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Autore: DanzaNelFuoco    09/09/2015    1 recensioni
Scritta per la "Winter is coming" Week del gruppo fb We Are Out for Prompts. - giorno #2: gender swap
- Intro:
Sherlock sapeva che non doveva fidarsi una zingara.
Che fosse per motivi diversi da quelli che aveva pensato - no, non aveva mai considerato che la cosa potesse davvero funzionare, ma, come si dice, tentar non nuoce - non contava.
..."Sherlock?" chiamò, sconcertato.
Quello si voltò lentamente e John quasi cadde dalla sedia. "Ma che cazz..."
Gli zigomi spigolosi del coinquilino avevano lasciato il posto a linee più morbide, le labbra erano più carnose e la carnagione ancora più delicata, se questo fosse mai stato possibile.
Sotto il morbido lenzuolo bianco drappeggiato attorno al suo corpo, John poteva intravedere il solco del seno.
"Sherlock... sei una donna."
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender
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Sherlock sapeva che non doveva fidarsi una zingara. 

Che fosse per motivi diversi da quelli che aveva pensato - no, non aveva mai considerato che la cosa potesse davvero funzionare, ma, come si dice, tentar non nuoce - non contava. 

Aveva seguito le istruzioni della gitana passo a passo, assunto il filtro, lasciato la finestra aperta e girato la testata del letto a est. Quando si era svegliato aveva sentito la testa un po' pesante - aveva riconosciuto una traccia di alcool nella pozione che aveva bevuto - e un formicolio in tutto il busto. 

Avvolgendosi il lenzuolo attorno al corpo, era uscito dalla stanza, chiedendosi se John avesse già preparato il tè. Non pensava davvero che quello che gli aveva dato la zingara funzionasse, ma la curiosità lo spinse a decidere che avrebbe comunque verificato se John gli prestasse più o meno attenzione del solito. 

Si affacciò alla porta della cucina, appoggiandosi allo stipite. 

John, che stava leggendo il giornale, registrò con la coda dell'occhio la presenza di una chiazza bianca sulla porta. "Il tè è già pronto." 

Sherlock si impose di non essere deluso. In fondo era stato sciocco seguire il consiglio di sua madre e recarsi da quella ciarlatana. 

"Grazie." rispose malamente, dando le spalle al dottore per prendere la tazza. La voce gli uscì di svariate tonalità più alte e Sherlock tossì, chiedendosi se l'aver lasciato aperta la finestra avesse in qualche modo influito sul cambiamento di voce. Si portò una mano alla gola e congelò sul posto. Dove era finito il suo pomo di Adamo? 

Anche John aveva alzato la testa dal giornale, stupito, e fissava la nuca di Sherlock come se volesse guardarvi attraverso. I capelli sembravano essergli cresciuti di diversi centimetri durante la notte, in un modo quasi innaturale. 

"Sherlock?" chiamò, sconcertato.

Quello si voltò lentamente e John quasi cadde dalla sedia. "Ma che cazz..." 

Gli zigomi spigolosi del coinquilino avevano lasciato il posto a linee più morbide, le labbra erano più carnose e la carnagione ancora più delicata, se questo fosse mai stato possibile. 

Sotto il morbido lenzuolo bianco drappeggiato attorno al suo corpo, John poteva intravedere il solco del seno. 

"Sherlock... sei una donna." 

A onor del vero, bisogna dire che Sherlock non diede di matto. Controllò di avere effettivamente le tette prima di correre in camera. Che nel farlo poi avesse lasciato vedere parte delle sue nuove acquisite grazie non fu un avvenimento neanche degno di essere registrato da una porzione del suo cervello - a distanza di anni, John avrebbe comunque potuto descrivere ogni centimetro di pelle intravisto quel giorno. 

Prima che Il dottore potesse dire anche solo una parola Sherlock era di ritorno con una fiala in mano. Sgombrò il tavolo con un gesto deciso, facendo infrangere piatti e tazzine sul pavimento e vi spostò sopra il microscopio con decisione. 

"Sherlock... Penso dovresti calmarti."

"Calmarmi?!" tossì per abbassare il tono di voce. Dannazione, rasentava l'isteria. "Calmarmi?" ripeté ad un tono di voce accettabile. "Sono una donna!" 

Estrasse con una pipetta le poche gocce di liquido che rimanevano nella fiala e le spostò su un vetrino, fissandolo. Rimase a guardare la goccia al microscopio per un tempo che a John parve interminabile. 

Poi alzò la testa con espressione stizzita. "Niente! Non ho mai visto niente di simile!" Si fece da parte per permettere a John di analizzare il vetrino. 

"Neppure io ho mai visto nulla del genere." disse il medico, ma non era molto concentrato sul vetrino. Non aveva mai prestato attenzione all'odore di Sherlock, ma ora che gli era entrato nel naso e lo circondava, si rese conto che non era cambiato. 

