Haruka giunsero alle orecchie del piccolo come un rimprovero. Voleva consigliargli di non preoccuparsi per quel genere di cose, che un anno di differenza non aveva mai pesato sul loro rapporto d'amicizia e non l'avrebbe fatto neanche ora che stavano assieme.
A Nanase, infatti, non importava sapere che Nagisa fosse più piccolo di lui nè per età nè per altezza.
E in più doveva ammetterlo, sapere di essere più alto non gli dispiaceva un granché. Ai suoi occhi Nagisa pareva ancora più carino proprio perchè più piccolo, ma non sarebbe mai stato così tanto spudorato da confessarglielo. O almeno, ci pensò, ma non era certo che Nagisa apprezzasse quel genere di complimento.
Infondo erano pur sempre due ragazzi e anche se i tratti del biondo erano meno marcati dei suoi, rendendolo quindi meno virile, non significava che potesse essere scambiato per una ragazza.
Certo, neppure i vestiti di colori sgargianti lo aiutavano a sembrare più maschile, ma quello era il suo stile ed essere stravagante si spiegava anche con le numerose magliette rosa che era solito indossare.
-Haru-chan, le persone penseranno che io sia un qualche parente lontano e che tu mi faccia da babysitter.-
Pareva un'affermazione divertente quella, sopratutto se a dirla fosse un ragazzo allegro come Nagisa, ma non appena Haruka abbassò lo sguardo notò l'espressione annoiata del ragazzo. Aveva abbassato gli occhi, gonfiato appena le guance mentre le mani tenevano strette lo spallaccio dello zaino.
Era serio, stranamente serio.
Il più grande non seppe come rispondere a quelle parole. Forse Nagisa non si aspettava una sua risposta o forse voleva solamente sentirsi dire che non doveva preoccuparsi di ciò che pensava la gente.
Tuttavia, Haruka non riuscì a dirgli nulla e ringraziò le porte che si aprirono alle spalle del più piccolo, distraendo quest'ultimo dal silenzio imbarazzante che aveva cominciato ad avvolgerli.


Quando la metro si liberò, i due riuscirono a trovare due posti liberi. Haruka si sedette in quello più esterno, trovandosi di fronte una ragazza che sembrava poco più grande di lui. I capelli mori erano legati in una lunga coda e una grande montatura azzurra celava un paio di occhi nocciola.
Quest'ultima era occupata a leggere un libro di cui Haruka non riusciva a scorgere il titolo. Non che gli importasse un granché, non aveva mai amato passare troppo tempo sui romanzi, tuttavia, aveva notato come la ragazza alzasse timidamente gli occhi verso di lui accennando un sorriso per poi ritornare a nascondersi dietro alla copertina del racconto.
Haruka non diede molto peso al comportamento di quest'ultima, anche se stava guardando dalla sua parte non significava che fosse interessata a lui e in più, il ragazzo era fin troppo distratto dal continuo oscillare di Nagisa al suo fianco.
Il biondo osservava in silenzio il volto del compagno e poi si voltava verso la sconosciuta, sbuffando ogni qualvolta la vedesse arrossire verso la direzione di Nanase.


Era quello che significava vivere a Tokyo, pensò ingenuamente Nagisa.
Non voleva mostrarsi geloso per così poco, ma sapeva che agli occhi delle ragazze Haruka non passasse inosservato. Ad Iwatobi la questione era differente, molte delle sue compagne lo consideravano un amico o un ragazzo strambo, ma nella capitale nessuno aveva avuto ancora modo di conoscerlo ed era quello l'effetto che poteva fare su una semplice sconosciuta.
Per quanto avesse voluto, non disse nulla fino a quando non vide Haruka alzarsi prendendo lo zaino del biondo, facendogli infine cenno di avvicinarsi all'uscita.
Nagisa osservò per l'ultima volta la ragazza di fronte a loro, vedendola di nuovo guardare il moro come poco prima.
Infondo non poteva certo vietare a delle sconosciute di guardarlo e così proseguì vicino al più grande, seguendolo di nuovo una volta scesi.
 
