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Autore: Darik    18/08/2003    2 recensioni
Il seguito di "New Arrivals" e l'ultimo capitolo di questa trilogia ... ogni mistero è svelato, così come il futuro dei personaggi.
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The new arrivals'
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The end and the beginning

Autore Darik

1° PARTE

NEO-TOKYO 3
Era trascorsa una settimana e mezzo da quando Russel MaCoy aveva rapito e cercato di condizionare i tre piloti della Nerv, e alla fine era rimasto ucciso.
Ora a Neo-Tokyo 3 regnava una calma assoluta, gli Angeli avevano smesso da parecchio tempo ormai di comparire.
I tre nuovi arrivi, Giovanni, Jean-Luc e Tang-Po avevano cominciato ad inserirsi nell’ambiente della Nerv, Misato era stata dimessa dall’ospedale e a parte qualche leggera fitta al ventre, stava bene. Ci sarebbe voluta comunque un'altra settimana perché potesse tornare a lavoro.
Sulla città era scesa una tranquillità quasi irreale.
Nell’appartamento di Misato, Shinji e Asuka si stavano preparando per andare a scuola ed erano in attesa che passassero da loro i tre nuovi piloti.
“Forza Shinji! Ormai saranno qui a momenti! Sei pronto?” chiedeva ad alta voce Asuka per farsi sentire da Shinji, che era ancora in camera sua.
“Sì. Arrivo” rispose il ragazzo mentre si allacciava le scarpe.
Era chiaramente molto felice, perché ora che finalmente aveva trovato una persona a cui affidare i suoi sentimenti, si sentiva carico di energie, pronto ad affrontare ogni sfida.
“Però”, pensava, “è proprio vero che essere innamorati ti da una sensazione unica”.
“Shinji, ti vuoi muovere si o no?” gridò ancora Asuka.
Shinji uscì dalla sua stanza e andò dall’insistente ragazza: anche se si erano messi insieme, il comportamento di Asuka sembrava non essere cambiato molto, era rimasta la persona capricciosa e irascibile di sempre.
Tuttavia si era reso conto che era solo apparenza, semplicemente Asuka non poteva abbandonare in un attimo un atteggiamento che aveva tenuto per anni. Ma a Shinji lei piaceva anche così, e poi, ogni volta che parlavano, c’era qualcosa nel tono di voce della ragazza che faceva intuire i sentimenti che provava verso Shinji.
Questi sentimenti erano talmente forti che Asuka non si preoccupava nemmeno di nascondere la cosa davanti agli altri: voleva sempre camminare mano nella mano con lui,
e Shinji si ricordò che quando Toji e Kensuke se ne erano accorti la prima volta, la avevano presa in giro dicendo che si comportavano come marito e moglie. Asuka non si era arrabbiata, anzi aveva affermato spavalda che lei e Shinji stavano davvero insieme, e che il ragazzo era mille volte meglio di certi tizi occhialuti o rozzi.
Come risultato, aveva ottenuto di far restare a bocca aperta i due: “Incredibile! Il demone rosso si è fidanzato col nostro Shinji!”
I due erano subito corsi da Shinji a chiedergli se era vero, e lui, arrossendo e con un sorriso imbarazzato, aveva risposto di sì.
Toji aveva esclamato: “Mio Dio Shinji! Devi essere impazzito a scegliere quella ragazza! Ti renderà la vita impossibile!”
“Può darsi”, aveva risposto l’altro con un leggero sorriso, “ma intanto io piaccio a lei e lei piace a me”.
“Devi avere avuto molti problemi”, aveva commentato con affliazione Kensuke, “per ripiegare sul demone rosso”.
“No, no, non ho avuti problemi”, aveva replicato Shinji .
“Comunque, se hai scelto così, non possiamo che augurarti buona fortuna. E inoltre…” Kensuke si era interrotto.
“E inoltre cosa?” aveva detto Shinji leggermente insospettito da quella interruzione.
Kensuke e Toji, dopo essersi guardati in silenzio negli occhi, si erano lanciati di scatto su Shinji, lo avevano afferrato ciascuno per un braccio, e dopo averlo sollevato avevano detto insieme: “E inoltre non puoi cominciare una relazione con una ragazza senza aver prima festeggiato! Perciò andiamo al bar!”
“C-come al bar?! Ma che dite!?”.
Ma i due ragazzi avevano ignorato le sue lamentele, canticchiando allegramente: “Andiam andiam, andiamo a festeggiar” e sempre tenendolo sollevato per le braccia lo avevano trasportato in un bar lì vicino.

