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Autore: Padme Mercury    10/09/2015    0 recensioni
Avrò l'anima di una principessa, ma il mio è un cuore pirata.
In un mondo in cui le anime sono contenute da gioielli, il capitano Rubina la Bella deve trovare la sua strada.
Si troverà davanti a scelte difficili, in mezzo alla sua famiglia di sangue e gli uomini che l'hanno cresciuta.
L'anima vincerà il cuore?
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Il mattino, Rubina si alzò con due sensazioni contrastanti nel suo petto. Da una parte era stanca, terribilmente stanca. Non aveva dormito dopo la chiacchierata con Leroy, non aveva fatto altro che girarsi nel letto fino a che non vide il sole salire nel cielo e illuminare il mondo sotto la sua luce dorata. Dall'altra era determinata ad andare a Trenzalore per poter conoscere la sua famiglia, quella che l'aveva fatta nascere e che non conosceva.
Si passò la lingua sui denti dell'arcata superiore, come faceva sempre quando doveva prendere una decisione, mentre usciva dalla cabina e andava incontro alla ciurma. Leroy e Bern erano presenti, sempre un po' in disparte. Rubina non riusciva a capire se lo facessero per scelta oppure se venissero emarginati dagli altri. Alzò un sopracciglio quando il suo sguardo si posò sul timone e sull'uomo che lo impugnava. L'ombra di un sorriso si delineò sulle sue labbra. Aveva deciso ormai.
Si avviò verso il punto di controllo della nave dopo aver dato un paio di ordini agli altri. Salutò Percy con un cenno del capo, che lui ricambiò. Toccava a lui timonare quel giorno, il capitano ne era più che felice. L'uomo aveva sempre avuto un debole per lei, quasi fosse lui ad averla cresciuta invece di Kavor. Non le diceva quasi mai di no, prendeva sempre le sue difese e la amava qualsiasi cosa facesse.
Lo osservò. In controluce, il suo profilo era regolare e un tempo era sicuramente stato un bell'uomo. Portava anche lui un orecchino, in cui lo zaffiro brillava forte e si faceva vedere da lontano. Era diverso dal gioiello che aveva il precedente capitano. Quello di Percy era semplice, presentava solo la pietra. Kavor, invece, aveva una fascetta in oro cesellato che gli copriva la parte inferiore del lobo e presentava la luce blu alla sua sommità. Rubina guardava sempre con malcelata ammirazione le differenti possibilità con cui i "contenitori dell'anima", come li chiamava lei, potevano presentarsi.
 
-Devi chiedermi qualcosa?- la voce leggermente aspra dell'uomo la riportò alla realtà. Annuì decisa.
 
-Sì. Voglio andare a Trenzalore, Percy-
 
-È dove ti abbiamo trovata. Perché vuoi andare lì?-
 
Rubina sospirò. Come poteva dirglielo? Di certo un "voglio conoscere la mia vera famiglia" non sarebbe stato carino nei confronti di quegli uomini che l'avevano sempre protetta.
 
-Non ci sono mai stata. Voglio vedere il posto in cui, a quanto pare, sono nata- sì, così poteva andare.
Lo vide annuire piano e poi girare il timone così da poter correggere la rotta. La ragazza vedeva dal suo viso che non ne era molto felice, anzi. Sembrava piuttosto accigliato e contrariato. Evidentemente non era d’accordo con la sua decisione, ma a lei non importava. Era lei il capitano e gli altri dovevano semplicemente fare quello che lei comandava. Senza domande e senza dubbi.
 
Dopo un paio di giorni di viaggio giunsero al porto della cittadina. La guardarono. Era meravigliosa, colorata ed elegante. I palazzi si ergevano alti verso il cielo, come a volerli raggiungere e fondersi con esso.
Attraccarono senza difficoltà e balzarono giù con agilità. Si guardarono tutti intorno, erano anni che non scendevano lì e non sapevano più da che parte andare. La via in cui avevano trovato quella che ora era un capitano deciso forse non esisteva nemmeno più.
 
