Dichiararsi?
Ayumi
tastò con un dito l’hamburger che aveva appena
ordinato.
Non
aveva proprio fame, anzi solo al vedere del cibo il suo
stomaco si rivoltava.
In
realtà non capiva neanche il motivo, visto che non aveva
ancora mangiato niente, ma forse la sua fame veniva placata da quella
sensazione
di ansia che stava provando per Conan.
Era
scappato via senza dare spiegazioni.
Neanche
Ai sapeva dove fosse andato, e solitamente Ai sapeva
tutto di lui.
Lei
aveva semplicemente fatto spallucce e dichiarato, senza
dare altre spiegazioni, che avrebbero solamente perso tempo ad
aspettarlo.
Poi
era andata via anche lei.
Per
un attimo aveva pensato che quei due avessero un appuntamento
segreto.
Ma
poi si era ricreduta: in fondo Ai non aveva mai mostrato
affetto nei confronti di Conan, e lui idem.
Però,
se non si fosse dichiarata al più presto quei due
avrebbero potuto riscoprirsi a vicenda, e la sua ipotesi diventare un
eventualità.
Doveva
stare attenta, c’era troppa complicità tra i due.
Era
proprio quello il motivo per cui non era più sicura di
donare a Conan quella cravatta che stringeva in mano.
Ma,
in fondo, non era neanche detto che solo Ai fosse
interessata al suo amore.
E
se ci
fosse un'altra Ayumi? Magari una bella, alta, snella e seducente?
Una
sirena che ha già incantato il tuo Conan?
No,
quel giorno doveva dichiararsi apertamente e togliersi
ogni dubbio.
O, almeno, doveva
provarci.
In
fondo, era quasi sicura che Conan fosse già a conoscenza
dei suoi sentimenti. Ma doveva rendere la cosa ufficiale.
Lui
era il ragazzo di cui si era innamorata all’istante, dieci
anni prima, e ora i suoi sentimenti erano rimasti invariati, anzi erano
cresciuti.
Se
prima era solo una cottarella, ora poteva giurare che
quello era amore.
Non
riusciva a immaginarsi senza il suo Conan.
Si
portò le mani al petto, stringendo forte la cravatta, e con
aria sognante guardò il soffitto del fast food: Il suo
detective preferito,
sempre acuto e ingegnoso, il suo genio ammirato da tutte le sue
coetanee e
amiche, il suo amico d’infanzia.
Lui
era per lei il suo tutto.
Poi
tutto ad un tratto s’incupì.
E
te cosa
sei per lui?
Era
proprio questo il punto. Non lo sapeva.
Certo,
alcune volte lui le faceva qualche regalino, ma mai
nulla per il White Day.
Eppure
te
glielo hai sempre dato il tuo cioccolato, vero Ayumi?
Ma
non sapeva neanche se lo avesse mai mangiato.
Come
poteva ricordarsi quale era
il suo pacchetto, tra le dozzine che si materializzavano nel giorno di
San
Valentino sul suo banco?
Forse
non gliene importava
neanche, forse per lui te sei solo una rompiscatole che gli sta sempre
tra i
piedi…
Improvvisamente
si sentì un vuota
dentro, una triste sensazione la pervase:
E
se per
il tuo tutto tu non sei niente?
Come
se potesse seppellire il
dolore, incominciò a trangugiare l’hamburger a
velocità supersonica.
Lo
finì in un battibaleno, e
aspirò la Cola rimanente, quando questa finì,
incominciò a mordicchiare
istericamente la cannuccia fino a spappolarla con i denti.
Poi
tutto ad un tratto si
ridestò: no, non poteva abbattersi così
facilmente.
Doveva
capire. E per capire
sarebbe dovuta andare da Conan.
Si
alzò dal tavolo e, senza
neanche buttare i rifiuti, si fiondò verso
l’uscita.
