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Autore: Ystava    08/09/2015    4 recensioni
Capitoli corti, tutti già pronti, li pubblicherò a distanza di pochi giorni l'uno dall'altro.
Dopo la 2x16, la vita va avanti per tutti i personaggi. Uno sguardo a cosa succede, alle novità, agli eventi che li porteranno a incontrasi di nuovo.
Naturalmente è tutto frutto della mia immaginazione, non c'è nessun elemento spoiler della terza stagione.
La storia riguarderà tutti i personaggi e le loro relazioni (d'amore, amicizia o altro) ma sarà incentrata su alcuni in particolare, e condurrà al Bellarke.
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Bellamy Blake, Clarke Griffin, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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postS2_33 Nota: Strettamente collegato al capitolo precedente.

L'eroe e il sopravvissuto


"Kyle..."
In un primo momento, Wick non udì il sussurro roco di Raven. Era ancora inginocchiato accanto a lei, e continuava a stringerla, ma la sua attenzione era da tutt'altra parte. Si guardava intorno nervosamente, sentiva urla provenire dalla spiaggia lontana. Aspettava e temeva che da un momento all'altro spuntasse fuori un Grounder di A.l.i.e., e voleva farsi trovare pronto, anche se l'unica arma che Kane aveva potuto lasciargli era una misera pistola.
"Kyle..." Stavolta la ragazza gli strinse il braccio.
Wick la guardò. Raven aveva ancora lo sguardo fisso verso la villa, che ormai era quasi completamente sparita alla vista, nascosta dal fumo e dalle fiamme. 
"Incredibile..." sussurrò il ragazzo. 
Scattò in piedi, si coprì il naso e la bocca con il braccio, poi cominciò a correre in direzione della lontana figura che avanzava verso di loro.

Bellamy arrancava, ogni passo più doloroso e disperato del precedente, e tossiva come se dovesse buttar fuori l'anima. 
Il viso era arrossato e sudato, coperto di graffi vecchi e nuovi. Era quasi irriconoscibile. 
Aveva la gamba sinistra ustionata. Brandelli del pantalone fumavano ancora.
Sembrava un miracolo che riuscisse a camminare.
Questo pensava Wick, mentre lo raggiungeva. Ma soprattutto, era straordinario che avesse ancora la forza per portare in braccio il corpo di Clarke.
L'ingegnere prese dolcemente tra le proprie braccia la ragazza. La prima cosa che vide furono i suoi capelli biondi bruciati. Anche lei aveva delle ustioni, ma sembravano meno gravi di quelle di Bellamy. Respirava, anche se a fatica, e tossiva solo ogni tanto, ma era priva di sensi.
Wick era sicuro che il ragazzo, una volta persa la ragione che lo spingeva ad andare avanti, sarebbe crollato, ed ebbe ragione.
Bellamy cadde pesantemente a terra, sfinito, come un eroe al termine della sua impresa.
"Dobbiamo allontanarci", gli disse Wick. Non poteva trasportare Clarke e sorreggere lui contemporaneamente. "Bellamy, andiamo..."
"Bellamy!" Era Raven, che li aveva raggiunti, seppure rallentata dal dolore alla gamba compromessa. "Non mi sembra questo il momento giusto per arrendersi." Lo prese per un braccio e lo rimise in piedi, cominciando a tirarlo verso il bosco che conduceva alla spiaggia.
Il ragazzo non riuscì a rispondere per via della tosse, ma riacquistò un po' di forza e, senza staccare gli occhi da Clarke, si lasciò condurre via.
Quando arrivarono al bosco, dove l'aria era più pulita, improvvisamente Clarke si agitò tra le braccia di Wick, e tossì forte, aprendo gli occhi.
"Bentornata", la salutò Raven, con le lacrime agli occhi.
"Bentornata", le fece eco Bellamy, sorridendo con un angolo della bocca.
"Ragazzi". Wick si fermò all'improvviso, come se si fosse appena reso conto di una cosa. "La battaglia è finita."
Rimasero tutti fermi e in silenzio per qualche secondo. Infatti, dalla spiaggia, non si udiva più un suono.

