Fanfic su artisti musicali > Linkin Park
Ricorda la storia  |      
Autore: Angelika_Morgenstern    10/09/2015    11 recensioni
Mi vergogno di me stesso, me, un ragazzo, un uomo che non è riuscito a difendersi.
Ma che razza di maschio sono? Sono stato sopraffatto come fossi una femminuccia.
E lo sento, di nuovo.
— Sarà il nostro piccolo segreto, vero, Chester?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Chester Bennington
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Niente.
Nemmeno questa dose riesce a farmi stare meglio.
Mi avevano detto che mi avrebbe sconvolto, avrei visto cose diverse, belle, divertenti, che mi avrebbe distratto... invece sono ancora qui, solo con il mio trauma, i miei ricordi che tornano a vivere nella mia testa ancor più amplificati.
Li sento.
Sento lo stesso odore di quel giorno, l'acqua di colonia che indossava quello nella speranza di coprire l’odore del tabacco, sento la pioggia battere furiosa sul vetro della finestra, come se volesse avvisarmi delle sue intenzioni, della schifosa situazione in cui mi sta trascinando.
Sento le sue mani grandi e forti stringermi il braccio come una morsa di ferro e spingere sulla mia nuca, il suo fiato caldo e umido sul collo, la sua figura che mi sovrasta minacciosamente.
Sento dolore, tanto dolore.
Perché?
Perché sta facendo questo a me? Sono solo un ragazzo, sono indifeso, non gli ho fatto nulla di male. Sono sempre gentile con tutti, d’accordo, non sono un mago dello studio, però…
Mi blocco, sussultando: lo vedo.
Vedo risplendere nell'oscurità il suo ghigno avorio come una luna calante, la stanza buia che trasmuta lentamente in mura a me conosciute, la carta da parati gialla di quando ero piccolo sovrastata dagli aeroplanini che hanno portato la mia fantasia a esplorare luoghi perduti e fantastici, la porta socchiusa che lascia entrare quel filo di luce quando basta a non farci piombare nella totale oscurità.
Anche se urlassi, nessuno mi sentirebbe: la mamma è fuori, la pioggia l'ha bloccata al parcheggio del lavoro, dove sta aspettando ignara che spiova per tornare a casa da me.
Quella pioggia traditrice.
Siamo soli, fottutamente, maledettamente soli.
Vorrei sparire, non lasciare traccia di me, eppure non riesco a tacere, la mia voce esce a singhiozzi, esprimendo tutto il mio dolore, illustrando a stento lo squarcio che si sta aprendo nella mia anima, quello che mi accompagnerà per tutta la vita e non mi lascerà mai in pace.
E poi lo sento di nuovo: il suo respiro si fa lento, il suo cuore diminuisce i battiti, le sue mani allentano la loro morsa di ferro dal mio corpo e lui sospira soddisfatto, mentre io annego tra le mie lacrime silenziose, gli occhi puntati non so dove guardando non so cosa. Non sto guardando, sono già perso.
Ho paura.
No, sbaglio, non è paura.
Vergogna.
Mi vergogno di me stesso, me, un ragazzo, un uomo che non è riuscito a difendersi.
Ma che razza di maschio sono? Sono stato sopraffatto come fossi una femminuccia.
E lo sento, di nuovo.
— Sarà il nostro piccolo segreto, vero, Chester?
L'urlo che mi viene fuori rompe il silenzio del posto, e i ricordi prendono a fuggire come schegge impazzite dall'angolo buio e sporco nel quale sono rintanato, lasciandomi solo con la mia tristezza, scosso da singhiozzi così forti che mi fanno accasciare faccia a terra.
Vomito.
Tiro fuori dalle profondità del mio corpo tutto ciò che posso, non è chiaro se per effetto della droga o dei ricordi, questo non riesco proprio a capirlo mentre tremo come una foglia, conseguenza del mix di paura, vergogna, dolore e disperazione che si fanno strada in me, come una sadica gara in cui la mia mente è il trofeo.
Li sento distintamente strisciare sotto la mia pelle, nuovamente ho ceduto alla promessa della droga senza riuscire a resistere.
Sono un fallito totale, distrutto nel corpo e nella mente da una persona che diceva di essere amica.
Gli amici sono i nemici, diceva sempre mia madre, ma allora perché mi aveva affidato a lui quel pomeriggio?
Alzo lo sguardo, ansimante, restando accasciato al muro mentre il puzzo del mio stesso rigurgito mi invade le narici, ma non ce la faccio ad alzarmi, non riesco a muovermi, sono di nuovo prigioniero delle mie sensazioni, delle mie paure.
Ho voglia di sparire.
Sarebbe meglio se morissi, tutto finirebbe, la mia vita, la mia sventura, il mio carattere mutato che mi fa apparire quello che non sono, tutte le mie istintive tattiche difensive che mi portano ad aggredire per primo ed essere tacciato come violento, sbandato, cattivo.
Cattivo.
Io che ho subito, sono anche cattivo. Questo perché la gente non sa, non conosce.
Torno ad acciambellarmi, le ginocchia al petto, i singhiozzi che smuovono le mie membra.
— Non sono cattivo.


Buongiorno a tutti!
Come al solito opto sempre per una storia con una forte dose di allegria. 
Chi mi legge sa che è da me una cosa del genere, non riesco proprio a tenere ferme le mani quando sento storie così.
Devo dirla tutta, i Linkin Park mi son sempre piaciuti da quando uscì Hybrid Theory e io ero una pimpante teppistella, un'adolescente MOLTO irrequieta, considerate che a 16 anni venni bocciata con un bel 5 in condotta. Eh beh, ero una bella peste, sì.
Mi perdevo nella musica gi da bambina, e in adolescenza mi ci chiusi ancora di più, così non mi misi a fare la predicatrice della buona musica quando uscirono i Linkin Park e il nu metal. Sti cazzi se non facevano assoli chilometrici tipici del metal più classico, che fosse death, thash, black, epic, melodic, classic, e compagnia bella. A me il nu metal piaceva, punto. E piaceva anche il metal.
La risposta ricorrente a chi diceva "Ma fa schifo!" orripilato, era "Saranno anche cazzi miei." accompagnato da un'occhiataccia.
No, non ero un tipetto raccomandabile. 
Comunque per tutti questi anni ho seguito il gruppo a mozzichi e bocconi, c'era qualcosa di familiare in Chester ma non mi sono mai interessata. Poi è arrivata Fedra, col suo grave "Chester fu molestato da piccolo.".
Oh cazzo, mi son detta, ecco cosa c'era di familiare.
E siccome io non riesco a farmi scivolare addosso ste cose, ho iniziato a pensarci, ripensarci, rimuginarci... alla fine ho dovuto scriverci sopra, cercando di dar voce a quello che può aver pensato.
Perché lo sfociare nelle droghe era solo la ricerca di un sollievo, la violenza è una conseguenza del disturbo da stress post traumatico, comportamento tipico di chi subisce abusi. C'è poco da fare.
Perché scrivere proprio su Chester?
Perché lui dovrebbe essere da esempio per tutti quei soggetti abusati, che sono ancora persi nei meandri dei meccanismi delle vittime di abuso: il senso di colpa, la solitudine, la sensazione di essere sporchi e così via.
Non si è nulla di tutto ciò, si è solamente stati più sfortunati, ma si diverrà anche più forti di molti altri, e lui l'ha dimostrato.
Tutto qui.

Have fun
- A.
 
   
 
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Linkin Park / Vai alla pagina dell'autore: Angelika_Morgenstern