Fanfic su artisti musicali > Pierce the Veil
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Autore: Laly_94    11/09/2015    1 recensioni
I Pierce The Veil non sono più una band da cinque anni ormai, e Vic ogni giorno si fa strada nella sua vita con il peso del senso di colpa sulle sue spalle, la sua vita gli fa schifo e vorrebbe aver lottato ai tempi.
Lila è una ragazza normale, bassa e banale, arrabbiata e in cerca di vendetta, ha una forza e una potenza che superano ogni limite.
L'incontro può solo scatenare un uragano.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Vic Fuentes
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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10 – Let’s Make Sweet Love Between The Sheets
 

Quella mattina Lila era a lavoro, e Vic lo sapeva per certo perchè Jaime l’aveva chiamato dicendogli che l’aveva accompagnata lui stesso.

Così aveva la mattinata tutta per sé, e sapeva anche come farsi perdonare.

Aveva le chiavi di casa della ragazza, quindi poteva entrare tranquillo, e aveva tempo fino all’una, quando il turno di Lila era finito e sarebbe tornata a casa.

Così uscì felice e vestito bene da casa sua e andò al negozio vicino a dove lavorava Lila.

Lì vendevano Candele profumate e qualsiasi altro tipo di schifezze del genere, così si riempì un sacchetto con tutta quella roba che lui aveva sempre considerato inutile, poi pagò e andò dal fioraio più vicino e comprò un mazzo di cento rose, poi uscì tornando a casa di Lila, si chiuse la porta alle spalle e appoggiò il sacchetto atterra portandosi le rose nella piccola cucina.

Aprì un armadietto e tirò fuori una ciotolina, poi iniziò a spennare quelle povere rose, tutte tranne una, che lasciò sul tavolo, quando ebbe finito si alzò e le sparse un po’ in corridoio, verso la camera, poi aprì la porta ed entrò, sparse un altro po’ di rose anche lì e poi uscì dalla stanza.

Tornò in cucina e prese le candele, con quelle tracciò la strada dal corridoio alla stanza e ne accese un po’ anche lì e in bagno, poi tornò al sacchetto e tirò fuori una boccetta di brillantini dorati, con quelli tracciò la strada dalla porta alla cucina, e poi rimase lì iniziando a cucinare deliziosità.

Per primo preparò il piatto dell’antipasto, mettendo affettati, crackers e grissini, con al centro due salse, poi iniziò a preparare il secondo piatto, non era molto bravo a cucinare, ma sperava che l’avrebbe apprezzato, quando l’arrosto era pronto lo mise in pentola e lo lasciò cucinare, l’orologio segnava quasi mezzogiorno il che stava a significare che poteva aspettare a cucinare la pasta e così andò in bagno, osservò attentamente tutti i prodotti che aveva in bagno, uno catturò la sua attenzione, un piccolo sacchettino nero, rigonfio, sul quale c’era scritto: “fighting against animal testing” lesse cosa c’era scritto sul bigliettino attaccato e capì come usarla, appoggiò quel sacchettino sul davanzale della finestra e tornò in cucina.

Girò l’arrosto e osservò ancora l’orologio, sembrava che il tempo stesse passando troppo velocemente, così mise l’acqua per la pasta sul fuoco, e, lasciandola scaldare, prese un accendino e andò ad accendere tutte le candele profumate e sparse in giro, poi prese un block notes a forma di cuore e scrisse su qualcosa, trappò il foglio e lo appese allo specchio all’entrata aiutandosi con lo scotch.

Quando anche quello fu pronto spense tutte le luci, lasciando accesa solo quella in cucina, e finì fi preparare il pranzo.

Quando ebbe finito preparò anche la tavola posando la rosa intera sul tavolo in mezzo ai due piatti che aveva sistemato uno di fronte all’altro, poi abbassò tutte le tapparelle e spense tutte le luci, quel buio però durò solo dieci minuti.

 

Lila tornò dal lavoro stanca e triste, infilò la chiave nella toppa e aprì la porta, appoggiò la borsa e la felpa sul pavimento, ma quando andò per accendere la luce si accorse di due flebili fiammelle che ballavano e di un profumo penetrante di vaniglia.

