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Autore: _Akimi    12/09/2015    0 recensioni
[Mitsunari x Magoichi]
Forse Magoichi non era venuta fino ad Osaka per parlargli di Ieyasu. No, la donna voleva parlare di lui, di loro.
Non poteva credere che ci fosse qualcosa oltre alla guerra a rendere due persone come loro unite. Entrambi erano guerrieri in balia del destino. Un destino crudele che li aveva fatti incontrare dopo aver sofferto la perdita dei propri maestri, ma ora quello stesso destino si era dimostrato dolce, permettendo a Mitsunari di perdersi negli occhi fini della donna.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ishida Mitsunari, Saika Magoich
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mitsunari alzò gli occhi al cielo, pensando che un altro giorno senza Hideyoshi si stava per concludere.
Da quando il suo signore era morto, il Giappone non sembrava più lo stesso luogo che l'aveva messo al mondo.Non era più lo stesso luogo che aveva visto crescere quel samurai dai capelli argentei.
Niente aveva lo stesso valore che in passato. Neppure la sua stessa vita.
Nel pensare questo, i suoi occhi si persero in un cerchio bianco nel cielo, una luna vuota e priva di sentimenti, anche se nello stesso momento, poco lontano da lì, qualcuno avrebbe potuto trovarla invece piena di emozioni.
Neppure la notte aveva lo stesso sapore degli anni passati e c'erano poche cose,ormai, che Mitsunari apprezzasse sul serio. Di certo la morte di Toyotomi l'aveva cambiato a tal punto da non riconoscere più la sua stessa figura riflessa negli specchi del proprio palazzo, ma si era reso conto che dopo quel lutto, uno dei suoi più cari amici non l'aveva mai abbandonato.
Quando abbassò il capo, voltandosi verso la figura celata nell'oscurità notturna,Mitsunari non si stupì nel vedere gli occhi di Yoshitsugu osservarlo.
Nonostante fosse ricoperto da bende, il suo sguardo non nascondeva mai nulla. Soffriva come qualsiasi altro umano in quel mondo, anche se non c'era mai una singola parola che lasciasse trapelare il suo disagio nel dover vivere in un corpo come il suo.
La natura di Yoshitsugu non aveva mai allontanato Mitsunari, non gli era mai importato se fosse affetto da una malattia contagiosa, se nascondesse le proprie paure o semplicemente se tra i due non ci fossero mai stati lunghi dialoghi sulle proprie vite.
A Mitsunari quello che contava era averlo vicino, capace di giudicarlo nei momenti più adeguati e di guidarlo, sempre se si fosse perso nelle strade oscure che costituivano la sua vita.
Sempre se così si poteva ancora considerare, era questo il pensiero che alle volte prendeva la mente dello stesso Mitsunari.
Non provava più nulla da quando il suo signore era morto, se non dolore e rabbia, di questo ne era consapevole, anche se non riusciva a controllare questi sentimenti.
Odiava troppo Ieyasu per poterlo scagionare dalle proprie colpe, odiava il suo sorriso, la sua voce e quel suo sguardo. Uno sguardo che rifletteva sempre la forte luce del Sole, persino quando le nuvole ricoprivano il cielo sopra le loro teste.
Non c'era nulla che avrebbe salvato di quell'uomo perchè, di tutti i peccati che potessero macchiare un'anima umana, il tradimento era quello più intollerabile da Mitsunari.
Un amico, un alleato, come poteva Ieyasu aver tolto la vita al suo padrone?
Più ci ripensava e più il sangue gli ribolliva nelle vene, facendogli stringere l'elsa della spada di rimando, come se quel gesto fosse diventato un movimento spontaneo e naturale non appena Ieyasu Tokugawa riempiva la sua mente.
Non per altro, capitava spesso di ripensare a quello che era accaduto quel giorno e non c'era notte in cui Mitsunari chiudesse occhio in pace, non c'era notte in cui Mitsunari lasciasse la sua spada, allontanandola dal materasso del proprio letto.
Era sempre stato così, prudente,ma impulsivo.Razionale, ma folle.
Non sapeva più quale parte di sé lo stesse comandando, se i sentimenti avessero preso sopravvento su di lui o se fosse il suo cervello ad avergli consigliato la propria missione. Per questo ogni giorno ringraziava gli Dei per avergli concesso la compagnia di Yoshitsugu, anche se sperava di non doverci fare più affidamento. Non voleva essere troppo dipendente dai consigli dell'amico, ma voleva rimanere libero, libero di poter desiderare la morte di Ieyasu più di qualsiasi altra cosa al mondo.
L'aveva immaginata per ore e ore, almeno per quelle notti in cui il sonno aveva la meglio su di lui. Non c'era scena più piacevole nel vedere le proprie mani sporche del sangue caldo di Tokugawa. Nulla di più gratificante nel vedere il suo corpo inerme ai propri piedi, le viscere divenute pasto per gli avvoltoi e le palpebre serrate, cosicché nessuna luce solare potesse illuminarli come faceva ora.
Sì, voleva uccidere Ieyasu e voleva farlo il prima possibile. Voleva penetrare le sue carni, vedere la propria spada imbrattarsi di quel rosso scarlatto e l'espressione del suo volto mutare, nascondendo finalmente la determinazione che lo stava spingendo a combattere quella stupida guerra.


