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Autore: deine    10/09/2015    2 recensioni
Blaise Zabini e il rapporto con sua madre, una figura che viene appena accennata nei libri ma che ha un'importanza notevole nella vita del figlio, visto attraverso tre momenti della vita di Blaise.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Blaise Zabini
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Contesto generale/vago
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Disclaimer: tutti i personaggi e i luoghi appartenenti all’universo
di Harry Potter appartengono a J.K. Rowling, e io non ci guadagno nulla
(e te pareva).

 
 
 
1987
 
«Blaise, amore»
La voce di Vanessa Zabini, sua madre, sorprese il piccolo Blaise proprio mentre stava battendo la governante a scacchi; gli mancava solo una mossa, la partita era praticamente sua…ma poi sua madre gli chiese di alzarsi in piedi.
Lui la ignorò, la prima volta; anche se sua madre credeva di no, Blaise aveva già notato le eleganti scarpe di cuoio nero che si riflettevano sul lindo pavimento di marmo: un uomo.
 Un altro.
Dei suoi patrigni precedenti Blaise aveva solo vaghi, dolceamari: il primo aveva i baffi, e gli portava certi cannoli siciliani in regalo…Blaise adorava i dolci.
Poi era morto, e Blaise aveva pianto.
Il secondo non lo guardava quasi, sebbene Blaise cercasse di attirare la sua attenzione in tutti i modi che conosceva all’età di cinque anni. Niente da fare: quello aveva occhi solo per sua madre. Quando era morto, Blaise non era molto dispiaciuto, ma si era sforzato di far scendere qualche lacrima per rispetto verso sua madre.
«Blaise?»
Ora sua madre sembrava seccata, ma manteneva un tono basso e melodioso. Lei non alzava mai la voce –non si addiceva alla sua figura di Silfide.
Vanessa Zabini era una creatura bellissima ma sfuggente e fumosa come un sogno.
Blaise si alzò in piedi per fronteggiare il nuovo intruso. Avrebbe voluto dirgli tante cose: che lui e sua madre stavano bene così, da soli; avrebbe anche voluto dirgli spero che tu non muoia, perché in fondo quel signore alto aveva un viso simpatico, ma aveva avuto una rigida educazione, e certe cose non si fanno.
Sua madre si chinò per essere alla sua altezza e gli prese il viso fra le mani morbide. Aveva addosso il suo profumo al gelsomino, l’unica cosa che Blaise aveva imparato ad associarle –le altre duravano sempre troppo poco.
«Questo è mio marito, tesoro mio, l’uomo che amo. Sarai gentile con lui, vero? Lo amerai?»
Blaise  fece segno di sì con la testa, lentamente, squadrando sua madre con gli occhi scuri, seri e brillanti come quelli di lei. Dentro, temeva che sua madre leggesse la menzogna nelle sue iridi.
Per tutta risposta lei lo baciò sulla fronte con le sue labbra piene e fresche, piene di bugie superficiali e verità profonde.
Quella sera, prima di andare a dormire, Blaise riuscì ancora a lanciare un’occhiata all’uomo.
Lui e sua madre erano in cucina; lei sorrideva freddamente e lui beveva vino rosso da un calice di cristallo.
Tre mesi dopo, l’uomo avrebbe bevuto di nuovo da quel calice. Blaise avrebbe voluto dirglielo davvero, spero che tu non muoia.
Forse si sarebbe avverato.
 
 
 
1988
 
Blaise sedette sull’erba, senza lasciare la mano di sua madre.
«Mi mancherai, quando andrò a Hogwarts» disse Blaise, timidamente. Non amava esprimere i suoi sentimenti.
«Hai ancora tempo, ma ti scriverò tutti i giorni, se vuoi. Non ce ne sarà bisogno, comunque: avrai tanti amici e ti dimenticherai presto della tua vecchia madre» scherzò lei, intrecciando dei fili d’erba con le lunghe dita affusolate.
Erano seduti su una collinetta dietro la villa in cui vivevano, dove Blaise era nato e dove suo padre era morto, anni prima.
Sua madre non aveva mai, per nessun motivo, per nessun marito, voluto separarsene. Blaise ne era contento, amava quella casa.
All’improvviso, a Blaise balenò un pensiero in mente. Nella sua ingenuità di bambino di otto anni, lo sussurrò all’orecchio di sua madre.
«Io non ti dimenticherò mai, e resterò sempre con te»
Si allontanò col sorriso sulle labbra: era certo di averle suggerito la soluzione perfetta. Niente più mariti, matrimoni o funerali. Solo lui e lei.
Lei si voltò verso suo figlio, con un sorriso triste sul bel volto. «Blaise…. non posso lasciare che tu resti accanto a me per sempre.»
«Ma perché? Io ti voglio molto più bene dei tuoi mariti, e poi non morirò mai e tu non sarai triste» specificò Blaise.
«Un giorno, incontrerai una persona che amerai più di tutte e vorrai sposarla e vivere con essa, ma non sarà molto pratico se dovrai stare per sempre con me, vero?»
«Già» confermò il bambino, buttandosi sull’erba morbida e sfoggiando la sua migliore espressione concentrata, «quindi non c’è soluzione?» chiese.
Prima che sua madre potesse rispondere, Blaise corse giù dal pendio, fuggendo da una domanda di cui conosceva la risposta indesiderata.
Vanessa Zabini rimase seduta sull’erba a giocare con una collana di steli per qualche attimo, poi si alzò, scuotendo la gonna e avviandosi dietro il figlio.
«No, non c’è soluzione…» mormorò a se stessa.
 
