Author's
Note.- Buonsalve a
tutti! Bentornato a chi ha già letto le due precedenti
storie su Stella e
benvenuto a chi fa la sua conoscenza per la prima volta. Aver letto le
altre
due storie non è fondamentale per seguire questa, ma
fornisce il background dei
personaggi inventati da me che prenderanno parte anche a questa. Dopo
il riposo
estivo post esami ho deciso di cimentarmi nel capitolo conclusivo delle
avventure di Stella, come avevo accennato in precedenza.
La
storia si ambienterà prima, durante e dopo i Settantesimi
Hunger Games. Se vi
ricordate chi vince avrete già capito perché
questi Giochi saranno
interessanti, se non ve lo ricordate scegliete voi se andare a cercarlo
o
optare per la sorpresa. Sarà più corta delle
parti precedenti, credo intorno ai
sei o sette capitoli, ma per il momento non vi svelo altro.
A
fine
capitolo troverete un'altra nota in cui vi dirò qualcosa che
evito di dire ora
per non spoilerare troppo, dal secondo capitolo in poi la nota
seguirà il
testo. Ora la smetto di annoiarvi e vi lascio alla lettura, spero che
il
capitolo vi piaccia :3
The
Golden Girl {pt. 3}
Capitolo
1 - Piume, maledizioni e begli occhi
Capitol City, Festa alla residenza
presidenziale per i
Sessantanovesimi Hunger Games
D'accordo,
niente panico. Niente panico. È soltanto un vestito. Un
vestito un po'
capriccioso, ma quando mai i miei non lo sono? E questo è
soltanto uno
sgabello, scendere non è poi così difficile.
Prima o poi dovrò farlo, non posso
passare tutta la serata qui, nella mia bolla sicura. Certo, non
è facile
sorridere e fingere che vada tutto bene quando sai che chiunque incroci
il tuo
sguardo sa perfettamente che stai facendo buon viso a cattivo gioco,
anzi a
pessimi Giochi, visto che anche quest'anno non hai vinto. Di nuovo. E c'è mancato
poco, davvero. Un'altra volta. Io e Gloss eravamo sicuri che avremmo
vinto. Ma
il nostro Tributo si è fatto staccare la testa da un
anaconda gigante spuntata
all'improvviso dalla sabbia e la corona è andata al
Distretto Cinque. E questo
è davvero umiliante.
Non
ho
idea di dove sia finito Gloss, probabilmente a parlare con qualche
Sponsor, a
provare a convincerli che arriveremo ai prossimi Giochi più
pronti che mai. Che
poi è quello che dovrei fare anch'io, quindi mi costringo ad
abbandonare il bar
e a dirigermi verso l'unico gruppo di persone nel mio raggio visivo in
cui c'è
qualcuno che conosco. Ad ogni passo le piume della gonna producono un
leggero
fruscio e io devo stare molto attenta a come cammino se non voglio
ritrovarmi
lunga distesa a terra. Non sarebbe davvero il caso. Raggiungo la chioma
di un
bel color corallo di Caesar Flickerman e sorrido nel modo
più allegro che
posso. "Caesar! Posso salutarti?"
Non
ho
idea di chi siano le altre tre persone ma spero ci
presenterà lui.
"Stella!" si volta verso di me nel suo abbagliante completo dello
stesso colore di capelli e sopracciglia e mi abbraccia. "Ci stavamo
giusto
chiedendo dove fosse finita la nostra ragazza d'oro!"
"Magari
a nascondersi da qualche parte dopo la seconda sconfitta consecutiva"
risponde al mio posto una voce che riconoscerei ovunque, mentre sento
una mano
cingermi la vita e un bacio sulla mia guancia.
"Publius"
lo saluto cercando di non perdere il sorriso, ma con una nota acida
perfettamente udibile.
"Oh
ma è stata soltanto sfortuna, Stella non ha nessuna colpa.
Siamo tutti sicuri
che quest'anno il Distretto Uno si prenderà la sua
rivincita!" Adoro
Caesar, è sempre gentile con me. Cosa che non posso dire di
McEntire qui
presente, che sorseggia il suo drink. Lo so che non ha ancora digerito
di aver
perso un sacco di soldi puntando su di noi, è furioso, per
quanto non voglia
darlo a vedere e la butti sullo scherzo. Dopo quella brutta lite
perché mi ero
offesa quando si era schierato con Brutus, e aveva vinto, quest'anno ha
puntato
tutto su di noi. E io gli avevo assicurato che avremmo vinto.
"Sempre
che questa maledizione non sia vera" risponde lui, per niente toccato
dalle parole di Caesar e tutti scoppiano a ridere. Gira questa
divertentissima
barzelletta tra gli addetti ai lavori, la maledizione di Stella. Da quando
ho vinto io il Distretto Uno non ha più avuto un vincitore,
arriviamo ad un
passo dalla corona e perdiamo. A me sembra un'enorme sciocchezza, sono
passati
solo due anni. Ma è anche vero che quest'anno ci ha battuto
il Cinque, quindi
forse un fondo di verità c'è.
"È
una stupidaggine. Le uniche maledizioni sono quelle che ci lanceranno
gli altri
Mentori quando quest'anno vinceremo" rispondo sicura di me, come da
copione.
"A
questo proposito, credo che noi due dovremmo parlare di lavoro.
Signori, spero
non vi dispiaccia se ve la rubo qualche minuto" ci congeda Publius e
faccio giusto in tempo a salutare Caesar che lui mi ha trascinata via e
mi
trovo nuovamente al bar.
