“GRAZIE…”
La Thousands
Sunny veleggiava placida nell’oceano
sconfinato.
Era notte, e la
nave era tranquilla e silenziosa.
Nessuno era di
guardia quella notte, ognuno era profondamente addormentato, immerso nei propri
sogni; era un tratto di mare molto tranquillo, non c’era pericolo
alcuno.
Solo una persona
sembrava non essere ancora sprofondata tra le braccia di Morfeo: infatti, una
figura snella e atletica passeggiava nervosamente per il grande ponte della
nave, la sua sagoma illuminata dalla luce lunare che inargentava il
mare.
Una leggera
brezza gli scompigliava i capelli corti, ma sembrava non
badarci.
Teneva le braccia
lungo il corpo, guardandosi nervosamente attorno, un cappello tenuto legato con
una cordicella al sottile collo.
Non era ancora
giunto il dolce sonno per il giovanissimo
capitano.
Rufy dal Cappello
di Paglia non avrebbe dormito quella notte.
Troppi pensieri,
troppi ricordi lo tormentavano.
Con un gesto
lento, afferrò il suo fido cappello, pegno di una promessa fatta a un amico,
pegno di una promessa che mai avrebbe infranto.
Un doloroso e
indimenticabile ricordo.
E come se fosse
passato solo un giorno, sentiva ancora forte bruciare il senso di colpa per
quello che era successo.
Il moro si
sedette sulla polena, a gambe incrociate, scrutando l’orizzonte; la notte era
calma, il mare era piatto e tranquillo, il lento rollio delle onde cullava il
sonno dei suoi compagni.
Al ragazzo scappò
un amaro sorriso.
I suoi adorati
nakama.
Senza di loro,
non era nulla.
Poteva anche
essere il pirata più forte e temibile della Grand Line, ma da solo non sarebbe
mai arrivato sin lì; a loro doveva tutto, doveva l’affetto e il calore della
famiglia che non aveva mai veramente avuto.
Doveva l’appoggio
e la fiducia.
Doveva la
profonda amicizia.
Doveva veramente
tutto.
Immaginò Chopper
e Usop addormentati, probabilmente la piccola renna in braccio al cecchino, Zoro
appisolato nel letto accanto al suo e Sanji nel letto
superiore.
Franky,
probabilmente, era nuovamente caduto dal suo, continuando però a
dormire.
E poi, nell’altra
stanza, le ragazze.
Nami e Robin, le
uniche donne abbastanza pazze da seguirlo attraverso gli
oceani.
Chi per scelta,
chi per necessità.
Ognuno lo aveva
seguito, spesso dopo lunghi e difficili
scontri.
Ma, anche se a
fatica, quella piccola famiglia si era formata, col suo carico di stranezze e
caratteri, così diversi tra loro ma così
complementari.
E pensare, che
tutto quello era nato da un piccolo gesto.
Da un cappello di
paglia, un comune e insignificante cappello posto sul capo di un moccioso
arrogante più di dieci anni prima da un giovane pirata
mutilato.
Mutilato da un
mostro marino.
Mutilato per
colpa sua.
A quel pensiero,
Rufy chinò il capo e una lacrimuccia scivolò dai suoi occhioni, andando a morire
sulla testa della polena.
Quei ricordi gli
facevano veramente male.
Anche
se…
In quel lontano
giorno…
Aveva capito una
cosa, una cosa che negli anni seguenti avrebbe compreso
meglio.
A volte, il
destino era proprio strano.
“Ehi, Rufy…
Riesci a stare a galla?”
Shanks parlò al
suo giovanissimo amico con voce affaticata.
Non avrebbe mai
saputo quantificare da quant’era che stavano ammollo nell’acqua fredda
dell’Oceano ma al piccolo parvero passate come delle ore: “N..No… Non riesco a
nuotare… Mi sento debole…” pigolò il bambino, cercando disperatamente di tenere
la testa fuori dall’acqua, tenendosi saldo alla camicia del capitano, “Ti fa
tanto male…?” chiese poi il bimbo, guardando con aria colpevole il moncherino
sanguinante che ora stava dove v’era un tempo il braccio del
rosso.
Lui sorrise
incoraggiante, stringendolo: “Non preoccuparti, pensiamo a uscire da questo
pasticcio piuttosto, cerca di stare il più possibile attaccato a me, l’acqua
marina ti indebolisce… Dobbiamo tornare a riva, ma come? Non riesco a nuotare e
a trasportarti e…” ma le parole del pirata furono interrotte da grida e voci
concitate conosciute: “FINALMENTE VI ABBIAMO TROVATO!”, “EHI!! SONO
QUI!”.
I due si
voltarono, e videro con stupore due figure avvicinarsi a nuoto a
loro.
Il bimbo li
riconobbe e anche Shanks, il cui viso sofferente si distese un poco: “Benn…
Yasopp… Vi ho mai detto quanto vi voglio bene?” interloquì il Rosso,
aggrappandosi alla spalla del suo secondo, che gli cinse la vita con un braccio,
“Si, adesso cerca di stare dritto, d’accordo? Vi riportiamo a riva. Guarda come
sei conciato… Yasop, tu occupati di Rufy-kun, tienigli la testa il più possibile
fuori dall’acqua, ok?” diede ordini Benn, tenendo per la vita il suo capitano,
era visibilmente debole.