 
 
1996
 
«Meglio così che invitare uno perché sua mamma è famosa»
I pugni di Blaise si strinsero improvvisamente quando sentì quella frase pronunciata da Harry Potter. Un brivido freddo si diffuse lungo la spina dorsale del ragazzo, come se quelle parole, pronunciate da un idiota invidioso, pensò con rabbia, l’avessero colpito come una lama in mezzo alle scapole. La ferita dell’orgoglio scaturita dal colpo sanguinava, ma lui doveva continuare a camminare fino allo scompartimento.
Non ti voltare, gli disse il buonsenso, non lasciare che veda le tue ferite.
Come si permetteva?! Lui era un mago talentuoso, aveva una famiglia nobile, non come quel Mezzosangue e i suoi patetici amici, e Lumacorno non era certo interessato solo ai matrimoni di sua madre. Blaise Zabini cercava a fatica di convincersi di ciò, mentre continuava a camminare apparentemente calmo.
Ma la lama era già penetrata, riaprendo vecchie, infingarde, ferite.
C’erano i titoli dei giornali: La Vedova Nera colpisce ancora”; “Un’altra preda di Vanessa Zabini”. Blaise li nascondeva alla madre, perché non ne fosse ferita, e poi, nel buio della sua stanza, dove poteva sfogarsi, li strappava con rabbia.
Ma non si fermava lì, lo scherno: Blaise si era cucito le ferite di altre lame, i sogghigni della gente nei luoghi pubblici, l’allontanamento degli amici che non volevano più essere associati a Vanessa Zabini, anche detta la Vedova Nera, sua madre.
L’ultima, appena rimarginata, risaliva a poco fa, ed era il risultato delle domande invadenti e cariche di sottintesi del professor Lumacorno, che a ogni ripresa erano affondate un po’ di più in lui.
Mentre affrettava il passo verso lo scompartimento dei Serpeverde del sesto anno, la rabbia verso Potter trovò un bersaglio più succoso: si riversò tutta su sua madre.
Perché deve sempre esserci solo lei? Perché la sua ombra è sempre su di me?
Subito prima di aprire la porta si abbandonò a un ultimo rammarico.
Hogwarts era sempre stato il suo posto sicuro, dove tutti i suoi successi e i suoi fallimenti dipendevano solo da sé stesso, e ora non lo era più: sua madre era arrivata anche lì.
Blaise sanguinava, di rabbia e di disperazione.
 
 
 
 
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Voilà! Blaise Zabini si starà rivoltando nelle pagine di Harry Potter, probabilmente, ma vabbè!
Grazie a tutti i temerari che sono arrivati alla fine di queste tre storielle, perché ci sono molto affezionata: erano sul computer da un po’, ma avevo molta paura che non fossero all’altezza di essere lette da nessuno oltre che da me. Se non è così e avete voglia di farmelo notare (o anche se è così e avete voglia di farmelo notare comunque) con una recensione, offro biscotti e succo di frutta al temerario commentatore!
Avevo parecchia voglia di scrivere di Blaise e sua madre da molto tempo, e in fondo sono contenta di averlo fatto (oddio, spero di esserlo ancora dopo avere letto le recensioni), perché il personaggio della signora Zabini (che nella storia porta il cognome di quello che io immagino essere il padre di Blaise e il suo grande amore e un nome scelto da me, dato che il suo nome proprio non viene specificato nei libri) mi intriga parecchio, e Blaise non l’avevo mai trattato.
Ovviamente il titolo viene dalla canzone dei Pink Floyd, che adoro, e mi sembrava adatta al rapporto tra Blaise, che vorrebbe da bambino restare accanto alla madre, e lei, che sa a malincuore che il piccolo lascerà il nido prima o poi. Anche il contrasto con l’ultimo pezzo non mi dispiaceva.
Comunque, questo “Spazietto Autrice” è diventato immenso, quindi io chiudo qui.
Ps: la frase attribuita a Harry, nel terzo pezzo, è una frase di "Harry Potter e il principe mezzosangue, e come tale, per essa valgono le stesse cose enunciate nel disclaimer sopra.
   
 
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