Capitolo 5
In cima alla torre orientale degli Archivi del
Duca, Solaire guardava
il confuso residuo bianco e blu del sole; un vento freddo soffiava
dalle oscure
rovine di Anor Londo, facendo sventolare il suo Mantello del Sole
dietro di
lui. Gli occhi gli s’inumidirono nella visiera del suo elmo.
Gli mancavano i
raggi di luce dorata che scendevano dal cielo. Desiderava sentire
ancora il
calore del Sole; bere in nome della sua gloria; combattere sotto il suo
sguardo
attento e protettivo. Eppure
sapeva che
erano le speranze di un folle - almeno fino a quando Logan non avrebbe
fatto
ulteriori progressi nei suoi studi - e che il Grande Freddo allargatosi
su
Lordran come una piaga era tutto ciò che lo attendeva su
quella torre. Era l’unica
cosa che lo avrebbe mai atteso
ormai. Era venuto lo stesso a osservare; a sperare.
La speranza era tutto ciò che di caldo era rimasto a Lordran.
“Cavalier Solaire,” la voce del
suo scudiero gli giunse da dietro le
spalle. Il ragazzo gli si avvicinò,
s’inchinò e stette sull’attenti, in
attesa
di risposta.
“Cosa c’è,
Henrik?” rispose Solaire, gli occhi ancora sul guscio vuoto
della pallida luce nel cielo.
“Il Magnifico Chester è
tornato con notizie dal Sud,” spiegò Henrik.
“Chiede di parlare direttamente a Logan.”
Solaire si voltò finalmente verso il
ragazzo, accigliandosi dietro
l’elmo. “Sa
che nessuno può parlare a
Logan,” e dopo una breve pausa, “Che è
successo?”
Il suo scudiero si strinse nelle spalle.
“Ha chiesto di Logan,
nient’altro. Sono venuto da te, come mi è stato
ordinato. Sta aspettando nel
salone principale.”
“Bravo, Henrik. Sei stato saggio a non
disturbare Logan,” disse
Solaire, trattenendosi dall’aggiungere, avresti
avuto terrore di ciò che avresti visto.
“Parlerò con Chester
immediatamente.”
Il ragazzo annuì,
s’inchinò e scomparve giù nella scala a
chiocciola
dalla quale era arrivato. Solaire si voltò ancora una volta
a guardare il sole
blu, s’inchinò a esso con lo stesso rispetto che
gli aveva mostrato il suo
scudiero, e lo seguì.
Trovò il ‘magnifico’
Chester che passeggiava nel salone principale
degli Archivi, le mani giunte dietro la schiena, ridacchiando tra
sé e sé
mentre passava da un dipinto all’altro. Solaire
osservò l’uomo scendendo le
scale della biblioteca, ridendo del suo abbigliamento.
Quell’uomo era un
guerriero, più o meno, e Solaire era dell’idea che
ogni guerriero dovesse
indossare la corazza più pesante disponibile che non
impedisse i movimenti.
Eppure davanti a lui c’era Chester, con il suo sporco
cappotto scuro e i suoi
pantaloni di pelle. Il suo ‘elmo’ era un fragile
cappello a cilindro con la
maschera di un giullare a coprire il viso dell’uomo. Quando
Solaire l’aveva
incontrato per la prima volta, pensava che la sorridente maschera
dipinta fosse il suo volto.
Chester si voltò verso Solaire
sentendolo arrivare, e la bocca da
giullare della sua maschera rideva del cavaliere quando
parlò “Chiedo del
grande stregone, e mi si presenta il suo cane da salotto. Che
peccato.”
“Tieni a freno la lingua,
Chester,” lo ammonì Solaire, avvicinandosi
all’uomo.
“Uno fa fatica a tenere a freno la
lingua, no? Queste maledette
strisciano tutto il tempo tra le nostre labbra,” disse
Chester a bassa voce da
dietro la maschera. “Alcune più maledette di
altre, ovviamente.” Rise.