^*^*^*^*^*^*^*^*
Nel frattempo, villa Suzuki
«Che
strano, solitamente Ran si
fa sempre sentire il sabato, cos’avrà oggi di
tanto importante da fare per
trascurare così un’amica?» Una voce
leggermente stufa proveniva dalla sala da
pranzo.
«E’
questa l’accoglienza che mi
dai? Sono appena tornato e domani ripartirò per lavoro:
proprio nelle poche
giornate che posso stare con te devi pensare alla tua amica?»
La predica proveniva
da una voce maschile
leggermente arrabbiata.
«Scusami,
Makoto… allora questa
giornata sarò tutta per te…»
scandì la ragazza avvicinandosi con fare sensuale
al ragazzo.
«Sonoko?»
Il karateka era
arrossito pesantemente, e ormai, inconsapevole di quello che frullava
per la
testa della ragazza, si godette il massaggio sulle spalle che la
fidanzata
aveva incominciato a praticare.
Era
sempre stata una particolare,
Sonoko. Si ricordava quando tre anni prima era convinto che lo stesse
tradendo.
In
fondo, lui stava spesso via
per lavoro, e la sua fidanzata era così bella e
attraente… insomma quale uomo
avrebbe resistito!?
Non
poteva accettare di vivere
con il dubbio: così ingaggiò un detective privato
con il compito di pedinarla e
scoprire cosa facesse durante le sue lunghe assenze.
Ma
non poteva essere più sorpreso
degli esiti: Sonoko ne aveva incontrati di uomini, quando lui non
c’era.
Ma
con tutti si fermava solo e
soltanto al flirt. Come se si divertisse.
La
cosa lo aveva immediatamente
sollevato: Sonoko era una donna con degli ideali, in fondo.
Non
era da lei tradire qualcuno,
lei era sincera, aperta, spontanea. Non era una persona falsa.
Si
girò di scatto e coinvolse la
fidanzata in un lungo e intenso bacio passionale.
Sì,
quella giornata con Sonoko si
prospettava magnifica.
^*^*^*^*^*^*^*^*^*
«Sorellona!?
Cosa fai!?» una
bambina sui nove anni si era precipitata dentro la camera della
maggiore, che
la guardava in cagnesco non riuscendo a capacitarsi del motivo per cui,
da
piccola, desiderava tanto avere un fratellino/sorellina.
«Non
sono affari tuoi Kozue,
potresti andare via, ora??» chiese scocciata cercando di
ridurre al minimo i
tempi di sfrattamento della sorella.
«Ma
Ayumi!!??» borbottò questa
incominciando a piangere.
La
maggiore si portò una mano al
capo: ma a chi poteva assomigliare quella frignona lì, era
sicura che lei alla sua
età fosse molto meno piagnucolona…
«Calmati,
stai tranquilla» scandì
con tono rassicurante sorridendo lievemente cercando di trasmettere la
sua calma
alla bambina.
«Mi
lasci stare con te?» chiese
questa guardando la maggiore con sguardo terribilmente cuccioloso.
“Ah…
quando mi fa quella faccia
non riesco proprio a resisterle, accidenti! Uff…questa ne sa
una più del
diavolo…”
«Va
bene… ma stai buona e calma
sul letto intesi?» Ordinò con tono quasi materno.
«Va
bene! » squittì la piccola,
accomodandosi sul piumone rosa.
Ayumi
restò interdetta per
qualche secondo: la sua era una sorellina dolce, carina e forse, fin
troppo
infantile per avere nove anni.
Ma
aveva un carattere magnetico,
a cui nessuno poteva resistere, e la sorella maggiore era pronta a
scommettere
che Kozue avesse già qualche corteggiatore.
Le
voleva un bene dell’anima,
quella bambina dai capelli a caschetto color nocciola e occhi verdi le
ricordava troppo se stessa a quell’età.
Molti
avevano detto che era la
sua copia sputata, ma Ayumi era certa che la sua sorellina fosse ben
più timida
di lei: quando in casa arrivava un estraneo, lei si nascondeva in
camera sua e
stava ferma, anzi immobile, ad osservare.
