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Autore: verbascum    13/09/2015    3 recensioni
Cosa sarebbe successo a Sansa Stark se Joffrey non avesse avuto occasione di rompere il suo giuramento e l'avesse sposata prima della battaglia delle acque nere, e quindi, prima della proposta matrimoniale dei Tyrell?
Chi avrebbe protetto una fanciulla tanto fragile una volta nelle grinfie del giovane re, se non la persona più inaspettata e apparentemente crudele e sadica tanto quanto il suo padrone?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: What if? | Avvertimenti: Non-con
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POV SANDOR

L'intero seguito di Robb Stark era giunto alle Torri Gemelle di Walder Frey da circa un paio di giorni: le famiglie reali ospiti al matrimonio di Edmure Tully e Roslin Frey erano freddamente ospitate all'interno della fortezza. Invece gli accampamenti erano stati eretti per sistemare i numerosissimi soldati di ogni casata. Era lì che Sandor Clegane era stato costretto a rimanere, dopo aver perso l'ambito titolo di guardia personale della sorella del re ed aver riacquisito quello di squallido mercenario. 
«Nonostante l'accaduto, abbiamo perso troppi uomini dopo la perdita di Jaime Lannister e non possiamo permetterci di mandare al servizio di qualcun'altro un uomo di tale forza fisica. Per cui rimarrai fedele a me, Clegane. Ovviamente ti sarà imposto di presenziare soltanto durante una possibile battaglia, puoi anche convivere negli accampamenti con i tuoi compagni, purché né io e né il resto della mia famiglia vediamo più il tuo volto.»
Era così che era stato graziato da Robb Stark, ma sapeva che quella grazia l'aveva ottenuta soltanto grazie all'intervento di Sansa, che sicuramente aveva spiegato l'accaduto con l'aggiunta di qualche dettaglio a favore della sua difesa. Ciò lo fece sentire profondamente umiliato.
Non avevano avuto modo di trascorrere del tempo insieme dalla notte della festa in onore di Sansa, e da allora ne erano passate di settimane.Venne severamente vietato ad entrambi di scambiarsi qualche battuta e di fronte a questa decisione loro erano completamente impotenti. Ma non che ci fosse occasione di violare quella regola: era capitato soltanto una volta che si scontrassero da allora, quando Sansa era uscita dal castello insieme a sua madre e Jeyne Westerling verso la scorta che l'avrebbe trasportata fino alla valle del fiume, dove poi avrebbero passeggiato immerse nella natura. Sandor aveva intravisto i suoi bellissimi capelli ramati dalla finestrella della portantina che gli sfilava di fronte in movimento, e i loro sguardi si incontrarono per pochi istanti  prima che il mezzo di trasporto si allontanasse abbastanza da separarli. Rimase sorpreso quando si rese conto che era restata assolutamente uguale a come la ricordava nei suoi pensieri, nonostante avessero passato così tanto tempo, per la prima volta, senza vedersi. E l'accelerazione del battito di Sandor alla vista di quegli occhi azzurri fu inevitabile. Da quando la conosceva avevano passato così tanto tempo insieme, che neppure ricordava quale fu l'ultimo giorno trascorso senza vederla neppure per una volta, perfino a Grande Inverno, quando era poco più che una bambina, l'aveva sempre tra i piedi.Non era abituato alla sua assenza, e rivederla, anche solo di sfuggita, dopo ben quasi tre settimane di separazione, lo condusse in un profondo stato di angoscia e nostalgia. Si disse che forse tutto ciò era un bene, una fortuna: col tempo forse sarebbe finalmente riuscito a dimenticare il suo volto, il suo profumo, la sua voce, finché i suoi indesiderati sentimenti non si fossero attenuati tanto da dissolversi del tutto. Ma anche se aveva la consapevolezza che senza quel peso avrebbe vissuto razionalmente di nuovo come una volta, quella prospettiva non lo rendeva per niente più sollevato, anzi, gli infliggeva un pesante sconforto.
