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Autore: TheSimmonsForYourFitz    09/09/2015    0 recensioni
[Mark Ruffalo]
[Mark Ruffalo]La fanfiction che state per leggere è tratta interamente da un sogno che ho fatto di recente.
Ho pensato di scriverlo perché possiate leggerlo e divertirvi nella lettura oltre che per potermelo ricordare, dal momento che è uno dei pochi sogni che ho fatto che mi piacerebbe poter raccontare ancora.
Buona lettura. Se vi va, lasciate una recensione.
Genere: Comico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lasciamo che le luci della città ci illuminino il viso mentre passeggiamo per i vicoli silenziosi del centro storico.

Non ho idea di cosa ti abbia spinto a fare una vacanza nella mia città, di solito si sceglie Firenze o Roma o Venezia... tu hai scelto la mia.

Hai lo sguardo curioso, ma si vede che stai pensando a qualcosa che non vuoi dire. Io ti parlo dei monumenti che ormai conosco a memoria, tu nemmeno mi ascolti e ti giri a guardarli per poi cercare uno sguardo di approvazione da quella bionda che ti sta accanto e che di te non sa niente e si è aggregata solo per farsi vedere con te in giro sperando in qualche foto sulla copertina di una qualsiasi rivista.

Io di te so tanto, so che hai avuto periodi difficili in cui il sostegno della tua famiglia è stato fondamentale. So che quei periodi li hai superati e sei contento di raccontare di come tu ce l’abbia fatta nonostante riportarli alla memoria sia molto doloroso.

So che non sei solo “quello che fa Bruce Banner in The Avengers” ma sei anche Ned Weeks di The Normal Heart, Dylan Rhodes di Now You See Me, David Abbott di Just Like Heaven...

Vabbè, io continuo a parlare. E nel frattempo ti guardo senza che tu te ne accorga.

Continuiamo il nostro giro... vi porto al Belvedere, al Bastione, ti faccio vedere dove puoi portare a cena quella lì e, dopo quattro ore di camminata per le salite e le discese della città, mi dici «Grazie» in un italiano un po’ incerto e con un sorriso disarmante che mi fa dimenticare tutto quello che ho pensato fino a dieci nanosecondi fa.

Lei ha voglia di ballare.

Mi arrendo e chiamo un taxi perché ci porti nel locale più bello dove fanno sempre le serate più famose a cui vanno tutti.

Sto sperando che lei si lamenti così le posso tirare una scarpa in faccia, almeno si toglie dalle scatole per un po’ visto che nessuno l'ha invitata. E poi è bionda e io le bionde non le sopporto.

La serata va avanti, la cosa positiva è che io sto seduta e posso finalmente riposarmi. Lei ti trascina in pista e ballate, anzi, tu fai finta. Credo ti sia stancato di lei. E in fondo ci spero. Ci spero davvero tanto.

Nel frattempo continuo a guardarvi, visto che vedere ragazzini idioti che pensano di essere ubriachi dopo un succo di frutta non è quello che io chiamo “passare una bella serata in discoteca”.

Le ore passano e io sto sempre seduta, lei va in giro per il locale e bacia qualsiasi cosa le respiri accanto mentre tu resti lì a ballare sulle note che le casse sputano fuori cambiando spesso il ritmo.

Finalmente lei si accorge che ha esaurito gli organismi aerobici presenti in pista e torniamo a casa.

Mi aspetto che tu la segua, visto che avete passato tutta la sera insieme, o quasi tutta. E invece quando scende dal taxi tu non vai da lei ma rimani seduto con me sul sedile posteriore. E mi fissi.

Disagio. Ho i tuoi occhi addosso e non so cosa dire, non so se tu sei lucido o se hai bevuto troppi drink e quindi non sai cosa stai facendo.

A un certo punto mi prendi la mano e passi l’indice vicino al mignolo, notando che è un po’ gonfio.