C’era
voluto un po’ di tempo per
far conoscere i suoi amici alla sorellina, ma tra tutti si era
affezionata
maggiormente ad Ai.
Del
resto doveva aspettarselo,
Kozue era fin troppo introversa per fare amicizia con la sua banda di
amici
quasi esclusivamente maschi, e a tre anni, spesso si cerca un modello
da
seguire, possibilmente dello stesso sesso.
Così
ora, a sei anni di distanza,
considerava Ai come “la sua seconda sorellona”.
Lanciò
uno sguardo affettuoso
alla minore notando che questa aveva una strana macchia sul vestitino
rosa.
«Cosa
hai fatto, eh Kozue?»
chiese indicando lo sporco con finta rabbia.
«Ho
mangiato la cioccolata che mi
ha dato il dottor Amasa…» borbottò lei
unendo gli indici aspettando un
rimprovero.
«Agasa,
Kozue, non Amasa!» spiegò
la maggiore trattenendo una risata. «E ora vai a
cambiarti»
«Vado!»
disse mostrando un
sorriso smagliante.
Quando
Ayumi sentì la porta
sbattere si riconcentrò su quello che stava facendo: doveva
scegliere un abito
con cui andare da Conan.
Doveva
essere raffinata, non
banale e carina.
Doveva
essere perfetta.
Prese
un vestitino celeste
chiaro: lo aveva comprato la settimana prima, si trattava di un
corpetto
semplice, ma carino, che finiva in un’ampia gonna a pieghe.
Se
lo allacciò, poi prese delle
ballerine dello stesso colore e un cerchietto per mettere in ordine i
capelli.
Per
finire si mise un filo di
trucco e, soddisfatta, si guardò allo specchio.
Ora
doveva solamente andare da
Conan e dichiararsi… sempre se avesse avuto il coraggio di
farlo.
Salutò
i famigliari e Kozue; con
il cuore in gola, si avviò verso l’uscita.
^*^*^*^*^*^*^*^*^*^+
«Ne
vuoi un po’?» un ragazzo più
grande della media stava offrendo un gelato ad un altro suo coetaneo
decisamente più proporzionato.
«Dovrei
mangiare quel coso
totalmente sbavato da te, Genta? » chiese quello non
nascondendo il disgusto
provato.
«Uff,
Mitsuhiko, come sei
pignolo! Per una volta ti offro del cibo e ti comporti
così?» chiese l’altro
iracondo.
«Mi
dispiace, ma non ci tengo ad
ASSAGGIARE LA TUA SALIVA!» proclamò scandendo le
parole dette e guardando
l’amico truce.
«NON
SI TRATTANO COSI’ GLI AMICI!!!»
sentenziò urlando Kojima, prendendo per le spalle
l’amico sballottandolo per
tutto il marciapiede.
«Genta!
Bastaaaa» farfugliò
questo investendo per sbaglio una signora sulla quarantina, in preda
all’attacco furibondo dell’amico.
«Eh?
Ma quella è Ayumi?» chiese
indicando, per quanto gli fosse possibile, l’altro lato della
strada.
Genta
mollò l’amico: «Hai
ragione! Su che aspetti? Andiamo a salutarla! »
Mitsuhiko
si massaggiò la testa
e, cercando di seguire l’amico che aveva già
imboccato le strisce pedonali,
incominciò a correre.
^*^*^*^*^*^*^*^
Devo
dichiararmi.
Devo
dichiararmi.
Devo
dichiararmi.
Ayumi
camminava per le strade
totalmente assorta dai suoi pensieri.
Ma
la sua mente continuava a
ripetere, fosse per auto-motivarsi o chissà cosa, quelle due
parole.
Devo
dichiararmi.
Devo
dichiararmi.
Devo
dichiararmi.
Attraversò
la strada.
Devo
dichiararmi.
