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Autore: giny    08/09/2015    1 recensioni
In un'epoca che sembra puntare esclusivamente all'odio, alla guerra e alla distruzione, c'è ancora qualcuno che ha il coraggio di opporsi, di ribellarsi, di Amare.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Olocausto
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Il sole splendeva alto quel 14 maggio del 1944 a Cracovia. La primavera si era ormai affermata, prepotente e travolgente; tutto si era ormai risvegliato, creando un'atmosfera quasi surreale, come se le trasmissioni in codice via radio e i bombardamenti non esistessero.
Ma Klaus sapeva bene che esistevano. Aveva dovuto saperlo, fin dall'inizio. Fin da quando lui, Klaus Friedrich, era stato chiamato per prestare servizio per il führer. La sua famiglia era stata molto orgogliosa e anche lui lo era. Era nell'esercito tedesco da sei anni ormai ed era felice di essere stato scelto, tra tanti altri militari, per diventare ufficiale al servizio del loro capo.
Non aveva avuto alcuna esitazione quando aveva preso il treno da Berlino diretto in Polonia. Ora era lì, alla sede del Consolato tedesco, orgoglioso e felice.
Era in attesa di ricevere un ordine, quando un altro ufficiale entrò nella stanza dove si trovava. Non l'aveva mai visto prima.
''Dieci prigionieri devono essere liberati, hanno incaricato te di prenderli''
Il suo tedesco risentiva molto dell'accento polacco, ma Klaus non faticò a capirlo. Anche i suoi tratti e i suoi occhi mostravano chiaramente le sue origini. Quegli occhi grigio-azzurri che Klaus continuava a fissare.
''Avete compreso l'ordine?'' chiese quello, alzando leggermente la voce.
Klaus si riscosse.
''Sì sì, vado subito''
Il giovane polacco annuì lievemente e sparì. Klaus si diresse verso la ex caserma per prelevare i prigionieri. Quando uscì dall'edificio, avvertì il tepore primaverile e la luminosità accecante del sole. Nonostante i suoi occhi fossero ancora fortemente illuminati dal sole, comunque, non impedivano alla sua mente di focalizzare ancora quegli occhi che lo avevano fatto vacillare, anche se per pochi istanti.
Raggiunse la caserma. Altri militari avevano già portato i prigionieri fuori dalla caserma; toccava a lui portarli alla loro ambasciata, quella russa, che avrebbe permesso loro di tornare a casa.
Quando li vide, notò che erano emaciati, molto magri e con rade e deboli ciocche al posto dei capelli. Quello spettacolo fu troppo per lui, ma si fece forza. In quegli anni, aveva imparato a resistere, davanti a qualsiasi cosa. Doveva essere forte.
Così, insieme ad un altro ufficiale, scortò i prigionieri all'ambasciata e dopo tornò ai suoi alloggi.
Mentre si preparava per la cena, non poteva smettere di pensare a quegli occhi. Qual era il motivo? Perchè gli stava succedendo ciò? Decise che non era il momento di pensarci, altrimenti avrebbe fatto tardi a cena e sapeva quanto al Generale Von Kaulitz desse fastidio il ritardo.
Così, finì di prepararsi e scese per la cena.
Percorse le scale del sontuoso edificio di corsa; quando ormai era vicino alla sala, vide qualcuno affiancarlo.
''Anche tu vuoi evitare l'ira di Von Kaulitz?'' chiese sarcasticamente una voce a lui familiare.
Si voltò e l'ufficiale polacco camminava qualche passo dietro di lui.
"Johan Kowalski'' si presentò quello sorridendo e porgendogli la mano.
''Klaus Friedrich'' stringendo timidamente la mano che quello gli porgeva, parlando con la voce un po' traballante.
''Piacere di conoscerti, Klaus. Una volta ho sentito che ad un tizio arrivato in ritardo a cena Von Kaulitz abbia fatto fare venticinque giri di corsa dell'edificio sotto il temporale'' disse il polacco, divertito ''Ma non so se sia vero... Nel dubbio, meglio non rischiare'' facendogli l'occhiolino.
Klaus ascoltava tutto senza credere a ciò che stava succedendo.
''Come mai sei così gentile con me? Voglio dire, vi abbiamo invaso''
Johan abbassò lo sguardo e sorrise lievemente.
''Se non puoi batterli fatteli amici, no?'' disse, voltandosi verso Klaus.
Il tedesco annuì lievemente.
Arrivarono davanti alla porta della sala, la aprirono e notarono con sollievo che gli altri commensali non erano ancora seduti a tavola.
''Giusto in tempo!'' disse il panciuto generale, stretto nella sua divisa ''Accomodatevi. Vi conoscete già?'' chiese festante ai due ufficiali.
''Io e il signor Friedrich abbiamo già avuto modo di conoscerci'' disse Johan annuendo e guardando Klaus nei suoi occhi scuri.
Tutti si sedettero e la cena potè finalmente iniziare.
   
 
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