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Autore: theuncommonreader    11/09/2015    3 recensioni
[Minte][Minte/Ade; Persefone/Ade]
I pensieri dell'altra.
Scritta per l'evento "Winter Is Coming Week" indetto dal gruppo FB "We are out for prompt."
Genere: Angst, Dark, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Altri, Persefone
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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the cruelest lies are told in silence

WE ARE OUT FOR PROMPT - WINTER IS COMING WEEK 31 AGOSTO - 6 SETTEMBRE

Titolo: the cruelest lies are told in silence

Personaggi: Minte; Ade; Persefone; Minte/Ade; Ade/Persefone.

Prompt © Ornella Della Rovere:  Ambientazione origianale mitologica. Persefone e Minte. 

Note: Il titolo è una citazione di Rober Louis Stevenson.

[Per correttezza, scrivo che è un poco riveduta dall'originale, nonostante sia rimasta perlopiù identica. Ho solo cambiato qualche parola e l'ordine di un passaggio o due, per rendere il tutto più scorrevole.]


OoOoOoOoOoO

C’era prima lei, ed è così ingiusto.

Privato dell'affetto di Leuce, quando di lei non era rimasto che un pioppo bianco sulle rive dell’Acheronte, l’Invisibile è lei che ha cercato. Ha preso conforto tra le sue braccia, togliendole la verginità che aveva gelosamente conservato, un dono che mai neanche aveva sognato di poter offrire al suo Signore.

L’ha portata nel suo palazzo, lontana da suo padre e dalle sorelle.

Le ha offerto un posto nel suo tàlamo, accanto a sé nel kliné di legno bianco, e Minte gli ha regalato il calore dei suoi abbracci, la morbidezza dei seni, il vigore dei suoi fianchi ampi.

Parole d'amore non erano state scambiate, né di matrimonio; ma forse che non era un dio onorevole, il suo Signore, aveva pensato Minte, ché l’unica che avesse condotto in Erebo dal Mondo Di Sopra lo ha fatto perché fosse la sua regina?

Si è fidata, dunque, ciecamente come l’agnello condotto al sacrificio; e quando lui è divenuto distante, distratto, e raramente più ha i suoi amplessi, ha chiuso occhi e orecchie, rifiutando di credere che l’Invisibile, il suo sovrano giusto, stesse commettendo quel crimine verso di lei.

Fosse stato freddo come le acque di suo padre Cocito, il suo cuore non si sarebbe spezzato quando lui ha mormorato un altro nome, muovendo il membro tra le sue cosce - ma anche questo, Minte lo ha sopportato. E' bella, e quanto poteva esser bella quest’altra, scorticata da Elios, non carezzata solo leggermente dalla luce di Emera; che correva libera per le erbe selvatiche Di Sopra, non sulla nuda terra di Erebo; una che a quel mondo non apparteneva, un altro pioppo bianco che aspettava di scoppiare dall’involucro di carne.

Minte è di Erebo, una sua creatura. Non è forse più giusto che lei, che ha dato tutto, che sempre ha servito le anime, possa prendere il posto che l’Invisibile le deve di diritto per averle tolto l’innocenza?

Ma no. Lui conduce quella Di Sotto, la mette al suo fianco sul Trono e a Minte resta la vergogna, che i liquidi abbracci di padre e sorelle non possono lavare via.

Non lo accetta, e diventa furba.

Non si è tramutata in un pioppo bianco, la sua Regina, ma non è di Erebo. Di Sopra, non conoscono la fedeltà. L’Invisibile non la cerca mentre la Regina è via, ma la cerca dopo, oh come viene da lei, quando Persefone, figlia di Demetra, torna negli Inferi con la pancia rotonda del seme d’Olimpo.

Questa volta, Minte non lo lascerà andare, no.

Il Signore ripudierà la sua sposa, come Efesto di Era ha scacciato la divina Cipride fedifraga (pensa questo pensiero sottovoce, per non lasciarsi udire, ché Amore ha potere Di Sopra e Di Sotto).

A volte crede di non amarlo più, quando aspetta che lui la chiami per dividere il letto al posto della sposa legittima, quando è sola e posare la mente sulle ingiustizie subite è più facile, naturale. Ma quando Nyx torna a ristorarsi nel ventre di Erebo, l’Invisibile la chiama a sé, e Minte si gonfia di speranza.

La Regina è in partenza, il ventre imponente sul corpo minuto. Partorirà il figlio nella terra del Padre, e Minte si concede di sognare che non tornerà, che il divino Zeus Olimpio la terrà per sé. Si concede di sussurrare alle sorelle che l’Invisibile ha scelto lei.

(Del resto, lui non lo ha mai negato).

E mentre sussurra queste cose, la voce eccitata, il cuore oltre la volta del cielo, una mano le afferra la treccia, la sua treccia bionda che le sorelle le invidiano, che l’Invisibile ama carezzare quando gli riposa sul petto.

L’afferrano e tirano, strappano: i capelli vengono via a mazzi, e la testa di Minte viene perforata da una corona di spine; apre la bocca per urlare, ma è trascinata sul terreno da una forza ineluttabile, che la sbatte sulla terra sassosa lacerando la carne.

Il dolore la rende cieca, sorda, e muta.

Viene dilaniata da unghie feroci che le strappano le vesti, lasciano scie di graffi sul suo viso, e Minte sa che non sarà bella mai più.

Se cerca di difendersi, non se ne rende conto. La sofferenza è troppo forte, il corpo è costretto a terra da legacci invisibili, paralizzato. Quando le dita premono e Minte sente gli occhi esplodere nelle orbite e lasciarle vuote, grumi di sangue tiepido come lacrime sul viso, inizia a pregare.

Alle ninfe non è concesso morire, ma possono mutare: Minte chiama suo padre, implora di accoglierla tra le sue acque gelide, di farla diventare ghiaccio; chiama Zeus divino, ma non è una sua amante, e la sua misericordia le viene negata; implora ogni dio di cui ricorda il nome, ma tutti sono sordi, e l’aiuto non arriva, e il suo corpo è dilaniato, morso, graffiato, e tutto tace a parte il sangue e l’icore che rombano nelle orecchie e formicola, formicola come immerso nella neve…

E Persefone si rialza.

La veste chiara ha cambiato colore. Il viso è calmo, ora, immobile come quello di una sua statua votiva.

Tra le dita bagnate, capelli biondi e foglie di menta.

   
 
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