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Autore: butterflygirl    10/09/2015    10 recensioni
dall'addio del faraone sono passati quattro mesi e la terra è finalmente in pace , ma tutto sta per cambiare perchè un nuovo nemico sta per tornare e vendicarsi ma non fatevi ingannare dalle apparenze , perchè sarà solo l'inizio di una lunga avventura che porterà con se misteri e segreti da svelare che riguarderanno da vicino proprio Yugi
salve a tutti , questa è la mia prima ff che scrivo. il finale dell'anime e del manga non mi è mai andato particolarmente giù perciò ho deciso di scrivere un seguito tutto mio. fatemi sapere che ne pensate e se avete delle critiche a riguardo e mi raccomando commentate :)
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Atemu, Un po' tutti, Yuugi Mouto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vai mago silente, sferra un attacco diretto ai suoi life points. Il mostro partì all’attacco e colpì il faraone con una potente onda di luce che abbagliò l’intero santuario e i settecento life points che Atem possedeva scesero a zero.
Il faraone era stato sconfitto e Yugi cadde in ginocchio con gli occhi pieni di lacrime, incapace di poter provare soddisfazione e gioia per essere riuscito a batterlo perché nel suo cuore non si celava gioia ma solo sofferenza e dolore perché aveva appena segnato il destino del suo migliore amico.
Il faraone gli si avvicinò e s’inginocchiò davanti a lui mettendogli la mano sulla spalla «Un grande campione come te non deve mai piangere. Hai ottenuto una vittoria straordinaria per entrambi».
«Purtroppo, ero così concentrato nel duello che ho dimenticato la vera posta in gioco. Ora sono costretto a mandarti via per sempre.»
Lo aiutò ad alzarsi e lo guardò negli occhi «La nostra non sarà mai una vera separazione, questo lo sai. Tu mi hai insegnato i valori dell’amicizia ed io ti ho regalato il coraggio e queste cose ci uniranno per sempre».
 
Yugi pensava a quegli attimi e a quelle parole mentre fissava il soffitto della sua camera. Dalla partenza del faraone erano passati quattro mesi ma per lui era un’eternità. I duelli, la scuola, la sua vita improvvisamente erano diventati monotoni e avevano perso quell’alone di divertimento che c’era prima, quando aveva al suo fianco il suo migliore amico, la persona che lo conosceva meglio di chiunque altro, anche meglio dei suoi amici, l’unico di cui si poteva fidare veramente ed era convinto che non lo avrebbe mai tradito per niente al mondo, la presenza che lo confortava ogni volta che si sentiva giù di morale e che sapeva sempre essere lì, dentro di lui, che percepiva il suo stato d’animo e il suo umore e che sapeva sempre come aiutarlo, da cui andava ogni volta che aveva bisogno di parlare con qualcuno, a cui rivolgersi per un consiglio, con cui parlare durante le noiose lezioni scolastiche e strappare anche qualche suggerimento per i compiti e le interrogazioni, che lo proteggeva ogni volta che c’era un pericolo imminente che si stava per abbattere sulla terra. Il faraone era una presenza costante che era entrata a far parte della sua vita il giorno in cui aveva riportato alle origini il puzzle del millennio e che da allora non se ne era mai andato via e che era diventato indispensabile per lui.
Ma adesso era tutto finito, il faraone non c’era più e si sentiva solo, di nuovo solo. Era sicuro che non si sarebbe mai più sentito in quella maniera, abbandonato, triste, con un vuoto dentro che nessuno era in grado di colmare tranne una persona che adesso lo aveva abbandonato in quel mondo dal quale si sentiva estraneo. Sapeva benissimo che non c’era soluzione, che non c’era niente da fare, del resto era il destino. Atem voleva solo una cosa, la libertà, il congedo definito da un mondo che non gli apparteneva più, dal quale si sentiva escluso perché non era il posto in cui in fondo voleva e doveva stare perché gli spiriti avevano solo un posto a cui potevano accedere ed era l’al di la, il regno dei morti, dove in fondo c’era la sua famiglia, i suoi amici e tutti coloro che in vita gli erano stati accanto, che lo avevano aiutato e che avevano perso la vita per proteggerlo nella speranza che potesse salvare il mondo da Zork.
Lui non era nessuno per impedire ad Atem di renderlo libero dalla sua schiavitù terrena perché in fondo era di questo che si parlava.
Se avesse vinto quel duello, Atem sarebbe rimasto con lui ma sarebbe stato prigioniero per altri tremila anni sulla terra e di certo il faraone lo avrebbe guardato solo come un egoista che pensava solo a se stesso, senza che gli importasse qualcosa degli altri. Era stata la decisione giusta vincere quel duello, ma non riusciva proprio ad accettarlo, era difficile, terribilmente difficile, e lo faceva stare male, lo faceva soffrire e ancora una volta gli faceva versare lacrime amare. Si girò su un fianco e si abbandonò all’ennesimo pianto di sofferenza che ormai era diventato il suo nuovo, migliore amico.
 