“Su questo mi trovi
d’accordo,” disse Solaire, rivolgendo
all’uomo uno
sguardo severo. “Che notizie porti dal Sud? Cosa sta facendo
l’Armata Vuota?”
Chester fece spallucce, tornando a guardare i
dipinti sul muro. “Ciò
che fa sempre l’Armata Vuota. Se ne stanno là
fermi. Grugniscono. Sbuffano. Si
grattano le palle, o almeno, il posto dove le avevano un tempo.
Hah!”
“Non sprecare il mio tempo. Hai chiesto
di Logan. Deve essere
importante.”
Chester emise un suono da dietro la maschera che
sarebbe potuto essere
di delusione. “Sì. Dritto al punto come sempre, eh
Solaire? Come fa uno a ficcarsi un
così grosso palo su
per il culo con così tanto dannato metallo
a coprirlo?”
Le guance di Solaire arrossirono di rabbia. Se
l’uomo che aveva di
fronte non fosse stata la migliore spia che avevano, avrebbe
considerato l’idea
di sguainare la sua spada e sfidare il folle a duello proprio
lì nel salone.
Chester rise. “Rilassati, cavaliere.
Porto due notizie dal Sud. La
prima,” si voltò, camminò per il salone
e sollevò da una panca lungo il muro un
prigioniero legato e incappucciato. “È questa.
La seconda…beh, la seconda
è il
motivo per il quale volevo parlare a Logan di persona.”
Solaire fissò il prigioniero
dell’uomo. Era basso e acconciato in abiti
grigi logori e sudici. “Lui chi è?”
“Lei
è la preziosa ‘guardiana
del fuoco’ che Logan voleva tanto incontrare. Non aveva detto
nulla al suo cane
preferito?” lo schernì Chester.
“Hai legato e incappucciato
così una donna?”
scattò Solaire indignato. “Non hai alcun onore?
Liberala!”
Chester si strinse nelle spalle.
“È di Logan ora. Liberala se vuoi, io
cercavo di star fuori dai casini.” Afferrò la
donna per il gomito e la spinse
in avanti.
Solaire la prese e le levò subito il
cappuccio. “Le mie scuse, madame,”
disse una volta tolto. La donna non gli apparve come si era aspettato
la mitica
e leggendaria guardiana del fuoco. Era giovane, la pelle rosea e dolci
occhi
azzurri. I capelli, puliti e biondo ramato, erano raccolti in uno
chignon
dietro alla testa. Guardò Solaire e deglutì.
Sembrava spaventata. “Non avete
niente da temere ora, milady. Io sono il Cavalier Solaire, Guerriero
del Sole.
Siete in buone mani.”
“Se ciò che Logan cercava era
qualcuno con cui chiacchierare, rimarrà
un po’ deluso,” disse Chester. Portò un
dito alla bocca della sua maschera e picchiettò.
“Questa qui non ha la lingua.”
“Oh,” disse Solaire,
imbarazzato. Rivolse alla donna un sorriso
comprensivo. “Le mie scuse, milady. Vi…vi assicuro
che il vostro trattamento
fin ora non è stato ordinato né da me,
né dal mio superiore, Logan. Forse vi
posso offrire qualcosa da mangiare? O da bere? Il viaggio deve essere
stato-”
“Vuoi che la donna ci preghi di tagliarle
anche le orecchie,
Solaire?” lo schernì Chester. “Non ha
fame. Le ho offerto
cibo in abbondanza durante il viaggio. Non sono un mostro. Lei
è una guardiana del fuoco.
Le fiamme sono il
loro nutrimento. Offrile una torcia, se insisti a voler essere
così
tremendamente cavalleresco.”
Solaire guardò l’uomo e
strinse il pugno, ma trattenne la lingua di
fronte alla signora. Si sforzò di sembrare amichevole.
“La seconda notizia,
Chester, e poi vattene.”
“Voglio parlare con Logan.”
“No.”
Chester incrociò le braccia sul petto.