-Mitsunari.-
Yoshitsugu lo chiamò, pacato come sempre, anche se si era reso conto di come gli occhi di Mitsunari fossero cambiati, illuminati da una luce diversa da quella della Luna che si mostrava maestosa tra il manto scuro di stelle.
L'uomo riusciva sempre a comprendere la rabbia di Ishida, anche se quest'ultimo molto spesso non voleva esternarla, temendo che Yoshitsugu avrebbe considerato in malo modo i suoi comportamenti. Non per altro, Mitsunari era certo di non essere mosso da una follia incontrastata, ma la sua era solo sofferenza e passione nei confronti di Lord Hideyoshi, ormai scomparso dalla sua vita e dalla sua terra.
-Saika Magoichi è qui.-
Quelle parole interruppero all'improvviso i suoi pensieri, facendolo ritornare alla triste e cruda realtà.
La lieve luce della candela al suo fianco oscillò un paio di volte, minacciando di spegnersi in pochi attimi. Inutile dire che lo stesso Mitsunari non si aspettava una visita a quell'ora di notte, ma sopratutto, non da quella donna.
Tra i due non c'era mai stato un buon rapporto, non potevano ancora considerarsi nemici, ma l'atteggiamento di Magoichi non gli era mai piaciuto. La trovava troppo sicura di sé, troppo legata al suo clan e quello che più lo frustrava - anche se non voleva ammetterlo - era vedere come quest'ultima riuscisse a tenergli testa. Non aveva mai incontrato una donna del suo calibro, non che avesse mai cercato compagnia del gentil sesso negli ultimi anni. Era troppo impegnato con la guerra e la sua vita era strettamente collegata alla sua spada, per questo non si faceva mai distrarre da altri elementi.
Hideyoshi, più di una volta, insieme ad Hanbei, aveva consigliato a Mitsunari di allontanarsi dalla sua armatura, andare in città e godersi la vita notturna. Edo offriva attività davvero interessanti che non comprendevano il solo eco di dadi che cadevano in mezzo ad un tavolo, ma anche di ben altri suoni, gemiti sommessi, uomini e donne che ridevano in compagnia.
Quel genere di cose aveva sempre messo a disagio Mitsunari o più semplicemente, non aveva mai provato curiosità nello scoprire quel mondo. Sapeva che non gli apparteneva e che - anche se ci avesse provato - non si sarebbe mai sentito sentimentalmente legato a qualcun altro.
Allora, perchè pensava a tutto questo nel sentire il nome di Magoichi Saika pronunciato da Otani?
Semplicemente perchè quella donna, quella maledetta donna era l'unica che riusciva ad andare oltre alle sue aspettative e questo lo rendeva ancora più infastidito, pensando che non poteva sul serio provare interesse per una persona così cinica e opportunista.
-Sarebbe inutile cacciarla, falla entrare.-
Gli rispose nel modo più pacato possibile, senza neppure voltarsi dalla parte dell'amico. Non voleva mostrare l'espressione di stupore che si era dipinta sul suo viso, preso un po' alla sprovvista da quel gesto e sapendo che Yoshitsugu - l'unico tra quelli che lo conoscevano - era capace di interpretare il suo minimo cambiamento.


L'attesa sembrò innervosirlo pensando che Magoichi avesse cambiato idea o semplicemente aveva voglia di renderlo più iracondo di quanto già non fosse. Era sempre stato un uomo di indole estremamente razionale, freddo con la maggior parte delle persone ed era poche quelle che potevano vedere il lato più empatico di lui. Per quanto potesse sembrare strano, alle volte si era concesso del sentimentalismo, ma mai e poi mai si sarebbe fatto vedere da un nemico in quel modo. Credeva fortemente che l'essere sensibili significasse al tempo stesso essere vulnerabili,ammettere di avere delle paure o delle debolezze... erano tutte quel genere di cose che Mitsunari voleva evitare fortemente.
Pensava di essere invincibile, ma si rendeva conto che, dopo la morte di Toyotomi, anche lui come tutte le altre persone aveva troppi ostacoli da dover superare e la lucidità che l'aveva sempre caratterizzato alle volte lo abbandonava, lasciandolo solo nell'angoscia di non riuscire a prevedere il proprio futuro.
Nel silenzio che dominava nella stanza, per pochi attimi Ishida riuscì a percepire dei brevi rumori che,per quanto impercettibili, attirarono immediatamente la sua attenzione.
Quando si voltò, abituato alla lieve striscia di luce che proveniva dallo shoji appena aperto, riuscì ad identificare la figura sinuosa che si proiettava direttamente nei propri occhi.