 
***
 


Il nonno era appostato dietro la porta della stanza di Yugi e ascoltava i suoi singhiozzi. Erano quattro mesi che il faraone era andato via, erano quattro mesi che non era più lo stesso, sembrava essere tornato il ragazzino triste e infelice che era prima, che stava sempre solo perché non aveva amici, che aveva sempre gli occhi pieni di lacrime e di profonde occhiaie nere. Non lo vedeva piangere in quel modo da quando aveva affrontato il faraone in battaglia e lo aveva sconfitto. Sapeva che quel duello avrebbe segnato i loro destini per sempre, destini che si erano intrecciati e uniti il giorno in cui suo nipote aveva risolto il puzzle che il nonno aveva trafugato dalla tomba del faraone sessant’anni prima, ma non aveva idea che le cause successive sarebbero state così disastrose per lui.
Aveva perso la voglia di vivere, di sorridere, di divertirsi durante i suoi duelli e con i suoi amici che, nonostante tutto, facevano qualsiasi cosa per aiutarlo ad affrontare la sofferenza. I primi giorni erano stati piuttosto normali, Yugi sembrava aver accettato la cosa ma poi le cose cambiarono. Era diventato solitario, di poche parole, stava sempre a fissare il deck del faraone, con la testa chissà dove, aveva perfino delle difficoltà a dormire la notte, lo sentiva molto spesso alzarsi e rimanere alzato per ore e piangere.
Poteva anche fare di tutto per nascondere il suo stato d’animo ma lui era suo nonno e sapeva che non andava per niente bene e temeva che la situazione potesse anche peggiorare. Decise di lasciarlo da solo per un po’ e scese a dare una spazzata all’ingresso di casa.
Mentre aveva in mano la scopa, si fermò per un istante a fissare il cielo estivo e limpido della città di Domino sulla sua testa. Andò con la mente al faraone, si chiese se anche lui sentiva la mancanza di Yugi, esattamente come lui sentiva la sua.
«Buon giorno, signor Muto.»
Il nonno si trovò davanti la faccia sorridente di Joey, con la sua solita allegria spesso esagerata «Buon giorno, Joey».
Il ragazzo rivolse lo sguardo verso la casa, esattamente in direzione della finestra «Yugi è già in piedi?».
Il nonno sospirò sconsolato mentre riprese a spazzare. Avrebbe voluto dirgli di sì ma non sapeva come potesse reagire suo nipote se fosse stato disturbato. Così, preferì mentire «Purtroppo non ancora, credo che stia dormendo».
«Ok, lo butto giù dal letto io allora.»
Ma prima che Joey potesse fare un solo passo, venne acchiappato per il colletto della giacca e bloccato prima che potesse correre verso l’entrata della casa. Si girò lentamente e si accorse che era Tristan «Ma che cosa fai?»
Il ragazzo lo tirò indietro e lo fece cadere con le gambe all’aria «Ma insomma Wheeler, non conosci le buone maniere? Non puoi fare irruzione nella stanza di Yugi e pretendere di buttarlo giù dal letto a modo tuo. A quel poverino gli farai venire un infarto!»
Joey lo guardò una faccia contorta dalla rabbia «E immagino che le conosca tu le buone maniere, eh Tristan?»
Anche lui gli urlò contro «Sicuramente più di te!»
Iniziarono a discutere arrivando per fino a sputarsi in faccia qualsiasi cosa mentre il nonno li guardava sconvolto. Quei due riuscivano a litigare anche nei momenti meno opportuni e a fare venire le crisi di nervi anche alle persone più calme e pacifiche.
«Non ci posso credere!»
Il nonno si voltò, trovandosi davanti Tea e Bakura «Ragazzi, che piacere».
«Buon giorno, signor muto» Lo salutò il ragazzo.
L’unica che non ricambiò era Tea. La ragazza si stava arrabbiando e più loro discutevano, più sentiva i nervi cedere finché non ce la fece più e urlò a entrambi «Ora basta, piantatela!»
I due si spaventarono e indietreggiarono per la faccia da iena inferocita di Tea «Ma quando crescerete entrambi?»
Con le teste basse e le voci mortificate, i due esclamarono insieme «Scusa!»
Ma ciò non bastò a farla placare.
Il nonno guardava quel gruppetto di ragazzi con un sorriso sulla faccia. Erano davvero unici, uniti e si volevano molto bene nonostante tutto e si preoccupavano per Yugi ma dubitava che potessero capire il suo stato d’animo appieno. Ognuno di loro doveva qualcosa al faraone ma nessuno di loro aveva avuto con lui il rapporto che aveva avuto con Yugi.
 
