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Autore: Layla    07/09/2015    1 recensioni
Leah è la dottoressa dei Pierce The Veil, ama Mike Fuentes da anni, ma proprio quando lei decide che è arrivato il momento di dichiararsi lui inizia una relazione con Alysha Nett.
Lei scappa e, ascoltando il consiglio dell'amico Jacky Vincent, diventa medico dei Falling In Reverse.
Ma la fuga non risolve nessuno dei suoi problemi e sarà chiaro quando le due band dovranno fare un tour insieme.
Leah dovrà fare i conti con i suoi sentimenti e decidere chi vuole veramente: Ronnie o Mike.
Asia è la merchgirl dei Falling in Reverse, da sempre innamorata di Jacky riesce a vivere con lui una notte di passione che porterà a delle conseguenze. Asia vuole scappare, riuscirà a capire che non è la cosa giusta?
Delilah è la nuova dottoressa dei Pierce The Veil. Stringe amicizia con Ronnie, ma quando le cose si faranno serie vorrà scappare. Riuscirà a non farlo e ad affrontare le sue paure?
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mike Fuentes, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Prologo:Turn my back and slam the door

 

Finalmente sono tornata a San Diego dopo mesi passati in giro per gli States.
Mi stiracchio e guardo con affetto i mobili della mia villetta sull’oceano, li ho comprati tutti con i soldi del mio lavoro, senza chiedere nulla ai miei.
I miei genitori sono ricchi sfondati e nobili, mal sopportano una figlia così ribelle come me, che si veste sempre di nero e ha ciocche bianche nei capelli.
Per rimarcare il fatto che non andiamo d’accordo abbiamo messo un oceano tra di noi, loro abitano nella loro villa di campagna nel Regno Unito o nella casa di Londra, io qui.
Io sono Leah Lancaster, medico dei Pierce The Veil, dark incallita e disperatamente innamorata di Mike Fuentes, ben sapendo che non ho i requisiti per piacergli.
Inspirando a pieno l’aria di mare che entra dalla porta finestra aperta inizio a sistemare le mie cose, attività che mi porta via tutta la giornata – interruzione per il pranzo compresa – solo alla sera posso rilassarmi un pochino.
Secondo la regola dei tre giorni non chiamo nessuno della band né le ragazze, immagino si stiano godendo il ritorno a casa. Liz da Vic, Sofia da Tony, Viviana da Jaime e Fanny da Alan a Costa Mesa. Accendo il computer e inizio a navigare, accetto qualche sporadica richiesta di amicizia su Facebook, twitto due stronzate e poi vado su Instagram.
I ragazzi hanno tutti pubblicato qualcosa.
Vic una foto con la faccia riposata e non con le occhiaie da tour, Jaime una foto con sua madre, Tony una foto con Sofia scattata al rettilario dello zoo di San Diego, ovviamente vicino alle tartarughe. Lui, Sofia e un bel esemplare di Geochelone Sulcata sorridono nel selfie.
Quando arrivo al profilo di Mike rischio di sentirmi male e di far cadere il pc dalle mie ginocchia.
È abbracciato a una ragazza bionda con un corpo da modella e la didascalia dice qualcosa come “Finalmente a casa.”
Appoggio con cautela il mio portatile a un tavolinetto basso e bianco accanto al divano e poi mi stendo sul divano a guardare il soffitto.
Gli occhi mi pizzicano da morire, ma non voglio piangere, sarebbe da stupidi. Tra noi non c’è mai stato nulla più dell’amicizia, tutto il resto erano film nella mia testa e l’ho sempre saputo, anche se fa male vederselo sbattere in faccia.
Vic mi aveva fatto capire che forse mi sbagliavo sul conto di Mike, che forse nascondere i miei sentimenti non era la tattica giusta perché c’era interesse anche da parte sua.
Mi sa che l’unico che si sbagliava era Vic, questa foto lo prova.
A lui non sono mai interessata, al contrario ci ha tenuto abilmente nascosta questa ragazza.
Non so quanto rimango in questo stato, so solo che è ancora la brezza marina a svegliarmi. Come un automa prendo di nuovo in mano il portatile e leggo il nome della ragazza: Alysha Nett.
Digito il suo nome su Google e – oltre a una serie di foto in cui è mezza nuda in pose provocanti – trovo il suo lavoro: modella per intimo o qualcosa del genere.
Certo, per Michael Fuentes solo il meglio, e cosa c’è di meglio di una modella per intimo, tatuata e abituata a mostrare il suo corpo?
Non certo una strana dark che veste solo di nero e a volte come una dama dell’ottocento. Spengo il computer con un ringhio animalesco, vorrei tanto prenderli a pugni tutti e due!
Mi verso un bicchierino di vodka ed esco nel cortile posteriore, da un cancellino si accede direttamente alla spiaggia. Io mi siedo su una sedia e butto giù il bicchierino tutto in un sorso, alla russa.
Brindiamo alla fine dei miei sogni!
Con passo un po’ incerto apro il cancellino ed entro in spiaggia con addosso il mio vestitino nero con le spalline che porto a casa e un paio di infradito di gomma nera.
Alla luce della luna piena la spiaggia sembra una distesa bianca di diamanti, ogni tanto c’è qualche luccichio e in fondo la distesa increspata e scura dell’oceano.
La luce della luna non riesce a chiarire del tutto i suoi misteri, né più né meno di quello che succede per l’animo umano, così profondo e insondabile da essere impossibile da penetrare completamente.
Cammino verso la battigia senza guardarmi indietro, come inebetita. Quando arrivo davanti all’oceano sento il rumore famigliare della risacca e vedo le onde infrangersi e ritrarsi ritmicamente. C’è un leggero venticello e la faccia tonda della luna si riflette nell’acqua un po’ più in là.
Con movimenti aggraziati – frutto della mia severa quanto inutile educazione da nobile rampolla – mi tolgo le infradito  e inizio a camminare nell’oceano.
L’acqua tiepida mi accarezza i piedi  con gentilezza, rapidamente arrivo in un punto dove si tocca a stento e mi butto in acqua con un tuffo senza rumore.
Nel momento in cui sono sott’acqua mi sembra di essere precipitata senza saperlo in un altro mondo: scuro, a  tratti illuminato dai deboli raggi lunari.
Riemergo e inizio a nuotare con tranquillità, come se fosse perfettamente normale nuotare nell’oceano a mezzanotte.
Pensandoci bene, è da quando sono arrivata in questa città che desideravo farlo. Dovrei sentirmi bene, invece provo solo una profonda tristezza.
So che non sono stata io a farmi un bagno nell’oceano, è stata la vodka a farmelo fare. Domani mi lascerà come ricordo un terribile mal di testa.
Nuoto ancora un po’, poi torno a riva e mi chiudo in casa.
Dopo una doccia decido che è arrivato il momento di dormire, il mondo fa abbastanza schifo, ogni tanto è legittimo prendersi una pausa.