"Senti,
lo so che sei arrabbiato, ma quest'anno vinceremo di sicuro e tu
rientrerai delle
perdite. Ma potresti evitare di mettermi in imbarazzo davanti a
possibili
Sponsor?" sbotto mentre lui fa cenno al barman di portarci da bere. Si
volta verso di me e solleva un sopracciglio. "Stella... No, non riesco
a
prenderti sul serio quando hai un paralume al posto della gonna, non ce
la
faccio" e lo dice in modo così contrito che entrambi
scoppiamo a ridere.
"Ridi
quanto vuoi, tutte le Capitoline vorranno un vestito così
domani!" Ed è
vero, io Ganymedes lanciamo tendenze. Più o meno comode, ma
lanciamo tendenze.
Publius
beve un sorso dal suo bicchiere e poi mi mette una mano sulla schiena e
mi
attira a sé in un modo talmente inadeguato ed esplicito da
farmi quasi
arrossire. "Sai che hai molto da farti perdonare dopo quel casino nel
deserto, vero?"
"Non
posso credere che tu ci stia provando con tua moglie a cinque metri da
noi" rispondo mentre gli do un pugno leggero sul braccio e mi sciolgo
dalla presa. Sì, Publius McEntire si è sposato.
Poco dopo la fine dei
Sessantottesimi Giochi un suo socio in affari ha deciso di ritirarsi e
di
vendere a lui, ad una condizione: avrebbe dovuto sposare la sua
insignificante
quanto stupida figlia per sancire l'accordo. E io pensavo avrebbe detto
di sì,
subito. Invece lui è venuto da me a chiedermi se volevo che
rifiutasse, che mi
aspettasse per sposarci noi due, un giorno. E io ci ho pensato su,
davvero. Per
un'intera settimana ho valutato la possibilità di diventare
la moglie di
Publius, di sposare un Capitolino, trasferirmi nella Capitale e avere
dei figli
al sicuro dai Giochi. Ma poi mi sono resa conto che non fa per me. Non
riuscivo
neanche a dormirci con lui, temevo di svegliarmi urlando, di colpirlo
mentre la
mia mente credeva di essere nell'arena. Pensavo a come avrei potuto
spiegare a
questi miei figli Capitolini perché la loro mamma la notte
si sveglia gridando
contro il Presidente. E così ho rifiutato e gli ho dato la
mia benedizione. A
dirla tutta gli ho dato anche altro, Publius l'ha chiamato regalo
di nozze, io ennesimi
pessimi errori, ma dal primo giorno dopo il suo
matrimonio siamo amici
e basta. O amanti platonici, come piace dire a lui. Non che questo
faccia di
lui un marito fedele, sia chiaro.
"Mia
moglie è così stupida che se anche ci trovasse
insieme non capirebbe che stiamo
facendo" commenta sfacciato, "ma adesso devo trovarmi qualche gentile
signorina che consoli il mio ego dopo il tuo ennesimo rifiuto. Comunque
se
dovessi cambiare idea chiamami" aggiunge ammiccando per poi darmi un
bacio
sulla guancia e allontanarsi in direzione opposta alla sua dolce
consorte.
Sorrido scuotendo la testa dopo aver finito il mio drink e muovo
qualche passo
per rituffarmi nella festa, ma vengo nuovamente interrotta da un'altra
mia
vecchia conoscenza.
"McEntire
è un uomo sposato, quando te lo toglierai dalla testa?"
"Che
c'è Odair, sei geloso?"
Mi
lancia uno dei suoi sguardi da seduttore e solleva un sopracciglio.
"Finnick Odair non è geloso di nessuno, semmai gli altri
sono gelosi di
me."
Sono
sei
mesi che non lo vedo e mi è mancato tantissimo. Le
telefonate non potranno mai
sostituire quegli abbracci di Finnick che ti fanno sentire speciale.
"Balliamo. Forniamo qualche bella foto per le prime pagine di domani"
mi invita e in qualche modo riusciamo a muoverci in pista nonostante il
mio
vestito. "Fammi capire, che dovresti sembrare, un piumino per la
polvere?"
"Disse
l'esperto di moda che andava sempre in giro mezzo nudo."
"Infatti
la moda è questa. Mezza nuda avresti molto più
successo che piumata."
Non
riesco a trovare qualcosa da ribattere e accetto la mia sconfitta.
"Come
sta Annie?" gli chiedo per cambiare discorso. Annie è la
ragazza di
Finnick. È davvero adorabile e lui è felice con
lei, quindi io sono felice per
lui. Sempre un pizzico gelosa forse, ma felice.
"Sta
bene" mi risponde con quel sorriso che ha sempre quando si parla di
lei.
Passiamo un paio di minuti a ballare senza dire nulla e un fotografo si
avvicina per avere un'inquadratura migliore.
"Le
tue ammiratrici mi staranno odiando, sto monopolizzando Finnick Odair."
"Che
c'è, sei gelosa di un mucchio di Capitoline dai capelli
sgargianti?"
Tuttavia
quando la canzone finisce lui deve andare a prendersi i complimenti del
pubblico femminile di Capitol City e io sono nuovamente da sola. Muovo
qualche
passo tra la folla ma vengo subito chiamata da una voce che mi fa
rabbrividire.
Coriolanus Snow. "Signorina Maloney! Giusto lei cercavo!"
Non
oso
immaginare per quale motivo. Mi avvicino a lui e all'uomo con cui sta
parlando,
un tizio sulla trentina con la barba più assurda che io
abbia mai visto. E
degli occhi grigio-azzurri in cui mi perderei volentieri, lo ammetto.