"Per i sette dèi, non riuscirò mai a togliermi quella ragazzina dalla testa."
E l'inquietudine che lo pervase quando rivide i suoi occhi ne era la prova. Per sua fortuna, quando iniziarono il cammino verso le Torri Gemelle per partecipare ai festeggiamenti, non riuscì a vedere traccia della sua presenza, neppure una volta arrivati. Più passava del tempo lontano da lei e più continuava a pentirsi di ciò che aveva fatto quella notte, ciò che aveva detto quella notte. Le sue, le loro, azioni, continuavano a tormentarlo. Erano state la causa di quell'allontanamento, e non poteva più tornare indietro. Aveva perso il controllo delle sue parole, il controllo del suo corpo: si era completamente lasciato andare ai suoi sentimenti, ai suoi desideri e ciò lo rese talmente appagato come mai in vita sua. Ma la pena che adesso era costretto a scontare lo stava logorando. Lui le aveva confessato di amarla, ma come poteva esser stato tanto imprudente? Cosa sperava di ottenere? Eppure, quando lui era già pronto a ricevere collera e disdegno da parte della sua carnefice, la risposta che ottenne gli parve imprevedibile.



«T-tu..tu..sei innamorato di me?»
La sicurezza e l'insolenza di cui Sansa si era appropriata era durata ben poco, presto tornò la fanciulla esitante e fragile di sempre, e il suo timbro di voce di nuovo incerto e tremolante. Sandor riuscì a malapena ad ascoltare quelle fievoli parole, sussurrate appena. Si accorse del suo splendido viso rigato dalle lacrime e dei suoi occhi arrossati che lo scrutavano senza tregua, il suo sguardo su di lui lo fece sentire giudicato e sì sentì improvvisamente come la persona più compatita, patetica e squallida del mondo. Ci mise poco a pentirsi di ciò che le aveva rivelato, era riuscito a convivere con quella consapevolezza per così tanto tempo e proprio adesso che aveva finalmente accettato la situazione tutto era rovinato, e nulla lo tratteneva più lì.
"Andrò via, prenderò il mio cavallo e andrò via in qualche altro posto schifoso." 
Pensò. Non sarebbe stato capace di restare, in sua presenza, dopo l'umiliazione che si era auto inflitto di fronte a lei, sentiva di essersi privato una volta per tutte della sua dignità e l'unica cosa rimasta da fare adesso era andare via lontano da chiunque lo conoscesse.
La mano delicata che gli accarezzò il volto tremava, così come il resto del corpo di Sansa, che non riusciva a rilassarsi. Si aspettò da lui un gesto dolce, ma l'unica reazione che ottenne da parte sua, fu un calmo movimento che allontanò la sua piccola mano dalla sua guancia. Le donò un ultimo sguardo, finché non le voltò le spalle e prese per allontanarsi in direzione dell'uscita, intenzionato a lasciarla sola e disperata lì nei bui corridoi vuoti del castello. Ma prima che potesse andare troppo lontano Sansa riuscì a darsi una svegliata, e ad urlargli contro qualcosa prima che potesse pentirsi di non averlo fatto.
«D-dove stai andando?»
Sandor non si scomodò neppure a voltarsi per risponderle guardandola negli occhi, continuò  a camminare, e nel mentre brontolò raucamente:
«Esaudisco il tuo desiderio, vado via. Sei ufficialmente un uccelletto libero adesso.»
«No!» Inveì scattamente contro di lui, e iniziò a correre nella sua direzione, mentre Sandor si bloccò e si voltò verso di lei.
«Ti prego..non andare. Resta qui.» Mormorò una volta trovatasi faccia a faccia di nuovo con il suo viso.
«Non c'è più posto qui per me, nulla mi trattiene.»