Il cecchino annuì
e afferrò il mocciosetto caricandoselo in spalla: “Ora tieniti bene aggrappato
al mio collo, non preoccuparti, non puoi farmi male, hai le manine troppo
piccine.” lo istruì, “Non preoccuparti, il nostro capitano è un duro, se la
caverà!” gli sorrise, sistemandoselo bene.
Il bimbo annuì,
asciugandosi le lacrime e strinse coi pugnetti la camicia del
cecchino.
I quattro ritornarono verso
riva.
Se non fosse
stato per Shanks, quel giorno sarebbe morto.
Ma un’altra
persona aveva davvero significato tanto per lui, una persona che lo aveva
condotto in salvo, traghettandoselo sulla
schiena.
E, dieci anni
dopo, una persona simile nell’aspetto e nel carattere aveva nuovamente
incrociato la sua strada.
Usop aveva molto
del padre, non c’erano dubbi.
Erano molto
simili, pronti a sacrificarsi quando necessario, amici preziosi e
fondamentali.
Il figlio aveva
il piccolo difetto dell’essere bugiardo ma si sa, nessuno è
perfetto.
Il moro,
pensando, si distese sulla polena, guardando il cielo
stellato.
Chiudendo gli
occhi, rivide il sorrisetto sghembo sul volto del secondo ufficiale del suo
amico pirata, quel sorriso che contraddistingueva anche il suo giovane
compagno.
“Grazie…”
sussurrò, prima di cadere finalmente
addormentato.
Uno stridio di
gabbiani annunciò l’arrivo dell’alba.
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Uno sbadiglio
sonoro risuonò nella camera comune dei Mugiwara, annunciandone il
risveglio.
Due o tre mugolii
indistinti ruppero la pace e la tranquillità della stanza, mentre gli occupanti,
più o meno svegli, cercavano di liberarsi della coltre di coperte che li
sommergeva.
Il vicecapitano
fu il primo a mettersi in piedi, sbadigliando sonoramente; si guardò attorno,
come a volersi sincerare che fosse tutto a
posto.
La stanza gli
sembrava troppo silenziosa.
Perché nessuno
aveva ancora urlato: “HO FAMEEE!!!”?
La risposta era
lampante.
Il letto del
capitano era vuoto e intatto.
A quella vista,
si inquietò.
Dove mai poteva
essere a quell’ora del mattino?
“Ehi, tutti giù
dal letto, Rufy è sparito.” Disse, afferrando le katane; Chopper e Usop si
rizzarono seduti, “Come sparito?” chiesero, “Guardate il letto, è intatto, non
ha dormito, o almeno non qui. Andiamo a cercarlo, forza.” disse severo,
scrollando Sanji senza troppi complimenti: “Ehi cuocastro, ci siamo persi il
capitano, alzati!” disse e, senza aspettare la replica del cuoco di bordo, uscì
fuori.
L’aria del
mattino era fresca e frizzante ed ebbe il potere di risvegliarli completamente;
i ragazzi si guardarono attorno preoccuparti.
“Ehi, non è
laggiù?” interloquì il cecchino, indicando un punto dinanzi a
sé.
Tutti alzarono la
testa e videro una sagoma raggomitolata sulla polena: “Andiamo.” aggiunse solo,
incamminandosi; il moro era lì, raggomitolato come un gattino sulla testa del
sole-leone, con un espressione serena dipinta sul volto; Sanji si accese una
sigaretta, “Guardatelo, noi eravamo preoccupati per lui e poi era qui a ronfare
allegramente.” sbuffò il biondo.
Franky afferrò
una cerata abbandonata sul ponte e lo coprì con quella: “Quando si sveglierà, ci
raggiungerà in cucina. Andiamo, voglio una cola!” esclamò il carpentiere,
seguendo Sanji, diretto verso il castello di prora; tutti seguirono i compagni,
sbadigliando.
Solo Usop restò
indietro, fissando con occhio dubbioso l’amico per qualche
istante.
Poi, scrollò il
capo e balzò sul ponte, diretto dietro ai
compagni.
Improvvisamente,
come un sussurro giunse alle sue orecchie, un sussurro conosciuto: “Grazie…
Usop.”.
Il cecchino non
si voltò, si limitò a sorridere sommessamente: “Di nulla, amico
mio.”.
EHILÀ!!
SONO
TORNATA!!!
Beh, questa fic si
commenta da sola, no?
Ci pensavo oggi, mentre
ero sulle piste da sci.
Mi piace molto il momento
del salvataggio, prima dal bandito e poi dal mostro, di Rufy ad opera del nostro
Rosso preferito.
Spero che vi
piaccia.
LA DEDICO AD ALE!!! E POI
A NARUTO4EVER, CROW, CHICCHA-CHAN E FENICEX8!!!
GRAZIE DI
CUOREEE!!!
UN
BACIONE
SHUN