KATHERINE

Stefan vede Katherine Pierce per la prima volta nell’estate del 1864. 
Lui e Damon sono nel giardino della tenuta dei Salvatore a giocare a quel nuovo sport che adesso va tanto dalle loro parti; football se non sbaglia. 
Katherine arriva come una visione in abito da pomeriggio. Per il giovane Salvatore è amore a prima vista. 
Quando poi suo padre annuncia a lui e suo fratello che la ragazza si tratterrà come loro ospite per un lasso di tempo indeterminato, scopre che il suo non è solo un platonico innamoramento giovanile. 
Lui la vuole. 
La vuole con tutto se stesso e questo desiderio lo distrugge, perché sa che non potrà averla. 
Non profanerebbe mai una creatura innocente come la signorina Pierce, non potrebbe vivere sapendo di averle fatto un torto tanto grande. La virtù è, per una donna, tutto; persa quella non resta più niente. 

Damon anela ad un bacio da Katherine come un naufrago anela ad un sorso d’acqua. 
La tentazione è tale che a volte deve andarsene nel bosco che circonda la proprietà dei Salvatore per impedirsi di farlo; perché Damon lo sa che Katherine non è l’innocente che vuol far credere, sa che i suoi sorrisi hanno già rapito molti cuori, eppure lui ciò che vuole da lei non può prenderselo. 
Damon Katherine non può prenderla. 
E non per una stupida questione morale – quella l’ha persa in battaglia – ma per Stefan. Damon lo sa che suo fratello si è innamorato della bella Pierce, come potrebbe essere altrimenti? 
E sa che per lui Katherine è l’angelo che sembra essere, pura ed innocente. Una vergine immacolata. 
Non può togliere a Stefan questo. 
Neanche se il desiderio dovesse diventare così forte da consumare ogni cosa, da uccidere ogni cosa. Da ucciderlo.