“Eccoti finalmente” disse Asuka vedendolo arrivare e interrompendo i pensieri del ragazzo.
“Scusa se ci ho messo tutto questo tempo. Però, dato che non sono ancora arrivati, non ti ho fatto fare una figuraccia con nessuno” si scusò Shinji sorridendo.
Stettero per alcuni secondi in silenzio, guardandosi. Poi Asuka esclamò con tono incredulo: “Beh?!”
“Beh cosa?”
“Come ‘beh cosa’? Ma dico, non saluti come si deve la tua ragazza? Cosa aspetti a baciarmi?”
Shinji si mise a ridere leggermente, pensando che Asuka aveva ragione, ma lui non si era ancora abituato al fidanzamento. Tante volte, vedendola il mattino mentre lo aspettava per andare a scuola, gli era venuta la voglia di baciarla. Ma il pensiero della terribile reazione di Asuka lo aveva bloccato sempre. Adesso però era la stessa ragazza a volerlo.
Shinji si avvicinò ad Asuka e la baciò dolcemente sulla guancia.
Asuka sorrise: “Adesso andiamo meglio. Tuttavia tra fidanzanti ci si bacia anche sulla bocca. Perciò non illuderti: quando ti sarai abituato, dovrai baciarmi veramente come si deve”.
“Oh, che tenerezza” commentò maliziosamente una voce femminile dietro di loro.
Shinji e Asuka si voltarono: Misato li guardava con un’espressione allegra.
“Signorina Misato!” esclamò Shinji un po’ imbarazzato.
Ancora non si era abituato alla condizione di fidanzato, figurarsi alle battute della sua tutrice.
“Siete davvero una bella coppia. Ah, mi ricorda la mia perduta giovinezza” continuò Misato con una finta malinconia.
Shinji cercò di cambiare argomento: “Sta bene adesso?”
“E’ inutile che cerchi di cambiare discorso, mio caro. Questa domanda andava bene quando stavano per dimettermi dall’ospedale. Ora sono a posto, e sono felice che questo valga anche per voi. Ce ne voluto però!”
“S-sa com’è…” sussurrò Shinji.
“Oh, lasciala perdere. L’importante è che adesso noi due stiamo insieme” disse Asuka, che lo strinse per un braccio, lo baciò sulla guancia, poi aprì la porta e lo portò fuori dall’appartamento.
“Ti porto lontano da quella pettegola”
Quando la porta si chiuse, Misato si avviò in cucina.
“Si vede che Shinji è cotto e stracotto. Oggi era il suo turno di preparare la colazione, ma i sentimenti per Asuka l’hanno talmente preso che se ne è dimenticato. Ma anche Asuka sembra una persona diversa. Si è finalmente liberata dal peso del passato che condizionava il suo futuro. Va bene, sono contenta per lei. Per tutti e due. Ora vediamo di prepararci una buona colazione. Sakè e brodo al tonno, si va!”

Shinji e Asuka scesero per le scale e andarono al parcheggio sotto il loro condominio ad attendere i loro tre nuovi compagni.
Si sedettero su una panchina sotto un albero, Asuka teneva per un braccio Shinji, e aveva appoggiato la testa sulla sua spalla, con un’espressione dolcissima, come se fosse la persona più felice del mondo.
Sentirono dei passi provenire dalla loro destra.
“Finalmente” disse Asuka alzando lo sguardo” perché ci avete messo tutto questo tempo?”
Giovanni e Jean-Luc si fermarono davanti a loro.
“Scusa, ma abbiamo avuto un contrattempo” spiegò Giovanni.
“Dov’è Tang-Po?” chiese Shinji.
“Era lui il contrattempo, mon ami” disse ironico Jean-Luc.
“Non è venuto?” chiese Asuka.
“Ha fatto di nuovo filone. Siamo arrivati tardi perché fino all’ultimo abbiamo cercato di convincerlo a venire a scuola, ma lui si è defilato in un attimo. Pretendere che vada tutti i giorni a scuola è troppo per lui. E’ già tanto se si presenta alla base per i test di sincronia. E’ fatto così” disse sorridendo l’italiano.
Giovanni si era conquistato in breve tempo la simpatia di Asuka e Shinji, un po’ meno Jean-Luc, che si dava troppe arie. Ma in compenso era diventato il ragazzo più corteggiato di tutta la scuola.
Ogni ragazza che lo incontrava, restava folgorata dai suoi modi raffinati e dalla sua aria aristocratica.
Tang-Po invece era evitato da tutti, né lui cercava di fare amicizia con gli altri.
I quattro ragazzi si avviarono verso la scuola.

