Serie TV > Peaky Blinders
Ricorda la storia  |      
Autore: Alex96_    13/09/2015    0 recensioni
[Tommy x Grace]
La mia versione di una 3x01 che riprende direttamente dagli eventi del finale di stagione.
Dal testo:
«Alla fine l’aveva raggiunta. Era splendida nel suo abito rosa cipria con i capelli dorati corti e boccolosi e l’aria malinconica. Non aveva avuto bisogno di telefonarle per sapere dove fosse; era tornata lì dove tutto era iniziato. Ricordi di tre anni prima avevano affollato la sua mente, un tempo lontano in cui era andato a trovarla in quello stesso modesto appartamento – una ferita al petto e bende a tenerla coperta che non potevano nulla contro il suo reale dolore – e l’aveva trovata, come ora, a dargli le spalle. Si era voltata come allora appena aveva sentito la porta cigolante aprirsi di più, negli occhi uno sguardo preoccupato.
“Dov’eri finito Tommy?”
“Sono qui ora Grace.”»
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Alla fine l’aveva raggiunta. Era splendida nel suo abito rosa cipria con i capelli dorati corti e boccolosi e l’aria malinconica. Non aveva avuto bisogno di telefonarle per sapere dove fosse; era tornata lì dove tutto era iniziato. Ricordi di tre anni prima avevano affollato la sua mente, un tempo lontano in cui era andato a trovarla in quello stesso modesto appartamento – una ferita al petto e bende a tenerla coperta che non potevano nulla contro il suo reale dolore – e l’aveva trovata, come ora, a dargli le spalle. Si era voltata come allora appena aveva sentito la porta cigolante aprirsi di più, negli occhi uno sguardo preoccupato.

“Dov’eri finito Tommy?”

Le aveva risposto come allora, liquidando la sua angoscia con uno “sto bene” che non poteva reggere il confronto con i sentimenti che provava in quel momento. Era traboccante di gratitudine per essere ancora vivo e c’era un senso di gioia e felicità che non aveva mai provato nella sua vita dalla scoperta di star per diventare padre. La preoccupazione per cosa Churchill avrebbe potuto volere da lui in futuro era minima, al momento c’erano questioni più urgenti sulle quali voleva concentrarsi. C’erano cose che voleva sapere e c’era la sua Grace che lo guardava con quell’aria innamorata e agitata, le mani sul suo torso alla ricerca di probabili ferite. Le aveva sorriso e con il dorso della mano aveva accarezzato il suo zigomo.

“Sono qui ora Grace.”

Il suo tono doveva essere stato convincente perché l’aveva sentita esalare un respiro che, forse, aveva trattenuto per tutto il pomeriggio e aveva poggiato la testa contro il suo petto, lì dove giaceva quel suo cuore che batteva solo per lei.

“Ero così preoccupata Thomas. All’inizio credevo che avessi deciso di non crescere questo figlio con me, ma quando la signora Carleton ha detto che ti stava aspettando sapevo che ti era successo qualcosa.”

Le mani che avvolgevano la vita sottile di Grace si erano irrigidite e non aveva potuto fare a meno di scostarla leggermente da sé per poterla guardare negli occhi, il bisogno di sapere di cosa avevano conversato lei e May – anche se era fortemente convinto di sapere qual’era stato il soggetto dell’interesse – che si trasformava in un impulso.

“Cosa ti ha detto?”

Grace, gli occhi resi brillanti da un lampo di rabbia che com’era venuto se n’era andato, si era allontanata dal calore delle sue braccia per avvolgere le proprie intorno al ventre ancora piatto.

“È venuta per marcare il territorio Thomas. Per farmi sapere che non importano i miei sentimenti per te quando lei può essere una valida partner nei tuoi affari, soprattutto considerando che tu li metterai sempre al primo posto.”