 
***


Il ragazzino era seduto, faceva colazione o almeno ci stava provando. Non aveva per niente fame e non aveva neanche voglia di uscire con i suoi amici poiché avrebbe preferito passare la giornata a casa per conto suo, ma sentì improvvisamente un rumore di passi che si stavano dirigendo in fretta verso la cucina e con fare scanzonato e allegro, arrivò Joey «Ehi, amico!»
Yugi sospirò «Ciao, Joey».
«Wow, che allegria!» Il suo fu un commento sarcastico, accompagnato da una smorfia che lasciò spazio a un sorriso «Allora usciamo?»
Il ragazzino tornò a guardare la tazza di latte che aveva davanti senza dare a Joey una risposta concreta. Il ragazzo lo guardò per qualche secondo e sbuffò «Allora?»
«Joey, io…» Il ragazzo si sedette come un razzo nella sedia e si mise a fissarlo con un sorriso sulla faccia, come qualcuno che voleva invogliare qualcun altro a parlare «Non ho voglia di uscire».
Joey indietreggiò sconvolto con tutta la sedia e lo fissò come se avesse davanti ad un mostro e urlò «Che cosa?»
La sua espressione, da scandalizzata mutò ad arrabbiata. Si alzò dalla sedia e si mise alle spalle di Yugi, tirò via la sedia all’indietro e afferrò il ragazzino per il colletto della camicia e lo costrinse ad alzarsi e iniziò a spingerlo verso il corridoio «Joey, ma che fai?»
«Ti porto in camera tua, dove ti cambi ed esci con noi» Il tono di Joey non ammetteva repliche di nessun tipo.
«Joey, ti prego.»
Improvvisamente ì, neanche Yugi sapeva come, si ritrovò a essere caricato in spalla da Joey come se fosse un sacco di patate «Joey, mettimi subito giù!»
Iniziò a scalcare e dargli pugni, urlando come un forsennato affinché Joey obbedisse al suo ordine ma lui sembrava non volerlo ascoltare e allora riprovò più forte «Joey Wheeler, ti ordino di mettermi subito giù, mi sta venendo la nausea. Joey!»
Stavolta doveva esserci riuscito perché Joey lo mollò bruscamente e lo fece cadere dando la faccia a terra.
Joey lo fissò e non sapeva se scoppiare a ridere o se trattenersi poiché al povero Yugi gli aveva fatto fare una caduta incredibile e adesso era a terra, con la faccia sul pavimento e si lamentava per il dolore «Scusa, ma era necessario».
Yugi alzò la faccia dal pavimento, infuriato «Necessario un corno, mi hai distrutto la faccia, idiota!»
Si rialzò e si spolverò i vestiti dando le spalle a Joey.
Il ragazzo lo guardava e in fondo doveva ammettere che forse aveva esagerato non poco con Yugi ma proprio non sopportava di vederlo in quello stato. Gli sembrava di rivedere il ragazzino triste e solo che era un tempo, quando lui e Tristan si divertivano a burlarlo anche davanti tutta la scuola, ma adesso le cose erano cambiate. Yugi era cambiato e di certo non in bene. Il faraone aveva lasciato dentro di ognuno di loro un vuoto terribile e in lui soprattutto e questo Joey lo sapeva, ma non poteva accettare che il suo migliore amico si abbattesse in questa maniera «Scusa Yugi, ma non ce la faccio più».
Yugi si voltò verso di lui con espressione interrogativa «A fare cosa ?!»
Joey non lo guardava, il suo viso era batto, i capelli della frangia gli oscuravano gli occhi creando un’ombra sul suo sguardo, fino a quando non lo rialzò «A vederti così, non ce la faccio più! Non posso sopportare che tu stai chiuso qui, ventiquattro ore su ventiquattro, che ti rifiuti di uscire, di parlare con noi, di fare qualsiasi cosa. È frustrante Yugi. So cosa stai provando, io ti capisco ma è finita, il faraone non c’è più, rassegnati. Dai un taglio al passato e vai avanti, solo così puoi voltare pagina definitivamente, lo capisci? Atem non tornerà mai più, fattene una ragione!»
Yugi teneva lo sguardo basso, era immobile, rigido come una statua, non era in grado di reagire alle parole di Joey. Aveva ragione, doveva andare avanti ma come poteva lui sapere cosa significava per lui l’addio del faraone. La verità era che lui non sapeva proprio niente, non poteva capire che tipo di ferita aveva lasciato nel suo cuore, non poteva capire cosa stava passando «Tu non sai niente!»
Joey si ammutolì di colpo «Io…io non so niente?»
La risposta lo aveva spiazzato, ma solo momentaneamente perché la rabbia finì per sopraffarlo. «Come sarebbe che io non so niente?»
Yugi aveva smesso di parlare e Joey, furioso, gli mollò un pugno sulla faccia facendolo cadere «Allora sei proprio deciso a farmi perdere le staffe?! Sei deciso ad andare avanti così? A chiuderti sempre più in te stesso? Sappi che non esiste al mondo solo il tuo caro amico faraone, ci siamo anch’io, Tristan, Bakura, Tea e Duke e siamo tuoi amici e non sopportiamo, io non sopporto, che tu faccia così, che ci escluda dalla tua vita. Ci sono cose che vanno affrontate da soli e cose che vanno affrontate insieme e questa è una di quelle cose che vanno affrontate insieme perché noi possiamo darti una mano. Ma evidentemente tu non vuoi una mano. Perché Yugi Muto non vuole saperne niente dei suoi amici, che stanno male nel vederlo in queste condizioni pietose. Eravamo venuti qua per dirti che non sei solo, che se hai bisogno di noi saprai dove trovarci, ma a quanto pare tu non vuoi avere il nostro aiuto e sai una cosa? Noi non verremo a dartelo. Io non verrò a dartelo».
E detto questo se ne andò, lasciando Yugi solo, nel mezzo del corridoio con gli occhi pieni di lacrime che gli bagnavano le guance. Scese di corsa le scale e oltrepassò Tristan, Tea, Bakura e il nonno «Andiamocene, che Yugi se la cavi da solo»,
Tea lo fermò subito «Aspetta, cosa è successo? Abbiamo sentito le urla!»
«Non è successo niente, semplicemente non voglio sentire parlare di Yugi Muto per un bel pezzo» E detto questo, uscì dal portone e s’incamminò lungo il marciapiede mentre gli altri lo guardavano andare via.
«E adesso, che facciamo?» Domandò Bakura guardando gli altri che come lui non sapevano cosa fare.
Tristan osservò il comportamento di Joey e con fare da studioso, disse: «Deve essere successo qualcosa di veramente tragico per aver ridotto Joey in queste condizioni. Lo conosco da una vita e non l’avevo mai visto così incavolato. Che Yugi gli abbia fatto perdere le staffe? Perché potrebbe essere».
Il nonno sospirò e guardò verso l’entrata, indirizzando lo sguardo basito e incredulo all’indirizzo di suo nipote.
 