“Quanto a lungo pensi che gli
uomini tra queste mura continueranno a prendere ordini da un capo che
non
possono vedere? Si stanno stancando, cavaliere. Abbiamo radunato una
forza di
quasi un centinaio di uomini, eppure stiamo fermi ad aspettare, giorno
dopo
giorno mentre questo freddo infernale è sempre
più crudele e sempre più
freddo e i nostri nemici si
ammassano fuori dalle nostre porte. Logan deve
mostrarsi.”
“Logan sta studiando,” disse
Solaire, e in parte era vero. Ciò che non
disse all’uomo era che Logan molto probabilmente stava anche
impazzendo. “Sta
lavorando a un modo per liberarci
da
questo freddo infernale.”
“Sai cosa dicono gli uomini?”
chiese Chester, spostando il peso
sull’altro piede e facendo dondolare la sua balestra appesa
dietro la schiena.
“Alcuni dicono che Logan è morto. Altri che tu
l’hai ucciso…altri dicono che ha lasciato Lordran,
si è arreso, è scappato in
un posto migliore. Un posto più
caldo.”
“Ti assicuro che lui è
qui,” disse Solaire, sempre più impaziente.
“Ma
non posso dire altro. Elaborerà presto un piano per
contrastare l’Armata Vuota
e cancellare il Grande Freddo. Non dubitare del suo genio. Dimentichi
che è
stato lui ad ammazzare il mostro
senza scaglie che si aggirava in questo edificio e prenderne possesso.
Fu lui a iniziare ad accettare
rifugiati
contro il freddo. Dagli tempo.”
“Ha meno tempo
di quanto
pensi, cavaliere,” disse Chester.
“C’è aria di ribellione.
Basterà che un solo uomo audace si faccia avanti per
farla scattare.”
“E sei tu
quell’uomo?” chiese Solaire, lasciando cadere la
mano
sull’elsa della sua spada.
Chester la guardò e rise. “Non
oggi, cavaliere.”
“E allora dimmi le altre informazioni.
Porterò la notizia a Logan
immediatamente.”
Chester sospirò, esitò, ma
poi disse, “Il corvo ha lasciato Lordran.”
Solaire rimase a bocca aperta sotto
l’elmo. “Che cosa?”
Una risatina venne dalla maschera di Chester.
“Proprio così. Il corvo
si è alzato un’altra volta in volo. L’ho
visto con questi miei occhi. Avrei
informato io stesso Logan di un tale miracolo, ma…immagino
che anche il suo cane vada bene.
Sì, il corvo ha volato.
E forse la risposta alle nostre sofferenze si troverà negli
artigli della
bestia al suo ritorno. Se farà mai
ritorno.”
“E avevi intenzione di tenere
per
te quest’informazione?!”
scattò Solaire. “Dovrei decapitarti qui e ora per
un simile tradimento!”
Chester rise. “Vai e corri dal tuo
padrone, cane. Assicurati di
specificare che è stato il Magnifico Chester a portare la
notizia.” Si voltò
verso la donna bionda e fece un inchino. “Addio per
ora…milady,”
disse con un’ultima risatina, si girò, e se ne
andò
tranquillamente.
Solaire lo guardò allontanarsi,
scuotendo il capo. Odiava gli uomini
come Chester, e in normali circostanze non avrebbe mai combattuto al
loro
fianco. Dall’arrivo del freddo, però, le
circostanze erano diventate tutto
tranne che normali. Si accorse che la donna lo stava fissando e
ridacchiò
nervosamente dietro il suo elmo. “Perdonatemi, milady. Ecco,
mostratemi i
polsi.” Sguainò la spada, tenendo conto del modo
in cui sgranò gli occhi la
donna mentre lo faceva, e tagliò le corde. “Ecco
fatto. Vi assicuro che non
tratterei mai una dama come l’uomo che vi ha portata qui.
Avremmo voluto
mandare qualcun altro al suo posto, ma le strade stanno diventando
sempre più
pericolose e lui, sfortunatamente, è un maestro nel passare
inosservato.”