Grace, la stessa donna che gli era sempre apparsa forte e indipendente, ora sembrava così fragile e spaventata. Era chiaramente turbata dal confronto che aveva avuto quel pomeriggio alle corse e sembrava essere improvvisamente incerta su di lui, tutta la fiducia che aveva sempre riposto in loro perduta per sempre. Gli si era avvicinato e aveva premuto la fronte contro la sua permettendo ai loro occhi di riabituarsi alla prossimità con quelli dell’altro mentre aveva portato le mani sulle sue guance.

“Da quando siamo stati insieme l’ultima volta ho detto a May che tra me e lei non poteva esserci più niente. Potrà anche essere la mia business partner Grace, ma è tutto quello che sarà.”

Un barlume di speranza aveva illuminato i suoi occhi e mani minute e delicate avevano circondato le sue rilasciando un calore confortevole.

“Lei pensa di poter vincere il tuo cuore Thomas.”

Questa volta non era riuscito a trattenere il sorriso mite che gli aveva increspato le labbra e aveva lasciato agli occhi di Grace il tempo di vagare per qualche secondo sulla sua bocca prima di migrare nuovamente nelle sue iridi.

“Il mio cuore può appartenere solo a te Gracie.”

L’aveva vista sorridere emozionata e arrossire leggermente e si era sporto sulle sue labbra rosate per baciarla. Delicato e leggero come era stato la prima volta ma intenso abbastanza da permetterle di assaporare il desiderio che ancora nutriva per lei. Si era ritratto per primo e aveva parlato con le palpebre ancora chiuse, le labbra a sfiorare quelle di lei.

“Amo te Grace e voglio crescere questo bambino insieme.”

Era stata lei allora a baciarlo con passione e fervore mantenendo quella traccia di dolcezza che l’aveva sempre fatto impazzire. Lei trasudava classe, l’aveva sempre fatto. Quando avevano sciolto l’abbraccio entrambi avevano il respiro elaborato, le labbra arrossate e i capelli scompigliati dalle mani dell’altro. Thomas le aveva sorriso nuovamente e con un tocco leggero le aveva rimesso un ricciolo dietro l’orecchio.

“Vieni, è ora che tu venga introdotta nella famiglia.”

L’aveva vista titubare incerta, probabilmente spaventata dal timore di essere rifiutata, eppure aveva annuito con un colpo secco del capo acconsentendo alla sua richiesta.



 
***


Erano giunti di fronte al quartier operativo della famiglia Shelby e Grace poteva sentire le sue gambe tremare leggermente e il capo pulsare dall’agitazione. Aveva paura a rivedere Ada e Arthur, conscia di ciò che aveva fatto loro e, anche se in cuor suo sapeva che Tommy non avrebbe mai permesso a nessuno di ferirla, temeva che potesse non essere in grado di schermarla dall’ira implacabile di Polly. Rammentava perfettamente le parole che le aveva riservato quel giorno di anni prima: “se per domani non te ne sarai andata di ammazzerò io stessa”. Sapeva che quando aveva deciso di andare sottocopertura ci sarebbero stati dei rischi e probabili ripercussioni, ma al tempo non aveva nessun altro motivo per vivere. Poi era arrivato Tommy e tutto era cambiato. Lo scopo della sua missione, il suo desiderio di continuare a lavorare per la polizia, Campbell.

Per questo aveva acconsentito ad andare a casa Shelby, doveva a tutti loro delle spiegazioni e delle scuse, soprattutto se sarebbe diventata parte della loro famiglia insieme a suo figlio. Nonostante Tommy le avesse detto di amarla era inequivocabile che avrebbe sempre messo gli interessi degli Shelby e dei Blinders di fronte a lei, forse solo con la nascita del bambino le cose sarebbero cambiate. Ma ora non aveva tempo per lasciarsi trasportare dalle sue speranze, non con la mano di Tommy che la trascinava verso la casa. Aveva esalato un respiro, rilasciato la tensione depositata sulle spalle e l’aveva seguito dentro.

