Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: keepcalmandwrite    13/09/2015    1 recensioni
Dopo la morte di Robert Baratheon, Joffrey viene incoronato nuovo Re, mentre Tywin Lannister decide di proclamare la pace tra i Sette Regni invitando a corte tutti gli esponenti delle maggiori casate. Ogni famiglia accetta di essere presente alla cerimonia d’incoronazione, ma nessuno conosce i veri piani di Tywin Lannister. “Se credete che tutto questo avrà un lieto fine, allora dovete prestare maggiore attenzione!” (citazione dalla serie) Spero vi piacerà! ^^
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jaime Lannister, Joffrey Baratheon, Tywin Lannister, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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[ottavo e penultimo capitolo.. buona lettura!]


Nella grande sala, per un secondo, cadde un silenzio tombale. Solo quando i presenti realizzarono cosa fosse accaduto, si diffuse il panico generale: qualcuno urlava resosi conto del pericolo, qualcuno invocava la protezione degli Dei, qualcuno fuggì.
Jorah si gettò subito sul corpo steso a terra della sua Regina, deciso a toglierle quella freccia dal petto mentre cercava di mantenere il sangue freddo.
Daario si guardò intorno furioso cercando di capire chi avesse sferrato quel colpo fatale.
-Attaccare di nascosto? Complimenti, vigliacchi! Chi di voi è stato?- iniziò ad urlare, poi tirò fuori la sua spada pronto a colpire brutalmente chiunque poteva essere il colpevole.
Gli Stark erano rimasti di sasso, nessuno si sarebbe aspettato quella mossa. Talisa, moglie di Robb, fu l’unica a correre verso la ragazza ferita in mezzo a tante figure che si allontanavano o, peggio, cercavano di scappare.
-Vi aiuto io, mio Signore! So come fare!- esclamò avvicinandosi a Jorah e spingendolo da parte, intenzionata ad agire in fretta.
Suo marito Robb la seguì senza pensarci due volte, temendo potesse finire al centro dello scontro. Quando vide che l’uomo sembrava piuttosto diffidente nel lasciare la sua Khaleesi nelle mani di quella donna, lo rassicurò subito:-Puoi fidarti, sa quel che fa!-. Allora Jorah acconsentì, con il respiro mozzato in gola, a farle toccare la donna che serviva e per cui viveva. Quando quelle mani con fare esperto estrassero una freccia dorata, capì subito chi fosse il loro nemico.
Si alzò in piedi e, senza pensarci due volte, estrasse la spada ed iniziò la folle rincorsa intenzionato a colpire senza pietà: il Re era il suo obiettivo.
Cersei, non appena si accorse dell’imminente pericolo, urlò esasperata: -Proteggete il vostro Re! Cosa aspettate!-
Diverse guardie reali eseguirono l’ordine gettandosi in mezzo, così da formare uno scudo di protezione e difendere Joffrey. Anch’essi sfoggiarono le loro spade dando inizio ad uno scontro corpo a corpo contro l’uomo che si era avventato sulla famiglia reale. Daario corse subito ad aiutare il compagno che si ritrovò a battersi contro cinque o sei guardie dei Lannister.
Joffrey rimase interdetto: -Che cosa vogliono? Non ho dato io l’ordine di attaccare!-
Cersei, timorosa, si strinse a suo figlio con fare protettivo: -Devi andartene! Va’, scappa! Qui è pericoloso per te!- lo esortò, mentre con lo sguardo cercò Jaime, che in quel momento era lontano da lei.
Joffrey, con una scrollata di spalle, si tolse di torno la madre. –Guardie, portatemi le teste di questi ignobili ribelli che hanno tentato di attaccarmi!-
Le Cappe Dorate allora si scagliarono ancor più ferocemente sui protettori di Daenerys, i quali non erano affatto intenzionati a demordere. Lo scontro si fece sempre più brutale. Daario venne ferito al volto e il sangue caldo gli colò su di un occhio compromettendone la vista. Una guardia perse l’elmo e si ritrovò la spada di uno dei suoi avversari direttamente conficcata nella nuca, e dovette quindi ritirarsi. Il sangue ormai aveva macchiato quei corpi mentre se le davano di santa ragione, generando ancor più panico tra le urla dei presenti.
Jaime, che finora era rimasto interdetto, decise che era il momento di intervenire: quei due se la stavano prendendo con il nemico sbagliato, ed inoltre se avessero avuto la meglio di certo il loro prossimo obiettivo sarebbe stato Joffrey. Il biondo Lannister però non voleva attaccare i fedeli compagni di Daenerys, lasciando così credere a suo padre di voler combattere per la sua causa. Questa titubanza lo innervosì molto, sapeva che doveva fare qualcosa e che il tempo scorreva.
