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Autore: Miss_Sunshine    10/09/2015    2 recensioni
70th Hunger Games
Stella è ormai al suo terzo anno come Mentore e pensa di aver superato i momenti peggiori. Ma si sa che è proprio quando pensiamo di poter stare un po’ tranquilli che le cose iniziano a prendere una piega inaspettata. Questo è quanto succederà alla sua vita e ai Giochi. E per quanto l’arena sia ormai un ricordo, dovrà elaborare ancora una volta una strategia vincente.
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Dal testo
Per quanto il tuffo nei lustrini di Capitol City mi sia piaciuto, è finito, si torna al lavoro. E bisogna dare il massimo perché sono stanca di vedere i nostri ragazzi morire.
Genere: Azione, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cashmere, Finnick Odair, Nuovo personaggio, Seneca Crane, Vincitori Edizioni Passate
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Author's Note.- Buonsalve a tutti! Bentornato a chi ha già letto le due precedenti storie su Stella e benvenuto a chi fa la sua conoscenza per la prima volta. Aver letto le altre due storie non è fondamentale per seguire questa, ma fornisce il background dei personaggi inventati da me che prenderanno parte anche a questa. Dopo il riposo estivo post esami ho deciso di cimentarmi nel capitolo conclusivo delle avventure di Stella, come avevo accennato in precedenza.

La storia si ambienterà prima, durante e dopo i Settantesimi Hunger Games. Se vi ricordate chi vince avrete già capito perché questi Giochi saranno interessanti, se non ve lo ricordate scegliete voi se andare a cercarlo o optare per la sorpresa. Sarà più corta delle parti precedenti, credo intorno ai sei o sette capitoli, ma per il momento non vi svelo altro.

A fine capitolo troverete un'altra nota in cui vi dirò qualcosa che evito di dire ora per non spoilerare troppo, dal secondo capitolo in poi la nota seguirà il testo. Ora la smetto di annoiarvi e vi lascio alla lettura, spero che il capitolo vi piaccia :3

 

 

 

 

The Golden Girl {pt. 3}

 

 

 

Capitolo 1 - Piume, maledizioni e begli occhi

 

 

 

 

Capitol City, Festa alla residenza presidenziale per i Sessantanovesimi Hunger Games

 

D'accordo, niente panico. Niente panico. È soltanto un vestito. Un vestito un po' capriccioso, ma quando mai i miei non lo sono? E questo è soltanto uno sgabello, scendere non è poi così difficile. Prima o poi dovrò farlo, non posso passare tutta la serata qui, nella mia bolla sicura. Certo, non è facile sorridere e fingere che vada tutto bene quando sai che chiunque incroci il tuo sguardo sa perfettamente che stai facendo buon viso a cattivo gioco, anzi a pessimi Giochi, visto che anche quest'anno non hai vinto. Di nuovo. E c'è mancato poco, davvero. Un'altra volta. Io e Gloss eravamo sicuri che avremmo vinto. Ma il nostro Tributo si è fatto staccare la testa da un anaconda gigante spuntata all'improvviso dalla sabbia e la corona è andata al Distretto Cinque. E questo è davvero umiliante.

Non ho idea di dove sia finito Gloss, probabilmente a parlare con qualche Sponsor, a provare a convincerli che arriveremo ai prossimi Giochi più pronti che mai. Che poi è quello che dovrei fare anch'io, quindi mi costringo ad abbandonare il bar e a dirigermi verso l'unico gruppo di persone nel mio raggio visivo in cui c'è qualcuno che conosco. Ad ogni passo le piume della gonna producono un leggero fruscio e io devo stare molto attenta a come cammino se non voglio ritrovarmi lunga distesa a terra. Non sarebbe davvero il caso. Raggiungo la chioma di un bel color corallo di Caesar Flickerman e sorrido nel modo più allegro che posso. "Caesar! Posso salutarti?"

Non ho idea di chi siano le altre tre persone ma spero ci presenterà lui. "Stella!" si volta verso di me nel suo abbagliante completo dello stesso colore di capelli e sopracciglia e mi abbraccia. "Ci stavamo giusto chiedendo dove fosse finita la nostra ragazza d'oro!"

"Magari a nascondersi da qualche parte dopo la seconda sconfitta consecutiva" risponde al mio posto una voce che riconoscerei ovunque, mentre sento una mano cingermi la vita e un bacio sulla mia guancia.

"Publius" lo saluto cercando di non perdere il sorriso, ma con una nota acida perfettamente udibile.

"Oh ma è stata soltanto sfortuna, Stella non ha nessuna colpa. Siamo tutti sicuri che quest'anno il Distretto Uno si prenderà la sua rivincita!" Adoro Caesar, è sempre gentile con me. Cosa che non posso dire di McEntire qui presente, che sorseggia il suo drink. Lo so che non ha ancora digerito di aver perso un sacco di soldi puntando su di noi, è furioso, per quanto non voglia darlo a vedere e la butti sullo scherzo. Dopo quella brutta lite perché mi ero offesa quando si era schierato con Brutus, e aveva vinto, quest'anno ha puntato tutto su di noi. E io gli avevo assicurato che avremmo vinto.

"Sempre che questa maledizione non sia vera" risponde lui, per niente toccato dalle parole di Caesar e tutti scoppiano a ridere. Gira questa divertentissima barzelletta tra gli addetti ai lavori, la maledizione di Stella. Da quando ho vinto io il Distretto Uno non ha più avuto un vincitore, arriviamo ad un passo dalla corona e perdiamo. A me sembra un'enorme sciocchezza, sono passati solo due anni. Ma è anche vero che quest'anno ci ha battuto il Cinque, quindi forse un fondo di verità c'è.