 
***
 
Atem, l’unico nome che non voleva per niente sentire nominare era l’unico che gli ronzava nelle orecchie. Come poteva essere stato possibile che lui, un insulso ragazzino di diciotto anni, potesse essere in grado di sconfiggerlo.
Aknadin non riusciva a trovare risposta a questo enigma che per millenni lo stava tormentando. Atem, il suo odiato nipote, un bambino viziato cresciuto nel lusso di un palazzo, adorato da tutti, fosse diventato faraone mentre suo figlio Seth, che era diventato sacerdote con grande fatica, con le sue forze ed era più degno di suo nipote, fosse invece costretto ad essere uno dei suoi servitori quando avrebbe potuto essere re.
Aveva fatto in modo che Seth e Atem diventassero rivali, che si odiassero e nonostante i suoi sforzi quel ragazzino era riuscito a tirare suo figlio dalla sua parte, mettendo un figlio contro il proprio padre. E adesso era relegato nel Regno delle Ombre, per colpa di suo nipote e della fiducia cieca che Seth provava verso di lui oltre che al Ka della ragazza dai capelli bianchi, Kisara, che era riuscita a scacciarlo. Ma tutto questo era accaduto principalmente per colpa di suo nipote.
«Atem, sappi che te la farò pagare alla fine. La prigionia nel regno delle ombre non m’impedirà di poter trovare un sistema per distruggerti come avrei dovuto fare io stesso, con le mie mani, tremila anni fa».
Una fragorosa risata riecheggiò in quell’ambiente tetro e Aknadin iniziò a guardarsi intorno «Chi sei?»
Una voce grossa e inquietante si manifestò «Ho sentito la tua sete di vendetta, Aknadin. Odi tanto tuo nipote da bramare vendetta anche dopo millenni? È una cosa ammirevole. Molti si sarebbero arresi a questo scopo».
«Dimmi chi sei tu?»
«Io sono solo uno spirito, come te, prigioniero in questo posto oscuro e tenebroso per colpa di tuo nipote.»
«Come sarebbe? Qual è il tuo nome, creatura misteriosa.»
La voce scoppiò di nuovo a ridere «Creatura? Non sono altro che una povera anima dannata che vaga in questa dimensione da millenni che brama la libertà e la vendetta. I miei poteri sono sempre più deboli e purtroppo non mi è possibile fuggire da questo posto, ma tu puoi!»
«Cosa? Che significa? Tu vuoi il mio aiuto?»
«Sì Aknadin! Perché tu vuoi il mio. Vedi, io posso aiutarti a vendicarti.»
«E in che modo? Atem è nell’Aldilà, il luogo di accesso alle anime pure ed io sono nel Regno delle Ombre.»
«È vero ma solo in parte. C’è un modo per poterti vendicare di tuo nipote.»
Una luce bianca apparve alle sue spalle e l’immagine prima di Domino e poi di Yugi, si manifestò.
«Questo ragazzino mortale ti è familiare, Aknadin? Riconosci qualcosa in lui?»
Aknadin sbarrò gli occhi. quel ragazzino era identico ad Atem, una somiglianza incredibile che solo una reincarnazione poteva avere «Questo ragazzino è la sua reincarnazione?»
«Non solo. Lui e Atem hanno condiviso il corpo per ben tre anni dal momento in cui questo mortale riuscì a ricomporre il puzzle del millennio e liberò lo spirito di tuo nipote che al suo interno era rimasto imprigionato per ben tremila anni. È la persona cui è più legato. Fallo fuori e potrai vendicare te e anche me.»
E così Atem aveva fatto amicizia con un mortale che altri non era che la sua reincarnazione con cui aveva condiviso il corpo. Era una notizia molto interessante, ma non si fidava di quello spirito misterioso «Quindi è lui che devo fare fuori? Ma come faccio?! Sono intrappolato qui».
Improvvisamente, una scarica di energia oscura lo colpì e un’aura violacea lo avvolse. Stranamente si sentiva pieno di energia.
«Questa è parte della mia energia, l’unica che posso darti. Qui nel regno delle ombre ti sembra intensa ma scoprirai che, raggiunta la terra, lì, questa energia si indebolirà. Sarai costretto a utilizzare dei copri mortali per poter agire nel mondo dei vivi. Quanta più energia vitale sottrarrai agli esseri umani che capiteranno sotto il tuo controllo, tanto più questi poteri si potenzieranno e forse sarai in grado di agire liberamente e indipendentemente dagli umani. Tuttavia c’è una piccola condizione che devi rispettare.»
«Quale condizione?»
«I poteri che ti ho dato non sono un regalo, uno scambio per uno scambio. I miei poteri pe la tua vita al mio servizio per rendermi la libertà, da questo momento in poi. Ricordati che posso rispedirti qui e riprendermi i miei poteri quando più mi aggrada, sono stato chiaro?»
E così doveva servire quello spirito in cambio del potere. Era già stato al servizio di qualcuno tempo fa, che non gli aveva dato niente se non dolore e odio. Dolore perché non lo trattava com’era giusto fare, odio perché era costretto a servire qualcuno che non era degno di portare la corona. Ma quei poteri gli servivano purtroppo e non poteva fare altro che accettare. S’inginocchiò ed esclamò «Accetto, Padrone!»
Improvvisamente, un vortice si aprì alle sue spalle e Aknadin venne da esso risucchiato e finì in quella che sembrava essere una città. Si guardò intorno e sembrava che nessuno potesse vederlo, il suo riflesso non appariva da nessuna parte, tutti lo oltrepassavano come se fosse un fantasma e Aknadin capì che finalmente poteva agire indisturbato senza che nessuno si accorgesse di nulla. Adesso doveva trovare un corpo ospite da possedere e poi cercare il ragazzino.
 
 
***
 
Yugi era seduto su una panchina del parco di Domino e stava sfogliando le carte che componevano il deck del faraone. Era uscito di casa poco dopo i suoi amici e aveva trascorso tutto il giorno fuori e mancavano poche ore al tramonto. Le parole di Joey gli ronzavano ancora nella testa.

Dai un taglio al passato e vai avanti solo così puoi voltare pagina una volta per tutte, lo capisci? Atem non tornerà mai più, fattene una ragione una buona volta.