Non erano arrivati che all’entrata della cucina quando i volti di tutti gli Shelby – più quella che doveva essere la moglie di John, Esme, da come l’aveva descritta Tommy nel breve viaggio fino a casa sua – si erano posati sui nuovi arrivati e, un millesimo di secondo dopo, la pistola di Polly era puntata all’altezza della sua fronte.
Aveva sussultato per lo shock e si era portata istintivamente una mano al ventre mentre la sicura veniva disattivata. Eppure prima che potesse succedere niente Tommy si era frapposto tra lei e sua zia e aveva alzato una mano per tenere a freno Polly.

“Abbassala Pol e sediamoci.”

La donna aveva dedicato solo un’occhiata fredda al nipote prima di guardare direttamente nei suoi occhi.

“Non mi siedo a bere whisky con le spie dei distretti Tommy.”

Grace aveva esalato l’ennesimo respiro e si era sforzata di apparire più forte e per niente spaventata dalla pistola puntata contro di lei mentre si era scansava dalla protezione offerta da Thomas. Questa era una questione tra lei e Polly e, se aveva capito qualcosa della donna, una dimostrazione di coraggio avrebbe funzionato meglio rispetto a un ordine impostole dal nipote.

“È tutto okay Thomas. Polly ha pienamente ragione a non volersi sedere con me. È vero, lavoravo sotto copertura per la polizia e tutti voi eravate il mio incarico personale” ormai l’attenzione di tutti gli Shelby era diretta a lei e, sebbene la pistola di Polly si era abbassata, era evidente che la donna fosse pronta a spararle se non le fosse piaciuto ciò che aveva da dire “ma ho dato le mie dimissioni il momento in cui ho confessato a Campbell la posizione delle armi. Non potevo dipingervi per innocenti, ma lui non era interessato a tutti voi. Così ho stretto un accordo: l’immunità di Tommy per le armi. Non avrei mai potuto sapere che Campbell non avrebbe rispettato l’accordo.”

Poteva scorgere perfettamente le emozioni dipingersi una per una sul volto della matriarca della famiglia Shelby: dubbio sulla veridicità delle sue parole, incertezza sul fidarsi o meno di ciò che aveva appena sentito, rabbia per i suoi sentimenti nei confronti di Campbell – lo stesso uomo che era morto assassinato per sua mano lo stesso giorno, come le aveva detto Tommy – e la polizia e infine rispetto, perché aveva messo a repentaglio tutto per lo stesso uomo che entrambe amavano.

Aveva sentito una mano posarsi sulla sua schiena e aveva sorriso a Thomas che, impassibile al suo fianco, ricambiava lo sguardo serio di Polly. I due sembravano essere impegnati in una conversazione del tutto personale esibita solo dall’intensità dei loro occhi che nessuno poteva capire. A giudicare dal respiro esasperato di Polly e dal suo tornare al tavolo insieme ai suoi nipoti, sembrava che lei e Tommy ne fossero usciti vincitori. Lei ne aveva sorriso e aveva raccolto l’invito di Thomas a sedersi al tavolo quando le aveva scostato la sedia.

“Perché siete qui?”

Prima ancora che potesse scegliere le parole più adatte, Tommy era arrivato al cuore della questione con quella sua tagliente schiettezza che non finiva mai di sorprenderla e stupirla.

“Grace è gravida e il figlio sarà uno Shelby.”

Mormorii e sguardi sconvolti avevano animato l’ambiente piuttosto claustrofobico finché la risata arida e glaciale di Polly non si era sovrapposta alle voci di tutti gli altri.

“Sei fottutamente uscito di testa Tommy? Gli uomini e il loro cazzo, davvero continueranno sempre a stupirmi! Hai visto, finalmente sei riuscita a farti riprendere con la promessa di un figlio bastardo e di sesso. Complimenti Grace.”