"È una stupidaggine. Le uniche maledizioni sono quelle che ci lanceranno gli altri Mentori quando quest'anno vinceremo" rispondo sicura di me, come da copione.

"A questo proposito, credo che noi due dovremmo parlare di lavoro. Signori, spero non vi dispiaccia se ve la rubo qualche minuto" ci congeda Publius e faccio giusto in tempo a salutare Caesar che lui mi ha trascinata via e mi trovo nuovamente al bar.

"Senti, lo so che sei arrabbiato, ma quest'anno vinceremo di sicuro e tu rientrerai delle perdite. Ma potresti evitare di mettermi in imbarazzo davanti a possibili Sponsor?" sbotto mentre lui fa cenno al barman di portarci da bere. Si volta verso di me e solleva un sopracciglio. "Stella... No, non riesco a prenderti sul serio quando hai un paralume al posto della gonna, non ce la faccio" e lo dice in modo così contrito che entrambi scoppiamo a ridere.

"Ridi quanto vuoi, tutte le Capitoline vorranno un vestito così domani!" Ed è vero, io Ganymedes lanciamo tendenze. Più o meno comode, ma lanciamo tendenze.

Publius beve un sorso dal suo bicchiere e poi mi mette una mano sulla schiena e mi attira a sé in un modo talmente inadeguato ed esplicito da farmi quasi arrossire. "Sai che hai molto da farti perdonare dopo quel casino nel deserto, vero?"

"Non posso credere che tu ci stia provando con tua moglie a cinque metri da noi" rispondo mentre gli do un pugno leggero sul braccio e mi sciolgo dalla presa. Sì, Publius McEntire si è sposato. Poco dopo la fine dei Sessantottesimi Giochi un suo socio in affari ha deciso di ritirarsi e di vendere a lui, ad una condizione: avrebbe dovuto sposare la sua insignificante quanto stupida figlia per sancire l'accordo. E io pensavo avrebbe detto di sì, subito. Invece lui è venuto da me a chiedermi se volevo che rifiutasse, che mi aspettasse per sposarci noi due, un giorno. E io ci ho pensato su, davvero. Per un'intera settimana ho valutato la possibilità di diventare la moglie di Publius, di sposare un Capitolino, trasferirmi nella Capitale e avere dei figli al sicuro dai Giochi. Ma poi mi sono resa conto che non fa per me. Non riuscivo neanche a dormirci con lui, temevo di svegliarmi urlando, di colpirlo mentre la mia mente credeva di essere nell'arena. Pensavo a come avrei potuto spiegare a questi miei figli Capitolini perché la loro mamma la notte si sveglia gridando contro il Presidente. E così ho rifiutato e gli ho dato la mia benedizione. A dirla tutta gli ho dato anche altro, Publius l'ha chiamato regalo di nozze, io ennesimi pessimi errori, ma dal primo giorno dopo il suo matrimonio siamo amici e basta. O amanti platonici, come piace dire a lui. Non che questo faccia di lui un marito fedele, sia chiaro.

"Mia moglie è così stupida che se anche ci trovasse insieme non capirebbe che stiamo facendo" commenta sfacciato, "ma adesso devo trovarmi qualche gentile signorina che consoli il mio ego dopo il tuo ennesimo rifiuto. Comunque se dovessi cambiare idea chiamami" aggiunge ammiccando per poi darmi un bacio sulla guancia e allontanarsi in direzione opposta alla sua dolce consorte. Sorrido scuotendo la testa dopo aver finito il mio drink e muovo qualche passo per rituffarmi nella festa, ma vengo nuovamente interrotta da un'altra mia vecchia conoscenza.

"McEntire è un uomo sposato, quando te lo toglierai dalla testa?"

"Che c'è Odair, sei geloso?"

Mi lancia uno dei suoi sguardi da seduttore e solleva un sopracciglio. "Finnick Odair non è geloso di nessuno, semmai gli altri sono gelosi di me."

Sono sei mesi che non lo vedo e mi è mancato tantissimo. Le telefonate non potranno mai sostituire quegli abbracci di Finnick che ti fanno sentire speciale. "Balliamo. Forniamo qualche bella foto per le prime pagine di domani" mi invita e in qualche modo riusciamo a muoverci in pista nonostante il mio vestito. "Fammi capire, che dovresti sembrare, un piumino per la polvere?"

"Disse l'esperto di moda che andava sempre in giro mezzo nudo."

"Infatti la moda è questa. Mezza nuda avresti molto più successo che piumata."

Non riesco a trovare qualcosa da ribattere e accetto la mia sconfitta. "Come sta Annie?" gli chiedo per cambiare discorso. Annie è la ragazza di Finnick. È davvero adorabile e lui è felice con lei, quindi io sono felice per lui. Sempre un pizzico gelosa forse, ma felice.

"Sta bene" mi risponde con quel sorriso che ha sempre quando si parla di lei. Passiamo un paio di minuti a ballare senza dire nulla e un fotografo si avvicina per avere un'inquadratura migliore.

"Le tue ammiratrici mi staranno odiando, sto monopolizzando Finnick Odair."

"Che c'è, sei gelosa di un mucchio di Capitoline dai capelli sgargianti?"