La donna lo fissò.
Solaire arrossì dietro al suo elmo
quando si ricordò ancora una volta
che lei non aveva la lingua. “Ah, sì,
ehm…Immagino che Logan vorrà vedervi.
Sono sicuro che appena vi avrà parlato, vi
offrirà un bagno caldo e tutto ciò
che desideriate. Venite, milady,” disse e le porse il gomito.
La donna lo
guardò come se non avesse mai visto quel gesto prima di
allora. Solaire le
prese il braccio e lo mise attorno al suo, sorrise, e la
guidò verso la
prigione.
La torre della prigione nell’ala
orientale degli Archivi era,
disgraziatamente, il luogo dove si trovavano le stanze di Logan.
Solaire odiava
la torre. I segni e le cicatrici di dolore e sofferenza erano su ogni
freddo
mattone dei suoi muri cilindrici. In più, l’enorme
scalinata che scendeva a
spirale verso il piano terra dove Logan risiedeva non era affatto
corta, e ogni
volta che Solaire la saliva o scendeva, si ritrovava sempre con il
fiato corto.
Mentre il cavaliere accompagnava la guardiana del fuoco verso la
scaletta e la aiutava
a scendere il primo piolo che li avrebbe condotti alla scalinata,
notò il modo
bizzarro in cui le pareti giocavano con il suono dei loro passi; come
se non
fossero sicuri di come far echeggiare il rumore. Dava a tutta la fredda
e
oscura stanza un’aria infestata alla quale Solaire non faceva
caso.
Raggiunse la donna ai piedi della scaletta, le
prese di nuovo il
braccio, e iniziò la lunga e sinuosa discesa verso Logan.
Camminando, parlò
alla guardiana del fuoco, “Logan usa questa vecchia prigione
come studio,
milady, vi assicuro che non siete più una prigioniera.
Quest’uomo è…un
eccentrico, vedete. La sua mente è brillante, e come tutte
le cose brillanti,
lavora in una strana maniera. Non ne abbiate paura, però.
È un uomo buono. Gli
Archivi del Duca furono conquistati da lui. Quando il freddo
arrivò a Lordran,
gli uomini e le donne del regno cercarono rifugio. Logan li accolse
tutti a
braccia aperte. È…buffo, in un certo senso.
È servito un grande freddo
perché gli uomini unissero le
forze. Il freddo e gli esseri vuoti, ovviamente, ma sono certo che
saprete
dell’Armata Vuota.”
Il viso della guardiana rimase immobile in
un’espressione di paura e
preoccupazione, quindi Solaire proseguì. “Eh-ehm,
beh, um…ricordo che Logan ha
menzionato che vi trovavate rinchiusa in una cella scavata nella
roccia. Forse non siete a
conoscenza dell’Armata
Vuota. Beh, vedete, poco dopo l’arrivo del freddo, gli esseri
vuoti iniziarono
a fuggire verso Anor Londo. Tutti quanti. Loro…squartarono e
uccisero tutti gli
uomini sul loro cammino. Ora si dice che ce ne siano centinaia
accampati tra le mura della grande cattedrale laggiù.
Sono delle creature dannate. Tuttavia, non temono nulla, milady. Non
appena
Logan avrà terminato i suoi studi, ci dirà quale
sarà la nostra prossima mossa
e spazzeremo via gli esseri vuoti come un potente raggio di sole che
scaccia
l’oscurità.”
Si voltò verso la donna, raggiante e col
petto in fuori, aspettando una
reazione. La donna non ne mostrò alcuna, allora il cavaliere
camminò per il
resto del tragitto in un silenzio leggermente deluso.
Al piano terra, nel retro della torre, pile e pile
di libri alte come
tre uomini adulti gli uni sulle spalle degli altri li attendevano.
Alcuni libri
erano circondati da cumuli di tomi aperti con le pagine strappate.
Molti altri
libri erano sparpagliati sul pavimento, le copertine divelte e diverse
pagine
disposte l’una affianco all’altra in quello che,
immaginava Solaire, era una
specie di ordine d’importanza. Pergamene giacevano appoggiate
contro le pareti.