-Dove dobbiamo andare?- il pirata che aveva parlato si passò una mano sulla fronte in modo da togliersi le piccole gocce di sudore che gli imperlavano la pelle. La giovane lo guardò.
 
-Al castello-
 
-Cosa?!- esclamarono tutti assieme, guardandola allibiti con gli occhi spalancati. Tutti tranne Leroy e Bern. Loro sorridevano quasi di nascosto, le braccia conserte.
Percy prese Rubina per un braccio e la portò in disparte. La lasciò solo quando furono abbastanza lontani, in modo da parlare tranquillamente. La guardò negli occhi, abbassandosi per poterla vedere meglio.
 
-Perché vuoi andare al palazzo?-
 
-Devo conoscere il re e la regina, Percy. Semplicemente questo- disse sbrigativa, incrociando le braccia e chiudendo un occhio a causa del sole. L’uomo la squadrò, non era molto convinto.
 
-Con chi hai parlato?- sospirò e la costrinse a guardarlo quando vide che cercava di evitare il suo sguardo. -Rubina, con chi hai parlato?-
Sembrava un padre che voleva far ragionare una bambina, ma c’era anche una certa nota di urgenza nella sua voce. Era seriamente preoccupato, non poteva negarlo. Rubina era molto ingenua e si fidava troppo facilmente delle persone.
 
-Con Leroy. Mi ha raccontato tutto. Mi ha detto la verità sulla mia origine, cosa che voi non avete mai fatto. Ora, se hai finito- lo guardò seria. -Andiamo-
Non gli diede tempo di replicare che gli girò le spalle e si diresse verso il gruppo, incitandoli ad incamminarsi senza proferire parola.
 
Chiesero indicazioni - o meglio, imposero ai passanti di indicare loro la strada giusta - in modo da districarsi in mezzo a tutte quelle viette che ormai non conoscevano più. Arrivarono in un’ora scarsa alla vecchia città, dove i palazzi erano sensibilmente più bassi e più antichi, per la maggior parte fatti di legno. I colori erano più spenti e più simili tra loro, l’insieme dava una certa idea di malinconia.
Videro le alte guglie del palazzo da lontano. Rubina le indicò e tutti si diressero in quella direzione con energia rinvigorita. Quasi saltavano i passi per raggiungere il posto, probabilmente si aspettavano un colpo grosso e tanto divertimento. L’unico che non condivideva quell’allegria era Percy, il quale ogni tanto scuoteva la testa con disapprovazione. Era l’unico che sapeva il vero motivo per cui si dirigevano in quel posto e di certo non gli piaceva assolutamente.
Non poté nascondere nemmeno lui un’espressione di stupore velato di meraviglia quando giunsero davanti al castello. Era meraviglioso, imponente e bellissimo. Anche Rubina rimase a bocca aperta e dovette deglutire un paio di volte prima di trovare il coraggio ed entrare senza nemmeno bussare.



Il salone era immenso, un lampadario di cristallo a punta verso il basso rifletteva la luce del sole in tutti i colori dell’arcobaleno. Videro dall’altra parte della sala i due troni dei sovrani. La ciurma sfilò decisa in mezzo alla servitù che correva da una parte all’altra per sistemare qualsiasi cosa. Li sentirono borbottare tra di loro sicuramente riguardo loro. Rubina si schiarì la gola, attirando l’attenzione di alcune persone lì vicino.
 
-Voglio vedere il re e la regina. Immediatamente- quasi ringhiò, usando un tono autoritario. La donna che aveva fermato annuì leggermente e di fretta, prima di correre via e sparire dietro una porta.
Si appoggiò ad una colonna, incrociando le braccia sul petto. Aspettò pazientemente che i due regnanti facessero il loro ingresso nella sala. Si drizzò appena li vide. Sembravano due persone come tante altre con solo i vestiti di alta sartoria e i gioielli a distinguerli. L’uomo aveva il suo rubino incastonato in una grande spilla appuntata all’altezza del cuore. La donna invece aveva un ciondolo, molto simile a quello del capitano ma con i bordi in oro invece che in argento.
 