 Joey aveva ragione, doveva andare avanti ma lui non poteva sapere tutta la storia, non sapeva cosa aveva passato nella sua vita e che cosa aveva significato l’addio del faraone. C’erano delle cose di cui nessuno era a conoscenza, vecchie ferite che non si erano mai rimarginate fino a quando non era arrivato Atem e che, in fondo, neanche lui conosceva perché quella parte della sua vita l’aveva tenuta segreta perfino a lui ed era qualcosa di cui adesso si pentiva amaramente.
«Ti ho trovato, ragazzino!»
Yugi si voltò di scatto verso la figura incappucciata che gli era apparsa davanti «Tu chi sei?»
L’uomo non gli rispose, ma quando alzò lo sguardo, si trovò davanti due occhi vitrei e un simbolo del millennio che splendeva di una luce sinistra posto sulla sua fronte.
 «Chi sei? Non sei umano, vero? Sei uno spirito?» Doveva essere un individuo posseduto da qualche creatura del regno delle ombre perché solo uno spirito poteva possedere in quel modo un essere umano «Che cosa vuoi da me?»
L’uomo non rispose, ma tirò fuori dalla manica del mantello un Duel Disk nel quale inserì il deck.
Yugi intuì subito le sue intenzioni «Vuoi un duello con me? Per quale ragione?»
«Per distruggerti, mortale reincarnazione del faraone Atem.»
Non si lasciò intimorire da quell’uomo. Tirò fuori dallo zaino il suo duel disk e lo mise al polso e poi estrasse dalla tasca l’unico deck che aveva con sé in quel momento, il deck del faraone. Non si separava mai dal deck del suo migliore amico perché era tutto ciò che gli era rimasto di lui, anche se non lo utilizzava mai. Ma adesso doveva utilizzarle, non aveva altre carte con sé. Infilò il deck nell’alloggiamento e attivò il dispositivo «Io sono pronto».
Lo spirito sorrise e dalle sue spalle si espansero delle lingue oscure che avvolsero l’intero ambiente circostante.
Un’ondata di gelo e terrore attraversò la spina dorsale di Yugi che iniziò a tremare come una foglia. Conosceva quella sgradevole sensazione, perché c’era già passato una volta, durante il duello contro Pegasus nel regno dei duellanti e c’era solo un luogo che era in grado di causargli sensazioni simili, il Regno delle Ombre.
Capì quale fosse il suo obiettivo e ne ebbe paura «Dimmi… Chi sei?»
Nessuna risposta da parte dell’uomo.
Voleva dire che lo avrebbe scoperto solo duellando contro di lui, anche se questo significava rischiare la sua vita «Giacché non vuoi rispondere… Accetto la tua sfida!»
 
Questo è il primo gioco delle ombre che disputo senza di te, faraone, perciò, se mi stai osservando, ti prometto che vincerò e ti dimostrerò che sono cresciuto e che non ho alcuna paura di affrontare il regno delle ombre e i suoi pericoli. Esattamente come facevi tu quando eri con me. Infondo era questo quello che mi dicevi sempre, no?
Che dovevo imparare a cavarmela da solo in qualsiasi situazione che si sarebbe presentata, perché sapevi che quando avresti varcato quella soglia non saresti mai più tornato. Perciò, se devo accettare il tuo addio, tanto vale che inizio col vincere questo duello.

I due si osservarono per qualche istante e poi esclamarono, insieme: «Combattiamo!»
Yugi estrasse cinque carte iniziali e le osservò, aveva in mano Polimerizzazione, Befomet, Gasel, Moltiplicatore e Defusione.

Maledizione, non sono messo bene. Non ho mostri sufficientemente forti e neanche carte trappola per coprirmi le spalle. Sono allo scoperto e spero tanto che la mia prossima mano sua più fortunata o per me saranno guai.

Purtroppo non aveva scelta e così, prese ‘unica carta che ritenne necessaria a giocare per prima «Inizio il mio turno, mettendo sul terreno Befomet in posizione di difesa»
Il mostro apparve sul terreno di gioco, ma Yugi non aveva altre mosse da poter fare e così si trovò costretto a finire lì «E concludo il mio turno».

Senza carte coperte sono un facile bersaglio, anche se Befomet è in difesa. questa situazione è davvero umiliante.

Aknadin scoppiò a ridere «Che mossa astuta. Un solo mostro sul terreno di gioco e nessuna carta coperta. Davvero patetico».

Questo ragazzino non ha idea di cosa lo attende. Non sa che questo gioco delle ombre sarà la sua fine e che la porta d’ingresso per l’al di là saranno proprio i mostri che giocherà.
Devo dire, però, che questo mortale possiede delle carte davvero interessanti.
Ho fatto la scelta giusta a scegliere questo fallito come corpo ospite, inoltre sento che i miei poteri si stanno fortificando sempre di più. quello spirito aveva ragione, posso trarre dei grandi vantaggi da questa mia nuova condizione.
Vediamo un po’, come posso distruggere questo marmocchio?!



«Comincio mettendo due carte coperte. Poi metto sul terreno Serpente sanguinario in posizione di attacco “alzò la mano nella sua direzione ed esclamò “Serpente sanguinario, attacca Befomet.»
Il mostro, che vantava mille seicento punti di attacco, distrusse Befomet, che si trasformò in schegge. Improvvisamente, il ragazzino fu colto da un terribile dolore al petto, come se fosse stato lacerato da una lama incandescente.
«Il tuo mostro era in difesa e i tuoi life points non hanno subito danni, ma non le tue energie.»
«Che…significa?»
«Questo è un gioco delle ombre, moccioso, e in un gioco delle ombre bisogna pagare sempre un tributo sia che si subiscano danni o che si perda il duello. Il tuo mostro, appena distrutto, si è portato via con sé parte della tua energia vitale. E sarà così per ogni mostro che verrà distrutto da questo momento fino alla fine. Avendo distrutto un mostro avversario, mi è concesso di pescare due carte dal mio deck. “pescò due carte e le aggiunse alla sua mano “Prego, a te la mossa.»

Yugi posò le dita sul suo deck e pescò una carta.

Finalmente una carta magia.

Per prima cosa, prese proprio quella carta e la posò sullo scanner «Innanzi tutto, gioco anfora dell’avidità, che mi consente di pescare due carte dal mio deck».
Poi, pescò altre due carte dal suo deck e sperò con tutto il cuore che si trattasse di qualche carta utile altrimenti le cose si sarebbero messe male per lui.

La giovane maga nera e Watapo, finalmente.

