Seconda parte
Chiuso nella sua stanza Wesley fissava senza quasi più
vederle le parole scritte di suo pugno su un banalissimo foglio di bloc-notes.
Erano solo cinque vocaboli, ma avevano avuto il potere di sconvolgere la sua
vita: “Il padre ucciderà il figlio”.
Era una cosa assolutamente assurda. Wesley sapeva benissimo che Angel sarebbe
morto piuttosto che torcere un solo capello a Connor…il
suo cucciolo…
Eppure la profezia parlava chiaro.
Negli ultimi quattro giorni aveva cercato altre possibili traduzioni, ma
l’unica che aveva un senso era quella terribile sentenza.
Spesso le profezie erano sibilline, soggette all’interpretazione di colui che le traduce o anche solo le legge, ma non questa
volta: quelle maledette parole non davano adito a possibili interpretazioni
diverse.
“Come faccio a dirglielo?” era ormai l’unica domanda che tormentava la mente
dell’uomo.
“Come posso dirgli che è destinato ad uccidere il suo
stesso figlio…si ucciderebbe piuttosto. Come faccio a proteggere Connor ed Angel
contemporaneamente? Come è possibile che avvenga una
cosa del genere…non è possibile… La profezia non è autentica…” pensava
freneticamente anche se sapeva che quest’ultima idea non era vera: alcuni dei
segni che avrebbero dovuto precedere l’avverarsi della profezia stessa erano
già accaduti, esattamente come erano stati descritti nell’antica pergamena.
Il gioco era iniziato ed ora che aveva scoperto come
sarebbe andato a finire avrebbe voluto che tutti loro smettessero di giocare,
ma ovviamente questo non era possibile: sembrava proprio che Connor fosse venuto al mondo per essere ucciso da
Angel…sembrava proprio che Connor fosse nato per
dannare definitivamente Angel.
Wesley non riusciva nemmeno ad immaginare quale
potenza potesse esserci dietro un disegno tanto atroce.
Avrebbe avuto bisogno di confidarsi con qualcuno, di chiedere un consiglio su
come comportarsi, ma non voleva opprimere anche i suoi amici con una
rivelazione tanto sconvolgente. E soprattutto non voleva farlo proprio ora che
erano tutti così felici: Fred e Gunn avevano appena
scoperto di amarsi e stavano vivendo gli inizi della loro storia…stavano
vivendo il loro momento magico…; Cordelia e Lorne, nonostante le interferenze esterne, stavano
addirittura organizzando il loro matrimonio che si sarebbe tenuto tra poche
settimane, e Wes non ricordava di aver mai visto Cordy tanto felice; persino Angel era sereno: dopo il
difficile periodo passato con Darla l’anno precedente, dopo la morte di Buffy che lo aveva spinto sino in Tibet e dopo le migliaia
di preoccupazioni dovute alla paternità, aveva finalmente trovato un periodo di
equilibrio e di calma, un momento in cui sembrava non ci fossero più troppe
nuvole all’orizzonte.
La consapevolezza del destino che incombeva su di loro avrebbe distrutto tutti
i sogni e le gioie dei suoi amici…lui non aveva motivi di felicità che
potessero essere disintegrati…decise di non dire niente a nessuno di loro, di
tenersi tutto dentro e di comportarsi di conseguenza…anche se sapeva che non
sarebbe stato per niente facile.
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Angel si allontanò quasi con timore dall’ombra del porticato della casa di Anya.
Finalmente poteva di nuovo guardare il sole e lasciarsi accarezzare dai suoi
raggi. Inspirò profondamente l’aria frizzantina, non ancora riscaldata dal sole
del mattino, e quasi gli vennero le lacrime agli occhi quando la sentì arrivare
fino alle profondità dei suoi polmoni.
Sapeva benissimo che quel corpo non era il suo e che quelle sensazioni non
sarebbero durate a lungo, e proprio per questo assaporava con ancora più
avidità ognuno di quei singoli attimi.
Dopo qualche minuto dovette tuttavia riprendersi: aveva un problema da risolvere
e non lo avrebbe risolto standosene lì impalato a prendere la tintarella…anche se gli sarebbe piaciuto…
Decise di recarsi alla sua vecchia magione, dove di certo nessuno lo avrebbe
disturbato: aveva bisogno di riflettere e soprattutto non aveva voglia di
incontrare nessuna delle conoscenze di Xander…o,
peggio ancora, delle conoscenze di entrambi…perché non aveva voglia di
inventarsi spiegazioni che non conosceva.