Se non
fosse per quella barba ridicola. Snow mi prende una mano e se la
avvicina alle
labbra ma non la sfiora e di questo non posso che essere grata. "Volevo
presentarle uno dei nostri Strateghi, Seneca Crane, mi parlava di
quanto abbia
apprezzato i suoi Giochi" introduce lo sconosciuto e io mi chiedo come
ho
fatto a non riconoscerlo.
È
il
figlio di Galerius Crane, il Capo Stratega durante i miei Giochi,
andato in
pensione l'anno scorso. Non prima di piazzare il figlio nella sala
operativa
degli Hunger Games, naturalmente. Gli porgo una mano e lui decide di
seguire
l'esempio di Snow e baciarla, mentre tiene i suoi occhi ipnotici su di
me.
"È un onore."
"Piacere
mio" rispondo educata, chiedendomi dove voglia arrivare Snow.
Dall'altra
parte del salone, a quanto pare. "Ora scusatemi ma ho ancora molte
persone
da salutare. Voi restate pure a chiacchierare" si conceda lasciandomi
sgomenta in compagnia di Seneca Crane. C'è un imbarazzante
momento di silenzio
in cui nessuno dei due sa che dire ed è lui ad interromperlo.
"So
che sembra una specie di incontro combinato, ma non avevo idea che ti
avrebbe
chiamata davvero, è imbarazzante" mi dice con un sorriso di
scuse mentre
io non posso fare a meno di notare quanto questa barba assurda stia
bene su di
lui.
"Non
c'è problema, mi fa piacere fare due chiacchiere. Prendiamo
da bere?"
Seneca Crane non sembra molto abituato alle donne spigliate che
prendono
l'iniziativa ma a giudicare dal sorriso che mi rivolge la cosa non
sembra
dispiacergli. Ci avviciniamo al bar e Seneca ordina due flûte
di champagne,
credo voglia riprendere il controllo sulla situazione dopo l'imbarazzo
di pochi
minuti fa. Poggio un gomito sul bancone e gli sorrido, proprio mentre
una voce
dietro di me mi fa voltare.
"Non
eri tipo da rum, Maloney?" biascica Haymitch Abernaty prima di svuotare
il
suo bicchiere e chiedere il bis. O il tris. Non ho idea di quanto abbia
già
bevuto, ma è bello rivederlo.
"Ciao
Mitchy" lo saluto, perché so che odia questo soprannome, e
copro la
distanza che ci separa per abbracciarlo. "Puzzi già di
alcol" lo
rimprovero storcendo il naso.
"E
tu sembri un'oca mezza spennata" mi risponde per le rime. "Ti
servirà
qualcosa di più forte dello champagne se vuoi portarti a
letto uno con una
barba così ridicola" mi sussurra in un orecchio, lanciando
uno sguardo
dubbioso verso Seneca.
"Ah
è così che distogli l'attenzione dalla voce
spaccatimpani della Trinket?"
rispondo con un sorriso curioso e innocente e lui non ha il tempo di
rispondere
perché arriva Seneca a porgermi un bicchiere. "Seneca, ti
presento
Haymitch Abernaty, il Mentore del Distretto Dodici. Haymitch, lui
è Seneca
Crane, fa lo Stratega." Haymitch ha il buonsenso di stringergli la mano
senza fare battute imbarazzanti sulla sua barba. Seneca sta per dire
qualcosa
ma viene interrotto dalla voce acuta e dal marcato accento capitolino
di Effie
Trinket, l'Accompagnatrice del Distretto Dodici, che avanza verso di
noi a
passo spedito nonostante i suoi tacchi spropositati.
"Haymitch!
Finalmente ti ho trovato, ti avevo detto di stare lontano dal bar!" lo
rimprovera per poi bloccarsi di colpo quando ci vede.
"Ciao,
Effie" la saluta Seneca, con uno dei suoi sorrisi da playboy mentre io
cerco di capire perché la cosa mi dia fastidio.
"Seneca,
è un piacere rivederti" tuba lei, mentre alle sue spalle
Haymitch mima una
faccia disgustata e a me scappa una risatina che maschero con una
presentazione
veloce.
"Io
sono Stella, un'amica di Haymitch" dico porgendo la mano ad Effie e
lei,
dopo un attimo di sbalordimento per quella che credo
classificherà come
maleducata esuberanza, me la stringe. "Beh, non vi tratteniamo oltre,
Haymitch avrà un mucchio di gente con cui parlare" ci
congedo con un
sorriso mentre lui mi lancia uno sguardo omicida. "E chiamami ogni
tanto,
tra una sbronza e l'altra" aggiungo mentre si alza di malavoglia dallo
sgabello e io mi avvicino per sistemargli la giacca.
"Chiami
tu, che bisogno c'è che lo faccia anch'io?" mi chiede
sbuffando ma
regalandomi uno dei suoi rari sorrisi.
"Sarebbe
carino!" lo rimprovero con una smorfia prima di salutare Effie e
seguire
Seneca verso uno dei divanetti lontani dalla folla, dove lui mi aiuta
col
vestito e in due riusciamo a tenerlo a bada.
"Quindi
questa sarà la nuova moda del mese? Si vedranno
donne-struzzo ovunque?" mi
chiede dopo aver bevuto un sorso, con un tono serio e genuinamente
curioso.
"Ti preferivo con quel costume da bagno dei cartelloni."
"Mi
hai appena paragonato ad uno struzzo? Io sono un leggiadro cigno!" lo
riprendo fingendomi offesa, ma entrambi scoppiamo a ridere e il mio ego
si
compiace per quel compimento velato.
"Lanci
una nuova moda per distogliere l'attenzione da due anni di sconfitte
consecutive?" Di nuovo quel tono da spaccone.