Questa volta era stata lei a impedire a Thomas di parlare al suo posto e si era alzata dal tavolo adirata, gli occhi infiammati dalla rabbia rivolti in quelli quasi neri di Polly.

“Non ho mai puntato ad entrare nella vostra cazzo di famiglia Polly. Non me ne potrebbe fregare di meno. Che questo bambino porti il cognome Shelby non è determinante per me, per me Tommy potrebbe essere un poliziotto, un soldato o un semplice operaio e l’amerei lo stesso e non hai capito niente di me se pensi il contrario. E prova a chiamare di nuovo mio figlio un bastardo e ti squarcerò la carotide con i tuoi stessi spilloni.”

Con la fine del suo discorso aveva il respiro affannoso e le guance rosse. Si era riseduta in silenzio continuando a lanciare occhiate glaciali all’imperturbabile donna mentre un leggero sghignazzare si era librato dalle gole dei tre fratelli Shelby più grandi e da Ada che, al suo fianco, aveva dato di gomito alla zia.

“Andiamo Pol non puoi negare che ha il fervore degli Shelby.”

Anche la donna aveva accennato un breve sorriso e un cenno del capo nella sua direzione che lei aveva ricambiato contenta. Si era voltata verso Tommy per trovarlo con gli occhi brillanti per le risa, un’incurvatura naturale sulle labbra e subito le parole di Polly le erano tornate alla mente “prima della guerra era più allegro, rideva di più”. Gli aveva afferrato la mano e lui aveva intrecciato le loro dita, facendole sentire la sua presenza anche lì di fronte alla loro famiglia.

“Allora Michael non ha mentito quando mi ha detto di averti sentito dire che hai intenzione di sposarti.”

I suoi occhi si erano dilatati per lo stupore e con lo sguardo aveva seguito prima Polly e, quando aveva visto Tommy annuire, aveva sussultato. Come avrebbe potuto affrontare suo marito e dirgli non solo che aspettava un figlio da un altro ma che voleva anche il divorzio? D’altronde non c’era modo per lei di avere un figlio legittimo con Tommy se non attraverso il divorzio, ma ferire un uomo che l’amava e che non le aveva mai negato nulla non faceva che alimentare i suoi sensi di colpa.

“Ti ci abituerai. Le persone sparleranno di te solo perché sarai una Shelby e avrai un figlio Shelby, come hanno fatto con me per stare con un comunista e per avere origini gitane. Farebbero lo stesso se fossi una madre vedova o sola con un bambino da crescere, lasciale parlare.”

Aveva annuito in direzione di Ada e non aveva commentato la sua espressione triste, gli occhi velati dalle lacrime o la mano di Polly che si era posata sul suo ginocchio per confortarla. Aveva a mala pena reagito quando le dita di Tommy si erano serrate intorno alle sue e gli aveva dedicato un sorriso spento, la preoccupazione ben visibile sul suo volto.

“Allora Grace quando eri sotto copertura fingevi soltanto di metterci delle ore a correggere i registri per scoprire informazioni?”

Il tono di Artur non sembrava essere realmente arrabbiato ma soltanto curioso, così si era permessa di sorridere sfrontata e rispondergli come era solita con quella punta di insolenza che non aveva mai imparato a dominare.

“Arthur se ero costretta a stare ore ed ore a correggere i registri del Garrison è perché sei un pessimo contabile e finivi sempre con l’addormentarti sulla sedia nello studio. Un po’ impossibile ricavare informazioni, non trovi?”

Tutti nella stanza si erano lasciati abbandonare alle risate e Grace avrebbe giurato che Arthur stesse arrossendo, tra un borbottio di “state zitti stronzi” e “fanculo, smettetela”.

“Aye, Tommy. Visto che tu hai combinato il mio matrimonio, mi sembra solo giusto che mi lasci organizzare il tuo.”

La voce di John aveva messo a tacere le risate e Grace si era voltata per vedere Tommy annuire e abbozzare un sorriso al fratello minore, chiaramente contento di poter pianificare qualcosa da solo.