Si mise in cammino verso quella che era stata una volta la sua casa,
cominciando a fare mente locale sugli avvenimenti degli ultimi giorni, quella
sera poi sarebbe tornato a Los Angeles.
Non fece molti metri però che le sue riflessioni
vennero interrotte da una voce che conosceva molto bene.
“Ciao Xander, cosa ci fai da queste
parti? Il cantiere è esattamente dall’altra parte
della città…” disse Willow con un sorrisetto
malizioso sulle labbra.
“Accidenti!” fu tutto quello che Angel riuscì a pensare. Gli ci volle qualche
istante per riorganizzare le idee: andare in giro urlando al mondo che lui non
era Xander Harris non gli
sarebbe servito a molto. Non che a Sunnydale non
avessero visto cose anche ben più strane di quella, ma non gli andava di essere
preso per matto da tutti, e dato che era
inequivocabilmente intrappolato nel corpo di Xander,
decise di fingere di essere Xander almeno fino a
quando non avesse potuto fornire qualche spiegazione su quanto era successo.
“Ciao Willow” rispose dunque. “Lo so che il cantiere
è dall’altra parte della città, ma oggi mi sono dato
malato…non avevo proprio voglia di andarci…”.
“Sì questo sarebbe proprio da Xander…” pensò
malignamente Angel.
Sul volto della ragazza di dipinse un’espressione di
rassegnato rimprovero: “Ho capito…anche questa notte l’hai passata da Anya…e anche questa volta ti ha distrutto…”.
“Hai capito il buon vecchio Xander…!!!”
si disse Angel reprimendo il sorrisetto che quel pensiero gli aveva fatto
salire alle labbra.
“Già…adesso faccio due passi per sgranchirmi un po’ le gambe e poi me ne vado a
casa a dormire un po’...”.
“Ok, ma non ti cacciare nei guai come al tuo solito.
Io ti lascio perché Tara mi aspetta al campus per studiare insieme storia. Ci
vediamo questo pomeriggio, verso le quattro, al Magic
Shop…te lo ricordavi vero che avevamo appuntamento lì
con tutti gli altri…?”.
“Sì certo!” rispose immediatamente Angel. “Se mi sveglierò in orario ci sarò di certo”.
Willow lo
guardò un attimo con aria interrogativa: “Xander sei
sicuro di star bene? Sei così strano…sembri quasi
un’altra persona…”.
Angel per un istante valutò se non fosse il caso di dire tutto a Willow…in fondo lei era una strega e se quella situazione
era il frutto di un incantesimo come lui sospettava
nessuno più di lei avrebbe potuto aiutarlo. Ma quella
non era una cosa da potersi spiegare in cinque minuti e la sua amica andava di
fretta. Le avrebbe parlato quel pomeriggio al negozio di magia, anche se non lo
entusiasmava per niente l’idea di trovarci tutta
“Mai stato meglio” le rispose dopo un attimo, e prima
di darle il tempo di dire qualsiasi cosa girò sui tacchi e si allontanò diretto
verso la magione.
Willow lo osservò allontanarsi per qualche istante
con aria pensierosa, quindi scrollò le spalle e riprese la sua strada verso il college dove Tara la aspettava.
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Nel giardino della vecchia magione Angel rifletteva.
Xander era giunto a Los Angeles due giorni prima, non
appena
Erano rimasti tutti piuttosto sorpresi da quella visita e quando scoprì il
motivo per cui il ragazzo li aveva raggiunti Angel non
seppe se arrabbiarsi o scoppiare a ridere: Xander era
volato fino a Los Angeles per impedire a Cordelia di
sposare Lorne!
Angel aveva solo qualche vago sospetto sul motivo per cui, tempo addietro, Xander e Cordelia avevano rotto,
ma quello che sapeva con assoluta sicurezza era che
Angel dovette confessare a se stesso che anche lui era rimasto per un attimo
interdetto quando Cordy e Lorne
gli avevano annunciato i loro propositi matrimoniali, ma poi aveva visto gli
occhi di Cordelia e ogni perplessità era sparita. La
sua, infondo, era stata solo una reazione normale, mentre quella di Xander…
Cordelia tuttavia non aveva avuto bisogno del minimo
aiuto da parte sua per rimettere al suo posto l’invadente ex.
“Cosa? Proprio tu viene a dirmi che non dovrei stare
con un demone! Rinfrescami un po’ la memoria: quanti anni ha
la tua attuale ragazza?” gli aveva chiesto furiosa.
“Ma cosa c’entra Anya adesso!
Non è di lei che stiamo parlando, ma di te…e poi comunque Anya non è più un demone ormai!” aveva cercato di
difendersi il ragazzo.