L'avrebbe riconosciuta in mezzo ad altre cento, mille donne.
Non c'era nulla che rendeva Magoichi come tutte le altre ed era proprio questo che la rendeva più odiosa di qualsiasi altra creatura femminile che abitasse in Giappone.
Magoichi non si poteva considerare oggettivamente bella, ma il suo portamento, agli occhi di Mitsunari, aveva immediatamente attirato la sua attenzione. Camminava a schiena ritta verso di lui, i fianchi oscillavano appena, le sue forme delineate dal corsetto in cuoio che era solita indossare e le spalle scoperte, anche se a quell'ora della notte le temperature erano calate vertiginosamente.
Non appena si fece più vicina, Ishida poté osservarla meglio anche in volto, gli occhi color rubino in perfetta armonia con i capelli, anch'essi di un colore caldo, inusuale per la terra in cui era nata.
Un lieve sorriso si dipinse sul suo viso e i loro sguardi si incontrarono, seppur per pochi attimi, mentre fu lei stesse a parlare per prima tra i due.
-Scusami il disturbo Mitsunari, anche se il mio sesto senso mi dice di non aver interrotto nulla di importante.-
Quando la sentì parlare, l'uomo si limitò ad accennare un "Tsk" infastidito.
Non c'era una, una singola volta in cui loro due riuscissero a conversare in Santa Pace.
I loro occhi si incontrava e rimanevano sempre lì, immobili, sapendo che oltre a quella strana inimicizia ci fosse ben altro. Da parte sua, anche Magoichi era troppo orgogliosa per ammettere che Mitsunari potesse rientrare nella sua concezione di uomo ideale.
Non che ci pensasse poi molto, anzi, alle volte l'ipocrisia maschile la infastidiva a tal punto da portarla ad ignorare completamente l'idea di avere un compagno; in più, preferiva essere una donna intraprendente e non una moglie devota al proprio marito. Sapeva di non essere mai stata brava a mostrare i propri sentimenti, sopratutto quando si trattava di emozioni quali amore o affetto, ma quando il suo sguardo cadeva sulla figura di Mitsunari, non poteva negare una certa e inusuale attrazione nei suoi confronti.
-Spera di avere una motivazione valida per essere arrivata qui a quest'ora, altrimenti-
-Sì, saresti capace di farmi fuori.- Rispose brevemente lei, del tutto annoiata dai soliti modi dell'altro. Si era resa conto che Mitsunari facesse scivolare la mano sulla propria spada fin troppo facilmente,ma da quando si erano incontrati, per quanto gli avesse puntato la lama della katana sulla gola, non era mai arrivato a ferirla per davvero.
E Magoichi sapeva che, se avesse voluto, avrebbe potuto senza difficoltà tagliarle la gola in qualsiasi momento.
C'era qualcosa che lo fermava, qualcosa che Saika non conosceva, ma che sperava prima o poi di scoprire.


Senza chiedere nessun permesso, la donna si sedette sul tatami proprio di fronte a lui, dando le spalle al grande altare che Mitsunari aveva sistemato per Lord Hideyoshi negli ultimi mesi.
Si era tenuto impegnato anche con quello, oltre che per le preparazioni alla guerra con Ieyasu ed era piuttosto ovvio che per uno come lui, un gesto come quello di ignorare un tomba fosse del tutto sacrilego. Tuttavia, non fece il tempo ad aprire la bocca per rimproverare Magoichi perchè quest'ultima, dopo un paio di attimi, si voltò verso il dipinto ritraente Toyotomi e abbassò il capo, giungendo le mani per dedicare una breve e silenziosa preghiera al defunto.
In quei minuti di pace, Mitsunari assunse un'espressione sorpresa, il pallore della sua pelle non passò inosservato agli occhi di Yoshitsugu alla fine della stanza, lontano dall'ospite e dal padrone del castello.
Nessuno dei due uomini si aspettava un comportamento del genere da parte di Saika, ma Ishida si sentì stranamente compiaciuto nel vederla pregare il Grande Hideyoshi e non appena la vide terminare, fu obbligato ad abbassare il capo per non mostrare quell'improvvisa sensazione che l'aveva pervaso.