La sua voce era stranamente più tetra del dovuto, e i suoi occhi più gelidi e inespressivi. Vide di fronte a lui il volto di Sansa che diventava sempre più turbato, e per la prima volta la vide mordersi il labbro inferiore e corrucciare leggermente la fronte, il collo allungato per guardare negli occhi l'uomo tanto alto e grosso che era. Più tempo restava a guardarla e più l'intenzione di abbandonarla sfumava.
«Ci sono io.» Sussurrò dolcemente e porgendogli un sorriso gli prese la mano per stringerla forte.Gli voltò le spalle per guidarlo insieme a lei verso una stanza, di cui velocemente aprì l'ingresso. Era vuota e persino più buia dei corridoi, le candele spente e uno spiraglio di luce proveniva solo da una piccola finestrella. 
Sansa gli si aggrappò al collo e prima che se ne potesse accorgere gli diede un bacio, proprio come aveva fatto qualche mese prima ad Approdo Del Re, ma questa volta si lasciò andare ignorando le conseguenze e approfittò di quella solitudine per fare ciò che aveva sempre desiderato. Quello che un tempo era stato un semplice bacio a stampo, divenne un bacio passionale, irrazionale e insolitamente romantico. Sansa si diresse verso il retro del suo collo, stringendogli i folti capelli neri mentre con l'altra mano cercava di liberarlo da quella pesante armatura. Senza pensarci due volte, il Mastino prese a togliersela mentre spingeva e vincolava il suo corpo contro il muro, circondandola. Quando notò che anche lei era intenta a slacciarsi l'abito, con movimenti incerti e impacciati, che poco prima le aveva visto indossare con tanta gioia, realizzò cosa stava per accadere e improvvisamente divenne smarrito e agitato.
«No..uccelletto, non posso.»
Bloccò i suoi movimenti e a malincuore fermò anche lei, già intenzionata ad abbandonarsi a lui. Un tempo, quando ancora di lei non conosceva altro se non il nome che portava e il titolo di regina che avrebbe ottenuto, non desiderava altro che prenderla, possederla senza nessuna titubanza e lasciarla inerme di fronte alla sua forza. Ma aveva appena confessato a lei, e soprattutto, a se stesso, di amarla, e questo aveva cambiato tutto. Era cambiato lui, ed era cambiata lei: non era più soltanto la ragazza-lupo docile e attraente che apparteneva a re Joffrey, adesso era una donna, una donna consapevole delle proprie scelte e delle sue azioni, una donna capace di desiderare un uomo anche in diverse circostanze, e nonostante Sandor non volesse altro che questo, non riusciva a reagire di fronte ad una situazione simile. Lei gli prese la mano e la guidò sotto il tessuto leggero dell'abito, approvando le sue intenzioni. Sansa sentiva il tocco ruvido, lento e delicato ma allo stesso tempo deciso, delle mani di Sandor sotto la sua pelle liscia: continuava ad accarezzarle i fianchi, fino a salire sempre più in alto. Arrivato al seno appena sbocciato, piccolo e sodo, venne  avvolto perfettamente dalla sua mano, che lo strinse abbastanza da farla sussultare mentre con l'altra le cingeva marcatamente la schiena. Prese per spingerla lentamente verso quello che sembrava un letto nell'oscurità della notte, e una volta fatta stendere liberò le sue mani dall'interno del corpetto per cercare di svincolarla dal peso di quell'abito ingombrante, mentre prese a baciarle delicatamente il collo, una sensazione che la colmò di piacere. Sentì le sue delicate mani che cercarono impacciatamente di slacciargli le brache, la sua erezione contro il tocco gentile di lei.Il respiro di Sansa diventava sempre più irregolare, a tratti gemeva, e questo provocava un piacere inspiegabile a Sandor, che ancora premeva il suo corpo al suo e lasciava che le sue grandi mani scivolassero lungo i lacci del suo corpetto. Tutto fu interrotto quando la porta di quell'ignota stanza fu aperta da Raynald, che era corso a cercarla per porgergli le sue scuse. Era così che era stata posta la fine del suo servizio, con il fratello della regina del nord che si era precipitato a spiegare tutto a tutti prima che potesse essere