Tyrion, al suo fianco, inveì contro di lui: -Jaime, fa’ qualcosa!- lo pregò disperato senza staccare gli occhi da quel sanguinoso duello, temendo il peggio.
Nel frattempo, nonostante le numerose contusioni e ferite aperte, Jorah e Daario riuscirono ad avere la meglio sulle Cappe Dorate, spinti dal forte desiderio di vendicare la loro amata Regina, mentre era ancora a terra a combattere tra la vita e la morte.
Cersei allora, in un impeto di protezione materna, ordinò con voce disperata alle sue uniche guardie rimaste a proteggerla di prendere suo figlio e, contro il volere del giovane Re, di rinchiuderlo nelle sue stanze. Joffrey tentò di replicare, ma venne staccato da terra e in un attimo sparì dietro le massicce armature delle Cappe Dorate. Ora che suo figlio era in salvo, la disperazione sembrò quasi scomparire dal volto della Regina Madre.
Ma non ebbe modo di tirare un respiro di sollievo che si sentì strattonata per un braccio e, in un attimo, si ritrovò stretta nella morsa del furioso Daario mentre la pungente spada ancora insanguinata dell’uomo era tesa a pochi millimetri dal suo collo bianco, pronta a venir premuta contro la sua gola.
Jaime assistette a quella scena che, nella sua mente, sembrava scorrere al rallentatore, come se stesse vivendo un incubo. Da una parte il suo severo padre che, dall’alto della sua posizione, lo osservava e lo giudicava. Ma dall’altra parte, proprio davanti a lui, lo sguardo di sua sorella Cersei che, avvertendo l’imminente pericolo a pochi millimetri dal suo corpo, trovò disperato quello del fratello. Jaime sentì la sua silenziosa richiesta di aiuto e in quel preciso istante prese la sua decisione.


Estrasse la sua nuova spada in acciaio di Valyria e senza esitare si fece avanti pronto a trarre in salvo sua sorella.
-Lasciala andare!- gridò raggiungendo il luogo dello scontro.
Jorah, sbarazzatosi oramai delle guardie reali, puntò stavolta la sua spada contro quella di Jaime.
-Voi avete ferito la nostra regina Daenerys Targaryen! Voi Lannister siete solo dei codardi assassini! Dimmi, per quale motivo dovremmo lasciarvi ancora in vita?- gli urlò contro con una punta di disperazione nel tono di voce.
-Noi non c’entriamo niente in questa faccenda, non io e mia sorella. Per favore, lasciatela andare.- spiegò Jaime tentando di convincerli. Cercava di mantenere la calma sapendo che cosa un solo passo falso avrebbe causato, ma lo sguardo terrorizzato di Cersei gli rendeva tutto molto difficile.
-Jaime ti prego…- sussurrò la donna con la voce rotta in gola. Allora Daario la strinse ancora più forte facendole del male.
Jorah, accecato dalla rabbia, non volle più stare a sentire quell’uomo che giudicava un assassino: in un secondo impugnò la spada più saldamente e sferrò l’attacco. Jaime, il quale non aveva intenzione di schierarsi contro di loro, dovette comunque difendersi dai colpi. Due, tre, quattro fendenti pieni di tutto il rancore dell’uomo, a distanza di pochi secondi uno dall’altro. Ma la spada di Jaime era di un acciaio molto più resistente, il migliore sul mercato, e nel respingere l’ultimo colpo la spada di Jorah venne spinta lontano e cadde a terra. L’uomo rimase di sasso, arrancando un passo indietro. Jaime allora puntò la spada sull’altro uomo. Daario rimase imperterrito.
-Jaime Lannister, posa a terra quella spada o ucciderò tua sorella!- gli urlò pronto a spingere la lama e privare la Regina Madre della sua vita.
Ma Jaime non gli diede ascolto, rimase immobile continuando a stringere in aria la sua spada. Cersei lo guardò scongiurandolo di gettarla, così che potesse essere liberata.
Per qualche secondo che sembrò eterno i tre rimasero immobili. Chiunque nella sala rimase con il fiato sospeso, avvertendo la tensione che si era generata.
Improvvisamente Jaime, con una tanto abile quanto inaspettata mossa, spostò la lama puntandola da un’altra parte. Tutti gli sguardi si mossero seguendo quella traiettoria nell’aria: la spada era ora puntata contro Tywin Lannister. Esclamazioni di stupore si levarono nella sala.
Tywin guardò suo figlio senza scomporsi troppo. –Jaime, cosa stai facendo? Posa quella spada.- lo esortò.
Ma Jaime era sicuro di sé e di quella sua mossa. -Ora basta, padre, fine dei giochi. Voglio che tutti sappiano.- pronunciò quelle parole con decisione, sapeva che quella era la cosa giusta da fare. -Avanti, dì come stanno le cose davanti a tutti: dì che hai organizzato tu tutto questo. Dì di aver ordinato tu di colpire Daenerys. Avanti!-
Jorah e Daario erano confusi da quel gesto. Guardarono prima il padre, poi il figlio cercando di capire come stessero realmente le cose.
