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Autore: Soe Mame    12/09/2015    1 recensioni
Se solo non avessi seguito lui...
Se solo non mi fossi ostinata a voler oltrepassare quella porta...
Se solo fossi tornata indietro quando ne ho avuta l'occasione...
...
... nah.
Genere: Demenziale, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Miku Hatsune | Coppie: Kaito/Meiko, Len/Rin
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incest, Incompiuta
Capitoli:
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Tutti i personaggi appartengono ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

~
Dietro quell'espressione umile,
stai nascondendo la tua esitazione
Vero?
~



- Sono davvero felice di averti reincontrato. -
Non era mai stata tanto sincera in tutta la sua vita.
Non soltanto Len era fuggito alla vista di Kaito, ma persino Gakupo Kamui, apparso dal nulla, aveva sgranato gli occhi e aveva cambiato strada come se nulla fosse, il passo più veloce di prima.
Rimanere incollata a Kaito era stata un'ottima idea.
- Soltanto una cosa. - ne era felice, ma era anche curiosa. Si scostò - gli occhi finalmente tornati a risponderle - e lo guardò in viso: - ... perché Len e Gakupo Kamui scappano non appena ti vedono? -
- Len è molto timido! - un gran sorriso. Miku ripensò intensamente al coniglietto indemoniato con il falcetto sguainato e non se la sentì molto di concordare.
- Quanto a Gakupo, è una storia un po' lunga. - continuava a sorridere.
- Anche lui mi ha detto che è una lunga storia. - protestò Miku: - Tutti mi dicono che è successo qualcosa, in passato, ma- -
- Ovvio che sia successo qualcosa, in passato. Altrimenti, non sarebbe passato. -
- Sì, intendevo... - osò staccare una mano e sventolarla, a scacciare quelle parole: - ... la "lunga storia" di cui tutti parlano, che tutti sembrano conoscere, ma che nessuno vuole dirmi. -
- Perché vuoi conoscerla? - Kaito sbattè le palpebre: - Non è una cosa che ti riguarda, in fondo. -
- E' vero. - annuì: - Ma ormai è una questione di principio. E' frustrante sentire gli altri parlare di cose che non conosci! - gonfiò le guance.
L'altro ridacchiò: - Te la narrerei volentieri. Il fatto è che è una storia effettivamente lunga, e noi siamo appena arrivati a destinazione! -
- Oh? - Miku si voltò.
Le sembrava ci fosse più luce - e, forse, era davvero così, dato che non c'erano le siepi a schermare i raggi solari; c'era un vociare in sottofondo, non urla, solo gente che parlava in maniera tranquilla, qualche risata, rare e brevi grida.
Il centro del labirinto era un enorme spiazzo d'erba costellato di tavoli per il buffet, sedie - non necessariamente vicino ai tavoli - e un palco, dall'altra parte rispetto a quella da cui era spuntata.
Dato che era arrivata e che c'erano abbastanza testimoni per scoraggiare qualsiasi tentativo di omicidio, scese da Kaito, per poi rassettarsi il vestito - e controllare che la gonna stesse ben giù.
- Devo allontanarmi. - disse Kaito, proprio mentre era girata a controllare il nodo del grembiule.
Si raddrizzò: - Oh? -
- Spero che il cibo sia di tuo gradimento! - sorrise lui, e poi si dileguò in mezzo alla folla con straordinaria rapidità.
Miku rimase lì, impalata, lo sguardo al punto in cui era sparito.
- ... d'accordo...? - si voltò, piano, a rimirare davanti a sè.
Doveva essere presente una cinquantina di persone, abbigliate nei modi più disparati: chi ostentando ricchezze, chi vestito elegante, chi vestito con un abito decente. E parlavano tra di loro, come se nulla fosse.
Osò fare qualche passo avanti, indecisa sul da farsi: "... mi hanno lasciata qui da sola." si guardò intorno, lo sguardo saltò da una faccia all'altra: "... e io non conosco nes-"
- Miku! -
"... eh?" si voltò. E si pose tante domande, veramente tante domande, ma la più urgente le sfuggì dalle labbra senza neppure starci a pensare: - Cosa ci fai qui? -
Gumi sorrise, un sorriso grande e luminoso, le braccia aperte: - Ho ricevuto un invito dalla Regina! - la voce si abbassò, il sorriso rimase immutato: - Di quelli che non si possono rifiutare. - il tono si fece più acido.
- Oh. - sbattè le palpebre: - In realtà, intendevo "Come facevi ad essere qui prima di me". -
- Sospettavo! - si portò una mano alla bocca, a nascondere la risata: - Presente il percorso più preciso che ti dicevo? - Miku annuì: - Per spiegarlo, ci vogliono ore e ore ma, se lo conosci, basta imboccarlo e ci vogliono solo dieci minuti per arrivare fin qui! -
Miku sbattè di nuovo le palpebre. Portò le mani in grembo. Annuì un'altra volta: - Capisco. -. Decise di non pensarci.
Aveva solo camminato per gran parte della mattina. E si era ritrovata in un castello specchiato con passaggio segreto. E aveva corso per nonsapevaquanto inseguita da un coniglio adorabile ma sanguinario e un portinaio con un bastone orrendo.
Non c'era niente su cui rimuginare, in fondo.
- Kiyoteru è con te? - giusto per imporsi di far finta di niente.
Gumi scosse la testa: - E' a casa, con Kokone. E non aveva ancora finito di far capire a Yuki e Ryuuto quanto sia pericoloso andare in mela alla loro giovane età! -
- Questi giovani che non capiscono la gravità dei pericoli... - "Poverini. Provo pietà per loro.".
- Tu, piuttosto. - il suo sguardo si fece stupito: - Cosa ci fai qui, alla festa? Hai incontrato la Regina? -
- E' stata lei ad invitarmi! - giunse i palmi, non riuscì a trattenere un sorriso.
"...?" il volto di Gumi si era incupito. Non un buon segno.
- Pensavo il peggio, ma la Regina mi è parsa una brava persona! - proseguì: - Un po' dispettosa, ma buona! -
- Capisco. - la vide distogliere lo sguardo, portarlo a terra. Sembrava pensierosa. Pessimo segno.
- ... qualcosa non va? - forse avrebbe dovuto temere la risposta, ma sarebbe stato stupido non chiedere. Soprattutto se c'era la anche solo remota possibilità che finalmente le venissero dette le cose in modo chiaro.
- Dimmi, Miku... - continuava ad essere attratta dal suolo.
- Sì? -
- ... per caso, ha detto qualcosa tipo "Mi piacerebbe molto"? -
Cercò di ricordare le parole esatte della Regina: - Uhm... sì, direi di sì. -
- Capisco. - di nuovo. Lei non capiva, invece.
Finalmente, Gumi si degnò di tornare a guardarla negli occhi. E il suo sguardo non prometteva niente di buono: - Presente quegli inviti che non si possono rifiutare? - abbozzò un sorriso. Ma non era molto convinto.
Miku era sicura che il suo lo fosse ancora di meno: - Ah... - giunse le mani, si stritolò le dita: - ... un modo carino per dire "ordini"? -
- La tua perspicacia mi allieta. -
"Mi ha detto che sono perspicace. La situazione si sta davvero facendo pericolosa.": - Quindi... dovrò anche cantare? -
Gli occhi di Gumi divennero due perfette sfere azzurre. Orrido segno: - Ti ha chiesto di cantare? -
Miku annuì.
Contro ogni aspettativa, Gumi non allargò ancora di più gli occhi - forse perché fisicamente impossibile - ma abbassò le palpebre, per poi inspirare a fondo.