“Ah…immagino che questo faccia una differenza enorme…
Apri bene le orecchie Xander Harris: non so perché diavolo
tu ti sia precipitato qui, e non mi interessa saperlo. In compenso tu sappi che
se proverai a dire anche solo un’altra parola contro
colui che mi ha finalmente restituito la gioia di amare…colui che amo contro
ogni logica…io raccoglierò tutte le mie umanissime forze e ti rispedirò a Sunnydale a furia di calci nel sedere…e poi farò anche una telefonatina alla tua dolce Anya
per informarla di questa tua strana visita…”.
Xander impallidì molto di più per la seconda minaccia
che per la prima.
“Se la cosa non ti piace” continuò Cordelia “non
venire al matrimonio e questo sarà per me il migliore regalo del mondo: ti ho
invitato solo per educazione, solo perché non potevo invitare gli altri ed
escludere te, ma stai tranquillo che se non vieni io non piango di certo!”.
“Ma Cordelia…” fece per
replicare Xander.
“Taci Xander! Taci! Sappi
che niente altro al mondo potrebbe convincermi ancora
di più a sposare Lorne quanto un tuo “Non devi
sposarlo”! E poi fammi capire un attimo chi diavolo
saresti tu per dirmi quello che devo e quello che non devo fare! Va’ al diavolo Xander, ho già
sprecato abbastanza tempo della mia vita standoti dietro…non ho intenzione di
buttare via anche solo un altro minuto a discutere con te…ho un matrimonio da
organizzare…quindi salutami tanto Sunnydale!”.
Cordelia era uscita lasciando Xander
impalato in mezzo alla stanza, talmente basito che Angel (che durante tutta la
scena aveva dovuto lottare con tutte le sue forze per non scoppiare a ridere di
fronte alle espressioni che si erano susseguite sul volto del ragazzo) provò
quasi un moto di compassione per lui.
In tutta la hall dell’Hyperion sembrava non volare neanche una mosca.
Ciò che successe dopo avvenne talmente in fretta che in seguito Xander non riuscì neanche a ricostruire la sequenza esatta
degli eventi.
Non erano passati nemmeno due minuti da quando Cordelia
se ne era andata, quando tutte le finestre del pian terreno dell’albergo si infransero, spargendo ovunque minuscole schegge di vetro
impazzito: l’Hyperion s riempì di botto di demoni mai visti.
Capo della truppa un demone dello stesso aspetto dei suoi
scagnozzi, ma di dimensioni doppie. Dalle loro gole uscivano suoni
indecifrabili, ma era evidente che il capo stava impartendo ai suoi seguaci
precisi ordini, e così, dopo quell’entrata tanto teatrale, ad
un preciso ordine del loro leader, cominciarono l’attacco.
Erano almeno una trentina, più il capo, mentre i membri della
Angel Investigation erano solo tre (Angel,
Wesley e Gunn), più Xander.
“Wes, hai idea di chi siano i nostri ospiti?” chiese
ironicamente Gunn.
“Spiacente amico, non si sono presentati…oltretutto sono parecchio maleducati:
avevamo appena speso un sacco di soldi per far pulire tutte quelle
finestre…avrebbero dovuto informarsi prima di distruggerle in questa maniera…”
gli rispose a tono l’ex-Osservatore.
Angel non riuscì a trattenere un sorriso mentre svuotava l’armadietto delle
armi: non erano in una gran bella situazione dato che
il fattore numerico era decisamente a loro svantaggio, eppure i suoi amici avevano
mantenuto non solo la calma ma addirittura il senso. Persino Wesley che in
quegli ultimi giorni era parso tanto cupo sembrava essersi ridestato dalle sue
preoccupazioni dell’umorismo (anche se il sangue irlandese di Angel faceva
ancora un po’ di fatica a volte a comprendere lo humor
inglese dell’amico).
Solo Xander rimaneva ancora a bocca aperta in mezzo
alla stanza, ma Angel era pronto a giurare che quello
stato non era determinato dall’attacco improvviso (di quello probabilmente il
ragazzo non se ne era neanche ancora reso conto) quanto dalla piazzata di Cordelia.
“Xander sei dei nostri?” gli urlò dietro Angel, quasi
divertito.
Solo in quel momento il ragazzo sembrò riprendersi, rendendosi conto di quello
che gli stava accadendo intorno.
“Sì…” rispose, facendo appena in tempo ad evitare
goffamente che la spada che il vampiro gli aveva lanciato cadesse a terra,
lasciandolo completamente disarmato contro l’attacco del primo demone.