Devo
dichiararmi.
Devo
dichiararmi.
«Ayumi!!
»
Devo
dichiararmi.
Devo
dichiararmi.
Devo
dichiararmi.
«Ayumiiiiii»
Devo
dichiararmi.
Devo
dichiararmi.
Devo
dichiararmi.
«Ayumi?»
Stavolta il messaggio
venne accompagnato da una pacca sulla spalla.
«Eh?»
«Finalmente,
sembravi
ipnotizzata, possibile che non ci sentivi? »
La
ragazza riconobbe delle voci
famigliari: si girò.
Erano
Genta e Mitsuhiko.
Che
cosa volevano quei due,
possibile che li incontrasse sempre al momento sbagliato?
«Che
volete?» rispose fredda lei,
aspettando impaziente che andassero via.
«Beh,
in realtà nulla, stavamo
facendo un giro e ti abbiamo vista, tutto qui!»
spiegò Genta portandosi una
mano alla nuca.
«Potremmo
andare tutti insieme
per Beika, che cosa ne dite ragazzi?» propose Mitsuhiko
sorridendo.
«Sì,
è un ottima idea! » constatò
l’amico.
«Ehm…scusate
ma io ho da fare…» spiegò
timidamente Ayumi.
«Ah,
peccato…» borbottò Genta
abbassando il capo.
«Allora
cosa dovresti fare?»
chiese Mitsuhiko inarcando il sopracciglio. Forse lui non aveva tutto
l’intuito
di Conan, ma capiva quando la sua amica d’infanzia era tesa.
Ayumi
rimase interdetta.
Mitsuhiko diventava ogni giorno meno facile da abbindolare.
E
ora… cosa avrebbe dovuto rispondergli?
Certo,
se Genta e Mitsuhiko
fossero state ragazze non avrebbe avuto problemi a confessargli il suo
intento.
Ma
non sapeva se loro due,
essendo entrambi maschi, l’avrebbero capita.
Era
meglio tenere tutto nascosto.
«Ehm…
devo andare a fare la spesa
alla bottega qui all’angolo!» proclamò
nervosamente.
Tutt’ad
un tratto si accorse che
Mitsuhiko la stava squadrando.
Quello
sguardo le ricordò
immediatamente Conan: proprio per questo, arrossì
vistosamente nell’immediato.
«Ayumi?»
chiese questo mantenendo
la solita espressione.
«Si?
»
«La
bottega di cui parli è chiusa
oggi. Potresti dirmi la verità? »
Fantastico,
ora non era neanche
più capace neanche d’inventare una bugia decente.
Non
c’era modo di nascondere
qualcosa a quel ragazzo con le lentiggini, a quanto pareva.
Conan lo doveva aver
contagiato.
«Devo
andare a casa di Conan.»
borbottò sperando che la discussione fosse finita.
Mitsuhiko
la fissava in modo
strano. Dalla sua espressione sembrava quasi che avesse capito tutto.
«Perfetto,
allora ti dispiace se
veniamo anche noi allora?» Chiese questo assottigliando gli
occhi e sorridendo
compiaciuto.
«Sì,
dai Ayumi sarà divertente
stare un po’ con Conan!» esclamò
entusiasta Genta.
La
ragazza alla scena si domandò se
fosse Mitsuhiko troppo sveglio o Genta troppo stupido. Probabilmente
ambedue le
cose.
In
ogni caso,se alcune persone
erano legate da un filo rosso lei e Conan erano distanziati da un
catenaccio.
Almeno così le pareva.
«Sì…
va bene…» borbottò avvilita.
«Forza
andiamo!» incitò raggiante
Genta seguito a ruota da Mitsuhiko.
Ayumi li seguì
mogia.
^*^*^*^*^*^*^*^*
La
karateka incominciò a
raccogliere piatti e stoviglie.
Quel
pranzo le era sembrato lungo
un’eternità.
Inizialmente
suo padre non faceva
altro che guardare male Okita.