Quando li riaprì, guardò verso il cielo: - ... beh, era ovvio. Accettare un invito della Regina ad una festa comporta sempre questo rischio. -
- Eh? -
- Voglio metterti in guardia, ora che siamo ancora al sicuro. - le sue mani sulle spalle, il volto di colpo vicinissimo, Miku trasalì: - Alle feste, la Regina fa sempre partire il Karaoke della Regina. -
- Il- -
- E' un gioco inventato da lei. Si basa sull'inventiva e la prontezza. -
- Prontezza...? -
- All'improvviso, la Regina inizia a cantare una canzone, inventata sul momento, ritmo e parole. Ne canta solo una strofa. Non appena conclude, qualcuno deve essere pronto a cantare la seconda strofa, inventando parole che abbiano senso con la precedente e seguendo il ritmo della prima. -
- Sembra carino... - ma aveva un brutto presentimento.
La presa sulle sue spalle si fece più forte: - Non ci deve essere alcuno stacco troppo significativo, tra le strofe. Ah, ovviamente, quando viene conclusa la seconda, qualcuno deve farne una terza, e così via fino alla fine. -
- Come si fa a decidere la fine? -
- La fine può essere posta solo dalla quarta strofa in poi. E' vietato concludere la canzone alla seconda o alla terza. -
- Oh... -
- Il problema è che succede all'improvviso. E, durante il canto, deve esserci silenzio assoluto. Non è possibile mettersi d'accordo su chi deve cantare le strofe. -
- Ah, è deciso sul momento? -
- Tutto è deciso sul momento! - sembrava volesse stritolarle le spalle e iniziava a fare un po' male: - E il risultato deve essere una canzone perfetta! Come se un coro di professionisti si fosse messo d'accordo per cantare una canzone straconosciuta! -
- Ah, oh... - non sapeva cosa dire.
- Ovviamente, c'è una penitenza per chi sbaglia. -
- Penitenza...? - questa la preoccupava un po'. Soprattutto il modo con cui l'aveva sottolineata.
- Chiunque disturbi la perfetta riuscita della canzone subirà la penitenza. Chi parte in ritardo, chi osa concludere la canzone alla seconda o alla terza strofa, chi si permette di cantare sopra la Regina, chi inizia a cantare mentre ha iniziato a cantare qualcun altro... -
- Ma, se non ci si può mettere d'accordo, allora- -
- Sì. -
Rabbrividì. Quel gioco non le piaceva più tanto: - ... e allora come- -
- Ti interrompi subito sperando che la Regina non ti abbia sentito e che l'altro continui a cantare come se nulla fosse. - lapidaria: - E' l'unico modo. Se vi interrompete entrambi, subirete entrambi la penitenza. -
- Ah... -
- Ovviamente, la Regina è esonerata dalla penitenza. Qualsiasi cosa succeda. -
Si limitò ad annuire.
- Queste sono le regole base. -
- Ce ne sono altre...? -
- Niente di strano, in questo caso. - la presa si allentò, e Miku ne fu molto grata: - Semplicemente, essere intonati, seguire il ritmo e ideare un testo decente. -
- ... e se non...? -
- Penitenza. -
- Qualcun altro meritevole della penitenza? -
- Oh... - le mani scivolarono giù dalle spalle: - ... qualora la canzone fosse un fallimento, tutti i presenti subirebbero la penitenza! -
- ... - sbattè le palpebre: - ... - le sbattè di nuovo: - ... - e di nuovo: - ... che beeeeeeello. -
- Vero? - Gumi trasse un profondo respiro: - Inutile dire che, una volta iniziato il gioco, non ci si può allontanare. Puoi immaginare perché la quarta persona a cantare cerchi sempre di concludere la canzone. -
- Cerchi? -
- Dare una conclusione che soddisfi la Regina non è così semplice. Per questo capita, spesso e volentieri, che il quarto cantante non concluda e preferisca rimandare. -
- E cosa succede se non canta nessuno? -
- Se non canta nessuno dopo la Regina, significa che la canzone è stata un fallimento. Quindi... - lasciò la frase in sospeso, eloquente: - Nel caso, a subire la penitenza sarà l'ultima persona ad aver cantato. -
- Cosa? -
- Quello che ho detto. - mise le braccia conserte: - Una volta iniziato il gioco, ci sono solo due modi per non subire la penitenza. Il primo è tacere, e sperare che qualcuno di abbastanza stupido o coraggioso si metta a cantare. La seconda è cantare, e sperare che qualcun altro di abbastanza stupido o coraggioso si metta a cantare dopo di te. E che nessuno avesse avuto la tua stessa idea nello stesso istante. -
- E una cosa del genere è possibile? - stava iniziando a farsi male da sola, a forza di torcersi le dita.
- Di solito sì. - gli occhi azzurri di Gumi nei suoi: - Tuttavia, se la Regina ti ha chiesto di cantare, allora significa che, molto probabilmente, vuole sentirti cantare al Karaoke della Regina. -
Miku deglutì: "... ho il fondatissimo sospetto di essermi cacciata in un guaio gigantesco.".
L'espressione della Duchessa si sciolse in un sorriso d'incoraggiamento: - Andrà tutto bene. Devi aver fiducia in te stessa. E negli altri. -
Si sforzò di annuire.
- Se non altro... - Gumi abbassò la voce: - ... tutti noi abbiamo un aiuto. -
Una luce di speranza, piccola piccola, nella nebbia d'ansia che si era creata all'altezza del petto: - Ossia? -
- Il Re. -
- Il...? - "Giusto, dove-"
- Il Re ha preso l'abitudine di iniziare a cantare subito dopo la Regina. E' lui a prendersi la seconda strofa. Così, diventano necessarie solo due persone per concludere il gioco. - portò le mani dietro la schiena: - E rilassa un po' l'atmosfera. Riduce il senso di urgenza. E' più facile essere lucidi e pensare al da farsi. O a cosa cantare, e come. -
- Bene... - almeno una nota positiva. C'erano due cose che voleva chiedere. Scelse per la - sperava - più rapida: - Ma dov'è il Re? -
Gumi sgranò gli occhi, lo sguardo di pura confusione: - Eh? -
- Eh? -
- Che domanda è? -
"Cosa...?" - Nnnnon è qui? -
L'altra sbattè le palpebre, visibilmente sempre più confusa: - Ma cosa stai dicendo? -
- Dovrei chiederlo io! - iniziava a sentire un po' di caldo sulle guance.
- Ma se ti ho vista arrivare- -
Il vociare in sottofondo tacque all'improvviso.
Come una sola persona, tutti si erano voltati verso il palco. Miku li imitò - e, con la coda dell'occhio, notò Gumi fare altrettanto.
Sul palco, c'erano Mayu, il cuscino con le corone in mano, Lily, la Regina e Kaito.
"D'accordo. Cosa ci fa Kaito-" un'idea, di colpo: "... non può essere.".
- Salute alla Regina di Cuori! - la voce del Fante si diffuse, potente, in tutto lo spiazzo.
La folla applaudì, e Miku battè le mani a sua volta, lo sguardo fisso sulle persone sul palco.
Lily prese la corona più grande e, dopo un profondo inchino alla Regina, gliela pose sul capo. "... credevo che le corone più grandi fossero dei re..." ci ripensò: "... anche se qui credo che la Regina sia molto più importante.".
- Salute al Re di Cuori! - un altro applauso, e a Miku parve appena più forte del precedente.
Lily prese la corona più piccola e, dopo un profondo inchino a Kaito, gliela pose sul capo.
Kaito aveva il cappello in mano. E la corona sulla testa.
Ed era appena stato chiamato-
"KAITO E' IL RE?" per un istante, si chiese come le gambe riuscissero ancora a sostenerla: "KAITO. KAITO. KAITO E' IL RE." le mani erano ancora congelate nell'accenno di un applauso: "NON... NON E' POSSIBILE. NO. NON...".