Prese proprio la seconda «Dopo metto sul terreno Watapon e avendolo pescato con una carta magia, posso evocarlo direttamente sul terreno dalla mia mano. Dopo lo sacrifico e al suo posto evoco la Giovane maga nera»
Eseguì tale procedimento e la maga fece la sua apparizione sul terreno tra mille bolle colorate. Poi, puntò il dito contro il serpente e ordino: «Vai Giovane maga nera, distruggi serpente sanguinario!»
La maga partì all’attacco ma Aknadim sollevò dal terreno una carta magia «Attivo la carta magia Maledizione Sanguinaria».
Yugi sbarrò gli occhi quando delle corde viola attaccarono la giovane maga nera e la trascinarono dalla parte di gioco avversaria «Che cosa hai fatto alla mia maga nera?»
«Maledizione Sanguinaria mi permette di prendere un mostro avversario e di controllarlo avendo un mostro sanguinario dalla mia parte del terreno. Ed è ciò che ho fatto con la tua bella maghetta che adesso ti restituisce il colpo».
La maga nera scagliò un colpo di magia contro Yugi che, non avendo mostri sul terreno né carte magia o trappola, fu colpito direttamente ai life points subendo un danno di duemila punti. Un altro colpo al petto lo colpì di sorpresa e stavolta, oltre al dolore, avvertì un sapore amaro in bocca e fu costretto a tossire.
Dalla sua bocca, sputò del sangue che finì per macchiargli i pantaloni «Dannazione!»
«Povero mortale, hai perso metà dei tuoi life points e sei già ridotto male. Dovresti arrenderti finché sei in tempo, sarebbe molto più ragionevole che continuare a farti torturare in quel modo, credimi.»

Questo ragazzino non ha idea dei mostri che ho in mano. Con Angelo sanguinario e Squartatore sanguinario sono in una botte di ferro. Basta solo un’evocazione speciale per poterne evocare uno solo di questi mostri e con le carte giuste, metterò fine alla sua vita.

Yugi si pulì la bocca con la manica della giacca e gli disse «Questo mai, non ho intenzione di arrendermi a un mostro come te!»

È vero sono in svantaggio, ma non mi arrenderò senza prima aver lottato con tutte le mie forze e i miei life points. Sono sicuro di potercela fare e ce la farò. Costi quel che costi.
 
«Tocca a me!» Mise la mano sul suo deck e pescò una carta. Era Distruggi Carte, una carta magia perfetta se voleva provare ad avere qualche possibilità in più e provare a sventare qualche trappola che quel mostro poteva avergli teso «Tocca a me e gioco questa carta, vale a dire Distruggi Carte».
Aknadin sbarrò gli occhi «Non può essere?!»
«Sì che può essere. Ci costringe a distruggere le carte che abbiamo in mano e a pescarne di nuove» E accompagnò tutto con un ghigno.

Il sacerdote ringhiò inferocito. Era più sveglio di quel che pensava, con una carta era riuscito a mandargli all’aria un piano perfetto ma in fondo non si preoccupava molto. Tutte le sue carte erano strutturate per poter sempre ricorrere a qualche mossa a sorpresa e poi sapeva che c’era una carta nel suo deck, che se pescata, poteva porre fine a quel duello anche se pescarla non era molto facile. Ma aveva intenzione di prolungare le sofferenze di quel moccioso il più allungo possibile. In fondo non poteva resistere allungo. Il suo volto mostrava già segni di debolezza. Tuttavia non poteva opporsi alla carta e così spedì le sue carte al cimitero e ne pescò di nuove.
 
Anche Yugi spedì le sue carte al cimitero e ne pesco cinque nuove ma non si sentì affatto tranquillo. Osservò le cinque carte nuove che aveva in mano e stavolta fu più fortunato di prima. aveva in mano Resuscita mostro, Forza riflessa, Sangan, Marshmallon e Cavaliere della regina.

Adesso si ragiona.

Guardò il sacerdote, soddisfatto «Dopo aver giocato distruggi carte, metto sul terreno di gioco una carta coperta, poi evoco Cavaliere della regina in posizione di attacco che grazie al suo potere speciale mi è concesso prendere dal deck Cavaliere del re e posiziono anche lui in posizione di attacco ma non ho finito. I miei due cavalieri mi consentono di poter evocare anche un terzo cavaliere ed è con grande piacere che gioco Cavaliere del fante. Che ne pare del mio trio di soldati?»
 Eseguì tutte le mosse spiegate e quando i cavalieri furono sul terreno, non poté non compiacersi e farlo noto anche al suo avversario di quella meraviglia. Aveva un esercito di mostri sulla sua parte di gioco, ma non avrebbe spedito all’attacco nessuno di loro. Cavaliere della regina era più debole e doveva essere scartata a priori dal fare un attacco, Cavaliere del re aveva lo stesso numero di punti di attacco del serpente e si sarebbero distrutti a vicenda mentre il cavaliere del fante era più forte ma se lo avesse spedito all’attacco, sarebbe scattata la seconda carta coperta e li poteva esserci di tutto. Non avrebbe commesso due volte lo stesso errore. Stavolta doveva essere il suo avversario ad attaccarlo «Concludo qui il mio turno, comunque».

 Aknadin studiò la composizione delle carte sul terreno, con attenzione i suoi occhi scrutavano quei solati e le carte in gioco, senza alcuna emozione sul volto, eccetto una piccola nota di scherno nei riguardi di quel ragazzino.
 
Una carta coperta, un mostro più debole, uno pari e uno più forte del mio serpente e sono tutti e tre in posizione di attacco. Non ha voluto rischiare, povero stupido babbeo. Le sue carte sono davvero patetiche, e spera di intimorirmi con quei tre soldatini e una carta coperta e molto probabilmente non sarà neanche così minacciosa.
Ma si, cosa mi costa attaccare il cavaliere della regina?
Tanto sarà lui a perdere un mostro.

Scrollò le spalle, il sorriso divertito divenne un vero sguardo di fuoco «Sei pronto? Serpente sanguinario, distruggi Cavaliere della regina!»
Il mostro partì all’attacco, ma il ragazzino sollevò una carta «Scopro la carta magia Forza riflessa!»
«Che cosa?» Aknadin vide il suo mostro venire distrutto e fu lui, stavolta a subire un danno di mille seicento punti di attacco non che un dolore terribile al petto che lo costrinse a sputare sangue dalla bocca. Aveva appena perso dei life points che adesso erano scesi a duemila quattrocento e ciò era accaduto perché aveva sottovalutato quel moccioso. Aveva sottovalutato la carta coperta e adesso ne pagava le conseguenze anche se era in vantaggio di quattrocento life points rispetto a lui.

Yugi sospirò. Per fortuna aveva sottovalutato la sua carta coperta altrimenti sarebbe stata la fine. Per il momento era riuscito a bloccarlo ma sapeva che era ancora in alto mare per riuscire a sconfiggerlo.
 