Grossi codici erano sul punto di cadere dalla scrivania di legno al
centro della
stanza, anche se persino quella era
sepolta in un bianco mare di carta. Una dozzina di candele circondava
lo
studio, e Solaire pensò che fosse quasi un miracolo che
qualcosa non avesse già
preso fuoco e che tutto non fosse
finito in cenere. “Logan,” chiamò tra le
pile di libri. “Sei qu-”
Un golem di cristallo apparve da dietro una pila di
libri
particolarmente alta, la luce delle candele danzava sul corpo blu e
metallico
della creatura.
La guardiana al suo fianco emise un suono di
terrore dalla sua bocca
senza lingua e sobbalzò verso il gomito di Solaire. Lui la
prese al volo e le
mise una mano sulla spalla, “Le mie scuse di nuovo, milady.
Avrei dovuto
avvisarvi. Questa…cosa
è l’animaletto
di Logan.” Si voltò di nuovo verso il golem e
annuì, anche se lui stesso non
riusciva a credere che quel mostro si fosse semplicemente presentato
alle porte
degli archivi un giorno e avesse iniziato a seguire gli ordini di
Logan. C’era
qualcosa di malvagio nella creatura.
Il golem li ignorò e si
allontanò con il suo passo pesante verso la
scalinata, ogni suo passo sembrava scuotere l’intera torre.
“Solaire?” la saggia e profonda
voce di Logan giunse da dietro una
torre di libri. Un attimo dopo, l’uomo emerse
dall’ombra; la luce delle candele
tremolava sulle sue vesti scure, e la fiamma illuminava debolmente il
suo volto
sotto l’enorme cappello a falda larga. “Amico
mio.”
Solaire annuì. “Come procedono
i tuoi studi, Logan? Ci sono state delle
svolte?”
“Temo di no, coraggioso Cavaliere del
Sole,” rispose Logan, girando
attorno alla scrivania e raggiungendoli. I suoi occhi, sebbene fosse
difficile
capirlo da sotto il suo cappello, si spostarono sulla donna.
“La mia guardiana
del fuoco?”
“Sì,” disse Solaire.
“Temo che la donna non abbia la lingua, tuttavia.
Chester l’ha portata qui poco fa.”
Logan improvvisamente alzò la testa e
fissò la cima della torre.
Solaire distolse lo sguardo. Era abituato a questi momenti
di…riflessione che
Logan aveva. Immaginava che il genio avesse il suo prezzo. Quando
l’uomo con il
grande cappello finalmente tornò a guardarli, sorrideva.
“La mia guardiana del
fuoco.”
“Sì…niente lingua,
però. L’ha portata Chester.”
Ripeté Solaire.
“Niente lingua?” gli fece eco
Logan, arricciando le labbra. “Peccato.”
Dopo qualche istante di silenzio, Solaire
capì che stava aspettando che
dicesse qualcosa. “Ah, sì. Proprio un peccato.
Povera fanciulla. Chester l’ha
tenuta legata e incappucciata durante il viaggio.”
“Mmm, che peccato,” disse
ancora Logan e si avvicinò alla donna.
“Aprite la bocca, milady.”
La donna indietreggiò e
guardò spaventata Solaire. Questi annuì e le
accarezzò la schiena. “Va tutto bene. Non vi
farà del male. Vuole solo vedere.”
“Solo vedere,”
concordò Logan.
Lentamente, con le labbra tremanti, la donna
aprì la bocca. Logan si
sporse in avanti e fissò nell’oscurità
della sua bocca. “Mmm, già. Non ha la
lingua. Ci berremo su.”
“B-bere?” balbettò
Solaire.
Logan andò dietro a una pila di libri
senza rispondere e tornò un
attimo dopo reggendo un calice di bronzo. Solaire sbirciò
all’interno e vide
che dentro c’era vino rosso. “Ecco,
milady,” disse Logan, e un sorriso gli
increspò il volto. “Bevete e i vostri problemi
svaniranno.”
