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Autore: RobertaShaira    07/09/2015    2 recensioni
Rae si mette a nudo di fronte a Finn, emotivamente e fisicamente, lasciandosi andare a quell'amore che sa di poter meritare.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finn Nelson, Rae Earl
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Rae non se ne capacitava. Era davvero lì, in quella stanza, con un semplice accappatoio ad avvolgerle la pelle. Lui, d’avanti a lei, la guardava come si guardano le cose belle. 
Come era possibile? Stava immaginando tutto? Sognava? Sembrava di no. Sembrava vero. Era tutto vero.
Finn si avvicinò lentamente, non spostando mai il suo sguardo dagli occhi di Rae. Voleva farle sentire quanto fosse vero tutto quello che stavano provando, voleva farle sapere che era lì e non l’avrebbe abbandonata mai, non l’avrebbe lasciata sola neanche in quel momento che sarebbe stato difficile per lei. Si fermò ad un palmo dal suo viso, gli occhi ancora dentro gli occhi, non smetteva di fissarla mentre le accarezzava i capelli. Le guancie. Le labbra. Le passò una mano su quegli occhioni grandi, sfiorandoli, come per farle sentire che poteva rilassarsi, poteva smettere di guardare il mondo come l’aveva sempre guardato, poteva cominciare a vederlo per quello che era, poteva cominciare a vedere lui per quello che era. Un ragazzo innamorato.

Rae era sempre stata una ragazza problematica, d’altronde uscire da un ospedale psichiatrico dopo aver tentato il suicidio non facilitava le cose. Eppure, era riuscita a farsi degli amici, era riuscita ad reintegrarsi pian piano nel mondo, e aveva conosciuto lui. 
Lui al quale non importava quanto lei fosse complicata, lui al quale non importava quanto lei fosse grassa, lui al quale lei semplicemente importava. 
Rae era quel tipo di persona autodistruttiva che difficilmente riusciva a trovare qualcosa di accettabile in sé. Si era odiata da praticamente sempre, e il mondo che la circondava non le era mai stata d’aiuto. Anche camminare per strada, diventava umiliante, per lei. Una volta tornando da scuola dei ragazzi la guardarono e fecero finta di fuggire da un mostro orrendo. Ed era così che si sentiva, era quasi normale per lei, forse anche giusto. 
Poi arrivò la crisi, arrivò quel momento in cui non era un mostro, non si odiava neanche più, semplicemente non voleva esistere. E dopo quell’istante, dopo quel gesto che la segnò come niente prima di allora, si rese conto che forse doveva imparare prima a capirsi, senza sforzarsi ad amarsi, per ricominciare a vivere senza quel costante sentore di non essere abbastanza, di essere niente ed essere troppo, senza quel logorante senso di umiliazione che si aggrappava alla sua esistenza quasi avesse bisogno di lei per vivere. Si nutriva di lei, mentre lei si nutriva di tutto il resto. Ed il vuoto dentro di capovolgeva e diventava pelle, carne, e faceva male, e pesava. 
Poi arrivò lui. Finn. Un ragazzo come tanti, pensava Rae. Figurarsi se uno come lui, bello, atletico, gentile, con il sorriso più bello del mondo, avrebbe mai potuto vedere in lei qualcosa di diverso da un involucro osceno. 
Eppure lui la guardava e sorrideva, spontaneamente, genuinamente. Quei sorrisi le donavano qualcosa che non aveva mai provato, la prendevano per mano e la accompagnavano in territori mai esplorati nella sua mente. Quel senso di inadeguatezza che molto spesso le avevano fatto cadere addosso, lentamente si scioglieva come un gelato al sole. Strato dopo strato si sentiva più leggera. Strato dopo strato, si sentiva più viva. L’insofferenza, l’odio, l’umiliazione, la vergogna, lentamente scivolava tutto via. Rimaneva la Rae che Finn era riuscito a vedere anche sotto tutto quello che lei si era messa addosso. Rimaneva la Rae che poteva imparare davvero a capirsi, a conoscersi, e a farsi conoscere da quel ragazzo che le aveva aperto le porte di se stessa. Rimaneva la Rae che ora era lì, in quella stanza, di fronte a quel ragazzo che prima ancora di spogliarla dai vestiti l’aveva spogliata da ogni corazza, da ogni macigno, da ogni crepa, da ogni paura.

Rimanevano loro due, in quel momento che faceva paura. Occhi negli occhi, a vedersi come la prima volta, in cui Finn le era entrato dentro e l’aveva accompagnata nei meandri della sua essenza per farle capire che a volte il modo in cui ci si vede è il modo in cui poi possono vederci gli altri. 
Finn le stava accarezzando la spalla quando lei mise la sua mano sulla sua. Lo fermò, per un attimo. Abbassò il suo sguardo su quell’incrocio di mani e si accorse di essere ad un punto di svolta. Poteva lasciar cadere l’accappatoio e spogliarsi di tutto, anche di quello che non sapeva di provare, oppure poteva tirarsi indietro. Rivestirsi. Richiudersi. Tornare ad essere quel mostro da cui la gente scappava per strada. E le sembrava assurdo stare anche solo a pensarci ma le veniva naturale. Le veniva quasi facile. Era quello che aveva fatto per tutta la vita. Era quello che era stata, per tutta la vita. Rialzò gli occhi e trovò quelli di Finn, il suo viso rilassato e il suo sorriso dolce. Era lì per lei. Era lì, davvero. Con quella stessa mano che poco prima l’aveva frenato, decise di accompagnarlo alla scoperta di sé, di quello che era rimasto di lei dopo tutto quello che aveva passato, di tutto quell’enorme bagaglio che si portava dietro e che le pesava così tanto da farle male. Si portò la mano di lui alla bocca, gliela baciò affidando a quelle dita tutto l’amore che poteva provare, chiuse gli occhi e si liberò da quell’accappatoio, da quella maschera, da quel velo pesante come un macigno che l’aveva coperta e quasi soffocata per tutta la vita. Non era mai stata così nuda davanti a qualcuno. E pensava sarebbe stato orrendo, pensava sarebbe tornata ad essere quel mostro, pensava sarebbe stata la peggiore umiliazione della sua vita. Ma, ancora ad occhi chiusi, sentì le labbra di Finn sfiorare le sue, e come erano soliti comunicare tra loro, lui iniziò a scriverle col dito su quella pelle che lei tanto odiava le parole di cui aveva più bisogno al mondo. 
“I love you, Rae.”
 
   
 
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