Tuttavia quando la canzone finisce lui deve andare a prendersi i complimenti del pubblico femminile di Capitol City e io sono nuovamente da sola. Muovo qualche passo tra la folla ma vengo subito chiamata da una voce che mi fa rabbrividire. Coriolanus Snow. "Signorina Maloney! Giusto lei cercavo!"

Non oso immaginare per quale motivo. Mi avvicino a lui e all'uomo con cui sta parlando, un tizio sulla trentina con la barba più assurda che io abbia mai visto. E degli occhi grigio-azzurri in cui mi perderei volentieri, lo ammetto. Se non fosse per quella barba ridicola. Snow mi prende una mano e se la avvicina alle labbra ma non la sfiora e di questo non posso che essere grata. "Volevo presentarle uno dei nostri Strateghi, Seneca Crane, mi parlava di quanto abbia apprezzato i suoi Giochi" introduce lo sconosciuto e io mi chiedo come ho fatto a non riconoscerlo.

È il figlio di Galerius Crane, il Capo Stratega durante i miei Giochi, andato in pensione l'anno scorso. Non prima di piazzare il figlio nella sala operativa degli Hunger Games, naturalmente. Gli porgo una mano e lui decide di seguire l'esempio di Snow e baciarla, mentre tiene i suoi occhi ipnotici su di me. "È un onore."

"Piacere mio" rispondo educata, chiedendomi dove voglia arrivare Snow.

Dall'altra parte del salone, a quanto pare. "Ora scusatemi ma ho ancora molte persone da salutare. Voi restate pure a chiacchierare" si conceda lasciandomi sgomenta in compagnia di Seneca Crane. C'è un imbarazzante momento di silenzio in cui nessuno dei due sa che dire ed è lui ad interromperlo.

"So che sembra una specie di incontro combinato, ma non avevo idea che ti avrebbe chiamata davvero, è imbarazzante" mi dice con un sorriso di scuse mentre io non posso fare a meno di notare quanto questa barba assurda stia bene su di lui.

"Non c'è problema, mi fa piacere fare due chiacchiere. Prendiamo da bere?" Seneca Crane non sembra molto abituato alle donne spigliate che prendono l'iniziativa ma a giudicare dal sorriso che mi rivolge la cosa non sembra dispiacergli. Ci avviciniamo al bar e Seneca ordina due flûte di champagne, credo voglia riprendere il controllo sulla situazione dopo l'imbarazzo di pochi minuti fa. Poggio un gomito sul bancone e gli sorrido, proprio mentre una voce dietro di me mi fa voltare.

"Non eri tipo da rum, Maloney?" biascica Haymitch Abernaty prima di svuotare il suo bicchiere e chiedere il bis. O il tris. Non ho idea di quanto abbia già bevuto, ma è bello rivederlo.

"Ciao Mitchy" lo saluto, perché so che odia questo soprannome, e copro la distanza che ci separa per abbracciarlo. "Puzzi già di alcol" lo rimprovero storcendo il naso.

"E tu sembri un'oca mezza spennata" mi risponde per le rime. "Ti servirà qualcosa di più forte dello champagne se vuoi portarti a letto uno con una barba così ridicola" mi sussurra in un orecchio, lanciando uno sguardo dubbioso verso Seneca.

"Ah è così che distogli l'attenzione dalla voce spaccatimpani della Trinket?" rispondo con un sorriso curioso e innocente e lui non ha il tempo di rispondere perché arriva Seneca a porgermi un bicchiere. "Seneca, ti presento Haymitch Abernaty, il Mentore del Distretto Dodici. Haymitch, lui è Seneca Crane, fa lo Stratega." Haymitch ha il buonsenso di stringergli la mano senza fare battute imbarazzanti sulla sua barba. Seneca sta per dire qualcosa ma viene interrotto dalla voce acuta e dal marcato accento capitolino di Effie Trinket, l'Accompagnatrice del Distretto Dodici, che avanza verso di noi a passo spedito nonostante i suoi tacchi spropositati.

"Haymitch! Finalmente ti ho trovato, ti avevo detto di stare lontano dal bar!" lo rimprovera per poi bloccarsi di colpo quando ci vede.

"Ciao, Effie" la saluta Seneca, con uno dei suoi sorrisi da playboy mentre io cerco di capire perché la cosa mi dia fastidio.

"Seneca, è un piacere rivederti" tuba lei, mentre alle sue spalle Haymitch mima una faccia disgustata e a me scappa una risatina che maschero con una presentazione veloce.

"Io sono Stella, un'amica di Haymitch" dico porgendo la mano ad Effie e lei, dopo un attimo di sbalordimento per quella che credo classificherà come maleducata esuberanza, me la stringe. "Beh, non vi tratteniamo oltre, Haymitch avrà un mucchio di gente con cui parlare" ci congedo con un sorriso mentre lui mi lancia uno sguardo omicida. "E chiamami ogni tanto, tra una sbronza e l'altra" aggiungo mentre si alza di malavoglia dallo sgabello e io mi avvicino per sistemargli la giacca.

"Chiami tu, che bisogno c'è che lo faccia anch'io?" mi chiede sbuffando ma regalandomi uno dei suoi rari sorrisi.

"Sarebbe carino!" lo rimprovero con una smorfia prima di salutare Effie e seguire Seneca verso uno dei divanetti lontani dalla folla, dove lui mi aiuta col vestito e in due riusciamo a tenerlo a bada.

"Quindi questa sarà la nuova moda del mese? Si vedranno donne-struzzo ovunque?" mi chiede dopo aver bevuto un sorso, con un tono serio e genuinamente curioso. "Ti preferivo con quel costume da bagno dei cartelloni."