Si portò la mano alla bocca, l’aveva fatto lui?

Quasi delle lacrime timidi iniziarono a scendere dal suo viso.

Prima che potesse iniziare a piangere accese la luce che illuminò dei brillantini sul pavimento, lì si accorse anche del bigliettino a forma di cuore appeso allo specchio.

Lo staccò e lesse quelle semplici parole.

Amore, tutto questo per dirti che mi dispiace.

E per farmi perdonare ti ho preparato piccole sorprese.

Non fare domande e segui i brillantini.

La strada non fu lunga, tutta felice entrò in cucina accendendo la luce e si trovò Vic seduto al tavolo che si alzò e andò verso di lei posandole un piccolo bacio sulle labbra.

-benvenuta…- disse prendendole la mano e portandola al suo posto, le lasciò la mano e spostò la sedia facendola sedere.

-Vic ma che fai? Non devi fare questo per farti perdonare!- lui la zittì e le servì il pranzo.

Pranzarono in silenzio, scambiandosi qualche sguardo ogni tanto, alla fine, mentre Vic sparecchiava e lavava i piatti lei prese la rosa che era fra loro due e se la portò vicino al naso per annusarla.

Era profumatissima!

-amore… non è finita qui, vai sul divano.- disse lui sorridendo.

Lei obbedì e andò a sedersi sul divano, lui la raggiunse spegnendo solo le luci, lasciando accesa solo quella della TV, lui poi prese i telecomandi e andò a sedersi vicino a lei.

Azionò il DVD e fece partire il film.

Già a sentire le prime note della musica iniziale si commosse.

-come hai fatto?- chiese lei asciugandosi una lacrima.

-l’ho scaricato e me lo sono fatto mettere sul DVD, così avrai per sempre il DVD del tuo film preferito.- disse lui.

Lei si lasciò sfuggire altre lacrime e si appoggiò alla sua spalla, lui la strinse e rimasero così a vedere il film della loro prima sera insieme, sapeva che la serata non si sarebbe conclusa come quella, era fiduciosa, e come aveva detto Jaime, sarebbe stato magico.

Finito il film Vic baciò Lila e rimasero così per un po’, a sussurrarsi parole dolci, a darsi qualche bacio ogni tanto, e qualche morso leggero qua e là.

Arrivata sera la prese in braccio e mangiarono ancora qualcosa prima di ritrovarsi in bagno, mentre lei si spogliava lui le aveva preparato il bagno, quando si infilò ci rimase per un bel po’, e quando uscì lui la osservò asciugarsi e vestirsi, osservò ogni particolare del suo corpo, quasi si eccitò, ma disse al suo corpo di calmarsi, che era presto, e lui obbedì.

Però lei sembrava farlo apposta, come apriva le gambe per asciugarsi e come si toccava i seni per spalmarsi la crema, fu difficile per lui osservare tutto quello senza eccitarsi, ma ci riuscì.

Quando ebbero finito in bagno la portò in camera da letto, e anche lì quasi si  commosse, la stanza era meravigliosa, illuminata da quelle buonissime candele profumate aveva assunto un’aria magica.

Pochi secondi dopo erano a letto abbracciati, lui con in dosso solo i boxer e lei con le mutande e un magione che le faceva da vestito.

Dovette passare qualche minuto però prima che uno dei due parlasse.

-amore…- iniziò lei, ma poi si interruppe.

Non poteva finire così, non doveva finire così.

-dimmi…- la incoraggiò lui.

-io… voglio fare l’amore con te…- disse lei tutto d’un fiato.

Vic non rispose, la fissò per un minuto, accertandosi che voleva davvero quello che gli aveva chiesto e poi iniziò a baciarla.

Ecco, quello era il momento, perse il controllo del suo corpo e, continuando a baciarla le alzò lentamente la maglia, quando la sua mano fredda incontrò il suo seno nudo lei si lasciò scappare un gemito, e ancora quella vampata di calore che aveva sentito qualche mese prima, quando lui l’aveva spinta alla porta.

Immediatamente si staccò da Vic, e con la smania di togliersi qualsiasi cosa di fastidioso che aveva addosso si tolse la maglia lasciandolo in paradiso.

