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Autore: Stella Dark Star    11/09/2015    0 recensioni
[Le cronache di Narnia]
C’è odore di novità nell’aria! La guerra è finita, Peter si è stabilito definitivamente in America, Edmund e Vera sono prossimi al matrimonio ed hanno già una casa dove andare a vivere. Proprio la mattina del matrimonio riaffiorano vecchi problemi e se ne presentano di nuovi. Come faranno a sposarsi se Peter, il testimone, non si presenta al matrimonio? In loro soccorso arriva una nuova avventura nel mondo di Narnia, che coinvolgerà anche la dolce Lucy e, suo malgrado, il cugino Eustace. I ragazzi dovranno affrontare le loro più segrete paure e le loro debolezze a causa di un inaspettato ritorno di Jadis, la regina del ghiaccio. Anche se per Edmund e Vera è una gioia poter vivere ancora accanto all’amato figlio Caspian, che nel frattempo è cresciuto di altri dieci anni, si ritroveranno ad affrontare il passato e il futuro contemporaneamente e saranno costretti a prendere una difficile decisione.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo 2
Viaggio di nozze anticipato
 
Il telefono trillò acuto, rimbombando per la stanza invasa dal silenzio. Anche se in casa non c’era nessun altro a parte me e Lucy, che in quel momento era con me, mi affrettai a correre per agguantare la cornetta gridando: “Vado io!” L’accostai all’orecchio e con voce speranzosa dissi: “Pronto.”
La voce all’altro capo  rispose composta: “Vera? Sono io.”
Mi venne spontaneo un sospiro sdolcinato e un luminoso sorriso: “Eddy, amore! Cosa c’è?”
“Io sono qui in chiesa. Anzi, nelle stanze private del reverendo. Ti chiamo per dirti che gli altri non sono ancora arrivati.”
Cambiai subito tono: “Sai dove sono? Non dovevano arrivare alle dieci?”
“Sì, ma sembra che non ci fossero sul treno. Ho appena telefonato alla stazione.”
Neanche a dirlo, suonò il campanello della porta al piano di sotto. Lanciai a Lucy un’occhiata per farle capire di scendere a vedere. Lei capì al volo e corse via dalla stanza per andare ad aprire, allora io continuai a parlare al telefono: “Potrebbero averlo perso. Però se così fosse ci avrebbero avvisati. Dalla stazione o dal porto che sia.”
“Infatti non so cosa pensare. Non possiamo rimandare la cerimonia oltre le undici e venti, quindi se non arrivano…” Sospirò rassegnato: “E’ un bel problema perché il mio testimone è Peter. Francamente mi sto pentendo di averlo chiesto a lui.”
“Non abbatterti, amore.”
“In due anni di lontananza, l’unica volta che gli ho parlato al telefono è stato per chiedergli questo. Non mi stupirei se avesse cambiato idea.”
Lucy rientrò di corsa e mi disse sotto voce: “E’ arrivata tua madre e con lei c’è anche tuo padre.”
Le feci un cenno positivo col capo e terminai la conversazione telefonica: “Eddy, ci sono i miei genitori, devo riattaccare. Ti amo.”
“Ti amo anch’io. A dopo.”
Posai la cornetta e mi rivolsi convinta a Lucy: “Andiamo in chiesa.”
“Ma se Peter e gli altri non sono ancora arrivati!”
“Voglio vedere Edmund. Li aspetteremo là.”
Lei mi sbarrò la strada allargando le braccia sulla soglia della porta: “Non se ne parla. Porta male che lo sposo veda la sposa prima della cerimonia.”
Sbuffai: “Ci siamo visti anche ieri pomeriggio. Non hai fatto storie per quello.”
“Ieri era diverso. Oggi non si può.”
Posai le mani sui fianchi diventando minacciosa: “Non obbligarmi a uscire dalla finestra.”
Mosse lo sguardo un paio di volte verso la finestra e poi verso di me, poi, convincendosi che avrei potuto farlo davvero pur di raggiungere il mio scopo, disse svogliata: “E va bene.”