Si voltò verso Gumi, quasi sperando che lei le sorridesse e le dicesse qualcosa tipo: - Ah, ma Kaito sta lì solo come figurante, sta sostituendo il Re! -.
E, invece, Gumi aveva ancora quello sguardo disorientato: - Cos'hai, Miku? Mi sembri un po' strana... -
- Ah... - sentiva le guance tirare. Forse era un tic.
- Prima mi chiedi se il Re c'è nonostante tu ci sia arrivata standogli attaccata come un koala, ora quella faccia... - si fece preoccupata: - E' per quello che ti ho detto sul gioco? -
- ... Kaito è il Re. -
- Sì...? -
- Kaito è il Re. -
- Sì, Miku. Non lo sapevi? -
- ... credo dovrò andare a rinfrescarmi. -
- ... non lo sapevi. - trattenne una risata, con scarsi risultati.
- Con acqua molto fredda. -
- Vi ringrazio tutti per aver accettato il mio invito! - la voce gentile della Regina la fece tacere all'istante: - Spero che la festa sia di vostro gradimento! - la vide giungere le mani, un sorriso: - Sentitevi liberi di fare quel che volete, eccetto distruggere o uccidere! -
Miku tirò un sospiro di sollievo: "Bene. Ho l'ordine della Regina. Len non potrà farmi del male!" sperò che Gakupo non rigirasse quelle parole con qualcosa come: - Ha detto distruggere o uccidere, non sbattere un orrido bastone sul corpo di qualcuno! -.
La folla tornò a fare quello che stava facendo prima; sul palco, Mayu aveva lanciato via il cuscino e se n'era andata trotterellando, Lily si era fermata da una parte, dritta, la lancia in vista.
La Regina e Kaito erano scesi, e forse si stavano accertando della qualità del buffet.
Miku si congedò da Gumi - forse nella mente c'erano dei pensieri, ma sospettava che l'uragano appena formatosi lì li avesse trascinati tutti in una centrifuga.
Vagò a caso, dove c'era meno folla, dove c'era più aria, dove sentiva più fresco.
"... Kaito... è... il... Re..." camminò: "... Kaito è il Principe..." camminò: "... Kaito è quello di cui si era innamorata di Rin..." camminò: "... Kaito è quello che la Guerriera Trucida - alias quella Regina - aveva come protetto...". Si fermò: "... protetto... Re e Regina..." piegò appena la testa di lato, si voltò a guardare i due, in lontananza: "... forse... Rin aveva ragione ad essere gelosa. Forse c'era veramente un'altra. Ma era sempre stata sotto i suoi occhi." avrebbe avuto senso. Riprese a camminare, l'uragano diminuì d'intensità: "... questo vuol dire che il Re è un bruco." aggrottò la fronte: "... oh, beh." alzò le spalle: "... questo significa anche che... se io ho sognato la vita di quella ragazza, allora..." sgranò gli occhi: "Aspetta. Se il Principe è lui, quella ragazza ha danzato con Kaito. Io ho danzato con Kaito. Nel sogno e..." ricordava i violini partiti all'improvviso. E le troppe mani: "... ho danzato con il Re?" il cuore sobbalzò.
E lei quasi cadde.
Qualcosa le aveva colpito un fianco - o meglio, il suo fianco aveva colpito qualcosa.
Portò le mani in avanti per frenarsi, finì con il toccare una tovaglia.
Gialla.
"..." spostò lo sguardo, fino ad incontrare dei conosciuti occhi azzurri, spalancati, e un gran sorriso.
- ... Rin? -
- Ciao, Miku! - ridacchiò lei.
"... immagino abbia usato la famosa strada." si raddrizzò: - Sei stata invitata anche tu? -
Rin annuì: - Ehi, ehi, Miku! -
- Sì? -
- Ti va un po' di the? -
- No, ti ringrazio. - lasciò che lo sguardo vagasse sul tavolino: un tavolino che non si sarebbe potuto dire quadrato solo per una manciata di centimetri su due lati, coperto da una tovaglia gialla e imbandito con tazzine, piattini, dolcetti, barattolini, due bricchi del latte e cinque teiere.
- Te lo sei portato da, ehm, casa? - azzardò a chiedere.
Rin gonfiò le guance: - Ovvio. - assottigliò lo sguardo: - Te l'ho detto che fuori devo sempre aspettare i comodi degli altri, per bere il the in santa pace! - si chinò di lato, per poi riuscire da sotto il tavolo con una borsa termica: - Quindi, mi sono organizzata! -
"... si è portata un tavolino con servizio da the."
Ma c'era un'altra cosa: - Ma, Rin... -
- Sì? -
- ... hai accettato l'invito di...? -
Il Cappellaio alzò le spalle, rimise giù la borsa termica: - Se mi rinchiudessero in prigione, sarebbe un problema. -
- Non ci sei già? -
- Una di quelle nel castello. -
Miku rabbrividì: - Ah, quindi sono in uso... -
- Certo che sono in uso! Estremamente in uso! -
"Che bella notizia." si ricordò, all'improvviso: "Oh, giusto. L'altra cosa che volevo chiedere..." il Re Bruco l'aveva scombussolata.
- Rin, qual è la penitenza al Karaoke della Regina? -
Lei sbattè le palpebre. Le sbattè di nuovo. E di nuovo. Poi le sue labbra si curvarono in un sorriso - un sorriso strano: - Affrontare le proprie paure. -
- ... eh? -
- Basta un sorso... - prese una tazzina colma di the scuro: - ... e vedrai e sentirai tutto ciò che ti terrorizza. Sarai circondata dalla tua paura più grande. -
- ... - si torse le dita: - ... una pozione? -
Rin annuì, piano: - Per questo la Regina è esonerata dalla penitenza. Non per barare. Ma perché sarebbe inutile. - rise: - Lei non ha paura di niente! -
Si sentiva rigida. Troppo rigida. Faticava a riportare le braccia lungo i fianchi, e a muovere le gambe: - ... la penitenza è una pozione che fa vivere le proprie paure più grandi. - rabbrividì, a pronunciarlo: - E quanto dura...? -
- Varia. - il Cappellaio appoggiò il mento ai dorsi delle mani, i gomiti contro il tavolo, la tazzina tra le punte delle dita: - Dipende da quanto ti fai prendere. -
- Ti fai prendere...? -
- E' più efficace sulle persone con una paura specifica. Perdono la testa prima. - il suo sorriso si fece ampio: - Alla Regina piace far perdere la testa! -
"..." sia Gumi che Rin le stavano dipingendo una Regina molto diversa da quella che le era parsa.
Si voltò a guardarla, ancora impegnata con il buffet.
Eppure, quella descrizione sarebbe stata perfetta per colei che aveva rinchiuso Rin in una simile prigione.
Un tonfo.
Si girò di scatto. Un uomo in smoking era finito lungo disteso sul tavolino, il Cappellaio che, all'ultimo, doveva aver alzato la tazzina che aveva tra le mani.
Tutto il resto era tragicamente precipitato, e lo smoking era ormai un quadro astratto di the, burro, marmellata e crema.
- Ah, scusatemi. - come se nulla fosse, l'uomo si alzò, si spolverò le maniche e se ne andò.
"..." Miku lo seguì con lo sguardo: "..." tornò a Rin. Aveva appena alzato gli occhi al cielo.
- Di nuovo. - la sentì sbuffare, per poi rimettere la tazzina sulla tovaglia.