Tywin scrutò negli occhi verdi di Jaime cercando di convincerlo a cambiare idea. -Jaime, tu sei mio figlio. Non puoi schierarti contro tuo padre.- affermò con convinzione.
Jaime sostenne il suo sguardo, concentrato sul suo obiettivo. –Sì, sei mio padre. Ma questo non mi desterà dal volerti uccidere.- Dopo aver pronunciato quelle parole, Jaime potè distinguere chiaramente tra i sussulti dietro le sue spalle quelli di suo fratello e sua sorella. –Io non sono parte dei tuoi meschini piani. Avresti dovuto considerarlo prima. Ora confessa di essere il responsabile. Nessun’altro pagherà per le tue colpe.-
Tywin Lannister rimase in silenzio, senza dissentire le parole di suo figlio. Questo convinse Daario ad allentare la presa, così che Cersei potè liberarsi. Si allontanò comunque di un solo passo, troppo scossa da quella scena per fuggire.
-I Lannister pagano sempre i loro debiti.- aggiunse infine Jaime, deciso più che mai a colpire suo padre.
L’uomo era pronto a sferrare il colpo, quando qualcosa lo fermò.
Un verso selvaggio e inumano venne sentito dapprima da pochi, poi da chiunque. I Lord, con il cuore in gola, iniziarono a chiedersi cosa quel latrato potesse essere. Improvvisamente, dalla scale che davano ai piani superiori cadde rotolando rovinosamente il corpo completamente carbonizzato di quella che doveva essere una guardia reale. Il silenzio denso di paura e terrore venne rotto quando quel verso bestiale si sentì di nuovo, stavolta così chiaramente che qualcuno iniziò a balbettare il nome di quella bestia.
Ed ecco che quella figura alata iniziò ad intravvedersi fino a che non irruppe nella scena, seguita dai suoi due simili, seminando il panico generale.
I tre draghi, dopo aver sorvolato la stanza, si precipitarono sui resti di quel corpo martoriato ed iniziarono selvaggiamente a dividerselo.
 Daenerys, che finora era rimasta a terra in stato confusionale a causa della profonda ferita al petto, spalancò gli occhi nel riconoscere le sue creature.
-Drogon, Rhaegal, Viserion!- li nominò con un filo di voce. La vista dei suoi draghi la aiutò ad acquistare un po’ di lucidità. Si alzò sui gomiti e Talisa, la quale era rimasta al suo fianco per soccorrerla in quella dolorosa fase, la sostenne per permetterle di alzarsi con la schiena. In quella posizione la Khaleesi riuscì a distinguere più chiaramente le figure davanti a lei.
Li chiamò di nuovo, stavolta con più forza: -Drogon, vieni qui! Rhaegal e Viserion, anche voi, vi prego!-
I tre draghi smisero di consumare quel macabro banchetto per alzare il muso verso la loro madre. Allora i tre iniziarono una specie di corsa verso la donna d’argento, sbattendo uno contro l’altro nel tentativo di superarsi a vicenda. Quando la raggiunsero, Daenerys li accarezzò uno per uno. I presenti in sala sembrarono un po’ più tranquillizzati da quella scena, ma nessuno era abituato alla vista di ben tre draghi.
Nonostante l’incommensurabile affetto che Daenerys mostrò verso quelli che chiamava i suoi figli, delle dolorose fitte al petto le provocarono violenti spasmi, costringendola a concentrarsi sulla situazione in cui riversava. Dimenticò per un attimo i suoi draghi per rivolgere lo sguardo verso tutti i presenti, in particolare verso coloro che credeva fossero i suoi assassini.
Parlò a fatica ma con decisione: -Ascoltatemi bene, tutti voi, poiché queste potrebbero essere le mie ultime parole. Il vostro unico obiettivo, a quanto pare, era quello di farmi fuori.- fece una breve pausa per riprendere le energie, poi continuò: –Non sprecherò quindi i miei deboli respiri per dirvi cosa penso di voi. Dirò soltanto che se non sarà la legittima erede a sedere sul trono di spade, allora...- si fermò di nuovo per osservare tutti quei compassionevoli volti che l’ascoltavano. -…allora, non sarà nessun’altro-
Quelle parole risuonarono come una condanna nel silenzio generale. Daenerys allora, oramai esausta, si rivolse ai suoi draghi. Gridò con tutte le forze rimaste un’unica parola, ripetendola una seconda volta per assicurarsi che le sue creature la sentissero, per poi cadere a terra stremata:
-Dracarys!-.

 
   
 
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