Divenne furioso per l’affronto subìto ma adesso era il suo turno e gli avrebbe ripagato il favore che aveva osato fargli «Tocca a me e sappi che la pagherai molto cara!»
Controllò le carte che aveva in mano. Due carte trappola e tre mostri oscurità. Dette uno sguardo e si accorse che aveva in mano Zerato, l’Angelo Caduto.
La carta di cui aveva bisogno era lì, nella sua mano.

Adesso posso fartela pagare, brutto pidocchio. Ti darò una lezione che la ricorderai per l’eternità. Anche se dovrò aspettare qualche altro turno, non ha importanza perché presto sarò in grado di evocarlo e ho anche in mente come fare.

Lo guardò, sorridendo «Bene, adesso attivo la carta coperta Maschera del maledetto».
Il ragazzino sbarrò gli occhi.
«Userò questa carta sul tuo mostro più forte in campo, ovvero Cavaliere del Fante» E un inquietante maschera si posizionò sulla faccia del cavaliere.
«Che effetto ha questa carta?»
«Semplice: questa carta ti costringe a perdere a ogni turno cinquecento life points e impedisce al tuo mostro ad attaccare» Prese dalla mano un altro mostro «Poi metto sul terreno di gioco Sentinella Necro in posizione di attacco».

Fu in difficoltà e aveva anche iniziato a perdere life points a causa della maschera e i suoi duemila punti si ridussero ad essere millecinquecento e improvvisamente un altro dolore al petto lo costrinse a tossire e sputò altro sangue. Cadde in ginocchio con il fiato che gli mancava a causa del terribile dolore che avvertiva.
«Oh scusa, forse avrei dovuto dirti che anche la riduzione dei life points richiede il suo prezzo.»
«Sei… sei un mostro…»
Si sentiva malissimo, aveva la testa che gli girava, un sapore disgustoso in bocca. I suoi pantaloni erano macchiati di sangue e se continuava in quelle condizioni, quel mostro non solo lo avrebbe sconfitto ma lo avrebbe anche ucciso e questo non poteva permetterlo. Si rialzò con grande fatica e cercò di mantenere l’equilibrio poco instabile che aveva. Le sue forze gli venivano sempre meno e non sapeva quanto sarebbe potuto resistere.

Dunque…
Cavaliere del fante non può attaccare e Sentinella Necro ha solo seicento punti di attacco. Basterebbe che io spedissi Cavaliere della regina o del re all’attacco, ma perché si è esposto così ad un attacco diretto?
Sa bene che è un facile bersaglio e non credo che sia così sprovveduto da farsi annientare e tra l’altro non ha neanche carte coperte. È una situazione davvero complicata questa. Se quella carta ha degli effetti speciali, finirò per cascare in qualche trappola.
Che cosa devo fare?
se mi rifiuto di attaccare potrei cascare lo stesso in qualche tranello e se attacco la situazione non cambierebbe lo stesso e sono già a meno della metà dei miei punti. 
 
 
***
 
Joey, Tea, Bakura e Tristan stavano camminando sul marciapiede mentre osservavano il tramonto che colorava di arancione il cielo di Domino.
Tristan si appoggiò allo schienale di una panca che si trovava lì «Dobbiamo ammetterlo, Yugi si comporta davvero in maniera assurda. Siamo suoi amici, è naturale che ci preoccupiamo per lui».
Bakura si fermò accanto alla panca ed esclamò «Forse per, il momento, sarebbe meglio lasciarlo un po’ da solo».
«Ma che dici? È da quattro mesi che va avanti così, per me dovremmo insistere di più.»
Tea si sedette accanto a Tristan «Lo so, ma non serve a niente insistere, la sola cosa da fare è aspettare che sia lui a volersi avvicinare a noi».
Poi si rivolse a Joey che stava appoggiato alla ringhiera «Cosa che una certa persona dovrebbe imparare a capire».
Joey non badò alle parole di Tea. Era preso da altri pensieri in quel momento. Yugi gli aveva detto che non poteva capire, ma non era vero perché anche lui stava passando quello che stava passando. Anche lui avvertiva la mancanza del faraone, del resto era stato lui ad insegnare a Joey a non arrendersi davanti le difficoltà, a non cedere mai alla paura, ad andare fino in fondo e a combattere per ciò a cui si teneva. Aveva lasciato ad ognuno di loro un insegnamento ma anche una ferita che era difficile da rimarginare, ma a modo suo, Joey cercava di andare avanti per quanto il faraone gli mancasse, era arrivato a farsene una ragione, a guardare avanti ed era questo che voleva fare capire a Yugi.
«Joey…» La voce di Tea lo riportò alla realtà.
«Sì, ti ho ascoltata Tea e non sono d’accordo» Tutti e tre rimasero a fissarlo e Joey continuò «Yugi ha bisogno di essere spronato, ha bisogno di essere aiutato e se siamo noi a sperare che sia lui a venirci a cercare possiamo stare freschi. Non può farcela da solo e più fa così più sta male e noi dobbiamo aiutarlo, dobbiamo insistere di più e costringerlo a sfogarsi».
Tristan lo ascoltò e si alzò dalla panca per mettersi accanto a lui «Ah sì? e costringerlo come? Prendendolo e riempiendogli la faccia di pugni come hai fatto tu oggi? Guarda che conosco le tue maniere. Prima le scazzottate e poi le urla».
«E allora? Ho perso la testa» Ora era davvero arrabbiato. Aveva esagerato, nessuno poteva metterlo in dubbio, ma aveva reagito allo stremo delle sue forze e della sua sopportazione «La verità è che vedere Yugi in quello stato mi fa male. È il mio migliore amico, una sorta di fratello minore e ho intenzione di aiutarlo in qualsiasi modo possibile».
«Strano, chi lo avrebbe detto che Joseph Wheeler fosse un sentimentale.»
Senza rendersene conto, Tristan finì tra le grinfie di Joey, con una faccia contorta e pronto a strangolarlo «Ah e così non ho sentimenti, eh? Bada a come parli perché posso farti male».
«Allora dobbiamo organizzare qualcosa per domani. Dobbiamo fare tornare il sorriso a Yugi» Asserì tea, entusiasta.
Bakura annuì «Io sono d’accordo. E voi ragazzi?»
Tristan lasciò due schiaffi sulla faccia di Joey per costringerlo a lasciarlo «Anche io ci sto e tu testa di rapa?»
Joey si strofinò la faccia con le mani e disse «Sì, anch’io!»
 