* * *




-Non pensavo di aver dimenticato tutte queste cose.-
Haruka si era appoggiato lo zaino sulla spalla, frugando nella tasca per trovare le chiavi del suo appartamento.
Nel tragitto di ritorno che percorsero a piedi per raggiungere l'edificio, nessuno dei due parlò molto. Nagisa si limitò a commentare qualche negozio sulla strada, ma nulla di più. Attendeva che il più grande cominciasse a discutere, ma sapeva che non l'avrebbe mai fatto. Haruka non cominciava mai le conversazioni e aspettava che fossero gli altri a raccontargli qualcosa. Preferiva essere un ascoltatore e questo Nagisa lo sapeva bene, eppure, da quando avevano lasciato la metro, non riusciva ad allontanare dalla propria mente l'immagine di quella ragazza.
Forse anche Haruka ci stava pensando, ma non voleva essere così negativo. Si fidava di lui ed era una delle persone più sincere che avesse mai conosciuto : se ci fossero stati problemi tra di loro, sicuramente ne avrebbero discusso assieme.


-Ci sono anche i miei vestiti. Il mio pigiama, il mio spazzolino, il mio peluche, i mie compiti delle vacanze, anche se dubito che mi metterò a farli qui. Ah! E poi anche...-
Haruka lo lasciò parlare, aprendo la serratura per poi lasciare aperta la porta. Fece cenno al ragazzo di entrare e quest'ultimo esclamò un rumoroso -Permesso!- abbandonando le scarpe sulla soglia di entrata solamente per fiondarsi dentro al piccolo salone della casa.
Non immaginava che l'appartamento fosse ancora così vuoto. Sperava di poter vedere il salotto sistemato, la camera del ragazzo arredata come quella ad Iwatobi, ma si ritrovò davanti agli occhi il tatami occupato da una montagna di scatoloni e un luce fioca ad illuminare il centro della stanza.
Sapeva che una settimana non poteva essere abbastanza per riordinare anche un piccolo appartamento come quello e in ogni modo l'importante era essere lì ad aiutare Haruka a sistemare le ultime cose portate.


Girovagò silenziosamente per la casa, aprendo tutti gli sportelli della cucina per vedere che cosa avesse comprato il più grande : i suoi genitori avevano portato un paio di ingredienti per la settimana successiva e Nagisa si stupì nel notare che non ci fosse traccia di sgombro nel frigorifero.
Si ricordò che il ragazzo gli aveva detto di doverlo comprare e per sua fortuna, abitava abbastanza vicino ad un minimarket per poter fare un po' di spesa tutti i giorni.
Finita di osservare la cucina, incurante se gli sportelli fossero rimasti aperti, Nagisa entrò nel bagno per controllare se Haruka avesse usato già la piccola vasca che occupava la maggior parte della stanza. Sapeva di non sbagliarsi e ne ebbe riconferma quando notò piccole goccioline scendere dal rubinetto, cadendo nella vasca color crema.
Chiuse la porta e si dirisse infine alla camera del ragazzo : sbirciò dallo shoji per poi aprirlo di scatto e buttarsi sul futon del compagno. Quest'ultimo aveva lasciato un paio di vestiti arrotolati a terra, alcuni costumi da bagno piegati ordinatamente vicino ad una cassettiera e una pila di riviste ad occupare un angolo della stanza.
Nagisa notò che Haruka non si era trattenuto dal portare tutto ciò che aveva ad Iwatobi, decidendo di non buttare nessuna delle cose che aveva lasciato nella sua camera. Molte di esse, infatti, si trattavano di oggetti a cui non aveva mai dato molta importanza, ma che aveva lo stesso deciso di portare con sé.