-Sai,anche se Hideyoshi era un tiranno, ti compatisco.So cosa significa perdere la propria guida e rimanere soli, per questo porto rispetto al tuo Signore ormai defunto.-
Parlò schietta, anche se le sue prime parole fecero infuriare all'improvviso Mitsunari.
Tuttavia, l'uomo si rilassò subito dopo, rilasciando le dita che si era strette sull'elsa della propria katana. La sua vita, dopo la morte di Hideyoshi, si era ormai basata sulla totale disperazione e non poteva credere che Magoichi, una donna con un carattere come il suo, riuscisse a comprendere ciò che stesse provando in quel periodo.
-Non c'è donna più bugiarda di te, Saika.-
Parlò lui, guardandola dritta in volto. Non avrebbe ceduto così facilmente alle sue parole, sopratutto sapendo che la donna avesse sempre un doppio fine. Non era mai capitato che i due parlassero in modo del tutto personale, dimenticandosi dei propri compiti o della guerra e questo sapeva che era dato anche dal suo stesso carattere, visto che Mitsunari non aveva mai cercato di creare un legame con lei.
Nonostante quelle parole, l'espressione di Magoichi non cambiò, anzi, sembrò incupirsi per lasciare trapelare completamente le sue vere emozioni. Non stava mentendo ed era infastidita che Ishida pensasse qualcosa del genere; era chiaro che non si conoscessero abbastanza da sapere che la donna non scherzasse mai se si trattava del suo passato e del suo mentore, morto in battaglia proprio come Toyotomi.
In ogni modo, sapeva che sarebbe stato inutile discutere della faccenda con lui, data la sua testardaggine, si sarebbero messi a litigare per nulla.
-Beh, in ogni modo non condivido nulla con te, anche se fosse vero.-
Provò a correggersi Mitsunari, anche se cercò di non lasciar trapelare un senso di spiacere nel vedere la donna afflitta dai ricordi del passato.
Forse non erano così diversi come pensava, forse davvero qualcosa li accomunava, ma era troppo infastidito dal doverlo ammetterlo.


Dire apertamente che erano simili?
Un'assurdità.


-Mh, non ti sto chiedendo questo. La mia era una costatazione e non ho domandato una tua opinione. Forse ti infastidisce così tanto essere compreso da qualcuno,eh?-
Chiese lei con un tono del tutto calmo. Non voleva provocarlo,anche se già si immaginava la reazione che avrebbe avuto Mitsunari, sbraitando e puntandole la lama contro per un non nulla.
Tuttavia, questa volta fu lei a rimanere stupita dall'atteggiamento dell'altro, vedendo le sue labbra pallide incresparsi in un breve e piccolo sorriso.
Trovava le sue parole divertenti? Ora che ci pensava, non aveva mai visto Mitsunari sorridere o apprezzare qualcosa detto dagli altri, o almeno, non detto da Magoichi.


Il silenzio ricadde tra di loro e fu Yoshitsugu a interromperlo in pochi attimi, parlando a bassa voce quasi per timore di rovinare il momento tra i due.
Ora che ci pensava, non aveva mai visto Mitsunari in compagnia di qualcun altro in quel modo. Forse era solo un caso che lui avesse accettato la presenza di Magoichi, ma in parte, Otani si sentiva sollevato nel vederlo pensare ad altro oltre a Ieyasu Tokugawa.
Nell'ultimo periodo gli era sembrata una vera e propria ossessione, qualcosa che stava poco a poco portandolo in un baratro oscuro, pieno di disperazione e odio. Yoshitsugu conosceva Mitsunari sin da quando erano ragazzini, un solo anno di differenza tra i due e sapeva quanto avesse sofferto nei momenti in cui si era affidato a lui. Le dicerie raccontavano che avesse mozzato la testa ai propri genitori, poggiandole infilzate nel cancello della propria casa come dei trofei. Altri sostenevano che la vista del sangue lo facesse eccitare e che, a differenza degli altri uomini, non trovasse nulla di attraente in un corpo di una donna, ma optava nel privare le persone della propria vita come se fosse l'unica cosa che lo rendesse dannatamente vivo.
Tutte queste parole, vere o no, non erano mai importate a Yoshitsugu. Sapeva quanto Mitsunari sapesse essere sanguinario, ma non era solo quello, non era solo odio e violenza. Ishida aveva mostrato davanti a tutti che non gli importavano i pettegolezzi, non gli importava della malattia che avrebbe portato prima o poi alla morte Otani. L'aveva affrontata, pur sapendo che fosse contagiosa. Lui non aveva mai avuto paura di essere infettato, non aveva mai avuto paura della morte stessa.


-Si è fatto tardi Saika, dovrei preparare un futon per te?-
Domandò sorridendo malignamente dietro alle bende che gli nascondevano strette il volto. Alle volte, quella malattia, era una fortuna. Gli serviva per nascondere i propri sentimenti o le sue vere intenzioni, anche se al tempo stesso era una maledizione in quanto spacciato ad una morte certa.
Infondo, non si poteva di certo essere immortali e per questo Yoshitsugu se n'era fatto una ragione.
-Vai pure a riposarti Gyoubu, ci penserò io in seguito.-
Rispose Mitsunari, non dando tempo alla donna di pensarci su minimamente. In realtà, Ishida non era molto intenzionato a farla dormire lì, per quanto il castello fosse grande per tre sole persone. L'idea di avere Magoichi nella stanza accanto gli procurava una sensazione di pericolo e sapeva quanto quella donna sapesse essere infima, proprio come tutte le altre.