Arrivati a destinazione, il professore si lamentò del fatto che Tang-Po, nonostante fosse stato trasferito lì da più di una settimana, non si presentava mai alle lezioni.
Persino il primo giorno, era rimasto giusto il tempo di farsi vedere dagli altri ragazzi, per poi scappare durante l’intervallo tra la prima e la seconda ora.
Nella pausa per il pranzo, Jean-Luc si ritrovò, come ormai d’abitudine, circondato da tutte le ragazze della classe, che con toni da svampita gli chiedevano cose tipo: “Ma davvero provieni da una famiglia nobile?” oppure “Com’è Parigi? E la torre Eiffel?”
Jean-Luc ci godeva, e rispondeva sempre con frasi in francese, dette in modo da impressionare le ascoltatrici, che poi traduceva.
Le ragazze andavano in estasi, i ragazzi invece lo fissavano con occhi di fuoco.
Giovanni chiacchierava allegramente con Toji e Kensuke, la capoclasse invece parlava con Asuka del suo rapporto con Shinji.
Solo Shinji si era estraniato da ogni discussione, perché era preoccupato.
Preoccupato per Rei Ayanami.
La ragazza era assente da tre giorni ormai.
Il giorno precedente aveva chiesto alla dottoressa Ritsuko Akagi se per caso Rei fosse impegnata in qualche cosa alla base.
La dottoressa gli aveva risposto che Rei non si era fatta vedere neanche lì, ma non perché era sparita. Il comandante Ikari aveva mandato degli uomini a controllare il suo appartamento, la ragazza era là.
Non si era mai mossa da quel luogo, ma quando le avevano chiesto il perché, lei non aveva risposto.
Comunque Gendo aveva deciso di rispettare la volontà della ragazza e quindi di non forzarla ad uscire .
Ritsuko aveva pensato di andare a trovarla con Misato, ma quando Shinji aveva chiesto della compagna, aveva deciso che sarebbe stato meglio per la ragazza se fossero andati a casa sua dei ragazzi come lei.
Shinji si era mostrato d’accordo e avevano deciso che se Rei fosse mancata anche il giorno successivo, sarebbero andati a trovarla lui, Asuka, Toji, Kensuke, Hikari e i nuovi piloti.
Ora il terzo giorno era passato, Rei non si era presentata, quindi dovevano andare.
Ma per Shinji non era certo un disturbo, al contrario, anche se amava Asuka, Rei occupava comunque un posto speciale nel suo cuore.
Quando l’intervallo stava per finire, Shinji chiamò i ragazzi intorno al suo banco e fece la proposta.
“Per me va bene” disse Giovanni “se qualcuno ha bisogno di aiuto, sono ben lieto di darlo”.
“Però, abbiamo un altruista qui” scherzò Toji.
“Guarda che lo sei anche tu” gli fece notare Kensuke.
“Ayanami è una brava ragazza, in quanto tale dobbiamo aiutarla se ha bisogno. Io ci sto” disse Hikari.
“Anch’io. Magari potrei anche fare colpo su di lei” commentò ironico Jean-Luc.
“Bah. Pure io ci sto. Ma perché ti interessa tanto andare da Rei?” chiese Asuka un po’ indispettita.
“Siamo gelosi eh?” la stuzzicarono Toji e Kensuke.
“Silenzio, stupidi!”
“Visto che siamo tutti d’accordo, andremo oggi pomeriggio” concluse Shinji.