La battaglia era finita.
Senza il comando di A.l.i.e., molti Grounders si erano dati alla fuga, altri invece erano stati sconfitti.
Nella confusione, si era creato uno spettacolo straordinario. 
Tutti i combattenti del Popolo del Mare, delle Dune e dell'Arca erano disposti in un ampio cerchio attorno a due figure.
"Ho sbagliato, lo so", disse una voce profonda, ma chiaramente spaventata. "Rimedierò ai miei errori", continuò la stessa voce, ma stavolta sembrava una supplica.
Murphy parve non averlo udito. Era completamente ricoperto di sangue, e gran parte era suo. Aveva perso ogni tipo di arma, e non si era stupito quando si era ritrovato ad uccidere un nemico, pochi minuti prima, semplicemente spezzandogli il collo a mani nude. La disperazione stimola l'iniziativa.
Nessuno aveva il coraggio di avvicinarsi, perchè nessuno aveva mai visto il ragazzo in quelle condizioni, neppure i delinquenti dell'Arca che avevano assistito alla versione peggiore di John Murphy in tutto il suo splendore. Sembrava posseduto dal demonio.
Fece alcuni passi avanti, stringendo i pugni.
"Murphy". Kane lo chiamò, quasi a volergli ordinare di fermarsi, di allontanarsi, di pensarci. Ma era ferito e spossato, non aveva la forza per intervenire e forse probabilmente neppure la volontà di farlo, nonostante tutto. Nonostante il passato.
Il silenzio era quasi assoluto.
Thelonious Jaha indietreggiò, spaventato, inciampando e cadendo di schiena sulla sabbia.
Murphy continuò ad avanzare verso di lui, implacabile, con il fuoco negli occhi e la rabbia nel cuore.
Dalla folla, una persona avanzò, guardandosi intorno. Morti, feriti, sofferenza. Avevano vinto, ma non c'era alcuna gioia. C'era il pensiero di Clarke e Bellamy, sicuramente morti nell'incendio. C'era il pensiero di Monty, che aveva quasi perso la vita con Jasper. C'era il pensiero di Emerson, di Echo, di Emori e di molti altri, che la vita l'avevano persa davvero. C'era la sofferenza di Monroe per le proprie ferite e anche per quelle di Kara, che sicuramente le facevano molto più male. C'era tanto coraggio, compreso quello di Wick e Raven, che con Monty avevano salvato tutti loro. C'erano Octavia, Lincoln, e tutti gli altri che avevano combattuto valorosamente e che ora avrebbero portato il peso di decine di vite spezzate sotto i loro colpi.
E poi c'era il sacrificio di suo padre. 
Miller raggiunse l'amico.
Murphy chiuse gli occhi solo un istante. Non voleva combattere contro di lui, non voleva essere fermato. Non voleva che lo costringesse a fargli del male pur di concludere ciò che avrebbe dovuto fare molto tempo prima, quando aveva messo piede sull'isola per la prima volta. 
Ma quando lo guardò, Miller non sembrava intenzionato a fermarlo. Gli stava porgendo un'arma, una spada corta.
La lama di Emori.
"John...", supplicò Jaha. "Ti prego, John..."
Murphy afferrò la spada con il braccio su cui spiccavano i tatuaggi, nonostante il sangue a coprirli. Poteva quasi vederli brillare, o forse era solo la sua impressione. Dopo tutto quello che era successo, era ancora lì. Era un sopravvissuto.
Disse a se stesso che c'era un motivo, una ragione per cui non era ancora morto. Quello che stava per fare, lo avrebbe fatto proprio per sè, per chi non c'era più, e per chi nonostante il dolore era sopravvissuto come lui.
A volte, tutta la vita si riduce ad un unico, folle gesto.
Senza una parola, senza togliere gli occhi da Jaha, Murphy strinse forte la lama, e un attimo dopo lo uccise conficcandogliela nel petto.

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Nota dell'Autrice: 
QUESTO E' L'ULTIMO CAPITOLO.
MA TRA QUALCHE GIORNO PUBBLICHERO' UN EPILOGO ambientato 2 anni dopo :)
Questa è senza dubbio la fanfic più lunga che io abbia mai scritto, e anche la più seguita. Davvero, sono sbalordita dai numeri. Quasi 100 (eheheh) persone hanno seguito o aggiunto tra i preferiti questa storia, non posso crederci xD non perchè i numeri contino, ma perchè è straordinario, per me, che così tante persone stiano apprezzando quello che ho scritto. Grazie di cuore <3 e grazie anche a chi ha recensito con tanta pazienza, complimenti e consigli. Ho apprezzato tutto <3
Se volete farmi sapere la vostra opinione sull'intera storia, questo è il momento giusto!
Ho deciso comunque di far passare qualche giorno e poi pubblicare un epilogo, in cui vi racconto come sono andate le cose (ho già idee chiarissime al riguardo xD).
A proposito, ci sono due citazioni in questo capitolo: La disperazione stimola l'iniziativa da un libro di J. Carey, e A volte tutta la vita si riduce ad un unico, folle gesto dal film Avatar :)
A presto,
Y**
   
 
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