Nonostante la sua iniziale esitazione, Yoshitsugu decise di andare a dormire, pur sapendo che la mattina seguente avrebbe ritrovato Magoichi in qualche stanza della fortezza.
Alle volte, Mitsunari era capace di contraddirsi per orgoglio, ma Otani era certo che avrebbe lasciato la donna dormire lì, anche se la considerava un soggetto incerto.
-Non ho previsto di fermarmi alla notte, anzi, preferirei discutere subito con te del motivo per cui sono giunta qui.-
Parlò quando vide Otani uscire dalla stanza, desiderando segretamente di avere più privacy con l'uomo che aveva di fronte.
Non appena trovò le parole giuste per parlarne, Magoichi tirò un lieve sospiro prima di riaprire bocca, già sapendo che quella frase non avrebbe fatto per nulla piacere a Mitsunari. Per quanto non fossero amici, aveva ben capito un paio di cose su di lui ed una di quelle era sicuramente l'odio innaturale e illogico nei confronti di Ieyasu Tokugawa; bastava pronunciare il suo nome per far innervosire Ishida e fare, al tempo stesso, emergere il suo lato più incontrollabile.
Nonostante i rischi di essere attaccata, Magoichi non voleva nascondere quali fossero le sue vere intenzioni e una parte di sé era certa che lo spadaccino avrebbe apprezzato la sua sincerità.


-Ho valutato la tua proposta.- La donna lo guardò stringere la mano sulla sua spada.Forse Magoichi era giunta al suo castello per dirgli che non avrebbe mai accettato di unirsi a lui. Non aveva mai accettato il carattere brusco di Mitsunari, i due avevano entrambi percepito dell'astio durante il loro primo incontro e Ishida sapeva che la donna non avrebbe atteso un attimo di più per accettare la medesima richiesta da parte di Tokugawa.
Quell'uomo parlava di legami, legami utili ad unire l'intero Giappone, ma non aveva provato rancore nell'uccidere Toyotomi, negando a Mitsunari l'unica salvezza che gli era rimasta per dimenticare il suo passato brusco.


Ieyasu Tokugawa era solamente un ipocrita, un bugiardo.


-Tokugawa mi ha domandato di unirsi a lui.-
-Lo so, me l'ha detto Otani.-
I loro sguardi si incontrarono, lasciando che le loro iridi si scrutassero a vicenda. Non c'era speranza negli occhi gelidi di Mitsunari : solo odio, una furia ormai indomabile.
Non c'era più modo di allontanare l'uomo dal suo dolore, la disperazione faceva parte del suo stesso io e Magoichi lo percepiva dal modo in cui le sue dita non lasciassero l'elsa della katana, dal modo in cui la sua fronte si corrucciasse ogni qualvolta sentisse il nome di Ieyasu pronunciato dalle proprie labbra.


-Saika, non insisterò oltre. Non ti pregherò di non andare da lui.- Ishida si alzò lentamente, il fodero della sua spada puntato contro il collo della donna.
Non si voltò dalla sua parte, distogliendo lo sguardo dalla figura femminile che poco prima aveva invaso la sua mente.
Non poteva sopportare l'idea di parlare con qualcuno che avesse deciso di aiutare il suo nemico e per quanto non lo riuscisse ad ammettere, provava ancora più dolore sapere che si trattasse di Saika Magoichi.
Non si era mai fidato di lei, ma il suo animo, inconsciamente, aveva sperato di poterla avere accanto. Aveva pensato che la sua presenza l'avrebbe reso un uomo diverso, più umano forse.
Eppure, si trattava solo di un'illusione, Mitsunari Ishida non aveva più nulla che lo accomunasse ad un mortale.
Aveva dimenticato la vita giorni prima, vedendo il corpo esanime del proprio signore.
Lacrime di sangue avevano solcato il suo viso chiaro ed ora era lì, sperando che un morto potesse consigliargli la strada da seguire.


-Sono un mercenario, sono devota alla guerra per quanto io desideri vedere il Giappone riunificato. Ieyasu Tokugawa...-
Mitsunari si voltò di scatto, bastò un movimento fluido della mano per sfoderare la propria spada lucente. In essa si rifletté il suo sguardo furioso, incontrando poco dopo quello indifferente di Magoichi.
La punta della katana sfiorò la trachea della donna lasciando che una lieve linea di rosso scarlatto colorasse l'argenteo ferro dell'arma.
Avrebbe potuto ucciderla, ma non era ciò che realmente desiderava.
Era il nome di Tokugawa che lo portava alla pazzia, che lo portava a perdere il controllo. Voleva poter allontanare le proprie mani dall'elsa di quella spada, ma non ci riusciva.
Voleva eliminare con essa i nemici di Hideyoshi, vendicandosi della sua morte per poter finalmente trovare pace.