QUARTIER GENERALE DELLA NERV/SALA RIUNIONI
L’enorme sala era immersa nell’oscurità, l’unica luce proveniva dal pavimento e sopra di essa vi erano Gendo Ikari, seduto davanti ad una scrivania, e Kozo Fuyutsuki, in piedi alla sua destra.
Improvvisamente i due uomini furono circondati da dodici monoliti neri, che erano sollevati da terra. Su quelli strani oggetti erano presenti delle scritte luminose di colore rosso, l’una sopra l’altra, che permettevano di riconoscerli.
La prima scritta diceva “SEELE” e sotto di essa vi erano un numero e la dicitura “SOUND ONLY”.
“Allora Ikari” esordì la voce di Keel Lorenz proveniente dal monolito 01 “per quale motivo hai deciso di convocarci tutti?”
“Il motivo per cui mi sono rivolto direttamente a voi, e non alla Commissione, è molto chiaro: temo che stia per avverarsi ciò che è scritto nel segmento R2 dei Rotoli del Mar Morto” spiegò Gendo.
“Ne sei sicuro?” chiese il monolito 04.
“Pur non avendo prove precise, ho il forte sospetto che sia così”.
“Non possiamo prendere decisioni se non abbiamo la certezza assoluta che stia veramente per accadere” affermò il monolito 09.
“Non lo dico per offendervi” disse Gendo assumendo la sua tipica posa “ma credo che anche voi abbiate il sospetto che stia per accadere. Solo che temete a tal punto ciò, che preferite non guardare in faccia la realtà. Anche quando realizzaste il Progetto per il Perfezionamento dell’Uomo, lo organizzaste nella speranza che gli Angeli non si facessero mai più rivedere, nonostante fosse scritto chiaramente nelle pergamene”.
“Attento alle tue parole Ikari. Allora potevamo anche sperare che gli Angeli non ricomparissero mai, ma proprio perché era scritto ci preparammo lo stesso. Qui è diverso. Per affrontare quel momento avremmo dovuto utilizzare tutte le nostre risorse, ma siccome non era sicuro che avvenisse, non era sbagliato sperare. E non lo è neanche adesso” disse Lorenz.
“Vi dico che sta per avvenire, purtroppo” ribatté Gendo.
“Trova delle prove sicure, e poi convocaci di nuovo” disse il monolito 05.
“Potrebbe essere troppo tardi” ribatte Gendo.
“Non possiamo utilizzare tutti i nostri mezzi senza avere certezze” spiegò il monolito 07.
“Vada come vada, vi chiedo di affidare a me il controllo della situazione. Voglio essere autorizzato a fare tutto ciò che sarà necessario” disse il comandante.
“Cosa intendi dire?” chiese il monolito 11.
“Se la situazione dovesse peggiorare, per salvare il salvabile, bisognerà usare l’estrema risorsa” spiegò seccamente Gendo.
“Intendi l’auto-distruzione?” chiese sbalordito Lorenz.
“Esatto”.
“Un’azione del genere farebbe fallire il progetto che abbiamo accuratamente ideato e coltivato in tutti questi anni. Non puoi farlo!” lo rimproverò Lorenz.
“Io voglio il perfezionamento quanto voi, ma nessuno qui vuole lo sterminio dell’umanità mi pare. Io farò il possibile per salvaguardare il Progetto, ma se davvero dovesse arrivare quella cosa, almeno in questo modo il genere umano non evolverebbe, ma sarebbe salvo lo stesso. Invece se non interveniamo sarà davvero la fine, totale e definitiva, per tutti”.
Dopo qualche attimo di silenzio, Lorenz disse: “Va bene. Comunque spero che i tuoi siano solo sospetti. E spero anche che tu non ti faccia ossessionare da essi, e non commetta atti sbagliati”.
“Non l’ho mai fatto”.
Nessuno dei monoliti rispose, ma proprio come erano apparsi, scomparirono all’improvviso.
Fuyutsuki e Gendo rimasero in silenzio per qualche attimo.
“Che idioti” esordì Fuyutsuki “i problemi vanno affrontati subito, e loro pensano di evitarli facendo finta di niente”.
“I vecchi della Seele sono bravi solo a dare ordini. Cosa ti aspettavi?” chiese ironico Gendo.
“Comunque hanno ragione su un punto: non hai prove, solo dei sospetti”.
“Ritengo questi sospetti giusti”.
Gendo menzionò cosa diceva il segmento R2: ”Se un giorno qualche estraneo verrà ad ostacolare il tuo operato, sappi che è solo un servo e che questo è solo il preludio: infatti precede colui che è temuto da sempre. Non lasciarti ingannare dall’apparente calma: egli è sempre preceduto ed è sempre seguito dalla calma e dal silenzio. Abbine paura, ogni forma e ogni nome può assumere, tutti diversi e sconosciuti, ma tutti lo conoscono. Però nessuno saprà se e quando egli verrà”.
“Tu ritieni che quella specie di profezia si sia avverata?” chiese Fuyutsuki.
“Si. Russel MaCoy poteva benissimo essere l’estraneo che cercherà di ostacolare l’operato della Nerv. Il fatto che lavorasse per qualcuno, fa prevedere che dovremo vedercela anche con il suo o i suoi emissari. Inoltre, il lungo periodo di calma che stiamo vivendo adesso, si può intendere come la calma che precede la tempesta”.
“Interessante. Ma sono e restano sospetti”.
“Confermati dall’atteggiamento di Rei”.
“Che intendi dire?”
“Sai bene che Rei è una ragazza… particolare, e il suo strano comportamento di questi giorni è dovuto ad un sentimento preciso. Una sensazione di cui lei non sa spiegarsi il motivo, ma che ha in comune con gli Angeli e che è anche il motivo per cui si stanno tenendo lontani da qui in questo periodo, temo”.
“Di che sentimento stai parlando?”
“La paura!”

  
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