Film > Captain America
Ricorda la storia  |      
Autore: Sandra Prensky    07/09/2015    5 recensioni
“Devo farlo atterrare in acqua!” Urla, rendendosene conto nello stesso momento in cui pronuncia quelle parole. C’è un attimo di silenzio surreale, interrotto solo dal gracchio del microfono e dai motori in avaria, che minacciano di collassare da un minuto all’altro. Un attimo eterno, con quella schiacciante verità che si fa strada velocemente nelle menti dei due ragazzi, si dilaga come un veleno, un veleno fatto di paura e orrore. Deve farlo atterrare in acqua.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Peggy Carter, Steve Rogers
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Devo farlo atterrare in acqua!” Urla, rendendosene conto nello stesso momento in cui pronuncia quelle parole. C’è un attimo di silenzio surreale, interrotto solo dal gracchio del microfono e dai motori in avaria, che minacciano di collassare da un minuto all’altro. Un attimo eterno, con quella schiacciante verità che si fa strada velocemente nelle menti dei due ragazzi, si dilaga come un veleno, un veleno fatto di paura e orrore. Deve farlo atterrare in acqua. Sta volando su una vera e propria macchina della morte, e la sua vita non vale quella di milioni di persone. La sua vita non vale quella di una persona, non se può impedirlo, non finché avrà fiato in corpo per far sì che ciò non accada. Per questo fa parte dell’esercito, per questo si trova su quell’aereo.

“Per favore, non farlo... Abbiamo tempo. Possiamo trovare una soluzione.” È la voce di Steve che si leva dal microfono, a interrompere il silenzio con una disperata richiesta, che entrambi sanno essere vana. Peggy, malgrado la situazione, non può fare a meno di sorridere. La voce di Steve... Non ha quella ostentata sicurezza che ha avuto da quando è diventato Captain America. C’è quel ragazzino magro di Brooklyn in quella voce, quello che lei ha conosciuto e di cui si è innamorata nel primo istante. Sorride, perché sa che lui non riesce ad arrabbiarsi davvero. Avrebbe dovuto essere su tutte le furie con lei, d’altronde era stata lei a saltare sull’aereo un attimo prima che lo facesse lui, subito dopo averlo baciato. Aveva disobbedito ai suoi ordini, ignorato il piano e messo a rischio la propria vita. Ma non poteva reggere il pensiero di lasciarlo andare sull’aereo a rischiare la vita. E poi tutto è diventato rosso... Rosso è Schmidt che la attacca, rossi sono i segni che porta come regalo della loro battaglia. Il rosso impregna la sua uniforme, il rosso è vischioso sulle sue braccia, sulle sue gambe, il rosso rilascia quel suo sapore metallico nella sua bocca.

“Al momento sono in mezzo al nulla... Se aspetto ancora delle persone moriranno.” Pronuncia quelle parole e il sorriso scompare, perché sa che quel ragazzino di Brooklyn non lo vedrà né lo sentirà più. Poi c’è l’attimo più lungo del mondo, il silenzio più assordante che abbia mai sentito, il momento in cui sa che lui ha capito che non può fare più niente. Il momento in cui sa che lui ha capito che sta per perdere la sua Peggy, e non c’è via di scampo. “Steve... Questa è la mia scelta”. Cos’altro può fare lei, se non fargli capire che a lei va bene, che compierà quel gesto con il cuore leggero, sapendo di stare facendo la scelta giusta? Chiude gli occhi per un secondo, immagina la figura di Steve davanti a sé. Vuole dirgli addio, e vuole farlo come si deve. Poi, se lo ricorda. Si ricorda della foto che porta sempre con sé. Infila una mano nella giacca dell’uniforme, e tira fuori quel piccolo pezzo di carta, miracolosamente sopravvissuto al rosso, da una tasca nascosta. Ed eccolo lì, quel ragazzino di Brooklyn, davanti ai suoi occhi. Nemmeno sembra essersi accorto del fotografo. Appoggia la foto davanti a sé, sopra il radar, con una accortezza che ha qualcosa di inumano, come se il pezzo di carta che ha portato con sé negli ultimi mesi fosse l’oggetto più prezioso al mondo. Guarda il viso del ragazzo che ama, fino a quando la vista inizia a offuscarsi. Ricaccia le lacrime. Deve salvare il mondo, non può permettersi un istante di debolezza. E Steve non deve sentirla piangere. Afferra il volante con tanta forza da sembrare che lo voglia stritolare, e lo dirige verso il basso. Sente l’aereo piegarsi in un maestoso inchino, prima di iniziare la sua inesorabile picchiata, come un uccello predatore che ha avvistato la sua vittima.

