13/09/2015
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⊱ Prologo ⊰
🐍
Tutto è veleno, e nulla esiste senza veleno.
Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto.
Paracelso
Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto.
Paracelso
Amore. Passione. Crudeltà. Queste sono le quattro giurisdizioni che governano il mondo. Sono esse a scrivere la storia dell’esistenza e dell’inesistenza, antropica o animale che sia. Travisano le nostri menti, ci condizionano, ci dominano e ci giostrano appropriandosi di muscoli e ossa, di psiche e sangue. Ci consumano. Ed è difficile opporsi a loro, ma quando mai si è detto che il difficile rasenti l’impossibile? Ebbene sì, chi è riuscito a opporsi a loro c’è ed ha – o ha avuto – un corpo per manifestarsi, un intelletto per riflettere e uno bocca per dir la sua, proprio come tutti voi. Ahimè, tali oppositori non hanno mai raggiunto l’opposizione perpetua, neanche mai l’hanno sfiorata. Dopotutto, così come l’impossibile non esiste, ogni cosa ha una fine. Oltre a quanto detto, l’opposizione – seppur transitoria – è però un qualcosa di fattibilmente raggiungibile. Tuttavia, chi ne è in grado ha già il destino segnato; le probabilità che gli si prospettano sono due.
Prima: vive troppo a lungo finché la lotta contro Amore, Passione e Crudeltà lo lascia senza fiato per poter continuare a dimorare in questo mondo.
Seconda: se i sette dei gliela mandano buona, vive una vita piuttosto breve ma sprovvista di interminabili martiri.
Non so bene di quale delle due circostanze ha fatto parte la mia Elia. Ha amato tanto ardentemente da bramare una passione pura e corrosiva ed è finita per capitombolare in caduta libera entro un mare di crudeltà. Un mare tempestoso gremito di onde incandescenti, che non prova rimorso, che ti uccide ridendo. Ne è rimasta vittima, Elia, lambita e affogata da carezze troppo grevi, in un’acqua troppo insalubre.
A conti fatti, non aveva mai imparato a nuotare nell’acido o a respirare sott’acqua, come del resto né io né tutta la famiglia Martell avevamo fatto. ‹Mai inchinati, mai piegati, mai spezzati› e né in cielo e né terra Elia Martell sarebbe venuta meno a un tale giuramento, persino il giorno in cui venne stuprata, massacrata e alfine assassinata. Mai si inchinò e mai si piegò, nemmeno una volta. Ma fu al crepuscolo della sua vita che venne spezzata in innumerevoli, sanguinolenti, minuscoli frammenti di lacrime che le lasciarono l’amaro in bocca. Logorarono le sue gote, dopo che il sangue dei suoi infanti le era schizzato sul viso, dopo che li aveva protetti con la vita e visti morire con la desolazione nel cuore. L’unica cosa che ancora le faceva tenere duro in quella vita che da sempre era stata una sfida, volò via. Per sempre.
Se la prese con lei, il mondo, che era nata senza colpa.
Quel giorno il sole di Dorne abbandonò il suo trono. Cessò di irradiare la volta celeste. E si nascose il più lontano possibile dalle malelingue, per lasciar spazio alle lacrime di intraprendere il loro corso.
«La pioggia farà germogliare i fiori, Oberyn», la sua dolce voce lo enunciava e lei sola con fermezza lo credeva. Tante volte ho sforzato me stesso a crederci, con esiti sempre più negativi. Nulla mi ha mai dato ragione di credere che un giorno le cose si sistemeranno e tutt’ora nessun fiore vuol germogliare. Gli dei non hanno dato a nessuna lacrima un simile potere.
Ho amato con tutto me stesso Elia Martell, quanto è vero che Vipera Rossa è il mio nome. Quanto è vero che in questa vita o nell’altra troverò vendetta, e il primo fiore di una nuova era germoglierà.
Prima: vive troppo a lungo finché la lotta contro Amore, Passione e Crudeltà lo lascia senza fiato per poter continuare a dimorare in questo mondo.
Seconda: se i sette dei gliela mandano buona, vive una vita piuttosto breve ma sprovvista di interminabili martiri.
Non so bene di quale delle due circostanze ha fatto parte la mia Elia. Ha amato tanto ardentemente da bramare una passione pura e corrosiva ed è finita per capitombolare in caduta libera entro un mare di crudeltà. Un mare tempestoso gremito di onde incandescenti, che non prova rimorso, che ti uccide ridendo. Ne è rimasta vittima, Elia, lambita e affogata da carezze troppo grevi, in un’acqua troppo insalubre.
A conti fatti, non aveva mai imparato a nuotare nell’acido o a respirare sott’acqua, come del resto né io né tutta la famiglia Martell avevamo fatto. ‹Mai inchinati, mai piegati, mai spezzati› e né in cielo e né terra Elia Martell sarebbe venuta meno a un tale giuramento, persino il giorno in cui venne stuprata, massacrata e alfine assassinata. Mai si inchinò e mai si piegò, nemmeno una volta. Ma fu al crepuscolo della sua vita che venne spezzata in innumerevoli, sanguinolenti, minuscoli frammenti di lacrime che le lasciarono l’amaro in bocca. Logorarono le sue gote, dopo che il sangue dei suoi infanti le era schizzato sul viso, dopo che li aveva protetti con la vita e visti morire con la desolazione nel cuore. L’unica cosa che ancora le faceva tenere duro in quella vita che da sempre era stata una sfida, volò via. Per sempre.
Se la prese con lei, il mondo, che era nata senza colpa.
Quel giorno il sole di Dorne abbandonò il suo trono. Cessò di irradiare la volta celeste. E si nascose il più lontano possibile dalle malelingue, per lasciar spazio alle lacrime di intraprendere il loro corso.
«La pioggia farà germogliare i fiori, Oberyn», la sua dolce voce lo enunciava e lei sola con fermezza lo credeva. Tante volte ho sforzato me stesso a crederci, con esiti sempre più negativi. Nulla mi ha mai dato ragione di credere che un giorno le cose si sistemeranno e tutt’ora nessun fiore vuol germogliare. Gli dei non hanno dato a nessuna lacrima un simile potere.
Ho amato con tutto me stesso Elia Martell, quanto è vero che Vipera Rossa è il mio nome. Quanto è vero che in questa vita o nell’altra troverò vendetta, e il primo fiore di una nuova era germoglierà.
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