Tornando pacifica, le stampai un bacio sulla fronte e la presi a braccetto, così scendemmo le scale insieme.
 
Nello stesso momento, Edmund camminava nervosamente avanti e indietro per la stanza, quando Eustace, con le spalle poggiate al muro, sbottò: “Mi stai facendo venire il mal di testa. Fermati.”
“Perché non sono ancora arrivati? Proprio oggi, poi. Lo sapevo che me l’avrebbero fatta pagare.”
“Di che parli?”
“Del fatto che mio padre era contrario a questo matrimonio. Non so quante volte mi abbia telefonato per dirmi che sono troppo giovane per mettere su famiglia. E non parliamo di ciò che pensa Susan!”
“Beh, non hanno tutti i torti.”
Edmund lo squadrò: “Ti ci metti anche tu? Ho un lavoro, una casa e un’automobile. E inoltre non ho paura delle responsabilità.”
Eustace disse sarcastico: “Hai così tanti anni di esperienza riguardo al rapporto di coppia! Ci credono tutti, guarda!”
Prima ancora che Edmund gli rispondesse, scoppiò a ridere per prendersi gioco di lui. S’interruppe bruscamente sentendo delle voci provenienti dalla stanza accanto.
“Torniamo indietro, per favore.” “No, ormai sono qui. Non ho nessuna intenzione di andarmene. Neanche se mi fai rapire dal reverendo.”
La porta si aprì, rivelando la mia presenza e quella di Lucy.
Edmund mi chiamò sollevato: “Vera!”
Io gli corsi incontro leggiadra e unii le mie mani alle sue: “Oh Eddy sono così felice di vederti! Non potevo restare a casa ad aspettare! ”
“Sei bellissima!”
“Anche tu sei molto bello con questo completo! L’ho sempre detto che il nero è il tuo colore!”
Stavamo quasi per baciarci, ma Lucy tuonò: “Non vi azzardate! Porta male, volete capirlo o no? Non costringetemi a usare le maniere forti.”
Scossi la testa sorridendo, poi mi soffermai sul volto serio di Edmund: “Non si sa ancora niente?”
“No, purtroppo.  Mio zio è andato alla stazione a controllare, ma non ha ancora telefonato per darci notizie. Non possiamo far altro che aspettare. Per fortuna, almeno tuo padre è arrivato.”
“Pensi che sia successo qualcosa? Magari Peter e tuo padre sono stati trattenuti. O forse la nave ha avuto problemi. O qualcuno che soffriva il mal di mare ha causato un ritardo.”
Mi guardò con occhi da realista: “Ammettilo, non è successo niente. Potrebbero aver scelto di non venire e basta.”
Mi rattristai: “Tutto a causa mia. Nessuno di loro accetta questa unione. Susan non ha fatto altro che odiarmi dal primo giorno in cui ci siamo conosciute. Peter ha sopportato il nostro amore in silenzio, poi non ce l’ha più fatta e ha preferito tagliare i rapporti con noi. Tuo padre pensa che siamo troppo giovani per sposarci. Tua madre mi maledice perché ti ho fatto cambiare religione. Per quale motivo dovrebbero venire alle nostre nozze?”
Posai la fronte sulla sua spalla e lui mi abbracciò: “Se davvero dobbiamo aspettarci il peggio voglio tu sappia che saliremo all’altare, con o senza di loro. Anche a costo di chiedere a Eustace di farmi da testimone.”
Lui sbottò: “Ehi! Non fare finta che io non sia qui ad ascoltare! Che razza di modi.”