“Steve?” Chiama, la voce ridotta a un sussurro, gli occhi che guardano la foto, l’unico surrogato che ha di lui lì.

“Sono qui.” La sua voce è un colpo al cuore, è priva di ogni voglia di vita.

“Credo che dovremo rimandare il nostro ballo.” Aveva proposto lei di andare a ballare, una volta finita quella missione. Non intendeva passare gli ultimi minuti della sua vita a piangersi addosso, a parlare della morte. Si sarebbe comportata come se fossero insieme, se stessero pianificando quel ballo. Certo, in un mondo perfetto si sarebbero davvero incontrati per andare a ballare. Non era la prima volta che lo immaginava... Nei suoi sogni lei indossava un abito semplice, rosso. Lui uno smoking, e Dio se era bello. Si era immaginata la sala vuota, la musica lenta che la riempiva. Si era immaginata lui tenerla con le sue braccia forti come se fosse fatta di porcellana, si era immaginata di assecondare ogni suo passo come se fossero premeditati, si era immaginata i loro corpi l’uno contro l’altro a muoversi come se fossero uno solo. Poco importava che lui le avesse detto più volte di non saper ballare, quella scena perfetta nella sua mente non sarebbe svanita. “Tra una settimana, sabato, allo Stork Club.”

“Ci sarò.” La voce di Steve le risponde dal microfono, meno tremante di prima. Ha capito il suo gioco, e intende giocarci. Persino Captain America può permettersi un po’ di infantile speranza.

“Otto in punto. Non ti azzardare a fare tardi.” In quel momento è contenta che lui non sia lì, a vedere le lacrime che iniziano a farsi strada silenziose sulle sue guance, a vedere la paura dipinta nei suoi occhi man mano che il ghiaccio si avvicina.

“Non sono io che rischio di fare tardi.” Un sospiro interrompe per un momento il gracchio. “Peggy... Non so ancora ballare.” Aggiunge la voce di Steve, come se se ne fosse accorto solo in quel momento. Con le lacrime che si mischiano al sangue sulle sue labbra, Peggy sorride. Come si può non amarlo? Ha visto la guerra, ha visto il suo migliore amico morire, ha visto tanti orrori da bastare per tre vite, ma è rimasto lo stesso ragazzo innocente che era all’inizio. Ora avrebbe pagato oro per poter passare solo venti secondi con lui, poterlo vedere un’ultima volta. Ma si deve accontentare di rivolgere il suo ultimo sorriso alla foto.

“Ti insegnerò io... Basta che tu ti faccia trovare lì.” Stupì persino se stessa per fermezza della sua voce. Non lasciava indizio delle lacrime che scendevano incessabili sul suo viso. Il suo tono lasciava pensare che stesse davvero pianificando la serata allo Stork Club. Il ghiaccio è sempre più vicino, l’impatto è imminente.

“Chiederemo ai musicisti di suonare qualcosa di lento.” Steve lo sa, deve saperlo, sa che il ghiaccio è lì, a un passo dall’inghiottirla per sempre. “Non vorrei pestarti i piedi....”

La coltre bianca è lì, ma Peggy sta sorridendo. Ci sarebbero un milione di parole che vorrebbe dire a Steve, al suo Steve adesso, ma nessuna sarebbe adatta. Allora affida le sue parole al silenzio, speranzosa che trasmetta tutto l’amore che lei prova per lui. Sa che lui capirà. Lancia un’ultima occhiata alla foto e poi, più niente. Nero, e dolore. Tutto intorno è nero e freddo, sente la voce di un ragazzo di Brooklyn da lontano che la chiama, con la voce sempre più flebile e rotta. Vorrebbe raggiungerla, ma non può muoversi. Vorrebbe urlargli, abbracciarlo, mettere fine al suo dolore, ma dalle sue labbra non esce un suono, le sue braccia inerti non fendono che l’aria. E fa freddo, un freddo terribile. Il freddo si impossessa delle sue gambe, delle sue braccia, del suo busto. Ha sonno, vuole solo dormire. Se si addormenta forse tutto quel freddo finirà, e lei potrà tornare dal ragazzo di Brooklyn... Se si addormenta tutto quel dolore finirà. Le palpebre le si fanno pesanti, il freddo si fa strada nel suo petto.

Addio, amore mio.

Chiude gli occhi, e sa che anche queste parole arriveranno a Steve. Chiude gli occhi, quasi serena, e il nero la rapisce. 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Captain America / Vai alla pagina dell'autore: Sandra Prensky