"Tutti
voi vi rimangerete presto queste stupide battutine" rispondo con un
sorriso volutamente falso, "tu piuttosto, sarai uno degli strateghi
più
giovani, tutti pronti a paragonarti a tuo padre."
Ma
il
mio tentavo di metterlo in difficoltà non ha molto successo,
Seneca si illumina
quasi a parlare del padre. "Il confronto non mi spaventa, anzi, mi
sprona
a fare del mio meglio. Mio padre è stato un vero artista dei
Giochi, ma chi può
saperlo meglio di te, dopotutto."
Già,
con
me ha avuto una discreta fantasia omicida, devo ammettere. Mi limito a
sorridere e a bere un sorso dal mio bicchiere, mentre inizio ad
elaborare una
via di fuga. "La tua edizione è stata tra le mie preferite.
Tu eri una
vera Favorita. Quando hai ucciso quel giaguaro a mani nude...
Lì tutti abbiamo
capito che avresti vinto. Chiunque capisse qualcosa di Giochi sapeva
che la
corona sarebbe stata tua."
"Non
è stato proprio a mani nude, avevo un coltello" mi
schermisco, ma lui
ormai è partito in quarta.
"E
quando hai ucciso il tuo primo avversario? Una tecnica così
pulita non la
vedevo da anni, pochi colpi e te ne sei liberata..." D'accordo, come si
fa
a spegnerlo? Non ho voglia di ricordare i miei Giochi, li ho
già rivisti da
Caesar, è bastato. "E quando hai lanciato quel coltello al
ragazzo del
Sette dopo che lui aveva ucciso..."
La
vice
gli muore in gola e io mi irrigidisco. Non me ne starò qui a
sentirlo parlare
di Sam, non esiste. Sam. Per
quanto ormai mi sono rassegnata che non tornerà mai da me
ogni tanto mi manca
ancora, lui e tutte le ipotesi di una vita felice, i se e i ma che il suo
ricordo si porta dietro. Poso il bicchiere e mi alzo, il solito sorriso
freddo
che indosso sempre nella Capitale tornato sul mio viso. "Ti ringrazio,
ma
ora devo proprio tornare di là, Gloss mi starà
cercando."
Ma
non
faccio in tempo a muovere un passo che lui mi afferra per il polso e io
devo
trattenermi dall'istinto di mandarlo lungo disteso a terra con un
movimento del
braccio. "Stella, scusami. Sono stato indelicato, è naturale
che tu non
abbia voglia di parlare di lui" mi dice e sembra sinceramente
dispiaciuto.
"Non
importa, tranquillo" rispondo senza guardarlo mentre cerco di sistemare
la
gonna con una sola mano libera.
"Ma
certo che importa! Il tuo ragazzo è stato ucciso davanti ai
tuoi occhi e tu non
hai avuto nemmeno il tempo di piangerlo e di accettare la cosa
perché dovevi
pensare a sopravvivere, è normale che tu non l'abbia ancora
superata." Mio
malgrado torno a sedermi, c'è qualcosa in quello che dice
che attira la mia
attenzione, per quanto io so di aver superato la morte di Sam.
"Non ti sei mai
presa il tempo che ti serviva per elaborare la sua morte e sei rimasta
bloccata
in questo limbo di dolore e l'unica cosa che puoi fare è
fingere che vada tutto
bene, anche se da come ti sei irrigidita è chiaro che non
è così."
D'accordo,
ora me ne vado. Non ho intenzione di farli psicanalizzare da uno
Stratega il
cui padre aveva come hobby trovare nuovi metodi per farmi fuori. Anche
perché
una piccola parte di me dà ragione a Seneca Crane e questa
cosa non va bene.
Non mi conosce nemmeno, non può parlarmi così.
Lui naturalmente non sembra
essere d'accordo. "Non avrei dovuto parlarti dei tuoi Giochi,
è stata
deformazione professionale" aggiunge con un sorriso di scuse.
"Cosa
ti fa credere di avermi capita così bene dopo un'ora che mi
conosci?"
ribatto stizzita, con quel tono che Sapphire etichetta come 'da bambina
capricciosa'.
Lui
sorride. "Sono uno Stratega, Stella. Analizzo i segnali. Dopo l'arena
hai
avuto solo storie che sapevi già non sarebbe andate bene.
Non riesci ad
impegnarti davvero con qualcuno perché in quell'arena
qualcosa dentro di te si
è spezzato."
Mi
prendo un attimo per riflettere sulle sue parole bevendo
metà del mio
bicchiere. Quasi quasi lo preferivo quando era uno Stratega che si
eccitava
parlando di morti cruente che ora che cerca di farmi da analista
perché si
sente in colpa per avermi fatto pensare il mio ragazzo morto. Tuttavia
devo
ammettere che su qualcosa potrebbe forse, dico forse, avere ragione.
Suo padre
sarà orgoglioso di lui, sarà un ottimo Stratega.
Poso il bicchiere e ancora non
mi capacito di essere finita a parlare di cose così private
con Seneca Crane.
"Seneca,
ascolta, tu... Sei davvero gentile a darmi questi pseudo consigli da
strizzacervelli, ma quello che devi capire è che tu non mi
conosci. Pensi di
conoscermi perché mi hai vista in tv, hai visto i miei
Giochi, mi hai parlato
per dieci minuti, ma non è così. Quindi grazie,
ma ora devo proprio andare."
Ecco,
quest'anno i nostri Tributi saranno presi di mira perché io
non sono stata
carina con Crane junior e chi glielo spiega adesso a Gloss? Ci alziamo
insieme
e vengo trattenuta di nuovo, sta volta soltanto dalla sua voce. "Hai
ragione. Non ti conosco. Ma mi piacerebbe farlo. Se ti fermi in
città potremmo
vederci qualche volta. Come domani sera a cena."