- ... ma che- - cercò di essere una brava ragazza: - -maleducato! Ti riduce il tavolo così e- -
- Oh, non mi avrà notata. - Rin schioccò la lingua: - Sarà il quindicesimo che mi cade sul tavolo! - alzò di nuovo gli occhi al cielo: - Ecco perché odio i posti affollati! Non mi notano mai! Mi vengono sempre addosso! E hai idea di quante cose mi abbiano rovinato, cadendoci sopra? -
- Potresti metterti delle strisce tutte intorno! - aprì le braccia, finalmente le risposero: - Quelle gialle e nere! Ti fai una barricata! -
- La supererebbero e poi si stupirebbero di trovarmi. - il Cappellaio sospirò: - Ma è normale. In fondo, io sono una distorsione. -
- ... distorsione? -
- Una fetta di tempo che se ne va per conto suo. - recuperò le cose rovinate e le buttò in una grossa busta di plastica estratta nonsapevaquando: - Capita anche a te, no? -
- Eh? -
Chiuse la busta, il tavolo relativamente pulito: - Non è che la strada che stai percorrendo non l'ha mai percorsa nessun altro. Anche dove sei ora, non è che nessuno non ci sia mai passato o non ci si sia mai fermato. Solo, non ora. Non mentre ci sei tu. -
"Oh." capì: "I luoghi in cui sono successi quei racconti..." giunse le mani: - ... è come se tu fossi in un altro tempo? -
- Io sono sempre alle cinque del pomeriggio! - scoppiò a ridere, e sentì i timpani farle male.
- Quindi, alle cinque del pomeriggio- -
- Quali cinque del pomeriggio? - rise: - Quali? Quali? Quelle di quel giorno? O quelle di oggi? O quelle che ci saranno? - sgranò gli occhi: - Il tuo tempo non è il mio tempo, ma il mio tempo è il tuo tempo! -
- Eh? - non le piaceva quando iniziava a ridere in quel modo.
- Ehi, ehi, Miku! -
- Non voglio del the- -
- Mi vedi, Miku? -
- ... beh, sì. - sbattè le palpebre: - Perché- -
- Anch'io ti vedo, Miku! E ti parlo! - sorrise. Ma, stavolta, era un sorriso sincero: - Sono poche le persone che condividono il loro tempo con me! -
- ... - inspirò: - ... Len non condivide il suo tempo con te? -
- Len non può condividere il suo tempo con me. Lui non potrà mai condividere il suo tempo con me. - quel sorriso si fece amaro: - ... siamo la stessa cosa divisa in due tempi diversi, no? -.
"... la Regina lo sapeva...?" qualcosa le diceva di sì.
- Ehi, ehi, Miku! -
- Sì? -
- Ti va un po' di the? -
- ... no. Grazie. - sospirò.
Ci pensò. Ci ripensò. Alla fine, lasciò che quelle parole uscissero dalle sue labbra: - Len è qui. - quegli occhi azzurri sgranati: - ... prima ha cercato di prendermi a falcettate. -
Rin ridacchiò.
Poi portò la tazzina alla bocca.
- ... sai... - mormorò, soffiando sul the: - ... Len non c'è sempre, quando la Regina dà questo tipo di feste. Però, oggi ero sicura ci fosse. - chiuse gli occhi: - ... grazie. - bevve.
A Miku sfuggì un sorriso: - Vado a dare un'occhiata intorno. -
Rin non parve averla sentita, ma era sicurissima avesse capito. Così, si voltò e si allontanò.
Il passo svelto.
"Devo trovare Len." non sapeva cosa sarebbe cambiato, dicendoglielo. Niente, probabilmente. Anzi, forse avrebbe reso entrambi ancora più tristi.
"Però..." serrò i pugni: "Però..."
- In un qualche luogo... - la voce della Regina.
Si bloccò, come se quelle parole fossero un ordine di fermarsi.
- ... c'era un piccolo sogno. - tutti gli sguardi erano andati alla sovrana. Se anche non fosse calato il silenzio assoluto, la sua voce si sarebbe sentita lo stesso: parlava con tono pacato, ma era alta, forte.
- Non si sa chi l'avesse sognato, era davvero un sogno piccolo. - la Regina giunse le mani, un sorriso dolce sulle labbra: - Quel piccolo sogno pensò: "Non voglio sparire così... Come posso far sì che le persone mi sognino?" -
"Già, come?" si sarebbe voluta avvicinare, ma le gambe si rifiutavano di spostarsi di anche solo un millimetro.
- Il piccolo sogno pensò e pensò, e alla fine ebbe un'idea. -
Quella storia la incuriosiva. C'era qualcosa, leggero, nell'aria.
Era partita una musica.
Il sorriso della Regina si fece più ampio: - "Farò perdere gli umani dentro di me, sarebbe bello se creassero un mondo.". -
"Oh... beh, forse potrebbe essere una buona idea..." avrebbe voluto alzare la testa, cercare di capire da dove provenisse quella musica. Ma si sentiva pietrificata.
E la musica era tutta intorno a lei, come era stato per il can can.
Soltanto che...
"... il Karaoke è iniziato." le mani erano ancora strette a pugno. Ci mise più forza, il sangue nelle vene fattosi gelido.
Una mano della Regina andò al petto: - La prima Alice, coraggiosamente, avanzò con la spada in mano, nel Paese delle Meraviglie... -
Sentì un brivido lungo la schiena, trasalì: "... nonostante tutto, è ancora una guerriera." trasse un profondo respiro: "Se ha iniziato... se ha iniziato e vuole sentirmi cantare, allora..." sentiva gli occhi lucidi, il cuore era impazzito di colpo: "... devo stare calma. Devo ascoltare le sue parole. Non posso sbagliare."
- Spazzando via svariate cose con la sua spada, avanzava aprendo una strada cremisi... -
"... non sono sicura che quelli del Paese delle Meraviglie sarebbero granché felici di questa canzone." un'idea, velocissima, nella sua mente. Scosse la testa - o almeno, pensò di farlo, ma non riusciva a muoversi: "... la Regina non è andata a fare disastri nel Paese delle Meraviglie, vero...?".
- Quell'Alice fu imprigionata nel profondo del bosco, come una peccatrice... -
Miku deglutì. Quel testo non le piaceva affatto.
E, per quanto sapesse di dover stare calma, si sentiva ogni parola più agitata. Le mani tremavano.
"... ce la farò. Forse non posso muovermi, ma sono sicura..." trasse un profondo respiro: "... sono sicura che riuscirò a cantare.".
- E, tranne che per la strada costruita nella foresta, nessuno seppe della sua esistenza. -
Aveva davvero una bella voce, la Regina. Ovvio che sfidasse la gente a cantare.
E quella musica era anche dannatamente orecchiabile.
- La seconda Alice, tranquillamente... - la voce di Kaito. Un contrasto con quella della Regina, un contrasto complementare.
"... è questo quel che dicevano...?" inspirò a fondo, di nuovo: "Canterò dopo di lui, allora. Cerca di pensare a qualcosa, Miku!"
- ... cantava canzoni nel Paese delle Meraviglie. -
Ascoltò anche le parole del Re: "Non devo fare una copia della strofa della Regina. Deve suonare bene..."
- Lasciando traboccare svariati suoni, creò un mondo folle. - "... d'accordo, allora è confermato che il genere della canzone è questo.": - Quell'Alice era una rosa... - "Parole ripetute nello stesso punto...": - Un folle gli aveva sparato... -
Deglutì. Era quasi il suo turno. Schiuse le labbra: "Pensa ad una strofa, Miku. Pensaci!"
- E' sbocciato un unico fiore rosso brillante... - stava per finire: - Amato da tutti, appassirà. -
- La terza Alice era una ragazza infantile di bell'aspetto... - la voce era uscita, chiara.
Non era il momento di aver paura. Non era il momento di aver paura di un fallimento.
- ... nel Paese delle Meraviglie... - guardò la Regina, lontana. Sentiva tanti sguardi su di sè: "... regina!" ripensò a tutto quello che era successo dal giorno prima, in un istante.