fermato, prima che potesse perfino avere il tempo di indugiare di fronte allo spettacolo che gli toccò vedere. Inutile dire quanto la faccenda divenne un segreto per preservare l'onore di una lady quale era Sansa Stark, e di come suo fratello e sua madre abbiano provato un così grande disgusto nei confronti di Sandor. Quelle poche persone che erano a conoscenza dell'accaduto erano state costrette a credere che si fosse trattato di uno stupro da parte sua, che forse, era anche una diceria migliore di quella che si aspettasse. Nonostante non avesse avuto neppure il tempo di godere davvero del suo corpo, era già stato etichettato come l'uomo che aveva disonorato la sua purezza, ignari del fatto che avesse già consumato il suo matrimonio con Joffrey. Quando quella notte l'aveva incontrata piena di lividi e gli aveva spiegato cosa quel ragazzino biondo le avesse fatto, avrebbe soltato voluto entrare nella sua camera da letto e lacerargli il petto. Non riusciva a credere che qualcuno potesse credere che lui avesse avuto gli stessi modi del re nei suoi confronti, quando lui aveva agito in tutt'altro modo.
"Non potrei mai farle del male."


Tutto questo era solo un piacevole ricordo, ormai. In quel momento mentre lui rimuginava sui suoi pensieri, lei era in sala a festeggiare insieme alle persone che meritavano ufficialmente di stare in sua compagnia. Probabilmente stava ridendo a qualche battuta, o danzando con qualche nobile lord, mentre lui era nelle tende circondato da bifolchi e prostitute da quattro soldi, come unica consolazione un boccale di vino. Guardava quelle donne e si chiedeva come potessero essere considerate tali, non avevano nessuna grazia, nessuna bellezza, e nonostante fossero completamente nude e provocanti, non riusciva proprio a trovarle attraenti. Un tempo forse avrebbe approfittato di quella situazione per svagarsi un po', ma adesso l'idea di fottere quelle creature lo disgustava forse tanto quanto era disgustato da quegli uomini che senza nessuna esitazione le possedevano come fossero capre. Ma presto si rese conto che questa era soltanto la parte migliore della serata, perché proprio quando tutti gli uomini degli Stark erano ubriachi da fare schifo e avevano abbassato notevolmente la guardia, improvvisamente si ritrovarono attaccati dagli uomini delle altre nobili casate del nord. Se ne rese conto soltanto quando fu sommerso da un terribile spavento alla vista di un paio di tendoni dati alle fiamme e alcuni dei suoi compagni di viaggio con la testa mozzata. Soldati lucidi e rapidi che attaccavano uomini inermi e storditi dal vino, incapaci anche di impugnare un'arma, neppure in grado di rendersi conto di quello che stava accadendo e talmente confusi e disorientati da non capire con cosa e come agire.Appunto perché anche Sandor non era al massimo della lucidità, avendo bevuto quanto se non di più degli altri, era spaesato e perplesso. Ma quando finalmente realizzò di essere nel bel mezzo di un massacro si decise a reagire, finché quella luce accecante proveniente da quelle fiamme che continuavano ad espandersi lo condusse nel panico più totale.
"Dannazione, il fuoco."
Alla sua vista, proprio come aveva reagito alla battaglia delle acque nere, il suo primo istinto fu quello di salire in groppa a Straniero e fuggire il più lontano possibile. Ma quella notte non lo fece, restò alla corte di Joffrey perché lei non aveva intenzione di andare con lui, e la perdita del titolo di guardia reale per la sua diserzione aveva smesso di avere importanza quando si era ritrovato di fronte a lei. Ma questa volta era diverso, pensò. Per raggiungere i due castelli avrebbe dovuto attraversare i campi in fiamme, non era neppure convinto di dove si trovasse la sala della cerimonia, e se fosse stato in grado di raggiungerla prima che qualcuno gli trafiggesse il petto. Non prese in considerazione la possibilità che potesse essere già morta finché non sentì qualcuno urlare qualcosa a proposito della morte del re del nord, anzi, il re che perse il nord.
