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Autore: Drop_the_world    12/09/2015    0 recensioni
Un ipotetico risveglio dopo la morte, in parte ispirato a "Se questo è un uomo" di Primo Levi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: Incompiuta
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Svegliati. Immediatamente. Non puoi aver dormito davvero in questa stanza. Fa troppo caldo e la luce irradia ogni centimetro di questa gabbia. Hai fame e sete, non ti puoi fare prendere da questa prigione. Lo sai benissimo che non ti devi lasciare andare a questa pazzia.
Devi cercare in tutti i modi di restare lucido, per quanto sia possibile. Sono passati neanche…  no, non tirare somme., non pensare al tempo, non sforzarti inutilmente. Hai perso la concezione del tempo da molto (forse, non puoi saperlo).
Vuoi urlare? Fallo.
Ti senti meglio? Fallo ancora.
È cambiato qualcosa? Fallo ancora.
Vuoi smettere? Fallo ancora.
L’unica cosa che riesce a farti smettere è la nausea. Pensavi di essertene liberato, ma è tornata. E hai ancora i conati senza riuscire a vomitare per espellere il malessere che hai dentro. Ti ricordi anche delle ustioni e della mano rotta, che ora è gonfia e viola.
Cadi? Sì, stai cadendo nel vuoto, non è possibile! Ora è di nuovo tutto nero. Il buio ti schiaccia, ti impedisce di respirare, ti graffia il viso e gli arti. Continui ad andare giù, sempre più in profondità. In un baratro di angoscia, claustrofobia e senza fondo. Solo ora ti passa un pensiero per la mente… Forse sei morto.
“Si, sei morto.”
L’hai sentita davvero quella voce? Ti ha risposto davvero qualcuno?
“Non stai immaginando, è tutto reale, la mia voce, la tua sofferenza e tutta questa pazzia.”
No! Non è vero! Non ci vuoi credere, non ci puoi credere. La voce non è umana, è metallica, ti fa male ogni volta che dice qualcosa. Ti apre mille squarci nel petto. E intanto vai sempre più giù. E la voce, quell’odiosa voce, continua a logorarti. Fatela smettere. Fatela smettere, subito!
“Non starai già impazzendo, vero? Pensavo fossi più forte. Ti consiglio di farci l’abitudine”
Cosa intende con ciò? Cosa significa? Perché non si tappa quella cazzo di bocca? Ditegli di smettere, ti sta esplodendo la testa.
All’improvviso tutto finisce. Non cadi più e la voce tace. Sei di nuovo nella stanza bianca. Hai di nuovo caldo e sete e fame. Ormai hai smesso di pensare, non vuoi più farti domande.
“Come dicevamo prima, sei morto. Non ricordi nulla perché non possiamo farti avere tutte le risposte che vuoi. Però possiamo dirti come ti è stata strappata la vita. Possiamo descriverti il modo e il motivo per cui sei diventato freddo, cibo per i vermi, concime per i prati e perché lo sei diventato. Tu eri uno scarto della società. Nella tua inutile vita non hai fatto altro che provocare dolore al prossimo. La vita è un dono così prezioso ma effimero e tu non ne hai saputo cogliere il senso. Hai sprecato il tuo poco tempo terreno derubando e uccidendo chi  aveva più di te. Ma stai bene attento. Non hai mai preso un solo centesimo che non fosse tuo. Tutti i tuoi crimini erano dettati dall’invidia verso il calore umano. Tu non lo hai mai provato, ma hai cercato di strapparlo a chi ne aveva. Facendo così non hai fatto altro che diventare sempre più freddo e schifosamente sporco. A quel punto non c’era più speranza di salvarti, eri ormai in un punto di non ritorno. E allora siamo venuti a prenderti. O meglio, un orso bruno è venuto a prenderti. E avresti dovuto vedere come ti ha fatto a pezzi.”
No! Non è un cazzo vero! È tutto uno scherzo o un brutto sogno. Non sei morto e nulla di ciò è successo davvero. Ma… aspetta, inizi ad avere qualche frammento di memoria. Senti una donna strillare indifesa. Cerca di scappare ma il tuo braccio la tiene ferma. Non riesce a liberarsi. La tua mano si alza sopra di lei, hai un coltello. Lei continua a urlare, quell’urlo è straziante. Il suo sguardo è la cosa peggiore. Ti guarda inerme, ha capito di stare per morire. Nei suoi occhi c’è la disperazione, nei tuoi occhi famelici si vede solo la schifosa bestia che è in te. Tu vuoi fermarti ma non puoi farlo, è troppo tardi. Dai un colpo, forte. Il coltello lacera il petto della donna, che smette di strillare… non riesce più ad emettere alcun suono al di fuori di qualche gemito di lamento. Il sangue inizia a versarsi ovunque. Tu non ti fermi, alzi la mano e colpisci ancora e ancora e ancora. La tua violenza è disarmante, la foga con cui fai a pezzi quella donna fa schifo, ti fa venire il vomito.
Il ricordo finisce e sei nuovamente nella stanza bianca. Vomiti. Ti prendi la testa tra le mani e cerchi di comprimerla e strilli e piangi e il tuo corpo brucia.
“Ti è piaciuto il ricordo? Noi speriamo di si. Comunque, se ancora non lo avessi capito questo è l’inferno. Diverso da tutte le rappresentazioni religiose. Una stanza vuota. Qui passerai l’eternità, logorando nell’invidia, rivivendo come spettatore tutti i tuoi atti impuri, soffrendo per la fame e per la sete e per il caldo. Non potrai fare altro che ascoltare le urla, i lamenti e i pianti isterici di tutti gli innocenti che hai ucciso. Detto ciò, ti auguriamo una buona rimanenza.”
 
   
 
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