- Seducendo svariate persone, creò uno strano regno... - le parole sembravano uscire da sole: - Quella Alice era la regina del regno. Ossessionata da sogni distorti... - era quasi alla fine. Sentì il ghiaccio sciogliersi del tutto, il corpo scaldarsi, tornarle a rispondere: - ... terrorizzata dal suo corpo decadente, regnò dalla sommità del suo regno. -
Le sembrò di riemergere dopo una lunga apnea.
"Ce... ce l'ho fatta." il cuore era grande, leggero: "Ce l'ho fatta!" trasse un profondo respiro: "... ma non è ancora finita.".
Soltanto in quel momento ricordò: "... se nessuno dovesse cantare ora..." freddo, in un istante. Sentì gli occhi far male, tanto li aveva sgranati all'improvviso: "... non ce l'ho ancora fatta.".
Una voce acuta, potente.
Sollievo, si rilassò.
Qualsiasi cosa fosse-
"RIN?" finalmente il corpo le rispose, quando si voltò a guardarla: era in piedi sul suo tavolino, lo sguardo deciso.
- Seguendo il sentiero del bosco... -
La musica era leggermente cambiata. Si era fatta più... tranquilla?
- Un tea party tra cespugli di rose... -
Un'altra voce.
Un'altra voce che conosceva.
Lo cercò con lo sguardo, fino ad individuarlo: Len era dall'altra parte dello spiazzo, guardava in direzione della Regina.
"Tea party..." portò un pugno al petto, sentì il cuore precipitare: "... Len, cosa diamine..."
- Un invito dal castello era... - cantò Rin.
E, quando Rin pronunciò quelle parole, Len tacque.
Ma non perché sentiva di aver sbagliato.
Il cuore sussultò: "Non..."
Len parlò di nuovo: - ... il seme di... -
- ... cuori! -
L'avevano detto insieme.
L'avevano detto insieme.
Nello stesso momento.
Nello stesso momento.
"... Rin, Len..." l'altra mano andò alla bocca: "... state sfidando la Regina?".
- La quarta Alice erano giovani gemelli... - la musica era tornata quella di prima. E Rin e Len stavano cantando insieme: - ... con curiosità, andarono nel Paese delle Meraviglie... -
"Come fanno?" si azzardò a guardare la Regina: il suo viso gentile si era fatto impassibile.
Non furioso, o oltraggiato. Solo, non c'era alcuna emozione.
- Passando attraverso svariate porte, proprio ora sono andati avanti... -
Len tacque: - La determinata sorella maggiore e... - cantò Rin.
Rin tacque: - ... l'intelligente fratello minore... - cantò Len.
"... evviva la modestia."
- ... si avvicinarono ad essere l'Alice migliore, ma... - le loro voci insieme, i loro sguardi andarono alla Regina: - ... nessuno dei due si svegliò dal sogno. Vagarono nel Paese delle Meraviglie. -
La conclusione.
La quarta strofa.
Avevano cantato insieme.
"... allora la telepatia fra gemelli è vera?" sbattè le palpebre, incredula: "Credevo fosse solo un modo di dire!".
La musica andò sfumando, fino ad interrompersi con una nota stonata.
"Cosa...?"
Ma la Regina non fece una piega, e la colpa della nota stonata non era di nessun cantante, quindi decise di ignorarla anche lei.
La Regina, invece, applaudì: - Davvero una bella canzone. - sorrise, guardò verso di lei: - Mi congratulo con i partecipanti. -
- G-grazie, Vostra Maestà! - fece una riverenza, più perché sentiva di doverlo fare che per reale volontà.
Si rialzò in fretta, gettò uno sguardo a Rin: era scesa dal tavolino, come se nulla fosse. Guardò verso Len, ma non lo trovò: era sparito nella folla, magicamente tornata a muoversi.
Il cuore batteva forte. Le braccia tremavano.
"... come avete fatto?" mosse un piede in direzione del Cappellaio: "Non... non avete paura che la Regina-"
- Miku! -
Si voltò appena in tempo per ritrovarsi davanti gli occhi spalancati di Gumi, lei col fiatone, le guance arrossate: - Sei stata bravissima, Miku! - accennò ad un sorriso.
- Grazie! - "Beh, pensandoci oggettivamente, forse sono stata brava sul serio..." poteva un po' pensare alla propria performance...?
- Meno male che hai capito! - Gumi si portò una mano al petto, inspirò a fondo, per riprendere fiato: - Pensavo non avessi capito che era iniziato il Karaoke della Regina, quindi sono subito corsa da te ma- -
- Oh, sì, abbiamo sentito tutti il tuo mirabile scatto. -
Miku guardò alla propria sinistra.
La Regina, con un grande sorriso. Guardava Gumi.
E Gumi era sbiancata di colpo.
"... io non l'ho sentita." non sapeva se fosse il caso di contraddire la sovrana, quindi tacque.
- Peccato per quella sedia. - la Regina si portò una mano alla guancia, l'espressione premurosa: - Devi esserti fatta male. -
- No. No, affatto. -
Un brivido. Non aveva mai visto quegli occhi azzurri così freddi, quella voce così gelida.
- Mi fa piacere, allora. - un sorriso.
- No che non ti fa piacere. - un ringhio: - Speravi ci cadessi del tutto sopra e mi facessi più male possibile. -
"Gumi..." alzò appena le mani, indecisa se provare a fermarla.
La Regina non aveva perso il suo sorriso sereno neppure per un istante: - Che parole brutali. Io mi preoccupo sinceramente per la tua salute! -
- Solo perché così io non pensi a ferite procurate da qualcos'altro che non sia tu? -
- Esattamente, mia cara! -
Sobbalzò: "Cosa...?"
- E si dà il caso che, quando sei quasi caduta, io avessi già iniziato il mio Karaoke. - la Regina giunse le mani: - Mi ha infastidito molto, quel rumore. E' un bene che sia stato così piccolo e breve, almeno non ha rovinato troppo la canzone! -
Gumi era terribilmente pallida.
"... ho un brutto presentimento." fece due passi verso di lei, in mente nessuna parola da poterle dire.
- Mia cara. -
Lily apparve al fianco della Regina. Miku non l'aveva vista neppure arrivare.
Il Fante di Cuori aprì un braccio verso destra: - Da questa parte, Duchessa. -
- Conosco la strada. Grazie. - le spalle di Gumi tremavano. Miku abbassò lo sguardo, notò i pugni serrati tanto da far sbiancare le nocche.
Fece per dire qualcosa, ma la Regina parlò: - Suvvia, cara, non fare quella faccia. - il suo sorriso si accentuò: - Non ti sto mica mandando in pasto al Jabberwock! -
Gumi trasalì.
"Jabberwock?" aveva già sentito quella parola. Si sforzò di ricordare, ma quello sguardo chiaro sconvolto bloccava qualsiasi suo pensiero.
- T-tornerà presto? - la prima cosa che le era venuta in mente. Guardò la Regina, sperava di avere un tono supplichevole.
"Sono stata brava, forse sarà clemente se glielo chiedo io...?"
- Forse. - la sovrana alzò le spalle. E non aggiunse altro.
Quando tornò a guardare Gumi, lei e Lily si erano già allontanate.
"No!" corse verso di loro, le raggiunse in fretta, il cuore conficcatosi in gola. Si rivolse al Fante di Cuori: - Dove state andando? Posso accompagnarla? -
Lily la guardò di sfuggita. Rispose dopo un secondo, il volto impassibile: - Alle prigioni. - Miku sgranò gli occhi: - E, no, non puoi accompagnarla. Ti prego di rimanere qui nel labirinto e di non seguirci. -
Sentì quelle parole nella mente, i piedi non si fermavano: "... alle... prigioni...?" deglutì, ma si sentiva soffocare: "Non... Gumi non..."