***
 
«Cosa c’è? Hai paura ad attaccarmi? Sappi che ho appena finito il mio turno!»
Non aveva altra scelta, in modo o in un altro avrebbe comunque rischiato qualcosa «Cavaliere della regina… attacca!»
Il mostro partì all’attacco e distrusse Sentinella Necro, che si distrusse in mille schegge. Aknadin sputò altro sangue e stavolta fu lui a cadere in ginocchio. Era stata una mossa rischiosa che lo stava indebolendo, ma era necessaria per attuare il suo piano anche se significava dimezzare le sue energie
«Sposto i miei mostri in difesa e concludo il turno.»
Aknadin, trasformò la sua espressione di dolore in un’espressione di soddisfazione e scoppiò a ridere. Yugi intuì subito che aveva appena collaborato a fare qualcosa di terribilmente dannoso per lui, non era normale che quel tizio ridesse in quel modo «Perché stai ridendo? Cosa c’è’?»
«Ti ringrazio, pidocchio. Hai appena contribuito alla mia trappola!»

Lo sapevo, ho scatenato qualcosa di terribile. 

«Grazie alle tue ultime mosse, mi hai dato la possibilità di poter attuare una strategia che ti distruggerà e pensare che è tutto merito tuo!»
«Che vuoi dire?» Era terrorizzato, aveva un brutto presentimento.
«Con la distruzione di Sentinella Necro, mi hai dato la possibilità di distruggerti e adesso, posso evocare una creatura devastante. Vieni a me Zerato, l’Angelo Caduto.»
Delle lingue di fuoco demoniaco si materializzarono sul terreno e da un bozzolo oscuro, spuntò una creatura devastante, inquietante e potentissima, un mostro che Yugi non aveva mai visto prima d’ora e che sarebbe stata la sua fine «Che mostro è questo?»
«Ti presento Zerato, l’angelo caduto. Un mostro a ben otto stelle ed evocarlo è stato semplice. Mi bastava solo spedire al cimitero quattro carte oscurità per evocarlo.»
«Tu non hai quattro carte oscurità nel tuo cimitero. Ne ho spedito solo due.»
«Ti sbagli. Con distruggi carte mi hai dato la possibilità di distruggerne altre due e grazie alle tue ultime mosse mi hai dato la possibilità di perderne altre due e il tutto è servito a mettere in campo questo mostro.»
Yugi era impressionato. Aveva messo sul campo un mostro con duemila ottocento punti di attacco e nessuno dei suoi mostri era così potente per riuscire a contrastare la sua forza distruttiva.
«Zerato attacca!»
Cavaliere della regina venne distrutto e un dolore terribile, accompagnato da altro sangue, lo paralizzò facendolo cadere in ginocchio.
«Non ho ancora finito. Scartando una carta posso fare attaccare il mio mostro ancora una volta.»
Anche il cavaliere del re venne distrutto e Yugi sputò altro sangue.
«Adesso ne sacrifico un'altra e così anche cavaliere del fante viene distrutto.»
Anche il suo ultimo mostro venne distrutto e Yugi, stavolta, vomitò tutto il sangue che poteva. Crollò a terra, in preda a nausea, mal di testa, con un terribile sapore di sangue in bocca, incapace di reagire e di muoversi.
«Ho concluso, tocca a te.»
Yugi non aveva idea di cosa fare, di come reagire. Era ormai all’estremo delle sue forze non aveva mostri sul terreno e ormai sentiva che non c’era più niente che potesse salvarlo dalla fine. Non aveva più energie per potersi rialzare, neanche un briciolo di forza. Cercò di raggiungere il suo duel disk ma era pietrificato a terra. Non riusciva ad aprire gli occhi, i polmoni gli bruciavano, i muscoli del suo corpo erano intorpiditi, non riusciva neanche a parlare e avvertiva un fastidioso senso di nausea. C’era solo una cosa che poteva fare, ed era arrendersi, ma non era capace neanche di raggiungere il suo duel disck per poterlo ammettere regolarmente, non poteva fare niente se non piangere «Mi dispiace, Atem. Non ce l’ho fatta».

 
Aknadim guardava il ragazzino a terra, privo di forza e in una possa di sangue. Era riuscito a compiere il volere del suo padrone, aveva sconfitto il mortale. Improvvisamente, una voce si mise in contatto con lui «La sua vita, prendila!»
Era lo spirito che lo aveva spedito lì «Padrone…»
«Aknadim, uccidilo svelto!»
Annuì e s’incamminò verso il ragazzino, dalla sua mano evocò una sfera oscura, pronto a scagliargliela contro.

Yugi aprì lentamente gli occhi, per quanto potesse farlo e vide delle immagini sfocate, ma riconobbe il duellante che si stava avvicinando verso di lui con dei poteri oscuri in mano. Ormai aveva capito, per lui era finita e nessuno lo avrebbe aiutato.

Era pronto a scagliargli contro la sfera oscura e a risucchiare la sua vita, ma una luce accecante, lo costrinse a indietreggiare e a coprirsi gli occhi «No, non è possibile».

Non capiva più niente, tranne qualcosa, a mala piena riuscì a percepire di essere tra le braccia di qualcuno, non riusciva a capire chi fosse, il mal di testa e la nausea gli offuscavano la vista. La sola cosa che sentiva era che di quella presenza poteva fidarsi. Improvvisamente, tutto iniziò a girare intorno a lui, le immagini si oscurarono e tutto intorno a lui si fece buio.
  
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