Cosa significa amare?
Amava la sua nazione, le donne, la pasta, la pizza, i pomodori, suo fratello e poi lui, quello spagnolo sempre allegro.
Ci aveva pensato e ripensato eppure sentiva che il tipo di amore per lui era diverso, ma non sapeva bene in che modo.
Dei pomodori amava il loro colore, il rosso della polpa e il verde delle foglioline, si amava sopratutto quel verde. Dei suoi pomodori amava anche il loro odore, odoravano di genuino e di sole, di allegria, quell'allegria che gli invidiava tanto.
Dei suoi pomodori amava il loro sorriso, quel maledetto sorriso che tutte le volte gli prendeva il cuore solo per stringerlo a se e poi ridarglielo, a volte avrebbe preferito che se lo tenesse.
Forse i pomodori e lo spagnolo si assomigliavano più di quanto sembrava.

«Roma!!! Aiutami a raccorglieli, non ce la faccio da solo!»
Con il suo solito sorriso il moro si avvicinò al viso dell'italiano distraendolo dai suoi così filosofici pensieri.

«Che vuoi bastardo?» Chiese con il suo solito tono scocciato spingendolo appena più lontano, preferiva mantenere le distanze dal suo meraviglioso viso.

«Perché sei sempre così acciliato, Romanito? Sorridi!»
Il suo, così detto, boss gli si sedette davanti e innarcò un sopracciglio.
 

«Tutto bene?» Chiese scompigliando i capelli del più giovane.
Puntualmente l'italiano prese lo stesso colorito di quei bellissimi pomodori, ed eccolo li, sempre il suo maledetto sorriso.

«Sto bene.» Affermò la nazione italiana scostando la mano del più grande e distogliendo lo sguardo. Perché quell'idiota non riusciva a capire ciò che provava? Infondo erano abbastanza palesi. Però, infondo non li capiva nemmeno lui stesso.
Preso alla srovvista l'italiano sentì le labbra dello spagnolo sulla sua guancia, immediatamente divenne ancora più rosso.

Velocemente il moro si alzò e si diresse verso il campo.

«Sei davvero carino Roma!» Esclamò sorridendo. Nuovamente il cuore dell'italiano fece quel salto per arrivare da lui, ma non tornò indietro, ora poteva dire definitivamente che l'amore che provava per lui era completamente diverso.

Per l'imbarazzo portò le ginocchia al petto e vi posò la fronte sopra.

«Sempre quel tuo maledetto sorriso...ti odio»

Angolo dello sclero....più totale!

Ehilà gente! No! Non uccidetemi!
Prima di tutto mi scuso con tuuuuuuuuuuutti voi che mi seguite, che recensite o anche solo che leggete le mie storie, non aggiorno da quasi cinque mesi, credo ed non ho un buon motivo, semplicemente l'autostima mi è arrivata sotto i piedi e ho avuto vari problemi.
Poi ho pensato: perché non torni a scrivere? Ti piaceva così tanto e provavi tanta soddisfazione quando le tue storie piacevano, perciò eccomi qui, arrugginita, svogliata come mio solito, con bassa autostima, ma con una voglia di scrivere inimaginabile e per questo devo ringraziare voi che anche se sono sparita continuate a seguirmi ed a controllare i miei ultimi aggiornamenti (Credici donnah, non gliene frega nulla di te).
Comunque grazie a tutti, davvero TUTTI! Vi voglio bene e non sarei qui senza di voi <3

La vorsta Tsuki Kirkland Ryan risorta dal nulla °3^