Di nuovo, la donna guardò Solaire. Lui
le offrì il suo sorriso più
gentile e annuì. Lei si voltò verso Logan,
fissò timorosa il calice, e lo prese
nelle sue mani tremanti.
“Bevete,” la incitò
Logan.
La guardiana esitò, guardò
un’ultima volta Solaire, e porto la coppa
alle labbra. La sua testa bionda si piegò
all’indietro e il vino rosso si
riversò nella sua bocca priva di lingua.
Appena ebbe finito, Solaire prese la coppa dalle
sue mani e la restituì
a Logan. “Ecco fatto, milady. Vedete? Era solo un
po’ di vino per una
viaggiatrice esausta.”
Beh…” disse Logan, piegando la
testa da un lato. “Era un po’ più
di quello.”
Solaire si accigliò e aprì la
bocca per chiedergli cosa intendesse con
quelle parole, ma le dita della guardiana che si piantavano nel suo
braccio lo
interruppero. Si voltò a guardarla e vide che il volto della
donna era distorto
dal dolore, le sue stesse mani strette attorno alla gola, rumori
soffocati le
uscivano dalle labbra. “Logan!” Urlò
lui. “Che le hai fatto?!”
“Mmm,” mormorò
Logan, avvicinandosi alla ragazza mentre soffocava.
“L’ho avvelenata.”
“Per gli Dei,
perché mai?!”
scattò Solaire. La donna cadde a terra e Solaire con lei,
prendendole la testa
nel grembo.
“Non parlare degli Dei qui,
Solaire,” disse Logan, un improvviso tono
di asprezza nella voce. “Non c’è posto
per loro nel mio studio. Sono bestie
crudeli e la loro ora si avvicina.”
“Sta morendo…” disse
Solaire, mentre la donna smetteva di tossire. Uno
strano lampo di serenità le illuminò il viso,
socchiuse gli occhi, e un debole
sorriso le si allargò sulle labbra. Poi gli occhi si
chiusero, con loro la
bocca, e la guardiana del fuoco li lasciò.
“Hai…ucciso un’innocente.”
“Nessuno è
innocente,” lo corresse Logan, inginocchiandosi al loro
fianco. “Lascia andare il suo corpo. Guarda uno dei pochi
miracoli rimasti in
questo freddo mondo maledetto.”
Solaire represse la rabbia e fece come gli veniva
detto. Mentre il
corpo lasciava le sue braccia, si dissolse nelle vesti sudice che la
avvolgevano; come se le vesti stesse avessero inghiottito il suo
cadavere. Una
luce calda illuminò le guance di Solaire mentre osservava
nel mucchio di vesti,
dove era apparsa un’anima scintillante.
“L’anima di una guardiana del
fuoco,” disse Logan, a bassa voce e
riverente. “Ne ho vista soltanto una nella mia vita. Questa
è la seconda.
È…bellissima, non è
così?”
La luce danzò negli occhi di Solaire,
affascinandolo, attraendolo,
paralizzandolo. “S-sì,”
balbettò.
“È…incredibile.”
“Un uomo crudele userebbe
l’anima per donare alla propria alchimia un
potere rinnovato,” continuò Logan. “Ma
noi non siamo uomini crudeli, vero
Solaire?”
“N-no.”
“Noi siamo brav’uomini, non
è così?”
“Sì.”
Logan annuì. “E allora
ciò che noi
brav’uomini dobbiamo fare con l’anima della donna
è…” Tese le braccia verso il
cumulo di vesti, avvicinò le mani, e appoggiò i
palmi sopra l’anima. Sorrise
premendo verso il basso, e Solaire guardò stupefatto mentre
questa veniva
assorbita dalle vesti stesse.
Poi lei era tornata.
“Sia lodato il Sole,”
sussurrò Solaire.
