Suoni impercettibili eppure strazianti, dolore che si insinua silenzioso negli spazi più nasconti del rimasuglio d'anima - chiamiamola ultimo rifugio. Distrutto, dilaniato da grossi cani immondi, maledetti.
Maledetti!
Una persona insignificante assume una posizione ormai familiare: ginocchia al petto, braccia che simulano un abbraccio; conchiglia, desiderio di pace, protezione.
Dai luoghi più reconditi della sua mente, un pensiero si fa largo tra tante false consolazioni: "Te lo meriti.".
Una voce sussurra tre semplici parole e la persona pare minuscola difronte alla loro forse falsa grandezza; un velo bianco lo ricopre: pesantezza, rassegnazione.
Cani maledetti esultano, la conchiglia si apre. Rivela la sua vera natura, completamente vuota, niente perla, nemmeno questa volta.
Silenzio perpetuo, apatia che ormai sembra essere sempiterna.
Soluzione? Liberarsi della conchiglia, non porta frutti, ricchezze, soddisfazioni.
Inutile.
Qualcuno proveniente dal rifugio alza timidamente la mano e chiede con occhi vitrei un'altra occasione, Ti prego, Ti prego, dice con timore di essere udito da tutti.
Il padrone dei cani -Porco!- getta nel fango l'oggetto. Con disgusto scruta il timido e speranzoso uomo prendere la conchiglia e avvolgerla in un abbraccio.
Un sospiro e i cani circondano entrambi.
Tutti alle proprie postazioni, si ricomincia.