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Autore: Adeia Di Elferas    12/09/2015    4 recensioni
Kaoru ha appena lasciato Takehiko, nella speranza di non farlo soffrire in futuro. Molto provata, va a casa di Rei, nella speranza di trovare conforto. L'amica le offrirà ascolto e un appoggio, ma a modo suo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kaoru Orihara, Rei Asaka
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Come le gocce di pioggia cadono sulla città...'
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~~ “E così l'hai lasciato.” la voce di Rei colpì Kaoru come un pugnale tra le scapole.
 Si morse la lingua, per non rispondere in modo avventato a quella specie di provocazione e si richiuse la porta alle spalle.
 A volte Kaoru si chiedeva che ci facesse Rei in una casa buia e piena di specchi come quella. La trovava così spoglia e poco accogliente... In più non chiudeva mai la porta a chiave, rischiando di trovarsi in casa chiunque da un momento all'altro.
 La trovò in camera da letto.
 Forse in rispetto all'amica, Rei stava aprendo la finestra per lasciar passare un po' di aria fresca e aveva anche permesso alla luce del sole di entrare, sollevando la tapparella.
 Quando furono l'una di fronte all'altra, Rei distolse in fretta lo sguardo, stampandosi in volto il suo sorrisetto beffardo, quello che usava quando in realtà era triste, ma non voleva ammetterlo e cercò una sigaretta nella giacca.
 Quando la trovò, l'accese immediatamente e poi gettò l'accendino sul letto.
 “Spegni subito quella sigaretta.” le intimò Kaoru facendo un passo verso di lei.
 “Perchè?” domandò Rei, indolente, aspirando a fondo e rilasciando una sottile striscia di fumo denso e caldo.
 “Se te ne sei già scordata, e se è così sappi che ti invidio molto, non è passato tanto tempo da che mi hanno aperta e ricucita.” le fece notare Kaoru, cercando di tenere un tono severo, ma controllato.
 “Ah, giusto – fece subito Rei, sinceramente mortificata, spegnendo la sigaretta appena iniziata e lasciandola nel posacenere – perdonami.”
 Le due restarono ancora un po' in silenzio, non perchè non sapessero cosa dirsi, ma perchè entrambe non se la sentivano di parlare.
 Rei fece segno a Kaoru di seguirla e raggiunsero il salotto. Si sedettero l'una di fronte all'altra.
 'Come la volta in cui mi ha fatto conoscere Takehiko' pensò Kaoru, per poi stringere con forza gli occhi nel tentativo di estirpare quel ricordo dalla sua mente.
 “Come stai?” chiese Rei a bassa voce.
 “Non dovresti fumare più. E non dovresti nemmeno più prendere tutte quelle pastiglie che butti giù come fossero caramelle.” disse Kaoru, come se non avesse sentito la domanda.
 “Anche se svii il discorso, guarda che non cambia nulla.” scrollò il capo Rei: “Puoi farmi tutte le paternali che vuoi, ma adesso quella al centro dell'attenzione sei tu. I miei problemi sono rimandati.”
 Kaoru si passò una mano sulla fronte. Era così maledettamente stanca... Le ultime settimane erano state come un giro su una giostra vorticosa, che le aveva fatto venire la nausea tanto correva veloce.
 “E poi – proseguì Rei senza riuscire a trattenersi – non deve importarti delle sigarette che fumo o dei farmaci che prendo. Se anche dovessi morire, non importebbe a nessuno, quindi perchè preoccuparsene.”
 “Ma che stai dicendo?” soffiò Kaoru, mentre sentiva la rabbia salire dentro di lei.
 Da giorni cercava di reprimere quell'ira e quel senso di profonda ingiustizia che le permeava l'anima e ora non riusciva più a trattenersi. Era come se la sua migliore amica le stesse mettendo su un piatto d'argento l'occasione per esplodere una volta per tutte.
 “Dico solo che anche se dovessi uccidermi qui e adesso, nessuno ne soffrirebbe... Quindi non angustiarti per le mie malsane abitudini...” continuò Rei, mentre quell'irritante ghigno le tornava sulle labbra.
 “Ma non ti rendi conto di quanto sei ingiusta?!” sbottò Kaoru, alzandosi in piedi.
 Rei la fissò, senza scomporsi, osservandola come qualcuno che non aspettava altro che vedere quello spettacolo.