- Tranquilla. -
Si bloccò. Incontrò lo sguardo di Gumi: lei sorrideva.
- Ma- -
- Non è la prima volta. Se va tutto bene, per oggi pomeriggio dovrei essere già fuori. - sventolò una mano: - Neppure lei ci tiene troppo ad avermi nel suo castello! -
Il cuore rallentò il suo battito impazzito: - ... starai bene, vero? -
- Fa piuttosto fresco, laggiù. E c'è pure il wi-fi! -
- Nella zona in cui andrai, l'hanno tolto. - la corresse Lily.
- Ugh. -
"... stava venendo ad avvisare me." - Grazie. - sforzò un sorriso: - ... però non fare più cose così avventate. Non sono così stupida. -
Gumi ridacchiò - e le parve finalmente la vera Gumi: - Lo terrò a mente. Ciao! -
- Ciao... - la guardò allontanarsi insieme al Fante, che aveva pazientemente aspettato fino a quel momento.
Si sentiva un po' meno agitata.
Ma l'idea che fosse finita nei guai per colpa sua...
Serrò i pugni: "Ha detto che forse sarà fuori tra poche ore! Non devi lasciarti abbattere!".
C'era anche un'altra cosa: "... la Regina dà simili ordini con tutta quella calma..." inspirò a fondo: "... tiene ogni cosa sotto controllo. Sa che nessuno si opporrà a lei. Quindi..." inspirò di nuovo: "... deve essere molto sicura di sé. Perché nessuno è in grado opporsi.".
- E' di nuovo riuscita a mandarla in prigione? -
Miku si voltò. E si sentì pietrificata sul posto. Di nuovo.
- L'ultima volta è stata una settimana fa...? - Len piegò appena la testa di lato, concentrato: - C'è da dire che la Duchessa sembra avere un talento eccezionale nel fornirle scuse su di un piatto d'argento. A volte mi chiedo se non sia innamorata delle prigioni. Sembra quasi che lo faccia apposta. -
Lo scrutò dalla punta delle orecchie bianche alle scarpe scure. Nessun falcetto.
Si rilassò un pochino: - Non... - si schiarì la voce. Era uscita un po' roca: - Non subirà la penitenza, vero? -
- Nah. - Len le si avvicinò, con tutta la tranquillità del mondo: - Se l'avessero sentita tutti, sì. Ma, visto che l'hanno sentita solo le persone lì intorno... -
"... quasi cadere proprio vicino alla Regina. In effetti, sembra un pochino volontario. Oppure Gumi è incredibilmente poco fortunata.".
- Len... -
- Lo so. - un sospiro: - Vuoi chiedermi perché ho cantato. -
- Veramente volevo chiederti se avessi ancora intenzione di procurarmi dolore fisico e mentale. - fece un passo indietro: - Ho la protezione assoluta di Kaito. - mise le braccia ad X: - Se oserai farmi del male, urlerò il suo nome e lui giungerà a salvarmi! - "Forse.": - E tu non vuoi che arrivi Kaito ad abbracciarti, vero? -
Il pelo bianco sulle orecchie si rizzò: - Non ho intenzione di procurarti dolore fisico o mentale. - disse Len, la faccia di chi aveva appena morso un limone.
- Bene. - Miku abbassò le braccia: - ... a parte questo, sì, volevo chiederti perché avessi cantato. O meglio, come hai fatto a cantare con Rin. -.
Il Bianconiglio non rispose subito. In quei secondi in cui era rimasto in silenzio, però, le sue labbra si erano curvate in un sorriso. Un sorriso sincero.
- Ti ho vista parlare e muoverti come se ci fossero qualcuno e qualcosa di invisibile. - spiegò lui: - Dato che non sei troppo stupida- - "Troppo?": - -era ovvio che stessi parlando con qualcuno che io non potevo vedere. - distolse lo sguardo: - ... era ovvio. -
"...?" - E come hai fatto a coordinarti così bene con Rin? -
Len continuò a guardare qualcosa di diverso da lei. Miku provò a seguire il suo sguardo, ma le parve stesse solo osservando una parete verde del labirinto.
Tornò a guardarlo. Non si era spostato, né aveva risposto.
Poi, lui schiuse le labbra: - ... non è ovvio anche questo? - una mano andò al petto. Si strinse in un pugno. E Len si degnò finalmente di guardarla negli occhi. Ma non disse altro.
"..." - ... forse per te è ovvio, ma per me non lo è molto... -
- Non è necessario che lo sia. - il suo sorriso si fece più simile ad un ghigno: - Anche se pensavo ti fosse già chiaro. -
- Tu e Rin siete la stessa persona? - l'unica conclusione che le veniva in mente, a ripensare alle loro parole.
- Non siamo la stessa persona. - abbassò la mano: - Eravamo la stessa cosa. -
Miku sbattè le palpebre: - ... non capisco se sia la leggendaria telepatia tra gemelli o la leggendaria telepatia tra amanti. -
- Forse abbiamo solo una leggendaria telepatia doppiamente potente. - il sorriso si accentuò.
"..." sentì le labbra curvarsi: - Tsundere. - dal profondo del cuore.
- Cosa? - il pelo bianco ritto, lo sguardo che le aveva lanciato forse voleva incenerirla.
- Guarda che l'ho capito! - portò le mani dietro la schiena, il mento alzato: - Ti atteggi tanto a yandere psicopatico ma, in realtà, tu sei solo un coniglietto che vuole tanto bene alla sua sorellina adorata e... - sentì il cuore appesantirsi: - ... vuole fare qualcosa per lei. -
Len non rispose. Continuava a guardarla, l'espressione fredda.
- E' per questo che hai cantato con lei? - riportò le braccia ai fianchi: - Volevi... sfidare la Regina? -
Nessuna risposta. Ma Len non distolse lo sguardo dal suo.
- Conosci un modo per liberare Rin? - "Perché non vuole rispondermi?" si guardò intorno: gli invitati erano distanti, e comunque impegnati a farsi gli affari loro; la Regina era poco più di una macchiolina rossa.
- Miku. -
Il cuore sobbalzò: - Sì? - tornò subito a guardarlo: "Forse ha cambiato idea? Vuole dirmi qualcosa?".
- Io sono il messaggero della Regina. -
Miku sbattè le palpebre: - L-lo so... -
- La Regina è la mia signora. Non c'è motivo per cui io debba sfidarla. -
Tic Tac Tic Tac
Quelle iridi azzurre sembravano scolpite nel ghiaccio. Sentiva persino i brividi di freddo lungo le braccia.
Quelle labbra si muovevano piano, la voce era gelida.
- Len... - alzò appena una mano, indecisa se toccargli la spalla. Sentiva freddo. Tremava.
Non era mai stata sagace, ne era conscia.
Eppure, quel che aveva sentito non era quel che Len aveva pronunciato.
- Sconfiggerò la Regina. -.

- Devo andare. -
Quella voce la riportò alla realtà. La voce di Len, quella che aveva imparato a riconoscere.
- Oh... sì, d'accordo. - annuì, piano, ancora un po' stordita.
Non sapeva neppure lei da cosa. Ma si sentiva così.
- Siamo riusciti a non farci del male! - accennò ad una risata, e s'inquietò quando la sentì uscire fin troppo nervosa.
E s'inquietò ancora di più quando vide Len ghignare: - Oh, sì. Ci siamo riusciti. - alzò una mano: - Buona giornata, Miku! - e si dileguò, con straordinaria velocità.
Miku agitò una mano a sua volta, l'espressione immutata: - Ah... ah... ah... buona giornata, Len... -
"Credo diventerò una creatura simbiotica. Chissà se esistono creature che vivono in simbiosi con i bruchi. Se non ne esistono, allora sarò la prima."