Lucy provò a risollevare gli umori: “Sarà comunque un bellissimo matrimonio. Voi sembrate usciti da un dipinto, la chiesa è piena di fiori bianchi, il ristorante dove andremo a mangiare prepara degli ottimi piatti, la vostra casa è pronta per stasera e…”
Fu interrotta da Edmund che prese a fantasticare ad alta voce, rivolto a me: “Già, la nostra notte di nozze. Immagino la scena. Morbide coperte di cotone ricamate, cuscini soffici e gonfi di piume, luce soffusa di candela per creare l’atmosfera, una ciotola di fragole al centro del letto.” Con il dito indice prese a sfiorarmi le labbra, sensualmente: “Tu che arrivi con addosso solo una sottoveste di seta e pizzo, ti stendi accanto a me, mi porti una fragola alle labbra.” Persa nelle sue parole, stampai un bacio sul suo polpastrello, alludendo a qualcosa di più erotico, mentre lui continuava: “Io che inizio ad accarezzarti attraverso la seta, disegnando tutte le tue curve, e poi alzo pian piano la sottoveste  sollevandola fino a…”
Eustace e Lucy, completamente rossi per l’imbarazzo, gridarono assieme: “Insomma, trattenetevi! Dovete ancora sposarvi!”
Io diedi un colpetto di tosse per allentare la tensione: “Hanno ragione loro. Io non dovrei nemmeno essere qui.”
Lucy confermò severa: “Appunto.”
 
Per alcuni minuti ci fu silenzio, dato che nessuno di noi sapeva cosa consigliare o cosa pensare di quella insolita situazione, fino a quando Lucy si interessò ad un grande quadro che era appeso ad una parete: “Non trovate che sia rilassante? Queste onde sembrano muoversi e danno una sensazione di tranquillità.”
Edmund mi prese per mano e mi portò lì davanti: “E’ vero. L’ho notato anche prima. Oserei dire che mi ricorda il mare di Narnia. Specialmente quella piccola nave che s’intravede sullo sfondo.”
Eustace lo derise: “Sì, se esistesse un luogo che si chiama Narnia!”
Si voltò un attimo per riprenderlo con sguardo severo: “Taci tu. Non ne sai niente.”
“Siete voi che avete bisogno di un dottore. L’unica cosa che vi riconosco è la vostra originalità. Di solito le persone hanno degli amici immaginari, non un luogo immaginario.”
Lucy disse nostalgica: “Quanto vorrei tornarci.”
Edmund dichiarò: “Anch’io. Non solo per i giorni di gloria, ma anche perché mi manca Caspian. Chissà come sta. Cos’ha fatto da quando siamo andati via. La pensi così anche tu, vero amore?”
Io mi morsi un labbro: “Sì mi manca, però ora le cose non sono più come prima. Quando l’ho lasciato l’ultima volta ero distrutta dal dolore, ma ora mi sento più serena.”
“Perché sai che lo rivedremo presto?”
Presi un bel respiro e dissi: “In verità, tesoro, c’è una cosa che forse dovrei dirti…”
Lui puntò un dito contro il quadro: “Io penso che stiamo davvero per rivederlo.”
I nostri occhi si puntarono sulla tela, da dove scendeva un sottile filo di acqua. Impossibile!
Eustace si adombrò: “Piantatela con questi scherzi. Che avete fatto a quel quadro?”
D’improvviso uscì un forte getto d’acqua dalla tela che ci trasportò al lato opposto della stanza. Quando riuscii a rimettermi in piedi, mi accorsi che il velo si era staccato dai capelli perché era rimasto impigliato ad una sedia. Tentare di camminare nell’acqua si rivelò un’impresa difficile, soprattutto perché la voluminosa gonna fradicia era diventata ingombrante e pesante: “Edmund, il mio velo!”
Lui fu svelto ad afferrarmi per il girovita: “Lascia perdere il velo. Pensa alla vita piuttosto.”
L’acqua riempì la stanza in un battibaleno, tanto che non facemmo nemmeno in tempo a raggiungere il soffitto per prendere un’ultima boccata d’aria.
Confesso che per un attimo temetti di annegare!
Persi in quell’acqua, con le sedie che ci fluttuavano attorno, scorgemmo la nostra unica via di salvezza verso l’alto, dove, al posto del soffitto, si vedeva chiaramente una luce intensa, come quella del sole.
  
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