 

La mattina dopo mi sveglio con un mal di testa lancinante, la vodka che ho bevuto era abbastanza  forte perché veniva dalla madre Russia, presa come souvenir in uno degli ultimi tour.
Fare un bagno a mezzanotte con quell’alcool in corpo non ha certo aiutato, mi dico con l’occhio clinico del medico, ma l’aver realizzato un desiderio lenisce un po’ il dolore.
Con un grugnito esco dal letto, mi faccio una doccia, mangio qualcosa per colazione e mi prendo qualcosa per il mal di testa.
Solo quando tutti gli ultimi residui della sera prima se ne sono andati esco a fare la spesa per riempire il frigo, in testa mi gira un’idea che non mi dà tregua.
È persino più fastidiosa del mal di testa, non riesco a liberarmene.
L’idea è di mollare il gruppo e cercarmi un’altra band da assistere in modo da non vedere più quella faccia da cazzo di Michael, ma la cosa mi rende anche triste.
Gli altri sono miei amici, compagni e compagne di avventure, e mi dispiacerebbe lasciarli.
Faccio la spesa al seven eleven più vicino a casa mia visto che sono uscita a piedi, la mattinata è incerta, il cielo grigio.
Non dovrebbe piovere, ma non si sa mai.
Porto la spesa a casa e la metto via, poi decido di andare allo starbucks all’angolo e fare una colazione decente, la prima non me la ricordo nemmeno. L’ho consumata troppo in fretta per prendere le medicine necessarie.
Sono davvero una pessima dottoressa.
Entro nel negozio e saluto con un cenno la barista.
“Finalmente sei tornata, Leah.”
“Non dirmi che ti sono mancata.”
“Sei l’unico personaggio interessante in questo posto.”
Io rido imbarazzata e poi mi siedo al solito tavolo dopo aver ordinato un frappuccino e una brioches. Sono così immersa nei miei pensieri che mi accorgo che è entrato qualcuno solo quando sento il rumore della sedia davanti alla mia che si sposta. Alzo gli occhi, pronta a rimproverare lo sconosciuto, quando vedo gli occhi azzurri sorridenti di Jacky Vincent.
Non è cambiato molto da come lo ricordo io: stessi capelli neri lunghi fino alle spalle, stessi occhi azzurri,un piercing al naso e un orecchino al posto di quelli sulle labbra.
Usciva con una mia compagna di corso, Adela mi pare che si chiamasse.
“Ciao, Jacky! Che piacere rivederti!”
“Posso dire lo stesso Leah, sempre innamorata di Mike Fuentes?”
Io annuisco sconsolata.
“Tu stai ancora con Adela?”
“Si chiamava Alena e comunque, no, non stiamo più insieme.
Troppo piaga.
Hai l’aria di non stare bene.”
La cameriera interrompe la nostra conversazione con le nostre ordinazioni.
“No, non sto bene.”
Dico addentando la brioches.
“La nuova zoccola di Mike mi mette di cattivo umore.”
“Vista, molto figa.”
Io alzo un sopracciglio.
“Non quanto te.”
“Così va meglio. Non so cosa fare, ho una vocina che mi dice di prendere e andare via, mollare i ragazzi e iniziare da un’altra parte.”
Lui mi guarda tutto d’un tratto molto interessato.
“Alena è incinta, potresti sostituirla. Adesso siamo senza medico, puoi rimanere con noi fino a quando lei non potrà o vorrà riprendere il suo lavoro.”
Io lo guardo meditabonda.
"Sai che non è una pessima idea?
Devo pensarci e sistemare il tutto con la casa discografica.”