Perché la frase di Len le era suonata molto come: - Oh, sì. Ringrazia Kaito, ora che è anche lui nello stesso posto in cui ci troviamo noi. -, e doveva essere previdente.
- State proprio iniziando ad andare d'accordo, eh? -
Oh.
Un'altra voce che aveva imparato a riconoscere.
Si voltò lentamente, il cuore che batteva sempre più forte ogni secondo che passava.
Poi la incontrò.
Quei meravigliosi occhi azzurri, quei morbidi capelli rosa, quelle maniche sotto cui aveva accertato esserci un paio di mani umane e il busto, con tutto ciò che di interessante poteva esserci.
E basta.
Miku sbattè le palpebre: - Lungi dal dispiacermi di avere queste- - le indicò: - -in primo piano, ma dov'è il resto...? - erano belle anche le sue gambe. E la sua coda.
E poi, era destabilizzante.
Anche perché Luka stava sdraiata e stava fluttuando: "Conosco i pesci volanti, ma non sapevo esistessero anche i gatti volanti...".
- Qui. - sorrise, stranamente senza ghignare: - O da un'altra parte. -
- Ma non fa male? - si sporse appena per vedere: niente. Non c'era assolutamente niente.
- Perché dovrei farmi del male da sola? - e, stavolta, ghignò.
Miku sospirò: - Come vuoi. Tanto sei tu ad apparire a pezzi. - più che altro, si chiedeva se fosse volontario quell'esserle apparsa sdraiata, mettendo per bene nella sua visuale il viso e le tette.
Che erano pure parecchio scoperte, e Miku si chiese anche se non avesse potuto direttamente togliersi il vestito, che insomma, tanto valeva, non era che-
- Ammiro come tendi ad invocare il mio nome ogni volta che ti trovi in pericolo. -
- E' più per sfogarmi. E' come imprecare. Sai che non succederà niente, ma intanto ti sei sfogata. - trasse un profondo respiro e intrecciò le mani dietro la schiena.
- Dunque il mio nome è un'imprecazione? - ridacchiò. Non sembrava affatto offesa.
"Beh, meglio così." - Puoi vederla così. -
- Oppure, in fondo, c'è la minuscola speranza che io venga davvero a salvarti? -
- La tua vista potrebbe ridarmi forza! - sorrise, ed era sicurissima delle sue parole: ad esempio, era certa che, se Luka fosse apparsa durante la fuga nel labirinto, lei sarebbe corsa molto, molto, molto più veloce! - nella sua direzione, per la precisione.
- Ah, e comunque. - si ricordò: - Len ed io abbiamo instaurato una tregua. A rate. Variabili. - distolse lo sguardo: - E la variabilità la decide lui. -
- Un coniglietto adorabile, non trovi? -
- Di aspetto, sì! - trillò: - Ha solo quel piccolo problemino del brutto carattere, ma non è necessario ai fini dell'abbraccio! -
- Non sei di molte pretese. -
- Già. - annuì. Sorrise. Aprì le braccia: - Tipo, vorrei tanto abbracciare anche te! -
- Hai già abbracciato il Re, oggi. - Luka si mise seduta nell'aria - o meglio, si sarebbe messa seduta se avesse avuto un fondoschiena, ma Miku capì che era il momento adatto per chiamare in soccorso la fantasia.
- Non è esatto. - non si mosse: - Quella era la posizione del koala. Io voglio darti un abbraccio vero! -
- Vuoi darmi il sinonimo di un abbraccio. - ridacchiò, la manica a coprire le labbra.
- Non sei d'accordo? - accentuò il suo sorriso.
Luka ghignò. Ovviamente: - Se ti dicessi di sì? -
"..."
Miku prese fuoco. Cose che capitavano.
Alzò appena lo sguardo e notò una fiammella su un ciuffo della frangetta. Si leccò due dita e la spense.
- Miku, Miku... -
Si sentiva scrutata. Molto scrutata.
- ... non fare simili proposte se non sei pronta tu per prima. -
"..." - ... come sono finita a fare una proposta simile? - guardandosi, notava ancora dei colori. Non si era autocarbonizzata.
Però avrebbe davvero desiderato ardentemente l'abilità di Luka di sparire e riapparire a piacimento.
- Perché hai lasciato che le parole andassero senza filtrarle con il pensiero e il buon senso. - lo Stregatto abbassò la mano.
- Ma mi sembrava la cosa più naturale da fare... - anche Miku abbassò le mani - ma più perché stava iniziando a sentirsi più idiota di quanto non sembrasse già.
- Non sembrava a te. - Luka socchiuse appena gli occhi: - E' stato il mio comportamento a spingerti a crederlo. Ma non è detto che io dica la verità. - ghignò: - E non è detto che io sia l'unica a spingerti a pensare qualcosa. -
Un brivido lungo la schiena: - Cosa...? -
- Oh... - il Gatto del Cheshire guardò oltre la sua spalla: - ... a proposito di persone che parlano senza pensare centocinquanta volte sì e una no... -
- Eh? - si voltò.
- E tu chi sei? -
Kaito si era liberato della corona e si era rimesso il suo cappellino. Si era avvicinato non sapeva quando e da quanto, e osservava Luka con pura curiosità: - Non mi sembra tu sia tra gli invitati. -
- Io personalmente non sono stata invitata. - riconobbe lei: - Ma non c'è mai stato alcun divieto, per gli invitati, di portare con loro anche il proprio animale domestico. -
- Mh... - il Brucaliffo alzò lo sguardo, e Miku lo vide chiaramente andare alle sue orecchie feline.
Kaito sbattè le palpebre: - Sei un gatto! -
- Gatto del Cheshire, o Stregatto, se preferite. - aprì un braccio, la manica riempì tutto lo spazio al di sotto, fino alla vita appena visibile.
Kaito sbattè di nuovo le palpebre: - ... i gatti mangiano tutto ciò che è più piccolo di loro? -
- Temete vi mangi, Vostra Altezza? -
Miku trasalì: "Ah..."
- Alquanto. - la sua risposta sembrava assolutamente ovvia: - Tuttavia, gradirei molto se tu non lo facessi. -
- Non temete, preferisco di gran lunga il pesce. Soprattutto il tonno. - aveva sospirato. L'ultima parola l'aveva letteralmente sospirata.
- Allora puoi rimanere! - Kaito sorrise, e Miku non potè non pensare: "... e si fida così...?".
Se lei fosse stata un bruco, non si sarebbe fidata di un gatto.
Il gatto si sarebbe dovuto guadagnare la sua fiducia attraverso lunghe ed estenuanti prove, suoi continui rifiuti, e avrebbe dovuto autopunirsi almeno cinquantatrè volte al giorno, sotto i suoi occhi impassibili, e soltanto alla fine, con un salvataggio all'ultimo secondo in cui lui, il gatto, avrebbe quasi rischiato la vita, lei, bruco, gli avrebbe dato un briciolo della sua fiducia.
Nelle storie era sempre così, quindi doveva essere pratica comune nella conquista della fiducia da parte di nemici naturali agli estremi della catena alimentare.
- Ma a me non piace avere un gatto semi-invisibile in giardino. - un altro sospiro. Alle sue spalle. Di una voce che aveva sentito da poco.
Non ebbe bisogno di voltarsi: la Regina fu presto accanto al Re, lo sguardo scuro allo Stregatto, una mano sulla guancia.
- Dai, non fa nessun danno! - sorrise Kaito: - E poi, guarda com'è carina! -
Definire "carina" la Gnocca Nekomimi sembrava un enorme eufemismo.