-Haru-chan,dormo con te questa notte,vero?-
Domandò diretto Nagisa, guardandolo con un'espressione dolce sul viso.
Era uno dei suoi tanti modi per convincere il più grande ad ascoltarlo, tecnica che più di una volta aveva portato Haruka ad arrendersi ai tentativi del biondo. In quel caso, anche se avesse voluto dormire solo, non aveva altre possibilità : il futon era uno solo e non pensava di ricevere ospiti dopo una settimana dal trasloco.
-Siamo obbligati.- Parlò il moro, accendendo anche la luce di camera sua.
Lasciò che Nagisa sbuffasse alle sue parole e che nascondesse la testa sotto la coperta del letto. Haruka sperava non avesse intenzione di rimanere per tutto il tempo lì, sopratutto perchè aveva insistito così tanto nel voler visitare la città e per farsi perdonare per il ritardo, molto probabilmente, il più grande l'avrebbe sul serio accompagnato in qualche ristorante italiano.
-Sei cattivo,Haru-chan. Forse potrei dormire nel tuo futon e tu potresti addormentarti nella vasca.-
Osservò il viso del moro illuminarsi e si pentì di averlo detto. Haruka era capace di rilassarsi in qualsiasi pozza d'acqua, non per altro, immergersi nella vasca da bagno era il suo rito quotidiano. La giornata non poteva cominciare senza passare più di mezz'ora nell'acqua e questa volta, fortuna per lui, non ci sarebbe stato nessun Makoto ad obbligarlo ad uscire di lì.
Avrebbe passato anche un giorno intero nel proprio bagno e l'idea di Nagisa non era cattiva. Forse sarebbe stato abbastanza comodo lì, con la luce spenta o una piccola candela ad illuminare il bordo della vasca.
Al solo pensiero si tolse spontaneamente la maglietta, lasciandola cadere a terra così da poter dirigersi nell'angolo dell'appartamento che preferiva.
Dato che per tutta la mattinata non aveva fatto altro che sistemare scatoloni, un bagno non gli avrebbe di certo fatto male. Era sicuro che Nagisa non avrebbe obiettato a riguardo, o almeno sperava vivamente fosse così.


-H-hey, Haru-chan, stavo scherzando!- Il più piccolo balzò dal futon, raccolse la maglia dell'altro e lo inseguì fino al bagno, fermandolo prima che potesse togliersi anche il resto degli abiti.
Nagisa non era del tutto contrario all'idea di fare un bagno : aveva passato tutta la mattina in treno ed era arrivato a Tokyo nel primo pomeriggio. Aveva atteso il più grande per un po' e il pensiero di passare un paio di ore nella città lo allettava, ma avrebbe preferito riposarsi per recuperare le forze necessarie per divertirsi in giro. Questo non significava che avrebbe lasciato Haruka dormire lì dentro, sopratutto perchè avevano deciso che sarebbe stato suo ospite per tre giorni.
-Ho sistemato scatoloni per metà della giornata,- Haruka si voltò verso di lui, sbottonandosi i pantaloni che facevano intravedere il costume scuro sotto di essi. - E tu sei appena arrivato.- Concluse la frase, lasciando abbandonati i jeans al centro del corridoio,pensando che questo bastasse per convincere Nagisa a fare lo stesso con i suoi abiti.
-Eh!? Non vorrai...- Il biondo arrossì non appena sentì le mani del più grande su di sé. Quest'ultimo gli tolse la giacca rosa che indossava appoggiandola delicatamente all'appendiabiti di fianco a loro e afferrò il lembo della maglietta colorata nel tentativo di sfilargliela dalla testa.


-Haru-chan!-
Nagisa sorrise nel sentire le dita fredde del moro sfiorargli la pelle e lo afferrò gentilmente dai polsi, cercando di fermarlo. -Haru-chan, non dovresti chiedermelo così.-
Il più piccolo allontanò le mani del compagno da sé e si alzò sulle punte, dandogli un bacio sulla guancia.
Sapeva che entrambi non avessero un'indole romantica come Makoto o Rin, ma Nagisa doveva pur ammetterlo, non gli sarebbe dispiaciuto immergersi in una vasca piena d'acqua calda con lui.
Non avevano avuto poi molte occasioni per stare da soli e Haruka sapeva che, per quanto non volesse ammetterlo, Nagisa volesse più attenzioni su di sé ora che non avevano motivo per nascondersi.
Non aveva detto nulla, ma aveva visto il più piccolo osservare dispiaciuto quella ragazza sulla metro e sperava che creare dei momenti assieme a lui in quei tre giorni servisse per farlo stare meglio, senza vederlo di nuovo preoccuparsi per futili motivi.
Nagisa era sempre stato così sin da quando l'aveva conosciuto e se da una parte apprezzava il suo carattere generoso, dall'altro desiderava che cominciasse a domandargli egoisticamente qualcosa riguardo la loro relazione.
Non aveva mai chiesto nulla ad Haruka, nè di essere più affettuoso nei suoi confronti nè di dedicargli più tempo. Aspettava che fosse il più grande a mostrare interesse, cosa che, in tutta sincerità, Haruka non aveva mai fatto con nessun altro.