 Kaoru non riuscì a frenarsi e proseguì, come un fiume in piena: “Ma ti rendi conto di quello che stai buttando via?! Io voglio vivere e invece devo morire! Mentre tu fai di tutto per ucciderti, quando potresti avere tutto dalla vita!”
 Improvvisamente, Rei si fece scura in volto e disse, come se stesse sputando del veleno: “Tutto, tranne l'unica cosa che voglio davvero.”
 “Sei patetica.” sussurrò Kaoru, rimettendosi a sedere, stremata da quel breve sforzo. Non aveva resistenza, era come se fosse fatta d'aria. Ogni più piccolo gesto le costava fatica. Aveva della bella fantasia, il chirurgo, a dirle che la ripresa era lì a portata di mano, che dall'intervento si sarebbe rimessa alla perfezione...
 “Solo perchè tu fingi di averlo dimenticato, non significa che sei superiore a me!” ribatté Rei, con più foga, sporgendosi verso di lei.
 Perchè doveva tirare nel discorso Takehiko? Non capiva quanto già Kaoru stava soffrendo? Perchè faceva così?
 Per difendersi, anche Kaoru decise di giocare in modo scorretto e diede voce a quello che pensava da tempo: “Non ti rendi conto che ti stai rovinando la vita per una cosa che ha nome 'niente'?” disse, coprendosi gli occhi con la mano, il petto che le doleva a ogni respiro: “Leggi correttamente il francese, e poi non sai fare due più due! Tua sorella non è capace di amare! Lei non ti ama, non ti ha mai amata e non credo che mai ti amerà!”
 “Questo lo pensi tu.” fece subito Rei, risentita.
 “Esatto, lo penso io. Perchè se ti amasse, non ti tratterebbe così.”
 “Tu non sai cosa ci siamo promesse, non sai cosa ci siamo dette, cosa...” farfugliò Rei, confusa.
 Kaoru sbirciò tra le dita e vide che gli occhi di Rei stavano sprofondando in quel mondo caotico che raggiungevano ogni volta che Fukiko si faceva strada tra i pensieri della sorella.
 “No, forse non lo so...” concesse: “Ma so che se ti amasse in qualche modo, non ti farebbe soffrire così tanto.”
 Rei restò un momento in silenzio. I suoi occhi si liberarono dalla nebbia in cui si stavano perdendo. Kaoru era riuscita a tirarla fuori dal suo tunnel privato, almeno in quel momento.
 Comunque, Rei era decisa a non lasciar cadere così facilmente la questione, perciò chiese: “Tu lo ami?”
 “Cosa...?” fece Kaoru, un po' sorpresa dal fatto che Rei stesse davvero parlando di Takehiko per la terza volta da quando era arrivata.
 “Non fingere di non capire.”
 “Cosa c'entra lui, adesso?” chiese Kaoru, mentre il cuore le batteva più forte, ricordando il modo in cui gli aveva detto addio.
 “Beh, ecco, vedi? Tu lo ami, eppure lo stai facendo soffrire.” disse Rei, come se avesse dimostrato in modo incontrovertibile le sue ragioni.
 “Non è vero.” la contraddisse ottusamente Kaoru.
 “Certo...” disse Rei, con una risata secca: “Continua a ripetertelo! Chissà, forse col tempo ci crederai anche tu! Forse hanno ragione: una menzogna ripetuta mille volte, alla fine diventa una verità! ”
 “Mh...” sorrise lentamente Kaoru: “Tu mi sembri una vera esperta in materia.”
 Entrambe si chiusero di nuovo in un lungo silenzio.
 Entrambe stavano pensando all'altra e cercavano di capire a fondo cosa stesse succedendo nella loro anima, ma più ci pensavano, più non capivano. Per l'una la scelta dell'altra era assurda e viceversa.
 Però il sentimento di amicizia e affetto che le legava era talmente forte, che alla fine ebbe il sopravvento e permise loro di concentrarsi su ciò che era davvero importante.
 “Adesso basta. Non sono venuta qui per questo. Non volgio litigare con te.” disse Kaoru, cercando di raddrizzarsi nella postura. Sentì una breve fitta alle cicatrici, ma la ignorò, perchè voleva essere forte e dare il massimo per uscirne in modo dignitoso. Era una guerriera, avrebbe lottato e sapeva che Rei sarebbe stata a suo fianco.
 “Mh.” annuì Rei, accavallando le gambe e giungendo le mani in grembo, mentre sul suo viso si apriva un sorriso vero, non il solito ghigno sghembo.
 “Ah...” disse Kaoru quasi soprappensiero: “Quanto vorrei fare due tiri a basket...”
