WE ARE OUT FOR PROMPT - WINTER IS COMING WEEK 31 AGOSTO - 6 SETTEMBRE
Titolo: the cruelest lies are told in silence
Personaggi: Minte; Ade; Persefone; Minte/Ade; Ade/Persefone.
Prompt © Ornella Della Rovere: Ambientazione origianale mitologica. Persefone e Minte.
Note: Il titolo è una citazione di Rober Louis Stevenson.
[Per correttezza, scrivo che è un poco riveduta dall'originale, nonostante sia rimasta perlopiù identica. Ho solo cambiato qualche parola e l'ordine di un passaggio o due, per rendere il tutto più scorrevole.]
OoOoOoOoOoO
C’era prima lei, ed è così ingiusto.
Privato dell'affetto di Leuce, quando di lei non era
rimasto che un pioppo bianco sulle rive dell’Acheronte, l’Invisibile è lei che
ha cercato. Ha preso conforto tra le sue braccia, togliendole la verginità che
aveva gelosamente conservato, un dono che mai neanche aveva sognato di poter
offrire al suo Signore.
L’ha portata nel suo palazzo, lontana da suo padre e dalle
sorelle.
Le ha offerto un posto nel suo tàlamo, accanto a sé nel
kliné di legno bianco, e Minte gli ha regalato il calore dei suoi abbracci, la
morbidezza dei seni, il vigore dei suoi fianchi ampi.
Parole d'amore non erano state scambiate, né di matrimonio;
ma forse che non era un dio onorevole, il suo Signore, aveva pensato Minte, ché
l’unica che avesse condotto in Erebo dal Mondo Di Sopra lo ha fatto perché
fosse la sua regina?
Si è
fidata, dunque, ciecamente come l’agnello condotto al
sacrificio; e quando lui è divenuto distante, distratto, e
raramente più ha i suoi amplessi, ha chiuso occhi e orecchie,
rifiutando di credere che
l’Invisibile, il suo sovrano giusto, stesse commettendo quel
crimine verso di
lei.
Fosse stato freddo come le acque di suo padre Cocito, il suo cuore
non si sarebbe spezzato quando lui ha mormorato un altro nome, muovendo il
membro tra le sue cosce - ma anche questo, Minte lo ha sopportato. E' bella, e
quanto poteva esser bella quest’altra, scorticata da Elios, non carezzata solo leggermente
dalla luce di Emera; che correva libera per le erbe selvatiche Di Sopra, non
sulla nuda terra di Erebo; una che a quel mondo non apparteneva, un altro
pioppo bianco che aspettava di scoppiare dall’involucro di carne.
Minte è di Erebo, una sua creatura. Non è forse più giusto
che lei, che ha dato tutto, che sempre ha servito le anime, possa prendere il
posto che l’Invisibile le deve di diritto per averle tolto l’innocenza?
Ma no. Lui conduce quella Di Sotto, la mette al suo fianco
sul Trono e a Minte resta la vergogna, che i liquidi abbracci di padre e
sorelle non possono lavare via.
Non lo accetta, e diventa furba.
Non si è tramutata in un pioppo bianco, la sua Regina, ma
non è di Erebo. Di Sopra, non conoscono la fedeltà. L’Invisibile non la cerca
mentre la Regina è via, ma la cerca dopo, oh come viene da lei, quando
Persefone, figlia di Demetra, torna negli Inferi con la pancia rotonda del seme
d’Olimpo.
Questa volta, Minte non lo lascerà andare, no.
Il Signore ripudierà la sua sposa, come Efesto di Era ha
scacciato la divina Cipride fedifraga (pensa questo pensiero sottovoce, per non
lasciarsi udire, ché Amore ha potere Di Sopra e Di Sotto).
A volte crede di non amarlo più, quando aspetta che lui la
chiami per dividere il letto al posto della sposa legittima, quando è sola e
posare la mente sulle ingiustizie subite è più facile, naturale. Ma quando Nyx
torna a ristorarsi nel ventre di Erebo, l’Invisibile la chiama a sé, e Minte si
gonfia di speranza.
La Regina è in partenza, il ventre imponente sul corpo
minuto. Partorirà il figlio nella terra del Padre, e Minte si concede di
sognare che non tornerà, che il divino Zeus Olimpio la terrà per sé. Si concede
di sussurrare alle sorelle che l’Invisibile ha scelto lei.
(Del resto, lui non lo ha mai negato).
E mentre sussurra queste cose, la voce eccitata, il cuore
oltre la volta del cielo, una mano le afferra la treccia, la sua treccia bionda
che le sorelle le invidiano, che l’Invisibile ama carezzare quando gli riposa
sul petto.
L’afferrano e tirano, strappano: i capelli vengono via a
mazzi, e la testa di Minte viene perforata da una corona di spine; apre la
bocca per urlare, ma è trascinata sul terreno da una forza ineluttabile, che la
sbatte sulla terra sassosa lacerando la carne.
Il dolore la rende cieca, sorda, e muta.
Viene dilaniata da unghie feroci che le strappano le vesti,
lasciano scie di graffi sul suo viso, e Minte sa che non sarà bella mai più.
Se cerca di difendersi, non se ne rende conto. La sofferenza
è troppo forte, il corpo è costretto a terra da legacci invisibili,
paralizzato. Quando le dita premono e Minte sente gli occhi esplodere nelle
orbite e lasciarle vuote, grumi di sangue tiepido come lacrime sul viso, inizia
a pregare.
Alle ninfe non è concesso morire, ma possono mutare: Minte chiama
suo padre, implora di accoglierla tra le sue acque gelide, di farla diventare
ghiaccio; chiama Zeus divino, ma non è una sua amante, e la sua misericordia
le viene negata; implora ogni dio di cui ricorda il nome, ma tutti sono sordi,
e l’aiuto non arriva, e il suo corpo è dilaniato, morso, graffiato, e tutto
tace a parte il sangue e l’icore che rombano nelle orecchie e formicola,
formicola come immerso nella neve…
E Persefone si rialza.
La veste chiara ha cambiato colore. Il viso è calmo, ora,
immobile come quello di una sua statua votiva.
Tra le dita bagnate, capelli biondi e foglie di menta.