-Non c'è nulla da chiedere se riguarda l'acqua.- Le parole del moro fecero sorridere Nagisa. Ormai si era reso conto che Haruka non si sarebbe mai sforzato di essere dolce con lui, o almeno, lo sarebbe stato a modo suo.
Piccoli gesti, sorrisi impercettibili, carezze sulla nuca e abbracci improvvisi.
Questi erano i modi che Nanase utilizzava per far sentire Nagisa speciale, per fargli comprendere quanto gli piacesse. Al primo posto ci sarebbe sempre stata una vasca colma di acqua, ma il biondo non pretendeva di diventare più importante del nuoto.
-Avresti potuto dirmi -"Nagi-chan,dovresti fare un bagno con me." oppure "Sono contento di dormire con te stanotte"- Appoggiò entrambe le mani sulle spalle scoperte di Haruka, obbligandolo ad abbassarsi per bisbigliargli all'orecchio. Gli sorrise, schioccandogli un lieve bacio sulle labbra.
-Sarebbe irrealistico.- -Oh,stai parlando come Rei-chan adesso.-
Lo interruppe subito, vedendo come sul volto del moro si dipinse una piccola smorfia. Non era mai stato bravo ad accontentare le persone, anche se Nagisa era piuttosto bravo a convincerlo.
Rin l'aveva più di una volta rimproverato per questo : in genere non riusciva ad essere gentile con nessuno, ma se si trattava di quel piccolo pinguino allora era capace di mostrare un nuovo lato di sé.
Haruka e la parola dolcezza non erano sinonimi, ma era proprio l'apparente freddezza del più grande ad aver fatto innamorare Nagisa.


In ogni modo, il più piccolo non insistette oltre sapendo di non poter ottenere nulla di diverso dall'attuale situazione.
Si sfilò la maglietta e prese gli abiti che l'altro aveva lasciato cadere a terra, appoggiandoli ordinatamente nella camera di quest'ultimo.
Non era da lui sistemare i vestiti in quel modo, ma dal momento che avrebbero convissuto assieme per tre giorni, voleva dimostrare ad Haruka di poter essere ben altro oltre al solito ragazzo disordinato e chiacchierone.
-N-non stare lì a guardare, prepara la vasca!-
Si avvicinò a passi svelti verso la sua parte obbligandolo a voltarsi dalla parte opposta. Non voleva essere timido davanti a lui, ma preferì aspettare che entrasse nel bagno prima di poter rientrare in camera per sistemare i vestiti e spogliarsi del tutto.
 
* * *






-Haru-chan, ti sei davvero addormentato?-
Nagisa l'aveva raggiunto in bagno, inginocchiandosi a terra per poi appoggiare il capo sul bordo della vasca.
Osservò in silenzio la figura del ragazzo immersa nell'acqua calda, le palpebre socchiuse e i capelli umidi a coprirgli la fronte. Aveva abbandonato a terra il suo costume da bagno, piuttosto strano date le sue abitudini a lavarsi indossandolo.
In ogni modo, Nagisa arrossì al pensiero di condividere una vasca così piccola con lui. Provava disagio nel farsi vedere senza abiti, anche se non era la prima volta con Haruka. Doveva ancora abituarsi all'idea che avrebbero poco a poco acquisito quel genere di intimità, non solo condividendo lo stesso cuscino o materasso, ma anche pensando che non ci fosse nulla di troppo scandaloso o imbarazzante nell'osservare i propri corpi scoperti.
-Sei carino, Haru.-
Bisbigliò il più piccolo, cercando un po' di spazio nella vasca già occupata dall'altro.
Non voleva rischiare di scivolare da qualche parte, ma il vedere gli occhi del moro aprirsi all'improvviso non lo aiutò certamente a mantenere la calma.
Arrossì nel notare come lo sguardo di Haruka si posò su di sé, anche se quest'ultimo si preoccupò solamente di poggiare una mano dietro alla sua schiena, salvandolo da una brutta caduta contro la superficie bagnata.