Il bel volto della donna apparve tra le vesti, poi
le sue mani, i
piedi, e in pochi istanti il suo corpo era di nuovo tra loro. Chiuse i
suoi
occhi azzurri una volta, due, e poi li tenne aperti. Fissò
confusa Solaire,
Logan e il soffitto.
“La morte ha una maniera buffa di
rinvigorire le persone,” disse Logan,
ancora sorridente. “Parlate, donna, poiché le mie
mani hanno poteri curativi.”
E dicendo ciò, le accarezzò le guance.
Lei aprì la bocca, i suoi occhi fissi in
quelli di Logan, e provò a
formare una parola.
“Avanti,” insistette.
“Parlate. Potete farlo.”
“La…”
mormorò lei. “Lau…”
Solaire era scioccato. “Per gli Dei,
è guarita.”
“Ti ho detto di non nominarli.
Questa non è opera degli Dei,” disse Logan.
“Questa è opera mia.”
Guardò di nuovo la donna. “Come vi
chiamate, guardiana del fuoco?”
“Vi prego…” disse
lei con voce debole e sottile, bisbigliando tra le
labbra screpolate. “Non voglio parlare. Non voglio vivere. La mia lingua è
malvagia. Vi prego, io-”
“Non voglio più sentire
discorsi simili,” la interruppe Logan. “Vi ho
donato una seconda vita, mia dolce signora, non me ne facciate pentire
con
parole tanto oscure. Vi ho chiesto il vostro nome, ricambiate la mia
cortesia e
ditemelo.”
La donna sembrava sul punto di scoppiare in
lacrime, ma rispose
comunque. “Anastacia,” sussurrò.
“Anastacia di…di Astora.”
Il viso di Solaire s’illuminò
dietro l’elmo. “Milady, vengo anch’io da
Astora!”
“Astora?” disse Logan,
percorrendo con le dita la falda del suo
cappello, mentre la guardava pensieroso. “È buffo.
I capelli biondi, gli occhi
azzurri, il profilo del mento, il naso, persino il leggero accento
nella vostra
voce mi avevano portato a credere che foste di Carim.”
Anastacia si voltò di scatto verso di
lui, gli occhi pieni di terrore.
Scosse la testa. “N-no, signore. Astora. Anastacia di Astora.”
L’espressione di Logan si fece dura e
crudele sotto il suo cappello, e
per un attimo Solaire credette che avrebbe colpito la ragazza. Poi la
sua bocca
si aprì in un sorriso e rise, appoggiando una mano sulla
fronte della donna.
“Potete essere chiunque desideriate, mia dolce signora.
Dopotutto, cos’è un
uomo o una donna senza i suoi piccoli segreti? Mmm.”
Alzò la testa verso il
soffitto. “Siete libera di passeggiare per gli Archivi quanto
volete. Ci sono
stanze da bagno, dispense per il cibo, cantine per il vino, letti,
poltrone. La
maggior parte degli uomini qui radunati sono abbastanza gentili, ma ci
sono
bisogni che prendono il controllo delle menti degli uomini quando non
sono
impegnati, quindi vi raccomando di restare il più vestita
possibile in loro
compagnia.” Le sue dita strofinarono la falda del cappello.
“Non siete proprietaria
della vostra vita, tuttavia. Quella, per adesso, appartiene a me. Avete
capito?”
Anastacia abbassò la testa e
annuì.
“Brava ragazza,” disse Logan,
sorridendo. “E cercate di non infastidire
i golem. Sono creature violente, temo, e tendono a distruggere
ciò che non
capiscono.” Guardò verso Solaire. “In
questo senso non sono molto diversi dagli
uomini, immagino!” Rise.
Solaire cercò di forzare una risata, ma
suonava strana e piatta quindi
si fermò. “Devo scortare la signorina?”
“No,” disse Logan.
“Può scortarsi da sola.”
Si alzò, le porse la mano, e la
sollevò in piedi. Lei guardò tra loro
due, s’inchinò e li lasciò. Logan la
osservò mentre se ne andava, strofinandosi
la falda del cappello. “Una cara ragazza. È un
peccato che quegli Dei crudeli
l’abbiano ritenuta adatta a tenere accese le
fiamme.”