“Tu pensaci, con delle referenze come le tue e la mia parola non dovrebbe essere difficile per te ottenere quel lavoro.”
“Immagino. Ma com’è lavorare con Ronnie Radke?
Dicono tutti che è uno stronzo.”
Lui alza le spalle.
É un tipo a posto. Un po’ strano e con il vizio di parlare troppo e flirtare troppo, ma è ok.
Ehy, è una rockstar dopo tutto!”
“Ah, certo questo spiega tutto!
Sesso, droga e rock and roll!”
“Vedo che la tua vena sarcastica non si è esaurita.
Non si droga, comunque.”
“Beh, ci penserò.
Tu cosa mi dici?”
“Niente, adesso esco con un’altra ragazza. Si chiama Ariana, non ti piacerebbe, come minimo diresti che è la solita oca e avresti ragione, ma non mi sento di impegnarmi.”
“Mettiti almeno il preservativo.”
Sospiro.
“Sempre. Adesso devo andare, tu pensaci.”
“Okay. Ciao, Jacky.”
Lui se ne va e io finisco il mio frappuccino e mi alzo per pagare, arrivata alla cassa scopro che lui ha pagato anche per me.
Sorridendo esco dal locale, pensando che dopotutto è un bravo ragazzo e che la sua potrebbe essere un’ottima idea.
Cambiare aria potrebbe aiutarmi a digerire questa delusione, ma i ragazzi e le ragazze?
Con un senso di disagio crescente corro a casa mi e scrivo una lettera di dimissioni e poi corro alla Fearless Record e la consegno al manager dei ragazzi.
Sembra dispiaciuto, ma alla fine acconsente e mi scioglie dal contratto.
Dopo una breve chiamata a Jacky mi presento alla Epitaph con il mio curriculum vitae, con tanto di ottime referenze.
Forse sto facendo le cose tanto di fretta per approfittare della regola dei tre giorni in modo che nessuno possa fermarmi.
Il colloquio alla Epitaph è una pura formalità, entro mezzogiorno sono il medico ufficiale dei Falling in Riverse.
Tornata a casa mia mi rimetto a fare le valigie, una delle clausole del contratto è che io viva a Las Vegas dove vive anche la band.
Mi fa un po’ strano chiudere per sempre la mia amata casetta, ma mi ripeto che lo sto facendo per il mio bene, dopo anni di dolore auto inflitto.
Vado all’aeroporto con Jacky e mi dico che una nuova avventura è iniziata, ma che già mi  mancano i miei vecchi compagni.
Jacky fa del suo meglio per tirarmi su di morale, ma lo sappiamo entrambi che la mia è una fuga e che i fuggiaschi non sono mai felici.
“Ti troverai bene con noi, te lo prometto.”
Mi dice solenne mentre ci imbarchiamo e io voglio credergli, ma il magone che provo dice esattamente il contrario.
Non importa, ormai è fatta.
Una nuova vita ti aspetta, Leah, e questa volta cerca di viverla al meglio.
Con un sospiro profondo cerco di mandare via il disagio senza ottenere risultati apprezzabili.
Che Dio mi assista!

I know I left a life behind but I'm too relieved to grieve



Angolo di Layla.
Eccoci con il seguito. Ho una domanda per voi, parallelo a questo esiste un seguito completamente diverso e incentrato ancora sulle sorelle Ortega.
Volete che lo pubblichi?
Se sì, dopo questo o in parallelo a questa storia (in questo caso concedemi qualche capitolo di vantaggio, tipo inizio a pubblicarlo quando questa è al quarto capitolo).
Spero rispondiate e che vi piaccia.
   
 
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