Lo aiutò a trovarsi uno spazio vicinò a sé, lasciando che appoggiasse la schiena contro il proprio petto e la testa sulla sua spalla. Poté sentire i capelli arruffati del più piccolo pizzicargli la pelle, ma non era infastidito dall'avere così vicino il suo volto.
Anche se Nagisa non poteva accorgersene da quella posizione, Haruka poté vedere il suo viso arrossato e le mani nascoste sotto l'acqua sperando che il più grande non potesse intravedere nulla attraverso esse.


-Sei stanco,Nagisa?-
Gli bisbigliò vicino all'orecchio, passando una mano sulla fronte calda di quest'ultimo. Gli bagnò i capelli, tirandoglieli indietro per poter scoprirgli la fronte. Non sembrava essere al massimo delle sue forze, ma poteva ben comprenderlo.
Il viaggio da Iwatobi a Tokyo non era per nulla breve e in più, il treno non era sempre il mezzo più pratico con cui muoversi.
Sapeva anche che Nagisa non apprezzasse stare troppo a lungo da solo, era la prima volta che si allontanava così tanto da casa senza i suoi amici o i suoi genitori, ma Haruka era certo che Rei o Gou avessero fatto compagnia al ragazzo durante l'andata.
-Non tanto. Volevo solo rivederti, Haru-chan.-
Il più piccolo alzò un po' il capo, sorridendogli dolcemente. Adorava il volto preoccupato del ragazzo, le sue iridi azzurre che lo scrutavano e le mani che gli accarezzavano delicatamente la testa.
Haruka sapeva sempre ascoltarlo, aspettarlo quando i problemi lo assalivano o semplicemente stargli accanto quando ne aveva bisogno.
Non sarebbe mai stato espansivo nei confronti dei propri cari, ma a Nagisa non importava. Gli piaceva averlo lì e potersi stringere a lui come faceva da quando erano solamente dei bambini.
Erano cresciuti ora, ma alcune cose non sarebbero mai cambiate.
Il biondo era fin troppo affezionato a lui per dimenticarsene e abitare lontani non significava che non potessero più condividere la propria vita assieme.


-Ora capisco perchè ti piace stare così.-
Parlò di nuovo lui, osservando come le punte dei propri piedi sbuccassero dall'acqua.
Sentì i propri muscoli rilassarsi, il buon profumo di bagnoschiuma impregnare l'aria e il corpo caldo di Haruka dietro di sé che lo stringeva come volesse proteggerlo da qualcosa di minaccioso.
Era una sensazione completamente diversa quella che invadeva ora il cuore del moro : gli era sempre piaciuto passare del tempo nella propria vasca, ma farlo insieme a Nagisa prendeva un valore differente. Avrebbe passato ore ad osservare il suo petto riempirsi lentamente di aria per poi sgonfiarsi non appena il più piccolo schiudesse le labbra per respirare.
Quel lieve sospiro gli lambiva la pelle, provocandogli un brivido lungo tutta la spina dorsale.
Odiava ciò che l'immagine tranquilla di Nagisa provocasse in lui : lo scombussolava, lo rendeva confuso, piacevolmente confuso. Non aveva mai compreso che cosa significasse essere invaghito di qualcuno, sentire il proprio cuore e la propria mente colmi di pensieri e di emozioni rivolte a quella persona.
Aveva sempre ascoltato argomenti riguardo l'amore da parte di Rin e Makoto, ma quel genere di sentimento l'aveva sempre legato all'acqua, solamente alla visione di una vasca dove potesse immergersi.
Eppure ora eccolo lì, teneva stretto a sé quel ragazzino biondo con cui aveva condiviso molti anni della sua vita e non riusciva ad allontanarsene.
Voleva potergli dire quanto gli volesse bene, quanto lo trovasse grazioso con le guance imporporate per lui, eppure qualcosa lo bloccava.
Sapeva di essere Haruka Nanase : il ragazzo più silenzioso del gruppo, quello che aveva strani modi per esprimersi e che si interessava a cose che parevano apparentemente inutili agli occhi di altri.


