The end and the beginning
Autore Darik
1° PARTE
NEO-TOKYO 3
Era trascorsa una settimana e mezzo da quando Russel MaCoy aveva rapito e
cercato di condizionare i tre piloti della Nerv, e alla fine era rimasto
ucciso.
Ora a Neo-Tokyo 3 regnava una calma assoluta, gli Angeli avevano smesso
da parecchio tempo ormai di comparire.
I tre nuovi arrivi, Giovanni, Jean-Luc e Tang-Po avevano cominciato ad
inserirsi nell’ambiente della Nerv, Misato era stata dimessa dall’ospedale
e a parte qualche leggera fitta al ventre, stava bene. Ci sarebbe voluta
comunque un'altra settimana perché potesse tornare a lavoro.
Sulla città era scesa una tranquillità quasi irreale.
Nell’appartamento di Misato, Shinji e Asuka si stavano preparando
per andare a scuola ed erano in attesa che passassero da loro i tre nuovi
piloti.
“Forza Shinji! Ormai saranno qui a momenti! Sei pronto?”
chiedeva ad alta voce Asuka per farsi sentire da Shinji, che era ancora in
camera sua.
“Sì. Arrivo” rispose il ragazzo mentre si allacciava le
scarpe.
Era chiaramente molto felice, perché ora che finalmente aveva
trovato una persona a cui affidare i suoi sentimenti, si sentiva carico di
energie, pronto ad affrontare ogni sfida.
“Però”, pensava, “è proprio vero che essere
innamorati ti da una sensazione unica”.
“Shinji, ti vuoi muovere si o no?” gridò ancora Asuka.
Shinji uscì dalla sua stanza e andò dall’insistente ragazza: anche se
si erano messi insieme, il comportamento di Asuka sembrava non essere
cambiato molto, era rimasta la persona capricciosa e irascibile di sempre.
Tuttavia si era reso conto che era solo apparenza, semplicemente Asuka non poteva abbandonare in un
attimo un atteggiamento che aveva tenuto per anni. Ma a Shinji lei piaceva anche
così, e poi, ogni volta che parlavano, c’era qualcosa nel
tono di voce della ragazza che faceva intuire i sentimenti che provava
verso Shinji.
Questi sentimenti erano talmente forti che Asuka non si preoccupava nemmeno di nascondere la cosa davanti agli altri: voleva sempre camminare mano nella mano con lui,
e Shinji si ricordò che quando Toji e Kensuke se ne erano accorti la
prima volta, la avevano presa in giro dicendo che si comportavano come marito e
moglie. Asuka non si era arrabbiata, anzi aveva affermato spavalda che lei e
Shinji stavano davvero insieme, e che il ragazzo era mille volte meglio di
certi tizi occhialuti o rozzi.
Come risultato, aveva ottenuto di far restare a bocca aperta i due: “Incredibile! Il demone rosso si è fidanzato col
nostro Shinji!”
I due erano subito corsi da Shinji a chiedergli se era vero, e lui,
arrossendo e con un sorriso imbarazzato, aveva risposto di sì.
Toji aveva esclamato: “Mio Dio Shinji! Devi essere impazzito a
scegliere quella ragazza! Ti renderà la vita impossibile!”
“Può darsi”, aveva risposto l’altro con un leggero sorriso, “ma
intanto io piaccio a lei e lei piace a me”.
“Devi avere avuto molti problemi”, aveva commentato con affliazione
Kensuke, “per ripiegare sul demone rosso”.
“No, no, non ho avuti problemi”, aveva replicato Shinji
.
“Comunque, se hai scelto così,
non possiamo che augurarti buona fortuna. E inoltre…” Kensuke si era
interrotto.
“E inoltre cosa?” aveva detto Shinji leggermente insospettito da
quella interruzione.
Kensuke e Toji, dopo essersi guardati in silenzio negli occhi, si erano lanciati di
scatto su Shinji, lo avevano afferrato ciascuno per un braccio, e dopo averlo sollevato avevano detto insieme: “E inoltre non puoi cominciare una relazione con una
ragazza senza aver prima festeggiato! Perciò andiamo al bar!”
“C-come al bar?! Ma che dite!?”.
Ma i due ragazzi avevano ignorato le sue lamentele, canticchiando allegramente: “Andiam
andiam, andiamo a festeggiar” e sempre tenendolo sollevato per le
braccia lo avevano trasportato in un bar lì vicino.
“Eccoti finalmente” disse Asuka vedendolo arrivare e
interrompendo i pensieri del ragazzo.
“Scusa se ci ho messo tutto questo tempo. Però, dato che non
sono ancora arrivati, non ti ho fatto fare una figuraccia con nessuno”
si scusò Shinji sorridendo.