Eppure, gli occhi di Magoichi non esprimevano risentimento né rabbia.


Provava forse compassione per lui?
No, non era certo che si trattasse di quel tipo di sentimento.


-Mitsunari.-
Sentì la sua voce chiamarlo. Pareva così lontana, eppure il corpo della donna era ancora lì davanti a lui.
La vide avvicinarsi poco a poco a lui, scostando con le dita la lama dalla propria gola. Non le importava di quanto stesse rischiando. Lo sguardo carminio era ancora puntato su di sé, Mitsunari poteva sentirlo. Ne era infastidito, ma al tempo stesso lo rassicurava come se i suoi timori fossero divenuti infondati.
Forse Magoichi non era venuta fino ad Osaka per parlargli di Ieyasu. No, la donna voleva parlare di lui, di loro.
Non poteva credere che ci fosse qualcosa oltre alla guerra a rendere due persone come loro unite. Entrambi erano guerrieri in balia del destino. Un destino crudele che li aveva fatti incontrare dopo aver sofferto la perdita dei propri maestri, ma ora quello stesso destino si era dimostrato dolce, permettendo a Mitsunari di perdersi negli occhi fini della donna.


-Non parlare più di lui.-
Non era una supplica, eppure le parole di Ishida parevano fragili, indecise.
Magoichi si faceva sempre più vicina e senza neppure accorgersene, l'uomo si ritrovò ad abbassare la spada lasciandola cadere al proprio fianco.
Non voleva che tutti parlassero di Ieyasu. Nessuno parlava più della gloria di Toyotomi, nessuno lodava l'ormai impazzito Hanbei per la sua intelligenza.
Tutti pensavano a Ieyasu, quel dannato Ieyasu.


-Mitsunari, i Saika sono al tuo servizio.-
Quel dolce sussurro raggiunse le sue orecchie, lasciandolo stordito dalla voce della donna. Non pareva ingannarlo, il suo viso non era illuminato da un sorriso ironico.
No, Magoichi voleva davvero unirsi a lui dimenticandosi di quello che Tokugawa le aveva proposto.
-Se hai intenzione di tradire Toyotomi, io...-
Questa volta non fu la spada ad avvicinarsi alla figura della donna. Fu lo stesso uomo dai capelli argentei che, con uno scatto fulmineo, sfiorò la nuca di Magoichi obbligandola con forza ad avvicinare il proprio viso verso il suo.
-Potrei ucciderti, dannata Saika.-
A contatto con le sue labbra fini ora c'erano quelle morbide della rossa. Un bacio lento e umido rubava il respiro ad entrambi. Era possessivo Mitsunari, voleva poter gridare che questa volta Ieyasu non gli avrebbe portato via di nuovo uno dei suoi cari.
No, quel bacio era un modo per sugellare il patto che legava Ishida e Magoichi come alleati o forse qualcosa di più di semplice compagni d'armi.
Sapeva cosa desiderava da quella donna e non era solo la sua forza in battaglia. Voleva poter incontrare lo sguardo di quest'ultima, poter comprendere che cosa stesse pensando, quali fossero le sue paure e cosa la rendesse felice.
Non voleva morire senza poter aver assaporato quel piacere della vita : quello di essere apprezzato, di essere desiderato come qualsiasi altro uomo che meritasse attenzioni da parte di una donna.
Non poteva più allontanarsi dalle sue labbra, le sue mani continuavano a sfiorarle il capo stringendo poco gentilmente i ciuffi rossi che le coprivano la nuca.
Sapeva che Magoichi non fosse una semplice guerriera : non adorava essere dominata e il suo sguardo severo lo faceva ben comprendere.
Non si sarebbe fidata ciecamente di lui, ma era la sua prudenza ad aver fatto impazzire Mitsunari.
Aveva mentito a sé stesso nascondendo ciò che la visione della sua nuova alleata provocasse in lui : perdeva lucidità, sentiva le proprie mani formicolare e il cuore stringersi nella gabbia toracica.


La desiderava come desiderava la morte del suo acerrimo nemico.
Dannato Tokugawa, se non fosse stato per lui, forse i destini di Saika e Ishida non si sarebbero mai intrecciati.