"Devo fare una telefonata." disse Sherlock tendendo la mano per ricevere il cellulare di John. Certe cose non sarebbero cambiate mai. 

John glielo tese, senza nemmeno alzare gli occhi al cielo. 

"Pronto?"

"Ciao, mamma."

"Mi scusi, signorina, deve aver sbagliato numero." disse la donna, confusa.

"No, mamma, sono io, Sherlock."

"Sherlock? Che è successo alla tua voce." 

"Pare che la zingara da cui mi hai mandato per quella cosa" occhieggiò John e, quando constatò che non stava ascoltando, proseguì. "mi abbia dato un filtro che mi ha trasformato in una ragazza." 

"Cosa?"

"Sono una donna!" Sherlock cercò di controllarsi. Con quella voce stridula sembrava isterico. 

"Oh, tesoro, ma é meraviglioso."

"Come?" 

"Oh sì, ho sempre desiderato una figlia femmina! Non dovrai nemmeno cambiare nome!" Sua madre non poteva davvero essere così entusiasta.

"Ma..."

"Ti porterò a fare shopping, dobbiamo assolutamente rifarti il guardaroba e..."

Sherlock chiuse la comunicazione. Si sarebbe sorbito questa conversazione un'altra volta - sperava mai - quando si fosse abituato alla situazione - ancora, sperava mai.

Doveva tornare normale. Quindi doveva chiedere alla zingara.

"Sherlock, stavo pensando... dovremmo fare dei test. Una visita medica, analisi del sangue." 

Ma Sherlock si era chiuso in camera per vestirsi. 

Doveva ammettere che non avere il reggiseno era scomodo. I vestiti gli cadevano addosso in modi strani e aveva dovuto lasciare i primi bottoni della camicia aperta per non soffocare con la stoffa tirata. 

"Sherlock, potrebbero esserci scompensi ormonali..." Disse John attraverso la porta chiusa. Ma Sherlock stava già indossando il cappotto. 

"Prima devo uscire." Gli disse enigmatico, imboccando la porta e lasciandolo impalato al centro del salotto. Sherlock non sarebbe cambiato mai. 

 

Parte 2

 

Sherlock entrò nell'atrio con passo deciso e si diresse allo studio.

"Madame Astra riceve solo su appuntamento, è impegnata." cercò di fermarlo la segretaria dietro al bancone, ma Sherlock la ignorò e spalancò la porta con violenza. 

"Cosa mi ha fatto?" Ruggì intimidatorio. O almeno tentò, purtroppo la sua voce aveva risentito parecchio della trasformazione. 

La zingara, acconciata più come una donna d'affari che come una gitana, si alzò dalla scrivania, facendo tintinnare gli imponenti orecchini. 

"Mi perdoni, signora Tracey, comunicheremo col suo defunto marito tra qualche istante." si rivolse alla donna in lutto di fronte a lei e lisciandosi la gonna del tailleur grigio fece il giro della scrivania. 

"Holmes, giusto? L'ho vista ieri." 

"Sì. Perché sono una donna?" 

"Ma come? Non mi aveva forse chiesto un rimedio per far sì che il suo coinquilino dongiovanni si interessasse a lei?" le passò un braccio attorno alle spalle, chinandosi verso di lei con fare cospiratorio.

"Beh, sì." rispose Sherlock, intuendo fin troppo bene dove la donna volesse andare a parare. 

"E il suo coinquilino forse le ha staccato gli occhi di dosso anche solo per un secondo?""No, ma..." 

"E allora vede che funziona!"

Sherlock avrebbe voluto prenderla a schiaffi. "Sì, ma vorrei tornare un uomo." 

"Oh, non si preoccupi. Non appena John le rivolgerà le esatte attenzioni di cui lei ha bisogno, tornerà come prima." nel parlare lo aveva avvicinato alla porta. "E ora se non le spiace, dovrei tornare alla mia seduta spiritica." Disse, chiudendogli la porta in faccia. 

Sherlock sbatté le palpebre un paio di volte, rendendosi conto di essere stato congedato. 

Estrasse il cellulare dalla tasca e controllò i diciassette messaggi che John gli aveva inviato nei quindici minuti che era stato via. Se non altro, aveva la piena attenzione del suo coinquilino. 

 

Aveva deciso di tornare a casa camminando, per schiarirsi le idee e non si era reso conto di essere rimasto nei recessi del suo palazzo mentale per l'intera giornata. Era ormai sera quando decise di tornare a casa. 

Non aveva mai fatto caso a quanto Londra potesse essere pericolosa per una ragazza da sola. Questo corpo era abbastanza agile, ma non forte come prima e, sebbene fosse convinto di essere ancora in grado di difendersi da chiunque, non aveva davvero intenzione di mettere alla prova la sua teoria. 