Stettero per alcuni secondi in silenzio, guardandosi. Poi Asuka esclamò con
tono incredulo: “Beh?!”
“Beh cosa?”
“Come ‘beh cosa’? Ma dico, non saluti come si deve la tua ragazza?
Cosa aspetti a baciarmi?”
Shinji si mise a ridere leggermente, pensando che Asuka aveva ragione, ma
lui non si era ancora abituato al fidanzamento. Tante volte,
vedendola il mattino mentre lo aspettava per andare a scuola, gli era
venuta la voglia di baciarla. Ma il pensiero della terribile reazione di
Asuka lo aveva bloccato sempre. Adesso però era la stessa ragazza a
volerlo.
Shinji si avvicinò ad Asuka e la baciò dolcemente sulla
guancia.
Asuka sorrise: “Adesso andiamo meglio. Tuttavia tra fidanzanti ci si bacia anche sulla bocca. Perciò non illuderti: quando ti sarai abituato, dovrai baciarmi veramente come si deve”.
“Oh, che tenerezza” commentò maliziosamente una voce femminile
dietro di loro.
Shinji e Asuka si voltarono: Misato li guardava con un’espressione
allegra.
“Signorina Misato!” esclamò Shinji un po’
imbarazzato.
Ancora non si era abituato alla condizione di fidanzato, figurarsi
alle battute della sua tutrice.
“Siete davvero una bella coppia. Ah, mi ricorda la mia perduta
giovinezza” continuò Misato con una finta malinconia.
Shinji cercò di cambiare argomento: “Sta bene adesso?”
“E’ inutile che cerchi di cambiare discorso, mio caro. Questa
domanda andava bene quando stavano per dimettermi dall’ospedale. Ora
sono a posto, e sono felice che questo valga anche per voi. Ce ne
voluto però!”
“S-sa com’è…” sussurrò Shinji.
“Oh, lasciala perdere. L’importante è che adesso noi due
stiamo insieme” disse Asuka, che lo strinse per un braccio, lo baciò
sulla guancia, poi aprì la porta e lo portò
fuori dall’appartamento.
“Ti porto lontano da quella pettegola”
Quando la porta si chiuse, Misato si avviò in cucina.
“Si vede che Shinji è cotto e stracotto. Oggi era il suo
turno di preparare la colazione, ma i sentimenti per Asuka l’hanno
talmente preso che se ne è dimenticato. Ma anche Asuka sembra una
persona diversa. Si è finalmente liberata dal peso del passato che
condizionava il suo futuro. Va bene, sono contenta per lei. Per tutti e
due. Ora vediamo di prepararci una buona colazione. Sakè e brodo al
tonno, si va!”
Shinji e Asuka scesero per le scale e andarono al parcheggio sotto il
loro condominio ad attendere i loro tre nuovi compagni.
Si sedettero su una panchina sotto un albero, Asuka teneva per un braccio
Shinji, e aveva appoggiato la testa sulla sua spalla, con un’espressione
dolcissima, come se fosse la persona più felice del mondo.
Sentirono dei passi provenire dalla loro destra.
“Finalmente” disse Asuka alzando lo sguardo” perché
ci avete messo tutto questo tempo?”
Giovanni e Jean-Luc si fermarono davanti a loro.
“Scusa, ma abbiamo avuto un contrattempo” spiegò
Giovanni.
“Dov’è Tang-Po?” chiese Shinji.
“Era lui il contrattempo, mon ami” disse ironico Jean-Luc.
“Non è venuto?” chiese Asuka.
“Ha fatto di nuovo filone. Siamo arrivati tardi perché fino
all’ultimo abbiamo cercato di convincerlo a venire a scuola, ma lui
si è defilato in un attimo. Pretendere che vada tutti i giorni a
scuola è troppo per lui. E’ già tanto se si presenta
alla base per i test di sincronia. E’ fatto così” disse
sorridendo l’italiano.
Giovanni si era conquistato in breve tempo la simpatia di Asuka e Shinji,
un po’ meno Jean-Luc, che si dava troppe arie. Ma in compenso era
diventato il ragazzo più corteggiato di tutta la scuola.
Ogni ragazza che lo incontrava, restava folgorata dai suoi modi raffinati
e dalla sua aria aristocratica.
Tang-Po invece era evitato da tutti, né lui cercava di fare amicizia con
gli altri.
I quattro ragazzi si avviarono verso la scuola.
Arrivati a destinazione, il professore si lamentò del fatto che
Tang-Po, nonostante fosse stato trasferito lì da più di una
settimana, non si presentava mai alle lezioni.