"Mi hai appena paragonato ad uno struzzo? Io sono un leggiadro cigno!" lo riprendo fingendomi offesa, ma entrambi scoppiamo a ridere e il mio ego si compiace per quel compimento velato.

"Lanci una nuova moda per distogliere l'attenzione da due anni di sconfitte consecutive?" Di nuovo quel tono da spaccone.

"Tutti voi vi rimangerete presto queste stupide battutine" rispondo con un sorriso volutamente falso, "tu piuttosto, sarai uno degli strateghi più giovani, tutti pronti a paragonarti a tuo padre."

Ma il mio tentavo di metterlo in difficoltà non ha molto successo, Seneca si illumina quasi a parlare del padre. "Il confronto non mi spaventa, anzi, mi sprona a fare del mio meglio. Mio padre è stato un vero artista dei Giochi, ma chi può saperlo meglio di te, dopotutto."

Già, con me ha avuto una discreta fantasia omicida, devo ammettere. Mi limito a sorridere e a bere un sorso dal mio bicchiere, mentre inizio ad elaborare una via di fuga. "La tua edizione è stata tra le mie preferite. Tu eri una vera Favorita. Quando hai ucciso quel giaguaro a mani nude... Lì tutti abbiamo capito che avresti vinto. Chiunque capisse qualcosa di Giochi sapeva che la corona sarebbe stata tua."

"Non è stato proprio a mani nude, avevo un coltello" mi schermisco, ma lui ormai è partito in quarta.

"E quando hai ucciso il tuo primo avversario? Una tecnica così pulita non la vedevo da anni, pochi colpi e te ne sei liberata..." D'accordo, come si fa a spegnerlo? Non ho voglia di ricordare i miei Giochi, li ho già rivisti da Caesar, è bastato. "E quando hai lanciato quel coltello al ragazzo del Sette dopo che lui aveva ucciso..."

La vice gli muore in gola e io mi irrigidisco. Non me ne starò qui a sentirlo parlare di Sam, non esiste. Sam. Per quanto ormai mi sono rassegnata che non tornerà mai da me ogni tanto mi manca ancora, lui e tutte le ipotesi di una vita felice, i se e i ma che il suo ricordo si porta dietro. Poso il bicchiere e mi alzo, il solito sorriso freddo che indosso sempre nella Capitale tornato sul mio viso. "Ti ringrazio, ma ora devo proprio tornare di là, Gloss mi starà cercando."

Ma non faccio in tempo a muovere un passo che lui mi afferra per il polso e io devo trattenermi dall'istinto di mandarlo lungo disteso a terra con un movimento del braccio. "Stella, scusami. Sono stato indelicato, è naturale che tu non abbia voglia di parlare di lui" mi dice e sembra sinceramente dispiaciuto.

"Non importa, tranquillo" rispondo senza guardarlo mentre cerco di sistemare la gonna con una sola mano libera.

"Ma certo che importa! Il tuo ragazzo è stato ucciso davanti ai tuoi occhi e tu non hai avuto nemmeno il tempo di piangerlo e di accettare la cosa perché dovevi pensare a sopravvivere, è normale che tu non l'abbia ancora superata." Mio malgrado torno a sedermi, c'è qualcosa in quello che dice che attira la mia attenzione, per quanto io so di aver superato la morte di Sam. "Non ti sei mai presa il tempo che ti serviva per elaborare la sua morte e sei rimasta bloccata in questo limbo di dolore e l'unica cosa che puoi fare è fingere che vada tutto bene, anche se da come ti sei irrigidita è chiaro che non è così."

D'accordo, ora me ne vado. Non ho intenzione di farli psicanalizzare da uno Stratega il cui padre aveva come hobby trovare nuovi metodi per farmi fuori. Anche perché una piccola parte di me dà ragione a Seneca Crane e questa cosa non va bene. Non mi conosce nemmeno, non può parlarmi così. Lui naturalmente non sembra essere d'accordo. "Non avrei dovuto parlarti dei tuoi Giochi, è stata deformazione professionale" aggiunge con un sorriso di scuse.

"Cosa ti fa credere di avermi capita così bene dopo un'ora che mi conosci?" ribatto stizzita, con quel tono che Sapphire etichetta come 'da bambina capricciosa'.

Lui sorride. "Sono uno Stratega, Stella. Analizzo i segnali. Dopo l'arena hai avuto solo storie che sapevi già non sarebbe andate bene. Non riesci ad impegnarti davvero con qualcuno perché in quell'arena qualcosa dentro di te si è spezzato."

Mi prendo un attimo per riflettere sulle sue parole bevendo metà del mio bicchiere. Quasi quasi lo preferivo quando era uno Stratega che si eccitava parlando di morti cruente che ora che cerca di farmi da analista perché si sente in colpa per avermi fatto pensare il mio ragazzo morto. Tuttavia devo ammettere che su qualcosa potrebbe forse, dico forse, avere ragione. Suo padre sarà orgoglioso di lui, sarà un ottimo Stratega. Poso il bicchiere e ancora non mi capacito di essere finita a parlare di cose così private con Seneca Crane.

"Seneca, ascolta, tu... Sei davvero gentile a darmi questi pseudo consigli da strizzacervelli, ma quello che devi capire è che tu non mi conosci. Pensi di conoscermi perché mi hai vista in tv, hai visto i miei Giochi, mi hai parlato per dieci minuti, ma non è così. Quindi grazie, ma ora devo proprio andare."