Affrettò il passo verso l'appartamento, prediligendo strade affollate, trovandosi a guardarsi le spalle per un nonnulla e quando giunse al 221B tirò un sospiro di sollievo. Almeno finché non si trovò a metà della scala, esattamente con i piedi tra l'ottavo e nono gradino, e sentì le voci al piano di sopra. Nonché vide l'ombrello appoggiato contro lo stipite della porta. 

Mycroft. 

Ecco come una già pessima giornata poteva peggiorare esponenzialmente. 

Stava quasi per voltarsi e tornare tra le fumose e grigie strade di Londra, ad affrontare la sorte, quando la porta si spalancò. 

"Sherlock, ti stavamo aspettando." La voce formale di Mycroft interruppe la sua fuga. "Andiamo, sorellina." calcò con disgusto sull'ultima parola. 

Sherlock sbuffò e percorse gli ultimi gradini a passo di carica. Lanciò il cappotto sulla poltrona e si voltò a fronteggiare il fratello, le braccia incrociate sotto il seno - no, non si sarebbe mai abituato a quelle due... cose.

"Cosa vuoi?" 

"Mamma mi ha detto cosa ti è successo e... perché." 

Sherlock strinse le labbra. 

"E sei venuto a controllare? Bene, hai controllato. Ora perché non ci liberi dalla tua presenza? Hai già mangiato fin troppi dei biscotti di Mrs Hudson per la tua linea." 

Mycroft alzò gli occhi al cielo. "Molto bene. Tolgo il disturbo." Rivolse un'eloquente occhiata a John - fin troppo eloquente, se Sherlock aveva dedotto correttamente l'espressione del fratello e del coinquilino -e Sherlock deduceva sempre correttamente- Mycroft aveva detto tutto a John - e gli si avvicinò.

"Ti avevo detto che preoccuparsi non era un vantaggio." disse, prima di sbattendosi la porta alle spalle. 

Sherlock fremette di rabbia. "E comunque sei ingrassato!" quasi urlò contro la porta chiusa.

Il silenzio calò nella stanza. 

Sherlock lottò contro l'impulso di ritirarsi in camera sua. Quanto odiava Mycroft! 

John dondolò su sé stesso, indeciso se parlare o meno. 

"Se devi dire qualcosa, dilla." sbottò dopo qualche minuto Sherlock.

John si prese ancora qualche secondo prima di parlare. "Pensavo che fossi sposato con il tuo lavoro. L'hai detto tu, ricordi?"

"Certo che ricordo. Non soffro di Alzhaimer precoce." disse, infastidito. Gli riusciva così difficile pensare a sé stesso come a una donna. 

"Beh, non hai mai detto che non fosse più valido." disse infilando le mani in tasca ed evitando di guardarla negli occhi. "Non puoi pretendere che io deduca come te." 

"Oh." Sherlock rimase per un istante senza parole - cosa molto molto rara. 

"Non... Non c'era bisogno che ti rivolgessi a una zingara." 

Sherlock gli si avvicinò a grandi passi e lo costrinse a guardarlo negli occhi. "Davvero?" Ma non aveva davvero bisogno di una risposta. Lo vedeva in ogni singolo atteggiamento, la postura, i movimenti delle mani, lo sguardo, la piega delle labbra. 

Sapeva cosa John avrebbe fatto ancora prima che che lo facesse, vide il pensiero attraversare il suo cervello e poi concretizzarsi e lo lasciò fare. 

John la baciò. 

Fu breve e deciso, più una presa di posizione che una vera propria forma di desiderio. 

Quando Sherlock fece per chinarsi su di lui e ricambiare, John la fermò. 

"Non così." 

Le sue labbra erano troppo carnose, i suoi fianchi troppo morbidi, i suoi capelli troppo lunghi. Era tutto troppo sbagliato. 

"No." sorrise Sherlock. "Non così." 

John sembrò sollevato che Sherlock avesse capito. 

"Ora devo andare a dormire."

Il giorno seguente Sherlock era di nuovo un uomo. 




Prompt di AlessandraJohnlock - Sherlock vuole avere la piena attenzione di John ma ogni suo tentativo si tramuta in una disfatta. Così, sotto consiglio della madre, ricorre a un ultimo stratagemma si rivolge a una zingara. La donna ascoltato il problema gli consegna un filtro raccomandandogli di berlo e andare immediatamente a dormire. Sherlock, seppur scettico, segue le istruzioni e il giorno dopo si ritrova a avere un corpo femminile e la piena attenzione di John.
Bonus, la madre afferma di essere felice del cambiamento e di aver sempre desiderato di avere una figlia.
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