-Re Terrany, regina Raiselle…- li salutò con un cenno del capo, andando loro davanti.
Notò che Raiselle aveva i suoi stessi occhi e capelli, più o meno era anche alta come lei. Convidevano ancora lo sguardo curioso e vispo e il vizio di giocare con la collana. Ma era con il re che trovava più somiglianze. Viso, portamento… Era praticamente la sua fotocopia al femminile. Si guardò le mani. Erano così pallidi e lei… Lei aveva la pelle dorata per il tempo infinito che aveva passato sotto al sole. Erano davvero i suoi genitori? Sì, non c’era altra spiegazione.

-Sì? Chi è lei?- chiese la regina, una punta di sconcerto nella sua voce mentre arricciava il naso. Rubina prese un grosso respiro.
 
-Mi chiamo Rubina, sono il capitano della nave Cigno Dorato. Ma credo voi mi conosciate meglio come Myra…- la sua voce sbiadì man mano che diceva la frase, arrivando a pronunciare il suo nome a bassa voce.
Vide la regina sbiancare e quasi svenire, di certo sarebbe caduta a terra se il marito non l’avesse prontamente sostenuta tra le braccia. Anche lui non aveva una bella cera, era sicuramente rimasto shockato da quella rivelazione. Non si aspettava di rivedere sua figlia dopo ventitré anni.
 
-Myra… Tu… Davvero sei tu?- le chiese, la voce tremante e incerta. Lei annuì con un sorriso leggero.
Raiselle si liberò dalla presa di Terrany e si precipitò subito da lei. Le accarezzò il viso febbrilmente, le lacrime le scendevano calde sulle guance. La riempì di baci prima di abbracciarla e stringerla forte al petto.
 
-Oh, bambina mia! Pensavamo di non vederti più! Guardati… Sei bellissima. Anche se troppo scura, cara…- commentò, allontanandosi di un passo solo per guardarla meglio. Rubina annuì.
 
-Sì, beh… Sono stata tutto il tempo in nave, è normale. Il capitano Kavor mi aveva trovata al porto…-
 
-Non aggiungere altro- disse serio il re, avvicinandosi alle donne e poi guardando duro i pirati. -Questi fuorilegge ti hanno rapita e tenuta lontana da casa tua. Ma non preoccuparti, avranno quello che si meritano…- schioccò le dita.
Subito le guardie arrivarono e presero gli uomini per le braccia. Chiusero i loro polsi in manette grosse e pesanti e li strattonarono leggermente. Tutti guardavano la ragazza con gli occhi spalancati, ma lei rimase impassibile. Sembrava un’altra persona e faceva quasi paura a tutti quegli uomini grandi e grossi.
 
-Rubina, ma che fai?! Sei impazzita?- urlò Percy con urgenza, cercando di liberarsi dalla presa di quelle guardie per andare vicino a lei. La nuova principessa lo precedette, avvicinandosi al pirata. Lo guardò, come mai aveva fatto. Pareva essersi dimenticata tutto l’amore che le aveva dato e le cure che aveva ricevuto da lui.
 
-Non parlare così alla tua principessa. Tuttavia…- fece cenno ai soldati di liberargli le mani. Loro annuirono e obbedirono, rimanendo comunque vicini in caso di attacco. Gli fece mettere gli arti a coppa e vi poggiò sopra le sue spade e il suo cappello. Lo guardò negli occhi. -Tienili tu. Potrebbero servirti, un giorno-
Fece un leggero movimento con la testa e la ciurma del Cigno Dorato venne portata via, verso le segrete per tenerli imprigionati. Rubina li guardò andare via, prima di essere trascinata verso le stanze che sarebbero state sue.
Prese un grosso respiro. Avrebbe dovuto abituarsi a quella vita che non le apparteneva, la sua anima era in quelle mura e in quel titolo. Eppure…
Eppure, il suo cuore continuava a battere a ritmo dei cannoni e nelle sue orecchie scrosciava il mare.
Aveva un’anima da principessa, che le aveva permesso di essere vista come un buon capitano. Ma in fondo, aveva un cuore legato alla sua nave e ai suoi uomini.
Avrebbe sempre avuto un cuore pirata.
   
 
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