Lo scontro si accese furioso, ma bastarono pochi minuti perché fosse chiaro il
motivo per cui quei demoni attaccavano in gruppi tanto numerosi: contavano sul fattore numerico dato che in quanto ad abilità
erano quasi più inetti di Xander e quanto a
resistenza stavano messi anche peggio.
Dentro Angel, Angelus non riusciva neanche quasi a divertirsi da quanto impari era la lotta…e, nonostante la carneficina, nemmeno
Spike si sarebbe divertito se si fosse trovato nella stessa situazione…
Dopo meno di dieci minuti Angel si liberò dell’ultimo
dei suoi aggressori: ora restava solo il capo e questa volta il vampiro dovette
impegnarsi. Nonostante le dimensioni il demone era
infatti estremamente veloce, agile ed incredibilmente astuto. Scartava i colpi
di Angel ed affondava i propri con precisione ed
efficacia, e il tutto continuando ad impartire ordini ai pochi seguaci che
ancora erano in piedi.
“Dov’è il bambino?” chiese in un momento in cui l
lotta lo portò faccia a faccia con Angel.
“Cosa vuoi da lui?” chiese Angel.
“Voglio ucciderlo. Voglio ucciderlo
e nutrirmi di lui, in modo da portare a termine ance questa fase della
trasformazione” rispose laconicamente il mostro.
“E cosa ti fa pensare che io ti lasci fare tutto ciò?”
chiese ancora Angel.
“Tu non hai voce in capitolo…non hai il potere di impedirmelo…” sentenziò il
demone.
“Ne sei proprio sicuro? Sbagli a
sottovalutare l’istinto di un padre…” disse Angel con fare minaccioso.
La lotta si riaccese più furiosa di prima, ma questa
volta era Angel a condurre le danze, tanto che il demone si vide costretto ad
incassare qualche colpo in più del previsto…e questo lo fece infuriare…
Gunn e Wesley si erano quasi liberati dei loro
assalitori ed incominciarono così a dare una mano a Xander che si trovava invece in difficoltà con cinque
demoni che lo accerchiavano. Al culmine della battaglia il ragazzo riuscì
tuttavia ad uccidere il suo ultimo avversario, ma nel
farlo rimase ferito lui stesso ad una mano, e il suo sangue colò lentamente
lungo la lama affilata della spada.
Xander si voltò per guardarsi attorno e vedere se
altri demoni lo stessero assalendo proprio nel momento in cui Angel portò il
suo attacco finale al capo dei demoni.
Angel spinse involontariamente il demone proprio nella direzione di Xander e così, proprio nell’identico istante in cui la sua
spada entrava nel petto del mostro per uscirgli dalla schiena, la spada di Xander penetrò nella schiena del demone per uscirgli
dall’addome.
Il mostro non aveva messo in preventivo la possibilità di essere sconfitto e
soprattutto non si era aspettato quel doppio attacco. Guardò Angel con
un’espressione incredula e carica d’odio negli occhi rossi e sporgenti. Un
istante dopo di lui non rimase che una melma giallastra, appiccicosa e
nauseabonda che colava dalle due spade.
Ma se il demone era rimasto sorpreso, non diversa fu
la reazione di Angel: la spada di Xander aveva
trapassato anche lui da parte a parte. Il dolore non era insopportabile (già
Kate una volta aveva provveduto ad infilzarlo), ma
avvertì distintamente il sangue ribollirgli nelle vene al contatto con ciò che
rimaneva del demone.
Di fronte a lui, Xander lo guardava di nuovo a bocca
spalancata.
“Ti dispiacerebbe…” gli disse, stringendo i denti per non ringhiare e
abbassando lo sguardo sulla lama che lo trapassava.
“Eh…?” chiese Xander senza capire; poi però seguì lo
sguardo di Angel e si rese conto della situazione. “Ops…scusa…”
disse allora, estraendo rapidamente l’arma. Questa volta Angel non riuscì a
reprimere il ringhio di Angelus.
Dalla balconata del piano superiore si sporse Fred: “Ragazzi si può sapere
perché dovete sempre fare tanta confusione? Già ho
fatto una gran fatica a far addormentare Connor, se
lo svegliate giuro che vi amm…
Ma che è successo?”
“Niente tesoro… Niente…” disse Gunn sorridendo
insieme ai suoi amici.
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“Deve essere successo qualcosa durante lo scontro…” pensò Angel seduto sul
bordo della piccola fontana che adornava il giardino della vecchia magione.
Provò a chiamare Wesley, ma il suo cellulare era spento, e non ebbe miglior
fortuna quando provò a chiamare l’agenzia.
Decise allora di andare al Magic Shop
per fare quattro chiacchiere col signor Giles.