“È umana?” chiese
Solaire a bassa voce quando fu sicuro che fosse
abbastanza lontana.
“Sì,” disse Logan.
“Tutto ciò che ho letto lo conferma. Probabilmente
aveva una vita normale…da qualche parte…prima che
le fosse tagliata la lingua,
ne sono certo.” Si voltò verso Solaire.
“Quali altre notizie mi porti, buon
cavaliere?”
Solaire si levò l’elmo dalla
testa cosicché Logan potesse vedere il
sorriso sul suo volto. “Logan…il corvo ha lasciato
il nido!”
Il volto di Logan era un mistero sotto
l’ombra del suo cappello. Si
massaggiò il mento e mormorò tra sé,
riflettendo sull’informazione.
L’espressione di gioia di Solaire
lasciò il posto a una di confusione.
“Cioè…è un buon segno, no?
Il Prescelto di cui parlavi. Il corvo ha sempre
lasciato il nido solo per portarlo qui.”
“Ma abbiamo già avuto
un
prescelto,” gli fece notare Logan. “E ha
fallito.”
Solaire sospirò.
“Sì…non me lo devi ricordare. Ma se in
qualche modo ce
ne fosse un altro…”
“Mmm, molte
possibilità,” ammise Logan, annuendo. “Troppe per sprecare tempo prezioso a fare
ipotesi. Risposte. Ne
abbiamo bisogno. Tu le
troverai.”
“Io?”
domandò Solaire.
“L’hai detto tu stesso,
Solaire, questa faccenda potrebbe essere molto
importante. Potrebbe far parte della risposta per la quale sto tanto
lavorando
qui sotto,” disse Logan. “Di chi altri posso
fidarmi per un tale compito? Sì,
tu. Prendi tutti gli uomini che ti servono per il viaggio, ma dovrai essere tu a guidarli. Ho bisogno
di sapere cosa ci porterà quel corvo dal
rifugio…sempre ammesso che tornerà in
questo freddo mondo morente che si è lasciato alle
spalle.”
“Io…farò come
vuoi,” disse Solaire, inchinandosi. “Ma, Logan,
anche gli
uomini, come te, stanno perdendo la pazienza. Vogliono vederti,
parlarti. Ci rivolgiamo
tutti a te per avere consigli…e un capo. Se io
parto, il loro ultimo debole legame con te sarà
spezzato.”
“Mmm,” mormorò
Logan. “Mi…mostrerò, un giorno. Gli
uomini possono
aspettare fino ad allora.”
“Sarai indifeso,” gli fece
notare Solaire.
“Ah sì?” chiese
Logan, e a un suo cenno il golem di cristallo uscì con
il suo passo pesante da dietro una colonna e fissò la sua
testa blu su Solaire.
Solaire deglutì. “Va bene,
Logan. Andrò io…e…e spero di tornare
da te
con delle risposte.” Solaire pensò a quel pallido
sole morto nel cielo. “E con
la speranza.
“Lo spero anch’io, amico
mio,” concordò Logan. “Lo spero
anch’io.”
Con queste parole, Logan sparì dietro al
suo mucchio di libri e
candele, e Solaire fece un respiro profondo, preparandosi alla lunga
scalinata
per uscire dalle prigioni degli Archivi. Più tardi,
camminando nella
biblioteca, incontrò la piccola guardiana bionda in piedi
vicino alla ringhiera
del secondo piano. Stava singhiozzando tra le mani. Solaire si
affrettò a
raggiungerla e le offrì il suo fazzoletto e un sorriso
gentile, ma la donna gli
diede le spalle e corse via senza rispondere. Il cavaliere si
accigliò, infilò
il fazzoletto sotto la sua corazza, e si diresse alla caserma per
formare una
compagnia per il lungo e pericoloso viaggio che li attendeva.
Sia lodato il Sole, pensò. Ne
ho bisogno ora più che mai.