Persino il primo giorno, era rimasto giusto il tempo di farsi vedere dagli altri
ragazzi, per poi scappare durante l’intervallo tra la prima e la
seconda ora.
Nella pausa per il pranzo, Jean-Luc si ritrovò, come ormai d’abitudine,
circondato da tutte le ragazze della classe, che con toni da svampita gli
chiedevano cose tipo: “Ma davvero provieni da una famiglia nobile?”
oppure “Com’è Parigi? E la torre Eiffel?”
Jean-Luc ci godeva, e rispondeva sempre con frasi in francese, dette in
modo da impressionare le ascoltatrici, che poi traduceva.
Le ragazze andavano in estasi, i ragazzi invece lo fissavano con occhi di
fuoco.
Giovanni chiacchierava allegramente con Toji e Kensuke, la capoclasse
invece parlava con Asuka del suo rapporto con Shinji.
Solo Shinji si era estraniato da ogni discussione, perché era
preoccupato.
Preoccupato per Rei Ayanami.
La ragazza era assente da tre giorni ormai.
Il giorno precedente aveva chiesto alla dottoressa Ritsuko Akagi se per
caso Rei fosse impegnata in qualche cosa alla base.
La dottoressa gli aveva risposto che Rei non si era fatta vedere neanche lì,
ma non perché era sparita. Il comandante Ikari aveva mandato degli
uomini a controllare il suo appartamento, la ragazza era là.
Non si era mai mossa da quel luogo, ma quando le avevano chiesto il perché,
lei non aveva risposto.
Comunque Gendo aveva deciso di rispettare la volontà della ragazza e quindi di non forzarla ad uscire
.
Ritsuko aveva pensato di andare a trovarla con Misato, ma quando Shinji
aveva chiesto della compagna, aveva deciso che sarebbe stato meglio per la ragazza se fossero
andati a casa sua dei ragazzi come lei.
Shinji si era mostrato d’accordo e avevano deciso che se Rei fosse mancata
anche il giorno successivo, sarebbero andati a trovarla lui, Asuka, Toji,
Kensuke, Hikari e i nuovi piloti.
Ora il terzo giorno era passato, Rei non si era presentata, quindi
dovevano andare.
Ma per Shinji non era certo un disturbo, al contrario, anche se amava Asuka, Rei occupava comunque un posto speciale nel suo
cuore.
Quando l’intervallo stava per finire, Shinji chiamò i ragazzi
intorno al suo banco e fece la proposta.
“Per me va bene” disse Giovanni “se qualcuno ha bisogno di
aiuto, sono ben lieto di darlo”.
“Però, abbiamo un altruista qui” scherzò Toji.
“Guarda che lo sei anche tu” gli fece notare Kensuke.
“Ayanami è una brava ragazza, in quanto tale dobbiamo
aiutarla se ha bisogno. Io ci sto” disse Hikari.
“Anch’io. Magari potrei anche fare colpo su di lei”
commentò ironico Jean-Luc.
“Bah. Pure io ci sto. Ma perché ti interessa tanto andare da
Rei?” chiese Asuka un po’ indispettita.
“Siamo gelosi eh?” la stuzzicarono Toji e Kensuke.
“Silenzio, stupidi!”
“Visto che siamo tutti d’accordo, andremo oggi pomeriggio”
concluse Shinji.
QUARTIER GENERALE DELLA NERV/SALA RIUNIONI
L’enorme sala era immersa nell’oscurità, l’unica
luce proveniva dal pavimento e sopra di essa vi erano Gendo Ikari, seduto
davanti ad una scrivania, e Kozo Fuyutsuki, in piedi alla sua destra.
Improvvisamente i due uomini furono circondati da dodici monoliti neri,
che erano sollevati da terra. Su quelli strani oggetti erano presenti delle
scritte luminose di colore rosso, l’una sopra l’altra, che
permettevano di riconoscerli.
La prima scritta diceva “SEELE” e sotto di essa vi erano un
numero e la dicitura “SOUND ONLY”.
“Allora Ikari” esordì la voce di Keel Lorenz proveniente
dal monolito 01 “per quale motivo hai deciso di convocarci tutti?”
“Il motivo per cui mi sono rivolto direttamente a voi, e non alla
Commissione, è molto chiaro: temo che stia per avverarsi ciò
che è scritto nel segmento R2 dei Rotoli del Mar Morto” spiegò
Gendo.
“Ne sei sicuro?” chiese il monolito 04.
“Pur non avendo prove precise, ho il forte sospetto che sia così”.
“Non possiamo prendere decisioni se non abbiamo la certezza assoluta
che stia veramente per accadere” affermò il monolito 09.