-Dovresti provarci sul serio,Ishida.-
Appena le loro labbra si staccarono, permettendo ad entrambi di riprendere fiato, Magoichi bisbigliò quella parole a pochi centimetri dalla bocca dell'altro.
Sorrise nel pensare a quanto fosse folle l'uomo che aveva ora di fronte a sé e a quanto fossero bruschi i gesti con cui cercasse di conquistarla.
Non aveva mai ricambiato le attenzioni ricevute, non le era mai importato trovare un compagno e molto probabilmente Mitsunari la pensava allo stesso modo.
Eppure, non era infastidita dallo sfiorare delle dita di Ishida tra i suoi capelli, sentire il tepore che emanava il corpo dell'uomo vicino al proprio.


Era una sensazione che nessuno dei due aveva mai provato, troppo presi dalla guerra, dal piacere del vedere i cadaveri dei nemici ai propri piedi.
Quello che li stava pervadendo ora non poteva essere quantificato : Magoichi non aveva mai sentito bisogno di nascondersi tra le braccia di qualcuno, non era mai stata così debole dal desiderare di essere protetta e questo Mitsunari lo sapeva bene.
Non era da lui essere gentile, eppure il bacio che schioccò sulla fronte della donna, frettoloso e poco elegante, lasciò stupita la stessa guerriera.


Ishida aveva perso tutto : la capacità di fidarsi di qualcuno, di poter sentire il proprio cuore battere per sentimenti che non fossero né astio né rancore.
Ora Magoichi era accanto a lui, troppo orgoglioso per ammettere che quel momento era ciò che li stava rendendo felici. Anche se per poco, anche se per una sola notte.
Entrambi abbandonarono le proprie inibizioni, i propri abiti, lasciando che Mitsunari si occupasse dell'altra con una delicatezza che non pareva appartenergli.
Lo sguardo vacuo per un attimo che parve un'eternità.
Le immagini di morte sopraggiungevano nella sua mente, si accavallavano l'una sull'altra e l'uomo non riusciva a concentrarsi sulla figura snella sotto di sé. Gli urlavano che era un assassino, che Ieyasu voleva ucciderlo perchè questo era ciò che meritava : aveva seminato morte e morte avrebbe avuto.
Non c'era motivo per provare quell'improvvisa e strana passione per la rossa. Anche quest'ultima, prima o poi, se ne sarebbe andata. Avrebbe iniziato a provare paura,vergogna, rabbia per essersi fidata di lui.
Tutti quelli che gli stavano vicino erano destinati a morire e Mitsunari non voleva vedere il sangue di Magoichi scorrere sulle sue mani, non voleva perderla così presto.
Forse non la meritava, se lo ripeteva mentre sentiva le sue dita fini accarezzargli il petto pieno di cicatrici.
Forse Yoshitsugu gli avrebbe dato dello stolto per essersi fidati di lei, ma non riusciva. Si sentiva vulnerabile in sua presenza e più osservava il suo volto impassibile, più si chiedeva se fosse sbagliato ritirarsi giunti a quel punto.


-Ishida, non lo farei se mi sentissi denigrata.-
Quelle parole parvero chiare come se la donna avesse ascoltato i pensieri che avevano colmato la sua mente fino a quel momento.
Non si sentiva umiliata ad essere toccata da lui?
Era questo ciò che voleva dirgli. Non avrebbe accettato nessun altro, non le importava se Mitsunari fosse brusco, solitario, per nulla gentile. Aveva bisogno di riscoprire la parte di sé che aveva nascosto dopo la morte di Toyotomi, quella di un uomo capace di amare e di essere amato.
Anche Magoichi, con la scomparsa del suo maestro, aveva perso la cognizione del tempo e non ricordava più quanti anni fossero passati prima di sentirsi in quel modo.
Non era agitata, ma temeva di sbagliare, di rovinare quel momento delicato.
Bastava il silenzio, forse, anche se Saika era troppo testarda per ammettere una sconfitta. Voleva continuare a parlare con lui di qualsiasi cosa, andava bene tutto per entrambi.


La guerra, Toyotomi, i Saika, le armi, il sangue.
Qualsiasi cosa.


-Hai paura.-
-No.- La risposta di Mitsunari fu netta, non lasciava comprendere nulla di ciò che ora lo stava pervadendo.
Era certo di non temere nulla, voleva poter sentire il proprio corpo unirsi al suo, sentire le labbra della donna pronunciare il suo nome. Con passione, imbarazzo, agitazione.
Non importava se non fossero mai stati veri alleati. Pareva un conflitto di interessi quello tra Saika e l'armata Tokugawa ed era per questo che Mitsunari non si trattenne dal chiedere il perchè della sua decisione.
-Perché non lui?-
Pareva una domanda infantile, un modo per assicurarsi che la donna avesse occhi solo per lui, ma in realtà voleva solo assicurarsi che Magoichi non lo tradisse in seguito. Non avrebbe sopportato altre menzogne, non dopo quelle di Ieyasu.