“Quindi suppongo ci sarà la famiglia Shelby al completo, qualcuno dei Lee, i Peaky Blinders. Tu Grace hai qualcuno da invitare al matrimonio?”

Non aveva bisogno di vedere il suo riflesso nello specchio per sapere di essere arrossita in maniera imbarazzante e sembrava che tutti l’avessero notato da come la stavano guardando incuriositi; persino il sempre impassibile Thomas appariva sul punto di chiederle il perché del suo strano comportamento.

“No, non credo che ci sarà nessuno per me.”

Ed era stata la persona che meno si aspettava che aveva preso la parola, apparentemente incuriosita ma, se Grace era riuscita veramente a comprendere qualcosa di lei, poteva leggere anche una traccia di preoccupazione nella sua voce.

“Non hai nessun familiare?”

Aveva scosso la testa e puntato gli occhi brillanti in quelli di Polly, la mano ancora allacciata a quella di Thomas a renderla più coraggiosa.

“No, mia madre è morta di parto e mio padre è stato assassinato dall’IRA. È stato lui il motivo per cui mi sono arruolata nella polizia, non avevo nessuno al mondo e Campbell mi ha suggerito di entrare per poter essere indipendente e io l’ho fatto.”

Un silenzio carico di rispetto e probabilmente empatia – dopotutto i fratelli Shelby avevano perso una madre come lei – aveva reso l’aria densa e solo la stretta rafforzata di Tommy le aveva impedito di piangere.

“Vorresti invitare tuo fratello?”

L’ingenua domanda di Ada l’aveva fatta imprecare tra sé e sé: dannata lei e quando parlava di questioni segrete con persone rinomate per la loro propensione a spettegolare.

“Hai un fratello?”

Nonostante l’espressione palesemente indifferente e il sopracciglio elevato, Grace poteva riconoscere chiaramente il dubbio dietro gli occhi di Tommy. Domande su quante cose gli avesse taciuto, su quante altre mezze verità e bugie c’erano tra loro e lei non voleva niente di questo. Così aveva voltato il busto verso di lui per dargli completa attenzione e aveva affrettato la sua risposta per non permettergli di allontanarsi più di quanto non stesse già facendo.

“Sì, ma ormai non c’è più. È morto l’anno scorso e noi non abbiamo mai avuto un momento per dedicarci ai convenevoli. Non sapevo come dirtelo Thomas, ma non volevo mentirti.”

Tommy aveva annuito solo una volta e le sue spalle si erano rilassate, almeno finché Ada non aveva deciso di prendere nuovamente parola.

“Beh un individuo del genere con gli Shelby come parenti acquisiti non arriverebbe neanche ai voti nuziali.”

“ADA!”

Si era alzata in piedi furiosa e aveva portato con sé la ragazza più giovane scuotendola per le spalle, incurante degli sguardi shockati degli altri.

“Cosa delle parole «non voglio che lo sappia nessuno» non ti sono state chiare?”

La ragazza aveva cercato di divincolarsi dalla sua presa chiaramente troppo serrata e le aveva lanciato un’occhiata di fuoco.

“Solo perché mi piaci non significa che dimentico che tu sei stata la causa perché mio marito ha potuto trascorrere solo pochi istanti con suo figlio prima di essere trascinato via dalle guardie. Ora tu stai per sposare mio fratello e credo che Tommy abbia il diritto di sapere del tuo passato. Infondo tu sai tutto di lui e di noi, e tutto ciò che lui sa di te sono bugie.”

Le parole di Ada l’avevano schiaffeggiata con una forza tale da lasciarla senza fiato: con mani tremanti aveva rilasciato la presa che aveva su di lei e si era voltata, gli occhi spalancati e animaleschi. Aveva lanciato solo un breve sguardo verso Thomas che era in piedi dietro di lei con le mani pronte per afferrarla e aveva scosso la testa mormorando un “non ora Tommy” prima di scappare da quella casa il più in fretta possibile.