Ok,
perché mi sta chiedendo di uscire invece di essere offeso a
morte? E poi non si
accorge del conflitto di interessi? Gli uomini, il loro ego e i loro
ormoni.
"Stando alla tua teoria, io non sono pronta per impegnarmi in qualcosa
e
una cena con te ha tutta l'aria di essere un impegno" rispondo evasiva.
Anche se potresti essere il mio tipo, Crane. Una storia senza futuro
che tra
qualche mese, con l'inizio dei Giochi, giungerebbe al capolinea.
"Hai
ragione, di nuovo. Qualcosa di meno impegnativo? Domani a colazione?" e
mi
fa quel sorriso che gli mette quella luce furba negli occhi. Uno
stratega
maledettamente bravo.
"Io
adoro le colazioni" rispondo rassegnata con un mezzo sorriso.
"Allora
domani alle nove al Brew?" mi chiede con quel sorrisetto ben piazzato
sulle labbra mentre io annuisco e prendo il braccio che mi porge per
riaccompagnarmi nel salone.
Quando
torno al nostro appartamento al primo piano della Torre del Centro di
Addestramento cerco di fare del mio meglio per non fare rumore, ma
quando entro
nella sala tv per approfittare del divano e togliermi le scarpe ci
trovo
Amarillis nel suo pigiama rosa. "Ciao" esordisco mentre mi siedo
accanto a lei e mi libero dei tacchi. "Gloss e Ganymedes dormono?"
"Gany
è crollato un paio d'ore fa, Gloss è tornato da
poco. È andato a dormire perché
domani deve alzarsi presto, ha detto che ti saluterà prima
di partire."
Gloss torna a casa domani, io mi fermo ancora qualche giorno per
lavorare al
nuovo album. "Sei sicura di non volerti fermare da noi?"
"Ma
no, starò bene in hotel. Avrò degli orari
assurdi, non voglio darvi noia"
rispondo mentre riesco finalmente a saltare fuori dal vestito e mi
siedo
accanto a lei, restando strizzata nella sottoveste, ma almeno libera
dalle
piume.
"Non
ci dai noia. Puoi venire quando vuoi." Le sorrido e restiamo qualche
minuto in silenzio, il mio piede che giocherella con le piume del
vestito
abbandonato sul pavimento. "Come stai?" Ha aspettato un intera
giornata a chiedermelo, Amarillis sta decisamente facendo progressi. Si
riferisce al fatto che sta notte ho avuto un incubo peggiore del solito
e ho
svegliato tutti con le mie urla. Lo so perché ho sentito
passi in corridoio e
Gloss che rispediva tutti a letto. Poi è venuto a
controllare che stessi bene e
ha aspettato con me che mi calmassi.
"Sto
bene, era solo uno dei soliti incubi" rispondo con mezzo sorriso.
All'inizio si preoccupava molto, così le ho parlato degli
incubi sull'arena.
Per quanto sia un po' stravagante e molto capitolina, Amarillis
è un'amica
ormai e capita spesso di dover condividere questo posto quindi ho
preferito
essere sincera. Lei ha capito e tratta l'argomento con molta
delicatezza.
"Qualche gossip succulento dalla festa?" le chiedo per cambiare
discorso e tranquillizzarla.
"Uno
in effetti..." risponde vaga mostrandomi il tablet aperto sulla sezione
gossip di Capitol Couture, con tutte le ultime notizie dalla festa
più
importante dell'anno. C'è una foto di me e Seneca seduti al
nostro divanetto
appartato che chiacchieriamo con tanto di titolo che recita I'm a
Gamemaker but I won't play games with your heart. Io mi
chiedo chi si inventi queste cavolate, davvero.
"Stavamo
solo parlando!"
"Sarà,
ma vi danno come la coppia più bella della serata" dice lei,
con un
sorriso compiaciuto. "È pubblicità positiva, ci
serve, continua a fare gli
occhi dolci a Seneca Crane."
"Non
gli stavo facendo gli occhi dolci! Ma c'è la
possibilità che domani lo riveda,
un incontro di lavoro, naturalmente."
"Naturalmente."
E dal modo in cui lo dice capisco che non ci crede minimamente.
"Buonanotte
Amarillis" dico ridacchiando mentre raccolgo scarpe e vestito e mi
avvio
verso la mia stanza.
È
già
mezz'ora che Gloss è passato a salutarmi e io sono ancora
come mi ha lasciata:
davanti l'armadio indecisa su cosa mettere. "Ti serve una mano?" mi
chiede un divertito Ganymedes dalla soglia. "Ho sentito che hai una
colazione di lavoro abbastanza importante..."
"Spero
non ti abbia svegliato solo per dirtelo" ridacchio mentre osservo un
tubino bianco.
"Ha
avuto la gentilezza di aspettare sta mattina. Allora, secondo me
dipende tutto
da chi vuoi mandare all'appuntamento. La golden girl..." dice
pensieroso
mentre prende un abitino luccicante color oro con un'ampia scollatura,
"o
Stella" conclude mettendo sul letto un abito monospalla di un viola
intenso. Guardo i due abiti affiancati e alla fine prendo il secondo.
"Devo
farlo scappare, questo sarà l'unico appuntamento. Quindi ci
mando Stella."
"E
se poi dovessi piacergli?" mi chiede mentre posa l'abito luccicante.
"Stiamo
parlando di Seneca Crane, non sono il suo tipo."