Ecco, quest'anno i nostri Tributi saranno presi di mira perché io non sono stata carina con Crane junior e chi glielo spiega adesso a Gloss? Ci alziamo insieme e vengo trattenuta di nuovo, sta volta soltanto dalla sua voce. "Hai ragione. Non ti conosco. Ma mi piacerebbe farlo. Se ti fermi in città potremmo vederci qualche volta. Come domani sera a cena."

Ok, perché mi sta chiedendo di uscire invece di essere offeso a morte? E poi non si accorge del conflitto di interessi? Gli uomini, il loro ego e i loro ormoni. "Stando alla tua teoria, io non sono pronta per impegnarmi in qualcosa e una cena con te ha tutta l'aria di essere un impegno" rispondo evasiva. Anche se potresti essere il mio tipo, Crane. Una storia senza futuro che tra qualche mese, con l'inizio dei Giochi, giungerebbe al capolinea.

"Hai ragione, di nuovo. Qualcosa di meno impegnativo? Domani a colazione?" e mi fa quel sorriso che gli mette quella luce furba negli occhi. Uno stratega maledettamente bravo.

"Io adoro le colazioni" rispondo rassegnata con un mezzo sorriso.

"Allora domani alle nove al Brew?" mi chiede con quel sorrisetto ben piazzato sulle labbra mentre io annuisco e prendo il braccio che mi porge per riaccompagnarmi nel salone. 

 

Quando torno al nostro appartamento al primo piano della Torre del Centro di Addestramento cerco di fare del mio meglio per non fare rumore, ma quando entro nella sala tv per approfittare del divano e togliermi le scarpe ci trovo Amarillis nel suo pigiama rosa. "Ciao" esordisco mentre mi siedo accanto a lei e mi libero dei tacchi. "Gloss e Ganymedes dormono?"

"Gany è crollato un paio d'ore fa, Gloss è tornato da poco. È andato a dormire perché domani deve alzarsi presto, ha detto che ti saluterà prima di partire." Gloss torna a casa domani, io mi fermo ancora qualche giorno per lavorare al nuovo album. "Sei sicura di non volerti fermare da noi?"

"Ma no, starò bene in hotel. Avrò degli orari assurdi, non voglio darvi noia" rispondo mentre riesco finalmente a saltare fuori dal vestito e mi siedo accanto a lei, restando strizzata nella sottoveste, ma almeno libera dalle piume.

"Non ci dai noia. Puoi venire quando vuoi." Le sorrido e restiamo qualche minuto in silenzio, il mio piede che giocherella con le piume del vestito abbandonato sul pavimento. "Come stai?" Ha aspettato un intera giornata a chiedermelo, Amarillis sta decisamente facendo progressi. Si riferisce al fatto che sta notte ho avuto un incubo peggiore del solito e ho svegliato tutti con le mie urla. Lo so perché ho sentito passi in corridoio e Gloss che rispediva tutti a letto. Poi è venuto a controllare che stessi bene e ha aspettato con me che mi calmassi.

"Sto bene, era solo uno dei soliti incubi" rispondo con mezzo sorriso. All'inizio si preoccupava molto, così le ho parlato degli incubi sull'arena. Per quanto sia un po' stravagante e molto capitolina, Amarillis è un'amica ormai e capita spesso di dover condividere questo posto quindi ho preferito essere sincera. Lei ha capito e tratta l'argomento con molta delicatezza. "Qualche gossip succulento dalla festa?" le chiedo per cambiare discorso e tranquillizzarla.

"Uno in effetti..." risponde vaga mostrandomi il tablet aperto sulla sezione gossip di Capitol Couture, con tutte le ultime notizie dalla festa più importante dell'anno. C'è una foto di me e Seneca seduti al nostro divanetto appartato che chiacchieriamo con tanto di titolo che recita I'm a Gamemaker but I won't play games with your heart. Io mi chiedo chi si inventi queste cavolate, davvero.

"Stavamo solo parlando!"

"Sarà, ma vi danno come la coppia più bella della serata" dice lei, con un sorriso compiaciuto. "È pubblicità positiva, ci serve, continua a fare gli occhi dolci a Seneca Crane."

"Non gli stavo facendo gli occhi dolci! Ma c'è la possibilità che domani lo riveda, un incontro di lavoro, naturalmente."

"Naturalmente." E dal modo in cui lo dice capisco che non ci crede minimamente.

"Buonanotte Amarillis" dico ridacchiando mentre raccolgo scarpe e vestito e mi avvio verso la mia stanza.

 

È già mezz'ora che Gloss è passato a salutarmi e io sono ancora come mi ha lasciata: davanti l'armadio indecisa su cosa mettere. "Ti serve una mano?" mi chiede un divertito Ganymedes dalla soglia. "Ho sentito che hai una colazione di lavoro abbastanza importante..."

"Spero non ti abbia svegliato solo per dirtelo" ridacchio mentre osservo un tubino bianco.

"Ha avuto la gentilezza di aspettare sta mattina. Allora, secondo me dipende tutto da chi vuoi mandare all'appuntamento. La golden girl..." dice pensieroso mentre prende un abitino luccicante color oro con un'ampia scollatura, "o Stella" conclude mettendo sul letto un abito monospalla di un viola intenso. Guardo i due abiti affiancati e alla fine prendo il secondo.

"Devo farlo scappare, questo sarà l'unico appuntamento. Quindi ci mando Stella."