Quello che aveva detto Ada era assolutamente e spaventosamente vero, Tommy non sapeva molto di lei e ora stavano per avere un figlio. E apparentemente lei era sul punto di sposarlo nonostante  non avesse acconsentito a una proposta ed aveva un altro marimo. Con lacrime salate a solcarle gli zigomi si era gettata nelle strade popolate di Birmingham, silenziosa come un’ombra.



 
***                                                                                                  


“Dannazione Ada, che ti è passato in mente?”

Si era passato una mano sul viso, frustrato, e aveva dedicato un’occhiata inferocita a sua sorella, nonostante Ada non sembrasse essere colpita dal suo turbamento.

“Meritavi di saperlo Tom.”

Stava per ricordare alla sua sorella impertinente come non fossero affari suoi i dettagli della storia tra lui e Grace, quando la voce di Arthur l’aveva preceduto.

“Cosa le ha fatto suo fratello?”

Tommy avrebbe voluto rispettare il desiderio di Grace di non far sapere a nessuno quella parte del suo passato e avrebbe preferito che fosse lei stessa a raccontarglielo quando si fosse sentita pronta, ma una parte di lui – quella che programmava tutto fino ai più insignificanti dettagli – doveva sapere.

“Suo fratello la forzava ad avere sesso con lei da quando aveva dodici anni, credo che l’abbia persino messa incinta e forzata ad abortire.”

Non avrebbe mai previsto che un atto così abominevole potesse essere capitato a una persona dolce come Grace senza cambiare la natura del suo cuore. Eppure riusciva a leggere negli occhi di Ada la verità e sapeva che avrebbe mai scherzato su un tale evento, così aveva aspirato dalla sigaretta lasciando che il silenzio e i rivoli di fumo parlassero per lui mentre le voci dei suoi familiari erano un insieme di “povera Grace” e “nessuno merita una cosa del genere” e “schifoso bastardo”.

“Tu come diavolo lo sai?”

Ada si era stretta nelle spalle alle parole di John e aveva dato una boccata di fumo prima di parlare.

“Me l’ha detto quando abbiamo passato la giornata insieme alle terme. Era venuta per convincermi a venire al vostro matrimonio.”

“Proprio per questa ragione non avresti dovuto tradirla. Ti ha fatto una confidenza per farti capire la differenza tra
suo fratello e i tuoi. Sarà una spia, ma non meritava quel trattamento Ada. Dovrai scusarti.”

Tommy da solo non sarebbe riuscito ad essere più incisivo di Polly, molto probabilmente se le stesse parole fossero state pronunciate da lui, sua sorella non gli avrebbe rivolto la parola per giorni interi ma emesse dalla bocca di quella che era stata una figura materna per tutti loro – specialmente per Ada e Finn quando tutti loro erano in Guerra – assumevano un significato e un’autorità completamente differenti.

Aveva condiviso uno sguardo con Polly e aveva letto nei suoi occhi le parole che non sarebbe mai riuscita a pronunciare ad alta voce: «va da lei». Aveva annuito una sola volta e si era alzato silenziosamente dalla tavola, posando una mano sulla spalla di Ada per farle sapere che non ce l’aveva realmente con lei e se n’era andato alla ricerca dell’unica persona con la quale voleva realmente stare.



 
***


Per la seconda volta nella stessa giornata era entrato in quell’appartamento tanto portatore di ricordi positivi quanto di quelli negativi. Grace sedeva al bordo del letto con sguardo perso, le sue spalle erano incurvate e il capo era abbassato per sottrarsi al suo sguardo. Vederla così debole e preda dei suoi atroci ricordi gli provocava un dolore al cuore che non credeva fosse permesso provare per una persona come lui; eppure eccolo lì a soffrire al solo vederla addolorata. Si era sfilato il capello con le lame integrate nelle cuciture e si era inginocchiato di fronte a lei, spostandole una ciocca di capelli che le ricadeva sul volto.