Arrivo
al Brew, uno dei locali più in della Capitale, un paio di
minuti dopo le nove, ma
trovo Seneca già seduto ad aspettarmi. Con quella camicia
rossa e il completo
bordeaux scuro sta davvero bene, non posso negarlo. Lo saluto e mi
siedo,
evitando strette di mano o altri contatti fisici. La cameriera arriva a
prendere le nostre ordinazioni e io scelgo pancakes con uova
strapazzate e
bacon e un succo d'arancia, lui pane tostato con burro e marmellata e
un caffè.
Ecco, lo sapevo che avrei dovuto far scegliere prima lui. Odio avere
una
montagna di cibo davanti quando sono a tavola con qualcuno che non
mangia.
"Ci
tengo a precisare che io di solito non mangio così tanto,
è che mi aspetta una
giornata assurda e questo sarà probabilmente il mio unico
pasto fino a sta
sera..."
"Stella,
hai un corpo da urlo, puoi mangiarti anche un ippopotamo se vuoi, per
me non
c'è problema!"
Ok,
come
faccio a mollarlo se lui mi dice certe cose? Ha detto che posso mangiare un
ippopotamo. Per fortuna arrivano le nostre
ordinazioni e posso
limitarmi a sorridere senza rispondere davvero. Tanto a rompere il
silenzio ci
pensa lui. "Comunque ti capisco, stiamo lavorando all'arena in questo
periodo, sai quando inizi ma non quando finisci, se finisci" risponde
ridendo mentre io resto a fissare le punte della sua barba che si
muovono
cercando di non fare battute in merito.
"Sarà
una bella arena?" gli chiedo con uno sguardo languido e curioso,
sporgendomi leggermente verso di lui, che però non ci casca,
non che mi
aspettassi il contrario.
"Per
quanto ci stiamo lavorando, lo spero" risponde con un sorriso furbo.
"Sarai un Mentore quest'anno?"
"Già,
io e Cashmere."
"Puntate
sulla bellezza?" mi chiede col suo sorrisetto da spaccone.
"Per
distrarre gli avversari e rubargli gli Sponsor" rispondo con
un'espressione angelica.
"Avete
già iniziato a lavorare su qualcosa?" mi chiede mentre
spalma una delle
marmellate i cui vasetti circondano il suo piatto sul pane.
"Beh..."
esito bevendo un sorso di succo non sapendo bene cosa dire. In teoria
no, non
potremmo lavorare su nulla prima della Mietitura visto che non abbiamo
nessuno
con cui lavorare. In realtà abbiamo già puntato
qualcuno in accademia di
addestramento che secondo noi potrebbe essere un buon volontario.
Accademia
che, sempre in teoria, non dovremmo neanche avere.
Seneca
percepisce il mio disagio e alza le mani. "Hai ragione, scusami, non si
parla di Giochi" liquida la cosa tranquillamente e io torno a
respirare.
"Quanto ti fermi in città?"
"Qualche
giorno, ho degli incontri col produttore e devo andare in studio di
registrazione, vediamo quanto ci metteremo..."
"Mia
sorella è una tua fan, dovrai farmi avere una copia
autografata del tuo nuovo
album" e stavolta è lui ad usare il sorriso da seduttore.
"Non
è considerabile come corruzione?" gli chiedo ridendo mentre
finisco anche
le ultime briciole.
"Solo
se lo vengono a sapere" risponde lui, cospiratorio. "Senti, ora che
ci conosciamo meglio e che complottiamo insieme, che ne diresti di
accettare il
mio invito a cena? Non sei costretta ad indossare un vestito dorato!"
Cosa?
Non ha ancora intenzione di desistere? "Seneca, ascolta, non credo sia
una
buona idea. Tu sei simpatico e carino ma io... Non sono quella che hai
visto in
tv, non sono come mi dipingono i giornali e decisamente non sono il tuo
tipo."
"Credevo
avessi capito che non voglio quella che vedo in tv" mi dice serio, con
una
nota di dispiacere nella voce. "Mi piacerebbe conoscere la vera te,
sembri
una ragazza interessante. Quindi se dovessi cambiare idea, chiamami."
Prendo il foglietto che mi porge e lo metto in borsa. Non che io voglia
chiamarlo, ma il numero di uno Stratega può sempre tornare
utile, no?
Sono
passati due giorni dalla colazione con Seneca e questo è il
primo momento
libero che ho. È quasi ora di cena e questo mi fa pensare
che non l'ho più
richiamato per rispondere a quel suo invito. Mi rigiro il bigliettino
tra le
mani e non so bene che fare. So che sarebbe meglio non chiamarlo, ma
c'è una
piccola parte di me che si sente abbastanza intrigata da lui. Anche se
probabilmente a quest'ora si sarà già dimenticato
di me, chissà quante ragazze
di Capitol City vorranno uscire col nuovo Stratega. Facciamo
così, io chiamo.
Se non risponde butto il suo numero, se risponde... Si vedrà.
Dopo
il
terzo squillo sto per chiudere ma lui mi precede. "Seneca Crane."
Accidenti, se risponde con questo tono asciutto e sicuro di
sé la mia volontà
vacilla un po'.
"Seneca,
ciao. Sono Stella..."
"Stella!
Ci avevo perso le speranze."
"Non
ho avuto molto tempo libero. Se non sei più interessato lo
capisco..."
"Ti
passo a prendere tra un'ora."
Ha
riattaccato. Non ho avuto nemmeno la possibilità di
ribattere. Seneca Crane è
uno stronzo pieno di sé, maleducato e incivile! E io non so
che cosa mettermi.
Chiamo Ganymedes mentre apro l'armadio e osservo i vestiti. "Finalmente
esci con Seneca?" Neanche un 'ciao'. Sono sicura che lui e Amarillis
abbiano fatto una qualche scommessa su quanto ci avrei messo a
chiamarlo.