Lui sostituì la mano sul suo seno con la bocca, e scese ad accarezzarle la pancia, poi arrivò all’elastico delle mutandine e…

…e la fece entrare in estasi.

Inutile dire che quella fu la notte migliore della vita di entrambi, le mani di Vic sul corpo di Lila le provocavano calori improvvisi, e desiderò per tutta la durata dell’amplesso che quel momento durasse per sempre, voleva sentire sempre i loro corpi uniti, voleva sentirlo sempre dentro di lei, e lui voleva lo stesso.

Tutti quelli che raccontavano la loro prima volta la raccontavano orribile, dolorosa, ma lei avrebbe avuto sempre un piacevole ricordo.

Lui l’aveva preparata bene, e era stato tranquillo, dolce, aveva fatto piano e l’aveva ascoltata, infatti oltre a un leggero dolore iniziale non aveva più sentito altro che piacere.

-non andartene mai!- disse lei osservando la sua bellezza.

-non lo farò mai.- disse lui sorridendo, ancora in paradiso per quello che avevano passato.

Non era un tipo di coccole, ma sapeva che lei ne aveva bisogno, così tirò una copertina sopra di loro e rimasero così abbracciati, completamente nudi, ancora in estasi, a coccolarsi per il resto della notte, fino a che Morfeo non accolse entrambi facendoli cadere in sonni profondi.

 

La mattina dopo fu un sogno, si svegliarono insieme e si diedero il primo bacio alitoso mattutino, poi si alzarono controvoglia e andarono a farsi la doccia insieme.

Si ricordava quanto Vic fosse sicuro del suo corpo, e si ricordava la sera prima, quando anche lei si sentì orgogliosa del suo corpo, quando entrarono in doccia si sentì potente, in grado di sedurre, così prese un po’ di sapone tra le mani e iniziò a massaggiare il petto del suo ragazzo.

Lui non la fece finire, la abbracciò e la fece appoggiare con la schiena sulla parete gelata della doccia, al che lei si lasciò andare in un forte gemito e inarcò la schiena.

Lui in risposta le alzò le gambe facendogliele mettere attorno alla sua vita.

-come stai?- chiese lui sussurrando.

E lei fu sicura che, se lui fosse stato un vampiro quella frase l’avrebbe detta ringhiando possessivamente.

-bene…- rispose lei sorridente, e stava davvero bene.

-no, intendo… là sotto… come stai?- chiese, come se fosse tornato alla realtà.

Lei non sapeva che rispondere, si sentiva bene, stava bene, anche se aveva un leggero dolore al basso ventre…

-ma è normale no?- chiese lei inesperta.

-sì, e vuol dire che io qua sotto devo stare buono, e anche tu non mi devi stuzzicare.- poi la lasciò andare.

E lei pensò che se non potevano fare quello almeno lei avrebbe potuto fare qualcosa, dato che lui magari aveva ordinato al suo cervello di stare buono, ma il suo corpo non aveva colto il senso di quelle parole.

Così tornò ad insaponarlo, questa volta partendo dal bacino, e lì fu lui che si lasciò sfuggire un gemito, ma poi le bloccò la mano.

-non sei costretta…- disse lui guardandola negli occhi.

-dimmi solo se vado bene Vic…- disse lei in risposta.

E anche quello fu magico.

Vic confermò al suo cervello che sì, voleva quello da lei, no, non il sesso e tutto quanto, ma voleva svegliarsi e vederla al suo fianco, sorridente, e l’avrebbe voluto per tutta la vita.

Ne avrebbe parlato con i ragazzi e gli avrebbe chiesto il loro parere, e poi l’avrebbe fatto, le avrebbe fatto la proposta e poi l’avrebbe sposata.

Perché era lei la donna alla quale voleva sorridere fino al giorno della sua morte.


*note Autrice*
buongiorno!
scusate davvero se pubblico solo ora, ma sto avendo dei problemi seri in famiglia e sono un po' giù, però eccomi qui con la penultima parte!
cosa vi aspettate dal finale?
a lunedì!
Laly:3
  
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