Nagisa sapeva essere più piacevole di una nuotata in una piscina nei primi giorni di primavera, di uno sgombro ben cotto per cena o della sensazione che lo pervadeva impegnandosi in qualche piccola scultura di legno.
Nagisa era sempre stato lì.
Aveva sorriso nel sapere che avrebbe potuto nuotare assieme a lui alle elementari, l'aveva convinto ad unirsi al club durante il Liceo e ora non si era di nuovo arreso, supportandolo per quanto fossero ormai così lontani.
Gli aveva detto di seguire ciò che la propria mente pensava e ciò che il proprio cuore provava; che il nuoto aveva sempre fatto parte di sé e che la vita a Tokyo per un nuotatore bravo quanto lui non sarebbe mai stata difficile.
Voleva credere a quelle parole, ma non era così semplice. Non sarebbe mai stato così semplice.


Anche se Haruka difficilmente temeva qualcosa, non significava che non avesse paure come tutte le altre persone.
Pensava, alle volte, di non essere abbastanza per il mondo agonistico, che non sarebbe mai stato aggressivo quanto Rin e che il nuoto era ciò che più gli importava, ma il suo spirito non era mai stato spinto dal solo pensiero di vincere.
Voleva nuotare, niente altro.


-Oggi ho pensato ad una cosa.-
Le parole di Nagisa parvero per lunghi attimi morire così, senza che quella frase trovasse un suo seguito. Il più piccolo pensava che parlarne ora non fosse giusto nei confronti di Haruka, ma non riusciva a trattenersi dal discuterne. Voleva essere sicuro che in futuro non ci sarebbero stati più dubbi tra loro. -Mi dirai che è una sciocchezza, ma voglio essere sincero.-
Si abbassò un po', nascondendo metà del viso sott'acqua, mentre sentiva gli occhi del più grande su di sé.
Haruka non aveva mai dubitato della sincerità dell'altro. Non aveva mai pensato che Nagisa potesse mentirgli ed era anche per questo che si fidava ciecamente di lui.
-Dimmi.- Si limitò, pizzicandogli un fianco per obbligarlo a rimettersi seduto ordinatamente contro di sé.
Anche se scherzava spesso, Nagisa odiava non essere preso seriamente. Era il primo a voler vedere tutti felici, a sorridere anche quando le situazioni diventavano ostiche e non gli piaceva piangere, facendosi vedere debole davanti agli altri.
Tuttavia, proprio come i suoi compagni, anche lui aveva bisogno di essere confortato e di sapere che qualcuno sarebbe sempre stato lì per ascoltarlo.
Haruka non giudicava mai ciò che gli diceva, o almeno, era abbastanza schietto dal dirgli ciò che pensava a riguardo e non provava mai timore nel dire la verità.
Non lo trattava come un bambino, non pensava fosse infantile e non avrebbe mai smesso di ringraziarlo per tutto ciò che aveva fatto per lui e il resto dei loro amici.


-Riguarda quella ragazza..nella metro.-
Tuttavia quelle parole lo confusero.
Nagisa aveva pensato a quel dettaglio fino ad ora.
Haruka non rimase deluso dal suo comportamento, però non riuscì a comprendere ciò che lo preoccupava. Immaginava che avrebbe cominciato a parlare del proprio futuro, di ciò che avrebbe fatto durante la scuola oppure di quello che sarebbe accaduto una volta cresciuti.
Invece no, il più piccolo non era così lungimirante, nessuno dei due lo era.
Davano sempre importanza al presente, a ciò che li spaventava in quell'attimo, a ciò che li rendeva felici per poco.
Questo li accomunava, anche se Haruka non aveva poi dato così tanta importanza a quella sonosciuta incontrata poco tempo prima.
-E' diverso per noi.- Nagisa aveva alzato il mento, le iridi magenta a fissare quelle azzurre del moro e non davano segni di speranza né di paura nel sapere una risposta. Pareva una dichiarazione indiscutibile la sua, non c'era nulla che servisse a rendere quelle parole inutili.


Era la verità e faceva dannatamente male.