- Anche la salamandra di sapone era molto carina, ma ricordi cos'è successo appena ha iniziato a piovere? - alzò gli occhi al cielo: - Ho sognato tutta quella schiuma per almeno tre notti consecutive. -
- Nel cielo si crea un arcobaleno, disegna una spirale e ci fa volare via! - le parole di Kaito avevano coperto quelle della Regina.
Qualsiasi cosa intendesse il Brucaliffo, Miku scelse di non dire niente.
- E se ci fosse qualche invitato allergico al pelo di gatto? - chiese la Regina, più a se stessa che al Re: - Il gatto deve essere allontanato. -
- Temo sarebbe già da tempo in brutte condizioni. - disse Luka, pacata: - Giro nel giardino da un po'. -
Miku rabbrividì: "... pure.".
- Allora mi piacerebbe molto se tu te ne andassi. - rispose la sovrana, con un sorriso.
"... è un ordine." guardò Luka.
La vide alzare le spalle: - Come desiderate, Vostra Altezza. - e scomparve, in un attimo.
Il cuore di Miku trasalì: aveva quasi sperato che-
Un paio di gambe candide. Una lunga coda striata. E una larga gonna rosa scuro.
"..."
- Oh, è arrivata l'altra metà! - il commento di Kaito fu essenziale.
- Mi piacerebbe molto se ne andasse anche quest'altra metà. - la voce della Regina era appena appena incrinata. Ma solo appena appena.
Quel che era apparso scomparve all'istante.
E un volto conosciuto apparve, incorniciato da lunghi capelli rosa e orecchie feline.
"..."
- Non te n'eri andata? - la domanda di Kaito aveva senso.
- Me ne sono andata. - un ghigno: - E ora sono tornata. -
- Divertente. - la voce della Regina era incrinata. Incrinata e basta: - Davvero molto divertente. - continuava a sorridere.
- Siete adirata con me, Vostra Altezza? - una manica si materializzò dal nulla, per poi andare a posarsi sotto il mento di Luka, a sorreggerle il viso: - Non siatelo, per favore. Significherebbe dar peso agli scherzi di un gatto. -
- Non sono affatto adirata con te. - la voce della Regina era decisamente incrinata: - Vorrei solo tagliarti la testa ed esibirla come trofeo. -
Miku rabbrividì, da capo a piedi: "Non..."
Luka rise: - Voi dovreste avere un brutto rapporto con le decapitazioni, Vostra Altezza! - un ghigno: - L'altra volta non è finita bene, vero? -
- In che modo ottenere il trono è da considerarsi un mio fallimento? - la sovrana fece un passo avanti, lo sguardo deciso: - Cosa pensi di ottenere, ricordandomelo? -
- Cosa penso di ottenere? - lo Stregatto aggrottò la fronte: - Io non penso di ottenere nulla. Tanto meno da voi, Vostra Altezza. -
- Capisco. - la Regina sospirò. La sua voce sembrava tornata normale: - Vuoi solo farmi perdere la calma. -
- E' questo l'obiettivo del fare scherzi, no? - sorrise.
"... sembra che ora vada tutto bene..." inspirò, piano, ed espirò altrettanto piano. Si sentì vagamente più rilassata.
Gli occhi castani della Regina.
S'irrigidì di nuovo.
- Costei è la tua ospite. - non era una domanda.
Annuì, o almeno, ci provò, ma non ci riuscì. Così, disse: - Sì. -, o meglio, pigolò: - Vostra Maestà. -.
- Dunque è qui perché ho invitato te? -
Miku si sentì incapace di muoversi. Nessuna parte del suo corpo le rispondeva più. E aveva di nuovo iniziato a fare assurdamente freddo. All'improvviso.
- Se così fosse, allora sarebbe colpa tua se il gatto è qui! - notò Kaito, serafico.
- Sarebbe colpa di Michelyne. - lo corresse la Regina, e facendole battere il cuore ancora più forte: - Avrebbe dovuto dirmi di avere con sè con un animale domestico. -
- Ma tu non gliel'hai chiesto! - trillò il Re: - Quindi è tuuuuutta colpa tua! -
E la Regina fece una cosa che Miku non si sarebbe mai aspettata potesse anche solo lontanamente fare.
Arrossì.
- Miku è mia ospite. - prese la parola Luka, pacata: - Ma la mia padrona è la Duchessa. E' stata lei a portarmi qui. -
"Gumi!"
- Gli ospiti devono badare ai loro animali domestici. - sussurrò la Regina. Poi scosse la testa, perse il rossore sulle guance e chiamò: - Mia cara. -
Lily apparve al suo fianco.
Non fosse che l'aveva intravista fiondarsi al suo fianco, avrebbe pensato avesse lo stesso potere di Luka.
- Libera la Duchessa. -
Quell'ordine la fece sorridere, il cuore più grande e leggero.
- E portala qui. Deve occuparsi della sua bestiola. -.






Note:
* "Dietro quell'espressione umile, / stai nascondendo la tua esitazione / Vero?": Batsu Game / Punishment Game.
* La canzone del Karaoke della Regina è, ovviamente, Hitobashira Alice / Alice Human Sacrifice [ Traduzione mia, sì ]
* Il "sinonimo di abbraccio" di cui parlano Luka e Miku è "amplesso"; è effettivamente un sinonimo di "abbraccio", ma ha ormai interamente assunto una connotazione sessuale.
* "Nel cielo si crea un arcobaleno, disegna una spirale e ci fa volare via!": citazione un po' modificata da Shabon no Salamandre / Salamander of Soap [ Traduzione Scritta ]




Come annunciato, niente croquet: solo un curioso Karaoke con una curiosa penitenza. U_U
Da brava Regina di Cuori, la buona Guerriera Trucida ha del tutto svelato il suo lato sanguinario - e Miku una bizzarra concezione dell'improvvisazione. O forse si è solo fatta suggestionare. (?)
In ogni caso, ormai non è più poi così convinta che la Regina sia solo un po' dispettosa. U.U

Nondimeno, è finalmente riuscita ad avere un dialogo pacifico con Len - che, di suo, pacifico non è. E di certo non sta a rigirarsi i pollici mentre la sua adorata sorellina è in quelle condizioni.
Sorellina che, nonostante tutto, è stata comunque invitata dalla Regina alla festa. Oscuro complotto? No, semplicemente, come Miku stessa ha notato, la Regina è sicura di sè. Estremamente sicura di sè.
Il Re, d'altro canto *ah ah.*, salva la situazione ancora una volta, ma solo dopo aver traumatizzato Miku- no, okay, non è stato uno shock poi così grande. Su. (?)

E' stato più traumatico ritrovarsi a fare proposte indecenti alla Gnocca Nekomimi. (!)

In ogni caso, ormai Miku è decisa a voler aiutare Rin. In qualche modo. Tipo. Forse.
Dipende se Len non l'affetta prima.

Questo capitolo ha portato tante domande: Luka si è mai persa qualche pezzo? Gumi è effettivamente innamorata delle prigioni? Kaito, oltre che lo zucchero filato, si fuma anche il sapone? La Regina sarà tsundere? Quant'è grande la borsa termica di Rin, considerando che il Cappellaio si è portata dietro anche un tavolino e una sedia? Da dove vengono le musiche che partono a caso? Yuki e Ryuuto saranno ancora alle prese con la spiegazione di Kiyoteru? Miku nasconde un lato narcisista? Len è davvero uno yandere poser? Ma, soprattutto, di che accidenti parla la "lunga storia" del Duca di Venomania del Paese del Viola?

Superultrastramegaiperindispensabilissimo spoilerone sul prossimo capitolo: a certa gente piace spettegolare del portinaio.

Spero che questo capitolo vi sia stato di gradimento ^^
Per qualsiasi consiglio o critica, dite pure ^^
  
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