"Consideriamolo
un incontro di lavoro, ok?"
"Tu
che ti lavori Seneca Crane?"
"Sei
pessimo."
"Metti
quel monospalla nero con i decori oro. Mi sembra un buon compromesso."
Adoro
il
mio stilista e le sue idee geniali, anche se è pessimo. Lo
ringrazio e metto il
turbo per prepararmi e quando mi chiamano dalla reception sono anche
perfettamente puntuale. Non sia mai che facciamo aspettare Mister
Spaccoilsecondo. Seneca mi sta aspettando fuori, appoggiato alla sua
macchina
sportiva rosso scuro. Va bene, è carino, non lo posso
negare. Mi avvicino e lo
saluto, lui mi dà un bacio sulla guancia e mi soffia in un
orecchio "Sei
meravigliosa." Poi mi apre la portiera e va a mettersi alla guida. Mh,
non
ho idea di dove stiamo andando.
"Non
pensavo avresti chiamato" mi dice con un sorrisetto guardandomi con la
coda dell'occhio.
"Sono
un tipo molto riflessivo che ha bisogno dei suoi tempi."
"In
giro dicono che sei impulsiva."
E
potrei
anche immaginare chi lo dice. "Se si tratta di vedermela con un
giaguaro
magari sono impulsiva, se si tratta di uomini sono molto riflessiva."
Mi
giro a guardare le luci di Capitol City dal finestrino. "Adoro questa
città di sera."
"Questa
città è come te. Bellissima fuori ma dentro
chissà che misteri nasconde."
"Se
farai il bravo potrei rivelartene qualcuno" rispondo voltandomi per
qualche secondo verso di lui per poi tornare a guardare fuori.
Il
ristorante che ha scelto Seneca è uno dei più
sofisticati della città, lo
conosco perché ci sono stata un paio di volte con Publius.
Cosa che
naturalmente eviterò di dire. Il nostro tavolo è
in un privé quindi spero di
non finire nuovamente nella sezione gossip di Capitol Couture, sarebbe
imbarazzante dover spiegare che indosso anche altri colori oltre al
dorato.
Mh.
Il
fattaccio è successo. Osservo il soffitto della stanza
chiedendomi come
chiedergli delicatamente di andarsene. E concentrarsi con Seneca che mi
bacia
il collo non è la cosa più facile del mondo.
Osservo svogliatamente la sveglia,
sono le due e io domani devo alzarmi presto per occuparmi delle ultime
cose
prima di tornare a casa. "Quanto ti fermi?" mi chiede mentre mi
scosta una ciocca di capelli dal viso.
"Non
lo so, ancora qualche giorno, credo" mento io. Parto dopodomani col
treno
delle dieci del mattino, ma non so ancora quanto voglio che questa
storia con
Seneca diventi seria. "Devo alzarmi presto domani..." lascio cadere
casualmente.
"Meglio
che ti lasci riposare, allora" risponde prima di darmi un bacio e
alzarsi
per rivestirsi. O è incredibilmente loquace o è
abituato ad amanti che lo
cacciano garbatamente via. Lo osservo spudoratamente mentre si veste.
"Perché il rosso?" gli chiedo stiracchiandomi.
"Mh
mi ha sempre dato un'idea di potere. E poi mi sta bene" risponde con un
sorrisetto furbo mentre si abbottona la camicia. "Perché il
dorato?"
"L'ha
scelto Ganymedes perché gli sembrava adatto a rappresentare
il Distretto. Poi
ci abbiamo costruito sopra un personaggio."
"E
a te non piace?"
"Mi
piace quando sono qui" rispondo vaga mentre afferro la vestaglia e vado
a
fargli il nodo alla cravatta. Non credo ci sia bisogno di mentire con
lui, è
uno Stratega, sa che i Giochi si basano anche sulle storie per
conquistare il
pubblico.
"Non
far passare altri due giorni prima di chiamarmi" mi dice sulla soglia
prima di baciarmi.
"Potresti
chiamarmi tu."
"Speravo
di ricevere questa autorizzazione" risponde sorridendo per poi uscire e
lasciarmi piena di dubbi.
La
prima
cosa che faccio appena scesa dal treno è correre ad
abbracciare Sapphire. Sono
stata lontana da casa meno di una settimana ma è bello
essere di nuovo qui,
tornare alla normalità. Ci incamminiamo verso il Villaggio
dei Vincitori
parlando del più e del meno, dell'idraulico che non
è ancora andato ad
aggiustare la loro tubatura che perde, della nuova pasticceria che ha
aperto in
centro e del fatto che ho dimenticato una finestra aperta e Sapphire
è dovuto
andare a chiuderla. Approfitto di un momento di silenzio per prendere
l'argomento Seneca, meglio togliersi subito il peso. "Devo dirti una
cosa."
"Di
chi si tratta?" Mi chiedo come faccia a capire sempre tutto.
"Non
ti piacerà."
"Peggio
di McEntire?" si volta a guardarmi con un'espressione tra il basito e
il
divertito.
"Seneca
Crane."
"Speravo
fosse una stupidaggine che si era inventata quella rivista" sbuffa
mentre
si vede in lontananza il cancello del Villaggio. "Almeno ha solo una
decina di anni più di te."
"Lo
sai che mi piacciono i ragazzi maturi" scherzo mentre percorriamo il
viale.
"Finnick
Odair?!"
"Che
c'entra, lui è Finnick Odair, non si dice di no a Finnick
Odair!" rispondo
ridendo.
"Dimmi
di Seneca."
"Non
c'è molto da dire, siamo usciti un paio di volte. Lui
è carino e simpatico, ma
è uno Stratega c'è troppo conflitto di interessi.