"E se poi dovessi piacergli?" mi chiede mentre posa l'abito luccicante.

"Stiamo parlando di Seneca Crane, non sono il suo tipo."

Arrivo al Brew, uno dei locali più in della Capitale, un paio di minuti dopo le nove, ma trovo Seneca già seduto ad aspettarmi. Con quella camicia rossa e il completo bordeaux scuro sta davvero bene, non posso negarlo. Lo saluto e mi siedo, evitando strette di mano o altri contatti fisici. La cameriera arriva a prendere le nostre ordinazioni e io scelgo pancakes con uova strapazzate e bacon e un succo d'arancia, lui pane tostato con burro e marmellata e un caffè. Ecco, lo sapevo che avrei dovuto far scegliere prima lui. Odio avere una montagna di cibo davanti quando sono a tavola con qualcuno che non mangia.

"Ci tengo a precisare che io di solito non mangio così tanto, è che mi aspetta una giornata assurda e questo sarà probabilmente il mio unico pasto fino a sta sera..."

"Stella, hai un corpo da urlo, puoi mangiarti anche un ippopotamo se vuoi, per me non c'è problema!"

Ok, come faccio a mollarlo se lui mi dice certe cose? Ha detto che posso mangiare un ippopotamo. Per fortuna arrivano le nostre ordinazioni e posso limitarmi a sorridere senza rispondere davvero. Tanto a rompere il silenzio ci pensa lui. "Comunque ti capisco, stiamo lavorando all'arena in questo periodo, sai quando inizi ma non quando finisci, se finisci" risponde ridendo mentre io resto a fissare le punte della sua barba che si muovono cercando di non fare battute in merito.

"Sarà una bella arena?" gli chiedo con uno sguardo languido e curioso, sporgendomi leggermente verso di lui, che però non ci casca, non che mi aspettassi il contrario.

"Per quanto ci stiamo lavorando, lo spero" risponde con un sorriso furbo. "Sarai un Mentore quest'anno?"

"Già, io e Cashmere."

"Puntate sulla bellezza?" mi chiede col suo sorrisetto da spaccone.

"Per distrarre gli avversari e rubargli gli Sponsor" rispondo con un'espressione angelica.

"Avete già iniziato a lavorare su qualcosa?" mi chiede mentre spalma una delle marmellate i cui vasetti circondano il suo piatto sul pane.

"Beh..." esito bevendo un sorso di succo non sapendo bene cosa dire. In teoria no, non potremmo lavorare su nulla prima della Mietitura visto che non abbiamo nessuno con cui lavorare. In realtà abbiamo già puntato qualcuno in accademia di addestramento che secondo noi potrebbe essere un buon volontario. Accademia che, sempre in teoria, non dovremmo neanche avere.

Seneca percepisce il mio disagio e alza le mani. "Hai ragione, scusami, non si parla di Giochi" liquida la cosa tranquillamente e io torno a respirare. "Quanto ti fermi in città?"

"Qualche giorno, ho degli incontri col produttore e devo andare in studio di registrazione, vediamo quanto ci metteremo..."

"Mia sorella è una tua fan, dovrai farmi avere una copia autografata del tuo nuovo album" e stavolta è lui ad usare il sorriso da seduttore.

"Non è considerabile come corruzione?" gli chiedo ridendo mentre finisco anche le ultime briciole.

"Solo se lo vengono a sapere" risponde lui, cospiratorio. "Senti, ora che ci conosciamo meglio e che complottiamo insieme, che ne diresti di accettare il mio invito a cena? Non sei costretta ad indossare un vestito dorato!"

Cosa? Non ha ancora intenzione di desistere? "Seneca, ascolta, non credo sia una buona idea. Tu sei simpatico e carino ma io... Non sono quella che hai visto in tv, non sono come mi dipingono i giornali e decisamente non sono il tuo tipo."

"Credevo avessi capito che non voglio quella che vedo in tv" mi dice serio, con una nota di dispiacere nella voce. "Mi piacerebbe conoscere la vera te, sembri una ragazza interessante. Quindi se dovessi cambiare idea, chiamami." Prendo il foglietto che mi porge e lo metto in borsa. Non che io voglia chiamarlo, ma il numero di uno Stratega può sempre tornare utile, no?

 

Sono passati due giorni dalla colazione con Seneca e questo è il primo momento libero che ho. È quasi ora di cena e questo mi fa pensare che non l'ho più richiamato per rispondere a quel suo invito. Mi rigiro il bigliettino tra le mani e non so bene che fare. So che sarebbe meglio non chiamarlo, ma c'è una piccola parte di me che si sente abbastanza intrigata da lui. Anche se probabilmente a quest'ora si sarà già dimenticato di me, chissà quante ragazze di Capitol City vorranno uscire col nuovo Stratega. Facciamo così, io chiamo. Se non risponde butto il suo numero, se risponde... Si vedrà.

Dopo il terzo squillo sto per chiudere ma lui mi precede. "Seneca Crane." Accidenti, se risponde con questo tono asciutto e sicuro di sé la mia volontà vacilla un po'.

"Seneca, ciao. Sono Stella..."

"Stella! Ci avevo perso le speranze."

"Non ho avuto molto tempo libero. Se non sei più interessato lo capisco..."

"Ti passo a prendere tra un'ora."