"No..non può averli uccisi mentre erano suoi ospiti. Non possono essere morti..non può essere morta."
L'aveva sottratta ad una morte per mano dei Lannister, l'aveva condotta di nuovo dalla sua famiglia, e nonostante ciò il potere di Tywin era giunto fin lì per congiungersi con quello dei Frey e dei Bolton, per porre fine alla sua vita. Tutto quello che aveva fatto per proteggerla si era rivelato invano, aveva sperato che col suo aiuto fosse di nuovo al sicuro, ed era così, fino ad allora.  Era inerme di fronte a quello strazio, di fronte a quelle fiamme. Un paio di uomini gli si erano catapultati addosso ma gli ci volle poco per liberarsi di loro, il vero ostacolo era il fuoco, che continuava a divampare e lo rendeva sempre più impotente, non di certo questi soldati miserevoli che gli parevano soltanto ridicoli. Continuava a ripetersi che forse poteva ancora salvarla, che se si fosse dato una mossa l'avrebbe trovata prima che potesse essere troppo tardi. L'avrebbe presa e sarebbero fuggiti di nuovo, come avevano fatto da Approdo del Re, sarebbero andati nel continente orientale e avrebbero vissuto senza gli ordini di nessuno. Forse era ancora viva, forse avevano soltanto intenzione di prenderla come ostaggio e di consegnarla a Joffrey. E mentre continuava a vaneggiare si rese conto della cruda realtà: che chiunque l'avesse avuta, l'avrebbe uccisa, Joffrey per primo. Si decise ad affrontare la sua più grande paura.Mentre galoppava tra i campi infiammati verso i castelli pensò che dalla circostanza che gli era costata quella deturpazione sul volto, non si era mai trovato ad una distanza talmente ravvicinata dal fuoco. Ma non si sarebbe mai perdonato una sua fuga, sarebbe morto insieme a lei piuttosto che continuare a vivere sapendo di non aver fatto nulla quando aveva più bisogno di lui. Non aveva più nulla da perdere, la guerra avrebbe ucciso anche lui, se non oggi, domani, e morire bruciato non lo spaventava più di quanto non lo spaventasse morire in duello, l'unica cosa che in quel momento aveva importanza era trovare lei e portarla via con sè. Continuava a cavalcare evitando il più possibile i soldati in duello che poco si curavano di lui, cercava di essere il più lontano possibile da tutte quelle fiamme che continuavano ad espandersi da tenda in tenda. Superò il ponte su cui continuavano a passare uomini armati nella direzione opposta alla sua, c'era talmente tanta confusione che nessuno badò a lui e l'unico uomo che si oppose al suo ingresso finì morente steso a terra nel giro di pochi istanti. Quello che vide lo demoralizzò e gli fece provare un dolore mai provato prima: il corpo del re era in balia di uomini intenti a cucire il capo del suo meta-lupo al posto della sua testa, sua madre sgozzata a terra, e intorno a loro centinaia di corpi ammassati l'uno sull'altro mentre gli uomini ancora rimasti in vita erano intenti  a combattere con i soldati dei Frey con le ultime forze rimaste. Tra la folla dei cadaveri il caso volle che la sua attenzione fu catturata dagli unici capelli rossi della sala escludendo quelli di Catelyn Tully. Appartenevano ad un corpo slanciato e proporzionato, un corpo che conosceva bene, steso a terra debole e sfiancato, accanto a decine di corpi. Non pensò a nulla in quel momento, gli uomini che continuavano ad attaccarlo alle spalle non gli procuravano nulla se non leggere ferite da niente, prima che lui li uccidesse. Si precipitò da lei ignorando tutto il caos che lo circondava. E una volta giunto a destinazione, quasi si commosse per quanta bellezza trovò di fronte, quella bellezza da cui per così tanto tempo era stato allontanato. Nonostante fosse in punto di morte, la speranza di portarla in salvo da quello scempio in cuor suo apparve.La sua mascella iniziò a tremare dal dolore, dall'agitazione. E non riuscì a trattenere le lacrime di fronte al volto della donna che era riuscita a sciogliere il suo cuore.