 “Ancora non puoi, vero?” domandò Rei, con un velo di preoccupazione mal nascosto nella voce.
 Kaoru fece segno di no con la testa: “Le mie braccia sono troppo deboli. È passato troppo poco tempo dall'operazione. Dovrò lavorare il doppio del solito per compensare... I muscoli sono stati in parte danneggiati e quindi quelli vicini devono fare il doppio del lavoro.”
 Rei si morse il labbro, alzando un poco le sopracciglia: “Capisco.”
 Passò ancora qualche momento di silenzio. “Tornerai subito a scuola?” chiese Rei, quasi guardinga.
 “No, non credo. Immagino che finirò col perdere l'anno.” rimuginò Kaoru, con un sospiro: “Un anno di scuola e un anno di basket...” Le sembrava un'enormità, tutto quel tempo che avrebbe dovuto passare tra riposo e controlli e altro riposo...
 Forse l'unico modo che aveva per andare avanti era accettare quella realtà. Per qualche tempo doveva starsene calma...
 “Beh, una volta tanto potremmo fare qualcosa di più tranquillo!” sorrise Kaoru, cercando come sempre di non pensare troppo, perchè pensare a quello che sarebbe potuto accadere di lì a pochi anni era come essere già morti: “Che ne dici di andare a berci qualcosa di caldo e parlare di qualcosa di allegro?”
 Rei annuì, ma aggiunse: “Se ne siamo ancora capaci...”
 Kaoru si alzò, con una certa cautela, per non provare più dolore del necessario e invitò l'amica a seguirla: “Sono sicura di sì.”
 “Accetto la sfida, allora. Lo sai che di te mi fido.” disse Rei, seguendola.
 E insieme si diressero verso uno dei loro bar preferiti, ridendo di vecchi ricordi e scherzando come non facevano da troppo tempo.

 Kaoru apprezzò lo sforzo di Rei, che di certo aveva fatto molto fatica a mostrarsi tanto allegra quel giorno.
 Non era nella natura di quella che tutti chiamavano 'Saint-Just' essere spensierata e vivace, eppure era stata capace di essere così, quel pomeriggio, l'aveva fatto per Kaoru, perchè sapeva che ne aveva bisogno.
 Mentre la sera calava, Kaoru guardava fuori dalla finestra e si chiedeva quante altre notti avrebbe visto, quanti altri pomeriggi spensierati avrebbe potuto passare accanto alla sua amica e quanti giorni interminabili avrebbe passato nel ricordo di Takehiko.
 Si passò lievemente una mano sulle ferite, che ancora la tormentavano e che forse l'avrebbero fatto per sempre e si disse che aveva fatto la cosa giusta. Nessun legame, nessun affetto, nessun amore.
 Forse era già troppo egoista a tenersi vicina Rei, ma completamente sola non ce l'avrebbe fatta mai. Lei avrebbe lottato per sopravvivere e avrebbe lottato anche per riportare la sua migliore amica alla vita. Insieme ce l'avrebbero fatta.
 'Non lasciarmi sola, non lasciarmi mai sola', si ripetava Kaoru, rivolgendosi all'amica col pensiero.
 Rei era forte, pur nella sua debolezza. Per quanto la fecesse arabbiare, col suo atteggiamento autodistruttivo e nichilista, non poteva far a meno di volerle bene.
 Rei era una persona molto passionale e appassionata, per quanto non lo lasciasse trasparire molto. Sapeva amare con tutto il cuore, e non solo la sua odiosa sorella, come invece la stessa Rei era convinta. Lei sapeva amare tutti, nessuno escluso, sia chi la feriva, sia chi ricambiava il suo affetto. Era capace di un amore sconfinato e totale, solo che lo esprimeva a modo suo. Anche quel giorno, non l'aveva abbracciata, non l'aveva consolata apertamente, eppure era stata più efficace di chiunque altro.
 Loro due si conoscevano nel profondo e, qualunque cosa fosse successa, l'una ci sarebbe sempre stata per l'altra. Era una sicurezza che scaldava il cuore affaticato e dolorante di Kaoru in un modo tanto piacevole da lasciarla senza fiato al solo pensarci.
 Ma intanto, per quella sera, era stanca. Si stese sul letto e si permise un momento di debolezza.
 Quando si addormentò, il suo cuscino era bagnato di lacrime e nella sua mente c'era solo un volto, quello dell'unico uomo che avrebbe mai amato...

   
 
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