-Non ho bisogno di mentire,Mitsunari. Se avessi voluto ucciderti per conto di Ieyasu lo avrei già fatto così come tu avresti potuto tagliarmi la gola prima.-
Quelle parole non celavano menzogne. Gli occhi della donna erano su di lui, lo osservavano in silenzio senza giudicarlo né lodarlo. Sapeva di quali colpe si fosse macchiato Mitsunari, ma era umano sbagliato ed era ancora più umano comprendere di avere sbagliato.
Non voleva risolvere il conflitto tra le due armate con la pace, sapeva che questo non era più possibile, ma voleva perlomeno provare a far ragionare Ishida.
Tutti potevano cambiare, anche un uomo come lui.
-Non ci riesco...-
Bisbigliò appena l'uomo dai capelli argentei. La mano cominciò a sfiorare il petto della donna, ne accarezzava le forme per poi scendere verso il ventre.
Magoichi poteva sentire il respiro caldo di Mitsunari vicino al collo, non le dava fastidio anche se l'essere sovrastata in quel modo la rendeva nervosa. Sapeva che quello che sarebbe accaduto successivamente non avrebbe portato Ishida a sentirsi più orgoglioso di sé, non lo faceva per il solo volere di supremazia e potenza. Anche lui nei gesti pareva rigido, insicuro di ciò che Magoichi gli avrebbe fatto provare.


Nonostante l'iniziale imbarazzo di entrambi, erano capaci di gestire le proprie emozioni celandole agli occhi l'uno dell'altro. Erano adulti e non pareva inopportuni concedersi momenti di dolcezza o di gentilezza. Sarebbe risultato innaturale, forzato.
Magoichi era una donna impulsiva, ma sapeva quali fossero le scelte giuste da fare in presenza di Mitsunari.
Anche quest'ultimo, per quanto differente dalla donna, ponderò ogni suo gesto. Non voleva ferirla, ma al tempo stesso non parve interessato nel sapere se provasse piacere quanto lui.
Il sesso, si ritrovò a pensare, non era altro che uno strumento per dimostrare che Magoichi non fosse come le altre. Aveva un qualcosa di diverso, forse erano i suoi occhi o la sua aspra personalità ad aver confuso Ishida.


La notte, proprio per questo, passò inaspettata. I loro corpi si sfiorarono più di una volta, le loro labbra si incontrarono in baci dal sapore dolce, stranamente dolce.
Né Mitsunari né Magoichi erano stati mai abituati a quel genere di attenzioni. Essere ricercati dallo sguardo di qualcun altro, sentire il proprio cuore battere nel petto.
Significava essere vivi, assaporando un turbine di emozioni nuovo e inaspettato. I due si trovarono ad abituarsi a quel cambiamento in fretta, senza pentimenti e senza neppure rifletterci a lungo.
Nessuno dei due pareva avere motivo per fermarsi e le ore passarono in fretta.
Mitsunari si perdeva spesso negli occhi fini di Magoichi e quest'ultima, distogliendo un paio di volte lo sguardo dal viso dell'uomo, pensava a cosa si sarebbero detti una volta risvegliati uno accanto all'altro.
Doveva ammetterlo, non avrebbe mai immaginato di condividere una notte del genere con Ishida eppure, per quanto insolita, la situazione non la mise per nulla a disagio.


I due, in conclusione, finirono con lo sdraiarsi vicini, mentre la Luna piena non aveva smesso di illuminare il cielo durante quella sera anonima.
Mitsunari vide Magoichi addormentarsi lentamente, le palpebre serrate e le labbra socchiuse. La coperta del futon le fasciava il seno morbido e il petto si gonfiava lentamente ogni qualvolta la donna respirasse.
I capelli rossi le ricadevano sul viso e le mani appoggiate vino al cuscino fin troppo piccolo per entrambi.
Pareva indifesa, anzi, Ishida era certo che lo fosse. Eppure, non riusciva a comprendere se si trattasse di un gesto di fiducia nei suoi confronti o fosse solamente stoltezza : Magoichi si era dimostrata sempre attenta e prudente in sua presenza, tuttavia, ora giaceva di fianco a lui senza preoccuparsi di essere attaccata.
Erano alleati, pensò in fretta l'uomo dai capelli argentei, ma era piuttosto ovvio che dopo quella notte il loro rapporto non sarebbe stato più lo stesso.
Sapeva che Magoichi non avesse bisogno di spiegazioni, i loro gesti erano stati avventati, ma non era dati da semplici casualità : Saika gli piaceva, o almeno, la infastidiva meno di altri.
Il suo aiuto gli sarebbe stato utile, ma anche la sua compagnia, più della sua abilità con le pistole, avrebbe permesso a Mitsunari di essere un uomo diverso.


Così, con quei pensieri a colmargli la testa, Ishida si sdraiò accanto a lei, lasciando la spada lontana dal suo fianco.
Almeno per una notte, anche se la sua lotta era appena cominciata.

 
  
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