«S-san-Sand..mia mad-»
Aveva il fiato che le si mozzava in gola a ogni respiro per il dolore. Sandor non aveva mai visto i suoi occhi azzurri talmente allarmati, e non si era mai sentito così impotente e disperato in tutta la sua vita. La prese di peso con tutta la forza che gli rimaneva, il suo corpo freddo e debole tra le sue braccia gli ricordò tutte le volte che l'aveva condotta via dal pericolo.
«Sta zitta..non parlare.»
Le disse, mormorando a pochi centimetri dal suo orecchio con la sua solita voce rauca. Notò che aveva due dardi di balestra penetrati nella carne: uno nella coscia, e uno nella spalla. Non avevano perforato nessun organo e se fosse stato abbastanza veloce da portarla in qualche villaggio senza che prima venissero uccisi o morisse lei per le ferite, sarebbe riuscito a salvarla. Sperò che riuscisse a varcare la soglia del castello senza che nessuno gli fosse d'intoppo, ma era praticamente impossibile in quella circostanza: perfino Walder Frey si prese il disturbo di dargli attenzione, poco dopo che si appropriasse di un pugnale caduto lì a terra e sgozzasse chiunque gli si ponesse di fronte. Per quanto loro ne sapevano, Sandor Clegane poteva ancora essere al servizio di Tywin Lannister come suo fratello Gregor, e nonostante ci fossero opposizioni al sequestro di Sansa Stark, la sorella del re, l'anziano lord fece cenno di lasciar perdere la ragazza quasi morta per concentrarsi sugli altri lord del nord ancora rimasti in vita, mentre quegli stupidi musicisti continuavano a suonare quell'assordante canzone. Riuscì a raggiungere i campi-che ormai avevano quasi cessato di bruciare- e a proseguire in sella al suo cavallo, attraversandoli velocemente senza guardarsi indietro.Il corpo senza forze di Sansa era in sella retto dalla presa di Sandor seduto dietro di lei, che con tutto se stesso cercava di non arrendersi e continuare a sperare.
«S-sto m-mor..morendo..»
Una voce esile e lontana, sottile, fievole, così delicata e dolce da sembrare quasi provenire soltanto dalla sua immaginazione. 
«No, non stai morendo, uccelletto.»



Bene, siamo arrivati alla fine-fine?si, una fine rimasta in sospeso- della mia prima fanfiction, proprio prima che inizi la scuola. Come mi sembra di aver già detto, in questa storia, Sandor Clegane ha l'età che ha nei libri, cioé 27. Invece per quanto riguarda Sansa, che sia nella serie tv, e soprattutto nei libri, è praticamente una bambina, ho voluto darle circa 17 anni. Man mano che scrivevo mi sorgevano sempre più dubbi sul finale e sulla scena un po' intima tra i due, ma ho voluto mantenermi fedele alla mia idea originale, per cui, spero davvero che vi sia almeno un po' piaciuto, perché nonostante ammetto che il risultato non sia un granché, mi sono ugualmente impegnata molto. Spero che questo capitolo finale non sia stato un fiasco e mi scuso se ho deluso delle aspettative!
Ci tengo a ringraziare tutte le persone che sono arrivate fin qui, e che hanno continuato a leggere la mia storia senza fermarsi al primo capitolo. Soprattutto a chi mi ha lasciato una o più recensioni, gesti che ho apprezzato tantissimo in quanto fossero la dimostrazione che quello che scrivevo era apprezzato da qualcuno. Grazie ancora, e, un abbraccio! ❤


   
 
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