Ed è il figlio dell'uomo che
mi ha mandato contro un giaguaro. Sulla lunga distanza non potrebbe
funzionare."
"E
allora perché stiamo parlando di lui?" mi chiede con un
sorrisetto da chi
la sa più lunga di te.
"Perché
ti dico sempre tutto!"
"No,
tu mi parli di quelli davvero importanti. Non mi hai mai detto di
aver baciato
Marcus, ad esempio."
Mi
sento
arrossire e mi giro dall'altra parte. "E com'è che l'hai
saputo lo
stesso?" cerco di cambiare argomento.
"Era
il mio Tributo e ti venerava, credevi davvero che l'avrebbe tenuto per
sé?!
Comunque stavamo parlando di Seneca."
"Non
c'è molto altro da dire, lui mi chiama, io non rispondo e
aspetto che si
stanchi" taglio corto, prima che mi possa dire qualcosa che mi faccia
riconsiderare la possibilità di richiamarlo.
"Non
c'è che dire, quella di non vederlo più mi sembra
una decisione molto matura.
Ecco perché non penso che durerà" mi risponde
lui, cercando senza molto
impegno di non ridere.
"Ehi!
Non andrà affatto cos--"
"A
tavola alle otto, non fare tardi, altrimenti Eve se la prende con me"
mi
dice sorridendo prima di darmi un bacio sulla guancia e avviarsi verso
casa.
Vorrei ribattere ma decido che è meglio andare a cambiarmi.
Non voglio arrivare
tardi ad una delle succulente cene di Eve.
L'indomani
mattina alle otto sono già in Accademia con Cashmere ad
osservare gli
allenamenti, alla ricerca del volontario perfetto per i prossimi
Giochi.
"Che ne pensi di quello?" mi chiede indicandomi un ragazzo che ne ha
appena messo al tappeto un altro sul ring.
"Non
male. Di sicuro la forza e la prestanza fisica ci sono, ma i suoi
movimenti
sono lenti. Non so, dipenderebbe dal tipo di arena."
"Quell'altro?"
Si riferisce ad un ragazzo che si sta esercitando nello schivare i
coltelli
lanciati da un allenatore.
"Veloce,
scattante, non un granché in strategia però, a
giudicare dalla sua scheda
valutativa" rispondo mentre cerco un foglio dalla pila che ci
è stata
consegnata sta mattina dal direttore e glielo passo. Lei sbuffa,
depenna un
altro nome dalla lista dei diciottenni maschi e mi restituisce la
scheda.
"Quanto
a prestanza fisica e velocità che mi dici di..." fruga
qualche secondo tra
i fogli poi ne afferra uno e si volta verso di me, "Seneca Crane?"
conclude con un sorrisetto malizioso.
"Cash,
stiamo lavorando!" Ma dal suo sguardo capisco che non sarà
facile evitare
la domanda. Roteo gli occhi ed emetto un verso scocciato, ma non posso
non
apprezzare il suo modo di tirarmi in trappola. "La prestanza
è buona,
quanto alla velocità non è uno a cui piace fare
in fretta..." rispondo
ridacchiando mentre lei spalanca gli occhi e mi dà di
gomito. "Ora possiamo
tornare a lavorare?"
Lei
annuisce di malavoglia e mi passa le cartelle valutative delle ragazze
mentre
cambiamo sala. Per quanto il tuffo nei lustrini di Capitol City mi sia
piaciuto, è finito, si torna al lavoro. E bisogna dare il
massimo perché sono
stanca di vedere i nostri ragazzi morire.
Author's
Note.- Eccoci qua :3 So che il capitolo è stato un po'
lungo, spero di non
avervi annoiato. C'è qualche precisazione che devo fare, per
cominciare. 1) La
prima frase è un omaggio a Sophie Kinsella, chi la legge
probabilmente lo aveva
già intuito, quindi il copyright è suo. 2) Per
quanto riguarda l’arena dei
Sessantanovesimi Giochi mi sono attenuta alla breve descrizione che ne
viene
data nel primo film. 3) The Brew è il nome del locale che fa
spesso da sfondo
alle vicende di Pretty Little Liars. Non mi veniva un nome decente e
così ho
preso in prestito questo. 4) Il titolo dell'articolo di gossip su
Capitol
Couture l'ho ripreso da un'immagine che ho trovato per caso sul web
perché mi è
sembrato abbastanza nello stile capitolino. 5) Ho ripreso le fattezze
fisiche
del Seneca del movieverse perché si adattavano meglio alla
storia, quindi il
'mio' Seneca sarà un po' più giovane di quello
dei libri. Dal movieverse
vengono naturalmente anche la barba e lo stile nel vestirsi.
Detto
ciò, vorrei spendere due parole su Seneca. Spero davvero di
non averlo reso
OOC. Nel libro, per quel poco che compare, e nel film sembra molto
capitolino
ma non spietato come invece si può dire di Snow e spero di
aver reso quanto
meno decentemente questa dicotomia. Contrariamente da quanto magari
sarà
sembrato da questo capitolo, la storia non sarà incentrata
sulla love story tra
lui e Stella, dal terzo capitolo inizieranno i Giochi e l'attenzione si
sposterà su quelli. Quindi tranquilli che non
sarà una specie di Harmony
capitolino 8D
Penso
che aggiornerò ogni cinque o sei giorni, più o
meno come con le altre storie.
Ora basta che ho davvero parlato troppo, vi lascio soltanto qui i
vestiti
indossati da Stella durante il capitolo, come da tradizione.
Spero
di
ritrovarvi al prossimo capitolo, un bacio a tutti!