Ha riattaccato. Non ho avuto nemmeno la possibilità di ribattere. Seneca Crane è uno stronzo pieno di sé, maleducato e incivile! E io non so che cosa mettermi. Chiamo Ganymedes mentre apro l'armadio e osservo i vestiti. "Finalmente esci con Seneca?" Neanche un 'ciao'. Sono sicura che lui e Amarillis abbiano fatto una qualche scommessa su quanto ci avrei messo a chiamarlo.

"Consideriamolo un incontro di lavoro, ok?"

"Tu che ti lavori Seneca Crane?"

"Sei pessimo."

"Metti quel monospalla nero con i decori oro. Mi sembra un buon compromesso."

Adoro il mio stilista e le sue idee geniali, anche se è pessimo. Lo ringrazio e metto il turbo per prepararmi e quando mi chiamano dalla reception sono anche perfettamente puntuale. Non sia mai che facciamo aspettare Mister Spaccoilsecondo. Seneca mi sta aspettando fuori, appoggiato alla sua macchina sportiva rosso scuro. Va bene, è carino, non lo posso negare. Mi avvicino e lo saluto, lui mi dà un bacio sulla guancia e mi soffia in un orecchio "Sei meravigliosa." Poi mi apre la portiera e va a mettersi alla guida. Mh, non ho idea di dove stiamo andando.

"Non pensavo avresti chiamato" mi dice con un sorrisetto guardandomi con la coda dell'occhio.

"Sono un tipo molto riflessivo che ha bisogno dei suoi tempi."

"In giro dicono che sei impulsiva."

E potrei anche immaginare chi lo dice. "Se si tratta di vedermela con un giaguaro magari sono impulsiva, se si tratta di uomini sono molto riflessiva." Mi giro a guardare le luci di Capitol City dal finestrino. "Adoro questa città di sera."

"Questa città è come te. Bellissima fuori ma dentro chissà che misteri nasconde."

"Se farai il bravo potrei rivelartene qualcuno" rispondo voltandomi per qualche secondo verso di lui per poi tornare a guardare fuori.

Il ristorante che ha scelto Seneca è uno dei più sofisticati della città, lo conosco perché ci sono stata un paio di volte con Publius. Cosa che naturalmente eviterò di dire. Il nostro tavolo è in un privé quindi spero di non finire nuovamente nella sezione gossip di Capitol Couture, sarebbe imbarazzante dover spiegare che indosso anche altri colori oltre al dorato.

 

Mh. Il fattaccio è successo. Osservo il soffitto della stanza chiedendomi come chiedergli delicatamente di andarsene. E concentrarsi con Seneca che mi bacia il collo non è la cosa più facile del mondo. Osservo svogliatamente la sveglia, sono le due e io domani devo alzarmi presto per occuparmi delle ultime cose prima di tornare a casa. "Quanto ti fermi?" mi chiede mentre mi scosta una ciocca di capelli dal viso.

"Non lo so, ancora qualche giorno, credo" mento io. Parto dopodomani col treno delle dieci del mattino, ma non so ancora quanto voglio che questa storia con Seneca diventi seria. "Devo alzarmi presto domani..." lascio cadere casualmente.

"Meglio che ti lasci riposare, allora" risponde prima di darmi un bacio e alzarsi per rivestirsi. O è incredibilmente loquace o è abituato ad amanti che lo cacciano garbatamente via. Lo osservo spudoratamente mentre si veste. "Perché il rosso?" gli chiedo stiracchiandomi.

"Mh mi ha sempre dato un'idea di potere. E poi mi sta bene" risponde con un sorrisetto furbo mentre si abbottona la camicia. "Perché il dorato?"

"L'ha scelto Ganymedes perché gli sembrava adatto a rappresentare il Distretto. Poi ci abbiamo costruito sopra un personaggio."

"E a te non piace?"

"Mi piace quando sono qui" rispondo vaga mentre afferro la vestaglia e vado a fargli il nodo alla cravatta. Non credo ci sia bisogno di mentire con lui, è uno Stratega, sa che i Giochi si basano anche sulle storie per conquistare il pubblico.

"Non far passare altri due giorni prima di chiamarmi" mi dice sulla soglia prima di baciarmi.

"Potresti chiamarmi tu."

"Speravo di ricevere questa autorizzazione" risponde sorridendo per poi uscire e lasciarmi piena di dubbi. 

 

La prima cosa che faccio appena scesa dal treno è correre ad abbracciare Sapphire. Sono stata lontana da casa meno di una settimana ma è bello essere di nuovo qui, tornare alla normalità. Ci incamminiamo verso il Villaggio dei Vincitori parlando del più e del meno, dell'idraulico che non è ancora andato ad aggiustare la loro tubatura che perde, della nuova pasticceria che ha aperto in centro e del fatto che ho dimenticato una finestra aperta e Sapphire è dovuto andare a chiuderla. Approfitto di un momento di silenzio per prendere l'argomento Seneca, meglio togliersi subito il peso. "Devo dirti una cosa."

"Di chi si tratta?" Mi chiedo come faccia a capire sempre tutto.

"Non ti piacerà."

"Peggio di McEntire?" si volta a guardarmi con un'espressione tra il basito e il divertito.

"Seneca Crane."

"Speravo fosse una stupidaggine che si era inventata quella rivista" sbuffa mentre si vede in lontananza il cancello del Villaggio. "Almeno ha solo una decina di anni più di te."

"Lo sai che mi piacciono i ragazzi maturi" scherzo mentre percorriamo il viale.

"Finnick Odair?!"

"Che c'entra, lui è Finnick Odair, non si dice di no a Finnick Odair!" rispondo ridendo.

"Dimmi di Seneca."