-Vorrei che non fosse così,Haru...-
Distolse lo sguardo. Non riusciva, non riusciva a guardare il ragazzo negli occhi e dirgli che avrebbero risolto la faccenda.
Non poteva promettere al più piccolo qualcosa che non avrebbe potuto mai risolvere. Per questo preferiva nuotare, perdersi in acque profonde, sentire le voci sommesse dalla densità di una piscina, del mare, dell'oceano.
Odiava dover affrontare tutto ciò che rimaneva fuori : le persone pretendevano, desideravano l'impossibile e concepiva il dolore di Nagisa.
Era lo stesso che l'aveva  obbligato ad allontanarsi dalla società, ad isolarsi mentalmente da essa per non sentirsi strano o diverso.
Era nato così, per sua fortuna.
Lo pensava spesso, il suo carattere chiuso l'aveva aiutato a non offendersi nel sentire i commenti altrui, non gli importava dei pregiudizi perché il suo mondo non era compatibile con quello di nessun altro.
Eppure, ora, non poteva escludere Nagisa e fingere che non gli importasse.
Il biondo non riusciva e non poteva escludersi da tutto il resto : era partecipe di tutto ciò che lo circondava, pensava con la propria testa senza seguire le consuetudini altrui, ma il mondo lo influenzava anche se non lo desiderava. Non voleva soffrire per quello che la società imponeva loro : sarebbe arrivato il momento in cui essere sé stessi non sarebbe stata una condanna, ma era faticoso continuare a sperare in un futuro diverso per entrambi.


-Prima di partire ho pensato di parlare ai miei genitori di noi. Volevo dire loro che non siamo più amici e che tu mi piaci dagli anni delle medie.-
Lo sentì sospirare, alzando il braccio per stropicciarsi gli occhi lucidi.
-Non ci sono riuscito Haru-chan, ho paura di quello che mi potrebbero dire.-
Appoggiò il capo contro il suo petto, cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di solcargli il viso.
Sapeva bene che era sciocco intristirsi per un motivo del genere, ma non riusciva ad arrendersi e lasciare perdere.
Voleva poter essere libero di stringere la mano di Haruka senza avere gli sguardi straniti degli altri su di sé e poterlo abbracciare,baciare, anche se sapeva quanto la cultura del proprio paese non percepisse dimostrazioni d'affetto così apertamente.
Era il suo carattere e non voleva cambiare perchè altri glielo dettavano. Era certo che Haruka, per quanto avesse una personalità diversa dalla sua, riuscisse a comprendere ciò che stava provando in quel momento.
Odiava dover nascondere ai suoi genitori ciò che provava per lui, dover mentire alle sue sorelle dicendo che non c'era nessuno che gli interessasse.
Sapeva che prima o poi la sua famiglia avrebbe scoperto tutto e se non fosse stato lui a raccontarglielo, probabilmente la situazione si sarebbe evoluta nei peggiori dei modi. Avrebbero potuto obbligarlo a non vedere più Haruka o il loro rapporto sarebbe finito con lo sfaldarsi, non considerandolo più come un loro figlio.
Non voleva esagerare nel pensare a tutte quelle possibilità, infondo voleva bene ai suoi genitori ed era certo che loro gliene volessero allo stesso modo, ma l'amore per la famiglia non bastava per abbattere le paure che lo affliggevano da tempo.


-Dovremmo ritornare a casa tua un giorno.-
Il ragazzo gli rispose pacato, lasciando che il più piccolo trovasse conforto nel cingergli il collo con le braccia. Ricambiò quell'abbraccio come meglio poté, accarezzandogli la nuca e sentendolo di nuovo singhiozzare.
-Haru-chan...-
Alzò il capo per guardarlo, accennando un sorriso e sentì le dita del più grande sul proprio viso. Con i pollici gli asciugò le lacrime e lasciò che si avvicinasse di nuovo a lui, ricevendo uno di quei dolci baci che gli rubavano il respiro, che gli davano l'impressione di essere sommerso in acqua.
Adorava sentire il naso di Nagisa scontrarsi contro il proprio, sentire le sue mani stringerlo e le sue labbra chiudersi con le sue.
Adorava sentire il piccolo corpo del biondo premere contro il proprio, accarezzandogli i fianchi ed inebriandosi del buon profumo che emanava la sua pelle.
Nagisa stringeva tra le dita il lobo del più grande, spostare un paio di ciuffi scuri dalle orecchie dell'altro lo rilassava e gli permetteva di cacciare via qualsiasi brutto pensiero.
Voleva che quel bacio durasse più a lungo di così, voleva poter restare nell'acqua calda ancora e ancora; passando il tempo tra le braccia di Haruka a non fare nulla, a non parlare di nulla.
Non servivano inutili discorsi tra di loro, bastava poter stare vicini e riposarsi assieme.