Poi
Hajime aveva raccontato il
suo passato, e tutti erano stati con gli occhi fuori dalle orbite per
cinque
minuti buoni.
E
ora c’era Hattori che verso la
fine aveva incominciato a prendere gli occhiali di Conan ogni tre per
due.
Sì
girò: Anche ora ce li aveva
addosso.
Ridacchiò
fra se e se: Hattori
con gli occhiali sembrava quasi uno studioso. Sì, magari un
professore o un
esperto in qualcosa.
Ma
Conan? Come faceva a vedere
bene ugualmente? E poi perché ad Heiji non davano noia
quelle lenti spesse?
Rivolse
il suo sguardo al
fratellino: era lì, seduto vicino ad Hattori, le braccia
incrociate e un’espressione
seccata.
Ma…
Le
cadde un bicchiere di mano.
Accanto
ad Heiji non c’era il suo
fratellino occhialuto, ma bensì un giovane, dallo sguardo
magnetico che non
vedeva da parecchio tempo.
NO,
non è
possibile…
«Shinichi!»
La ragazza incominciò
a singhiozzare. Cadde a terra e finì ai suoi piedi. Senza
indugi li afferrò e
continuò, senza darsi il tempo di respirare, a piangere.
«Sei
ritornato, Shinichi?» chiese
quasi più a se stessa che ad altri.
No,
Ran
non può essere…
Conan
aveva assunto un’espressione
amareggiata e triste. Cercò di avvicinarsi per
tranquillizzarla, ma venne
bloccato dal detective dell’Ovest.
«Si
stanno muovendo, Conan.»
spiegò indicando gli occhiali «Non ti preoccupare
ci penserà Kazuha a Mouri.
Noi due dobbiamo andare»
Conan
rimase interdetto per
qualche secondo, poi annuì.
Era
incredibile quanto spesso le
cose succedevano nel momento meno opportuno, ma doveva rassegnarsi.
Hattori
aveva ragione, ora doveva
seguire l’auto di Gin e Vodka.
Indossò
il giubbotto e
sconsolato, uscì.
^*^*^*^*^*^*^*^*
Buondì!
:)
Ecco
il nono capitolo di questa
storia! ^_^
In
questo capitolo assistiamo alla
ricomparsa di Ayumi: da quanto è che non si vedeva?
Dal
capitolo quattro?
A
quanto pare vuole dichiararsi… ma
Genta e Mitsuhiko si mettono in mezzo! XD
Poi
si fa conoscenza con la sorella
minore di Ayumi: Kozue.
Ma
quanto è pucciosa!? Io mentre
scrivevo avevo gli occhi a cuoricino! xD
Ah,
e gioite e gioite in questo
capitolo mister simpatia viene solo nominato!
E’
un evento da festeggiare, non
credete?
Vi
lascio con la premessa che l’inizio
della scuola è alle porte, e io non avrò il tempo
di pubblicare un capitolo a
settimana… T.T
Abbiate
pietà, quest’anno ho gli
esami >.<
Spero
che questo capitolo vi sia
piaciuto, ma in ogni caso fatemelo sapere nelle recensioni!
Approposito,
grazie di cuore! <3
dovrei farvi un monumento per tutto il supporto che mi date! =)
Ora,
passiamo ai ringraziamenti! (
Sì, con la mia tanto amata tabellina xD)
grazie a chi ha recensito:
WinnerFrozen
shinichi e ran amore
Shinichi00
B Beky
Julie05_ShinRan
Ai_Ran
ShinRan4862
_fantasie_
martini02
virginiella4869
Zanexd22
grazie a chi ha messo la mia storia tra le seguite:
MajoBibi
Zanexd22
virginiella4869
grazie a chi a messo la storia tra le
preferite:
Zanexd22
Kanamila
Ai_Ran
bessielizzie
Grazie
anche a chi legge soltanto!
Siete
unici, davvero.
Saluti
Fogli