“Non lo dico per offendervi” disse Gendo assumendo la sua
tipica posa “ma credo che anche voi abbiate il sospetto che stia per
accadere. Solo che temete a tal punto ciò, che preferite non
guardare in faccia la realtà. Anche quando realizzaste il Progetto
per il Perfezionamento dell’Uomo, lo organizzaste nella speranza che
gli Angeli non si facessero mai più rivedere, nonostante fosse
scritto chiaramente nelle pergamene”.
“Attento alle tue parole Ikari. Allora potevamo anche sperare che
gli Angeli non ricomparissero mai, ma proprio perché era scritto ci
preparammo lo stesso. Qui è diverso. Per affrontare quel momento
avremmo dovuto utilizzare tutte le nostre risorse, ma siccome non era
sicuro che avvenisse, non era sbagliato sperare. E non lo è neanche
adesso” disse Lorenz.
“Vi dico che sta per avvenire, purtroppo” ribatté Gendo.
“Trova delle prove sicure, e poi convocaci di nuovo” disse il
monolito 05.
“Potrebbe essere troppo tardi” ribatte Gendo.
“Non possiamo utilizzare tutti i nostri mezzi senza avere certezze”
spiegò il monolito 07.
“Vada come vada, vi chiedo di affidare a me il controllo della
situazione. Voglio essere autorizzato a fare tutto ciò che sarà
necessario” disse il comandante.
“Cosa intendi dire?” chiese il monolito 11.
“Se la situazione dovesse peggiorare, per salvare il salvabile,
bisognerà usare l’estrema risorsa” spiegò
seccamente Gendo.
“Intendi l’auto-distruzione?” chiese sbalordito Lorenz.
“Esatto”.
“Un’azione del genere farebbe fallire il progetto che abbiamo
accuratamente ideato e coltivato in tutti questi anni. Non puoi farlo!”
lo rimproverò Lorenz.
“Io voglio il perfezionamento quanto voi, ma nessuno qui vuole lo
sterminio dell’umanità mi pare. Io farò il possibile
per salvaguardare il Progetto, ma se davvero
dovesse arrivare quella cosa, almeno in questo modo il genere umano non
evolverebbe, ma sarebbe salvo lo stesso. Invece se non interveniamo sarà
davvero la fine, totale e definitiva, per tutti”.
Dopo qualche attimo di silenzio, Lorenz disse: “Va bene. Comunque
spero che i tuoi siano solo sospetti. E spero anche che tu non ti faccia
ossessionare da essi, e non commetta atti sbagliati”.
“Non l’ho mai fatto”.
Nessuno dei monoliti rispose, ma proprio come erano apparsi, scomparirono
all’improvviso.
Fuyutsuki e Gendo rimasero in silenzio per qualche attimo.
“Che idioti” esordì Fuyutsuki “i problemi vanno
affrontati subito, e loro pensano di evitarli facendo finta di niente”.
“I vecchi della Seele sono bravi solo a dare ordini. Cosa ti
aspettavi?” chiese ironico Gendo.
“Comunque hanno ragione su un punto: non hai prove, solo dei
sospetti”.
“Ritengo questi sospetti giusti”.
Gendo menzionò cosa diceva il segmento R2: ”Se un giorno
qualche estraneo verrà ad ostacolare il tuo operato, sappi che è
solo un servo e che questo è solo il preludio: infatti precede
colui che è temuto da sempre. Non lasciarti ingannare dall’apparente
calma: egli è sempre preceduto ed è sempre seguito dalla
calma e dal silenzio. Abbine paura, ogni forma e ogni nome può
assumere, tutti diversi e sconosciuti, ma tutti lo conoscono. Però
nessuno saprà se e quando egli verrà”.
“Tu ritieni che quella specie di profezia si sia avverata?”
chiese Fuyutsuki.
“Si. Russel MaCoy poteva benissimo essere l’estraneo che
cercherà di ostacolare l’operato della Nerv. Il fatto che
lavorasse per qualcuno, fa prevedere che dovremo vedercela anche con il
suo o i suoi emissari. Inoltre, il lungo periodo di calma che stiamo vivendo
adesso, si può intendere come la calma che precede la tempesta”.
“Interessante. Ma sono e restano sospetti”.
“Confermati dall’atteggiamento di Rei”.
“Che intendi dire?”
“Sai bene che Rei è una ragazza… particolare, e il suo
strano comportamento di questi giorni è dovuto ad un sentimento
preciso. Una sensazione di cui lei non sa spiegarsi il motivo, ma che ha
in comune con gli Angeli e che è anche il motivo per cui si stanno
tenendo lontani da qui in questo periodo, temo”.
“Di che sentimento stai parlando?”
“La paura!”