Solo allora Grace aveva incrociato il suo sguardo mostrandogli le lunghe righe create dalle lacrime che le avevano sbavato il trucco. Sembrava essere tremendamente imbarazzata e non poteva fare a meno di chiedersi il perché di tale sentimento.

“Non guardarmi così Thomas, sono orribile.”

Ne aveva sorriso leggermente perché sapeva di non aver mai posato gli occhi su una donna più angelica e bella di lei in tutta la sua vita.

“Non dire sciocchezze, Gracie. Sei sempre bellissima.”

I suoi lineamenti si erano addolciti e gli aveva accarezzato una guancia con quella solita delicatezza mentre un “oh, Tommy” era uscito dalle sue labbra.

“C’è così tanto che ancora non sai di me, così tante cose che non sappiamo l’uno dell’altro e prima che questo bambino nasca abbiamo così tanto da fare, Thomas.”

Aveva posato entrambi i palmi delle mani sul suo viso per avvicinarla a sé e cercare di trasmetterle al meglio ciò che desiderava dirle.

“Grace, avremo le nostre vite davanti per conoscere tutte le circostanze. Ma avevi ragione tu, sono solo quello e la verità è che io e te ci siamo trovati, noi ci conosciamo e non c’è niente che conti di più al mondo. Otterremo il tuo divorzio, ci sposeremo e avremo insieme questo bambino. È una promessa.”

Con una mano esitante era sceso a carezzare il suo ventre ancora piatto e l’aveva sentita sussultare appena. Dopo qualche secondo però una mano più piccola e affusolata aveva raggiunto la sua e ne aveva sorriso, specchiando i loro occhi. I suoi erano così luminosi e brillanti da sciogliergli il cuore per il sentimento.

“Sai che mi piace quando mi viene chiesto propriamente Tommy.”

Aveva riso, divertito. Era un suono strano per la sua stessa bocca ma non l’aveva represso perché la risata musicale di Grace si era aggiunta alla sua e quello era seriamente il suono più bello che avesse mai sentito. Così libero e spensierato e pieno d’amore. Con gli occhi nei suoi le aveva afferrato la mano – quella dove l’anello di fidanzamento e la fede erano già presenti – e si era inginocchiato propriamente davanti a lei.

“Signorina Grace Burgess, mi fareste l’onore di diventare mia moglie?”

Non aveva usato il suo nome da donna sposata perché sapeva che quello presto non avrebbe più significato nulla e poi lei era sempre rimasta la sua Gracie. Un sorriso emozionato in quel momento aveva fatto capolino sul suo volto e l’aveva vista annuire un paio di volte prima di trovare il coraggio di parlare.

“Sì, con molto piacere Thomas.”

Si era sollevato in piedi e l’aveva baciata con tutto l’amore e il trasporto che provava e aveva lasciato il compito alle loro mani e alle loro bocche di riscoprire propriamente il corpo dell’altro, di venerarlo e amarlo come meglio sapevano fare. Con lentezza, perché per la prima volta da quando si erano conosciuti non avevano segreti tra loro, poliziotti nascosti tra le ombre seducenti della notte o faide da risolvere.

Per la prima volta potevano essere loro stessi. Solo Thomas e Grace.






Note Autrice:

Salve! Ebbene sì, mi sono intrufolata anche in questo fandom che, al momento, non mi sembra molto popolare. Credo che la storia parli da sé e non abbia bisogno di spiegazioni, mi auguro che i personaggi non siano troppo OOC e che abbiate voglia di farmi sapere cosa ne pensate ^^
Potete trovarmi anche su Facebook (Profilo) e (Pagina) oppure dare un'occhiata al mio profilo efp.
Alla prossima, Alex.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Peaky Blinders / Vai alla pagina dell'autore: Alex96_