Quando si allontanarono, Nagisa si riappoggiò delicatamente sul suo petto formando piccole figure circolari con le dita. Haruka sapeva come tranquillizzarlo senza dover mentire ed era la sua determinazione ciò che più gli piaceva di lui.
Pareva invincibile, sembrava non temere nulla e grazie alla sua forza, il più piccolo era capace di poter superare gli ostacoli che li dividevano.
-Era carina,vero?-
Bisbigliò il biondo, osservando infine silenzioso lo sguardo dell'altro.
Non riuscì tuttavia a trattenere un sorriso non appena quest'ultimo punto gli occhi contro di lui, guardandolo confuso.
Non aveva ancora compreso a chi si stesse riferendo, ma appena si ricordò della ragazza incontrata alla stazione, si limitò a distogliere lo sguardo scocciato all'idea che Nagisa gli facesse quel genere di domande.
-Dai!L'ho vista che ti stava guardando, non fare finta di non averla notata.-
Nagisa gli pizzicò la guancia sapendo che bastava poco per metterlo a disagio.
Anche se non lo avrebbe mai ammesso, Haruka era piuttosto vulnerabile se stava in compagnia del biondo ed era semplice essere provocato da lui.
Riusciva a dire le cose giuste al momento giusto e al tempo stesso a rovinare tutto, questo era Nagisa Hazuki.


-L'ho ignorata sapendo che ti saresti lamentato per l'intera giornata. Non hai smesso di sbuffare per un attimo.-
Ricambiò con il suo stesso gioco, accennando un lieve sorriso non appena vide il ragazzo guardarlo stupito. Non si aspettava una risposta da parte del moro, ma gli faceva piacere sapere che potessero scherzare liberamente, senza sentirsi offesi e feriti l'uno dall'altro.
-Ma possiamo andare a quel ristorante...anche se non faranno uno sgombro buono quanto il mio.-
Quelle parole bastarono per far agitare il più piccolo che, ormai incurante dell'essere osservato da Haruka in quello stato, si alzò di scatto dalla vasca, uscendo velocemente per prepararsi.
-Haru-chan, dovresti mangiare della pizza! O forse delle lasagne. Non le ho mai assaggiate, ma dicono che siano buone...-
Lo lasciò di nuovo parlare di cibo, pensando che avrebbe finito con lo spendere tutti i suoi risparmi per quella maledetta cucina italiana, ma forse quello che diceva Nagisa non era una bugia : da quello che dicevano, anche in Italia sapevano cucinare dell'ottimo pesce...



 

ANGOLO DELL'AUTRICE
E' passata un'intera estate, ma eccoli qui!
Inizio nel dire che "Aitai" significa "Voglio vederti" e come il titolo Harukaze, è stato preso da una canzone della mia band preferita giapponese Scandal.
Questa one-shot era stata inizialmente concepita in modo completamente diverso e avevo quasi pensato di dividerla in due capitoli. Alla fine, mi sono fatta prendere dalla scena di loro due nella vasca assieme e ho preferito sottolineare i pregiudizi che un paese come il Giappone ha nei confronti di chi ama una persona dello stesso sesso. Alle volte si sottovaluta questo aspetto, pensando che essendo una Nazione con numerose serie yaoi e yuri non abbia di conseguenza problemi relativi all'omofobia.
Purtroppo come in Italia alcuni diritto non sono (per ora) riconosciuti e ho immaginato che questo potesse influenzare il pensiero di Nagisa riguardo i suoi sentimenti per Haruka.
Detto questo, spero vi sia piaciuta! Non è un vero e proprio sequel dato che non succede qualcosa di relativamente importante, ma sono piccoli momenti che mi sono divertita a descrivere.
Alla prossima!




P.S. Con Harukaze e Aitai formerò una serie chiamata Childhood Blues che comprenderà (prima dell'uscita del film di Free a dicembre) un'altra one-shot. Si tratterà di un prequel introspettivo con Nagisa protagonista!
  
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