"Non c'è molto da dire, siamo usciti un paio di volte. Lui è carino e simpatico, ma è uno Stratega c'è troppo conflitto di interessi. Ed è il figlio dell'uomo che mi ha mandato contro un giaguaro. Sulla lunga distanza non potrebbe funzionare."

"E allora perché stiamo parlando di lui?" mi chiede con un sorrisetto da chi la sa più lunga di te.

"Perché ti dico sempre tutto!"

"No, tu mi parli di quelli davvero importanti. Non mi hai mai detto di aver baciato Marcus, ad esempio."

Mi sento arrossire e mi giro dall'altra parte. "E com'è che l'hai saputo lo stesso?" cerco di cambiare argomento.

"Era il mio Tributo e ti venerava, credevi davvero che l'avrebbe tenuto per sé?! Comunque stavamo parlando di Seneca."

"Non c'è molto altro da dire, lui mi chiama, io non rispondo e aspetto che si stanchi" taglio corto, prima che mi possa dire qualcosa che mi faccia riconsiderare la possibilità di richiamarlo.

"Non c'è che dire, quella di non vederlo più mi sembra una decisione molto matura. Ecco perché non penso che durerà" mi risponde lui, cercando senza molto impegno di non ridere.

"Ehi! Non andrà affatto cos--"

"A tavola alle otto, non fare tardi, altrimenti Eve se la prende con me" mi dice sorridendo prima di darmi un bacio sulla guancia e avviarsi verso casa. Vorrei ribattere ma decido che è meglio andare a cambiarmi. Non voglio arrivare tardi ad una delle succulente cene di Eve.

 

L'indomani mattina alle otto sono già in Accademia con Cashmere ad osservare gli allenamenti, alla ricerca del volontario perfetto per i prossimi Giochi. "Che ne pensi di quello?" mi chiede indicandomi un ragazzo che ne ha appena messo al tappeto un altro sul ring.

"Non male. Di sicuro la forza e la prestanza fisica ci sono, ma i suoi movimenti sono lenti. Non so, dipenderebbe dal tipo di arena."

"Quell'altro?" Si riferisce ad un ragazzo che si sta esercitando nello schivare i coltelli lanciati da un allenatore.

"Veloce, scattante, non un granché in strategia però, a giudicare dalla sua scheda valutativa" rispondo mentre cerco un foglio dalla pila che ci è stata consegnata sta mattina dal direttore e glielo passo. Lei sbuffa, depenna un altro nome dalla lista dei diciottenni maschi e mi restituisce la scheda.

"Quanto a prestanza fisica e velocità che mi dici di..." fruga qualche secondo tra i fogli poi ne afferra uno e si volta verso di me, "Seneca Crane?" conclude con un sorrisetto malizioso.

"Cash, stiamo lavorando!" Ma dal suo sguardo capisco che non sarà facile evitare la domanda. Roteo gli occhi ed emetto un verso scocciato, ma non posso non apprezzare il suo modo di tirarmi in trappola. "La prestanza è buona, quanto alla velocità non è uno a cui piace fare in fretta..." rispondo ridacchiando mentre lei spalanca gli occhi e mi dà di gomito. "Ora possiamo tornare a lavorare?"

Lei annuisce di malavoglia e mi passa le cartelle valutative delle ragazze mentre cambiamo sala. Per quanto il tuffo nei lustrini di Capitol City mi sia piaciuto, è finito, si torna al lavoro. E bisogna dare il massimo perché sono stanca di vedere i nostri ragazzi morire. 

 

 

 

 

Author's Note.- Eccoci qua :3 So che il capitolo è stato un po' lungo, spero di non avervi annoiato. C'è qualche precisazione che devo fare, per cominciare. 1) La prima frase è un omaggio a Sophie Kinsella, chi la legge probabilmente lo aveva già intuito, quindi il copyright è suo. 2) Per quanto riguarda l’arena dei Sessantanovesimi Giochi mi sono attenuta alla breve descrizione che ne viene data nel primo film. 3) The Brew è il nome del locale che fa spesso da sfondo alle vicende di Pretty Little Liars. Non mi veniva un nome decente e così ho preso in prestito questo. 4) Il titolo dell'articolo di gossip su Capitol Couture l'ho ripreso da un'immagine che ho trovato per caso sul web perché mi è sembrato abbastanza nello stile capitolino. 5) Ho ripreso le fattezze fisiche del Seneca del movieverse perché si adattavano meglio alla storia, quindi il 'mio' Seneca sarà un po' più giovane di quello dei libri. Dal movieverse vengono naturalmente anche la barba e lo stile nel vestirsi.

Detto ciò, vorrei spendere due parole su Seneca. Spero davvero di non averlo reso OOC. Nel libro, per quel poco che compare, e nel film sembra molto capitolino ma non spietato come invece si può dire di Snow e spero di aver reso quanto meno decentemente questa dicotomia. Contrariamente da quanto magari sarà sembrato da questo capitolo, la storia non sarà incentrata sulla love story tra lui e Stella, dal terzo capitolo inizieranno i Giochi e l'attenzione si sposterà su quelli. Quindi tranquilli che non sarà una specie di Harmony capitolino 8D

Penso che aggiornerò ogni cinque o sei giorni, più o meno come con le altre storie. Ora basta che ho davvero parlato troppo, vi lascio soltanto qui i vestiti indossati da Stella durante il capitolo, come da tradizione.

Spero di ritrovarvi al prossimo capitolo, un bacio a tutti!

 

  
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