Mi chiedi se mi fa male e fai dei cerchi con l’indice cercando di massaggiarlo e farmi passare il gonfiore nonostante io ti abbia detto che è sempre stato così e che ormai non ci faccio più caso. Non mi ascolti neanche adesso. Incredibile. Quindi non è la bionda il problema, sei proprio tu che sei sordo o fai finta di esserlo solo per farmi innervosire.

Rimaniamo in silenzio, mi arrendo al fatto che farai comunque come vuoi e ti lascio continuare a studiare il mio mignolo. Credo che se potesse parlare mi chiederebbe cosa gli stia succedendo, è solo un mignolo. Vabbè.

Finalmente arriviamo a casa mia, sto per scendere ma tu mi blocchi sul sedile.

«Aspetta un attimo.»

Scendi,  fai il giro del taxi dopo aver pagato l’autista e mi apri la portiera.

Wow. OK, hai bevuto troppo. Sicuramente.

Ti guardo, ma non riesco a farti capire che nella testa mi stanno frullando millemila domande. Eppure il mio sguardo smarrito ha sempre funzionato.

Le cose sono due, o tu sei Mark Ruffalo e sei scemo, o sei una forma aliena di Mark Ruffalo a cui non hanno caricato l’espansione per decifrare gli sguardi.

Non so quale opzione scegliere.

Appena il taxi parte non faccio in tempo a prendere le chiavi dalla borsa che tu mi blocchi la mano e mi incastri, letteralmente, tra te e il muro di casa.

Oddio, adesso devo urlare. Non sai cosa stai facendo. Se provi a farmi del male ti denuncio.

Inizi a ridere e dentro di me una vocina si chiede che cavolo ci sia di così divertente che ti faccia ridere mentre sembra che da un momento all’altro tu sia pronto a fare tutto tranne che qualcosa di buono.

«Scusa se stasera non ti ho considerata, però sappi che sei un’ottima guida turistica.»

Ah, mi fa piacere. Dirlo prima ti sembrava brutto eh.

«Grazie, anche tu sei un ottimo turista.» ti dico scocciata. E tu, finalmente, te ne accorgi.

Fiù, è Mark Ruffalo. Anche l’alieno non mi sarebbe dispiaciuto, comunque.

«Ti ho fatto arrabbiare?»

«No, figurati. Ci sono abituata.»

«Ah, mi dispiace... come posso farmi perdonare?»

«L’hai già fatto. Mi ha fatto piacere portarti in giro a vedere la città. Spero ti sia piaciuta la serata.»

«Sì, molto. Ma non è ancora finita.»

Cos’è quello sguardo? Non sfoggiare il tuo sguardo da Bruce Banner coccolone. Così mi uccidi.

Troppo tardi.

Sono in trappola, aiuto.

«Ormai è tardi. Credo sia il caso di andare a riposare, tu domani devi tornare a New York e io devo studiare per un esame importante.»

«Non mi interessa tornare a New York, posso rimandare il volo. E, per quanto riguarda il tuo esame, sono sicuro che un giorno di riposo in più non ti farà male.»

Sto per ribattere dicendo che non è così ma non mi dai il tempo di farlo e mi baci.

Un bacio tenero, leggero come un soffio. Le tue labbra sono morbide e al contatto con le mie mi provocano un formicolìo. Con una mano mi sfiori i capelli e mi attiri a te. Punti i tuoi occhioni castani sui miei lasciandomi prigioniera, impotente davanti ai tuoi gesti inaspettati. Poggio le mani sul tuo petto e continuiamo a baciarci mentre ormai il sole fa capolino dai palazzi davanti casa mia.

Chissà per quanto tempo abbiamo portato avanti quella danza. Finalmente mi dai il permesso di aprire la porta di casa, impaziente di continuare quello che abbiamo interrotto.

«Non è che ti trasformi e diventi verde?»

«Uhm, non lo so. Vediamo.» dici con un sorriso malizioso e poi continui: «Non è che ti fa male il mignolo?»

«Cosa c’entra?»

«Niente, solo non vorrei che ci interrompesse sul più bello.»

   
 
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