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Autore: 0Anne0    13/09/2015    0 recensioni
Hai infranto le barriere
Che dividevano le mie follie dalla realtà
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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A quell’ una che capirà.
L’ha sempre fatto.
Alla cugina.



Non posso credere che sia vero. Non posso nemmeno dirlo a nessuno … Non si riesce nemmeno a realizzare come sia successo.
«E così sei ancora diciassettenne. Ancora un passo e sei diciottenne. Non vedi l’ora, eh?»
Veramente no, ma meglio tacere … non vorrei sconvolgerti.
«Eppure sembri più piccolina.»
Disse il pedofilo che l’aveva portata nella sua macchina.
«Sono contento di averti conosciuta, i miei mi parlavano tanto dei parenti di qua e anche se noi non siamo parenti di sangue ci tenevo a conoscerti, mia madre diceva …»
Non ti credere che solo perché mi fai sprofondare nelle mie debolezze ti sarà facile guadagnarti le mie simpatie, ti manca ancora d’essere francese.
«Ah, scusa di averti trascinata in auto, ma là fuori dalla tua scuola c’era un così gran baccano», ride, «Io sono un bravo ragazzo!»
«Complimenti alla mamma – ops! Ma che dico? Ehm, mi è scappato»
«Eh? Ehm, scusa ma io sono francese e»
Ma che fortuna.
 
«Grazie ancora per aver accettato nel farmi da accompagnatrice»
«E così i miei e i tuoi ti hanno mandato a prendermi perché i miei sono stati presi alla sprovvista dall’arrivo dei tuoi»
«Sì … Non ti piace tanto questa storia, eh?»
«Ma perché non si può tornare a casa adesso?»
«Perché se ne sono andati e»
«E quindi tu adesso dovresti farmi da balia e io da guida turistica a te?» «Non ho bisogno di una balia io!»
«…»
«Ma tu di una guida sì … dove vorresti andare?»
16.38 – gelato al bar centrale
«… quindi studi lingue»
«Sì.»
«Mi hanno detto che sei molto brava»
«Anche tu parli bene l’italiano!»
«Non mi piace parlare italiano» «Mi … non mi piace,lo trovo … volgare e il modo in cui si parla non mi attira».
Ti si leggeva in faccia; ma proprio non ci contare ch’io mi sforzi di capirti mentre gorgogli in francese: «Forse hai ragione; be’, io intanto vado a pagare!»
«Aspetta, dove vai senza soldi?»
«Io li ho i soldi!»
«Non sia mai che ti lasci pagare! È giusto che offro io».
19.02
«Sai quando tornano?»
«Non ne ho idea. Se devi andare da qualche parte basta che lo dici, ti sarai sicuramente stancata di stare con me»
«Ah, no no. Perché dovrei? Abbiamo avuto il pomeriggio pieno! Più che altro, ti sarai stancato tu»
«A me a fatto piacere»
Sorride. Sì, certo. La solita frase fatta per far sentire soddisfatte le bambine e poi a mai più rivederci.
Il giorno dopo è tornato coi genitori. Unico nella sua specie, dunque. – Quale cugino, di quelli sulla ventina, torna anche tutti i giorni successivi dopo esser sopravvissuto al primo giorno di saluti a parenti sconosciuti? Si sarebbe detto per la giovinezza, ma fin quanto giovane da tornare da me?
Da questa volta a venire è stato sempre taciturno. Mi seguiva con gli occhi ma non parlava e non si muoveva. Si sedeva, quand’era mi faceva spazio e a parte i silenzi stargli accanto era una bella cosa.
 
Non riusciva ad evitare di pensare che quello comunque aveva strani atteggiamenti, non sapeva neppure quanti anni avesse ma sembrava proprio che tutto quello che stava succedendo era per farle intendere che a lui piaceva, ma non ne era per niente sicura; era solo la sua immaginazione che galoppava, anche se un po’ forse ci contava. Non riuscendo ancora a farsene un’idea, giacché erano solo una settimana che lo conosceva, quando ci pensava rimaneva sempre confusa: magari le piaceva e avrebbe voluto farsi coinvolgere, anche per poi imparare a conoscerlo meglio, ma proprio per questo fatto non sapeva se fosse davvero la cosa giusta. Pensando poi a come si stava comportando adesso, così silenzioso di botto, la spaventava un pochino. Sembrava quasi demoralizzato o depresso, il che la faceva sentire in colpa e la disorientava ... ma infondo lei, che ha da perderci?
Ora decisa. Se avesse di nuovo avanzato un passo, l’avrebbe incoraggiato; ma lui avrebbe?
Talvolta capitava che tornavamo a spendere interi pomeriggi assieme, e allora, sebbene meno di prima, tornava a parlare; finché una sera qualche settimana più avanti era risultato palese a entrambi quello strano legame che si annodava. Si limitava a sfiorarla e la guardava con quegli occhi languidi degni di un francese. Si trattene ad extremis dal baciarla, fino alla sera del suo compleanno. Si vedeva: era diretto ad amarla.
Lei esitava; benché si fidasse ormai di quel ragazzo, aveva paura, ma lui di certo non la costringeva e soltanto al primo mattino si donò.
 
Poi non c’era stato più bisogno di parlare. Noi ci capivamo; l’unica cosa che cercavamo era affetto, reciproco. Gli piaceva parlarmi all’orecchio in francese dopo l’amore. Io l’adoravo e lui mi coccolava. Non ne so di preciso, non ne avevamo discussioni, ma doveva essere schifosamente benestante. Per giunta giovane e con carisma e bellezza che lo adornano, io ancora non so spiegarmi cosa volesse proprio da me.
 
«Mon fleur, ma petite poupée…tu t’es réveillé tôt ce matin ; je te donnera quelque chose. Tu as été ci agréable.»
(Mio fiore, la mia bambolina … ti sei svegliata presto stamattina; ti regalerò qualcosa. Sei stata così adorabile)

La baciava.
Lo abbracciava.
Non c’era bisogno di dir nulla. Sapevano cosa volevano, e lo avevano.
 
Poi niente, già dall’aspetto gliene avrebbe dati una ventina, ma dal comportamento sembrava un uomo tutto formato e sposato! Per di più pur socievole, rimaneva distaccato e questo la convinceva fosse un ragazzo volubile che per trattenere la sua eleganza si circondava di un alone di mistero, da cui non sai mai cosa aspettarti, e questo non le piaceva. La rendeva diffidente.
 
«Sbaglio o mi avresti portato un regalino?»
«Ah, quello lo sei stato a sentire»
«Sì! Dov’è? Dov’è? Dov’è?»
E lo palpava tutto e lui rideva. Gli infilava le mani nelle tasche e le dita tra le fessure della camicia. Si buttava fra le sue braccia.
«Ma dov’è?!»
Ride, «Non so. Cerca meglio!»
«Non mi – guarda che ti metto le mani sotto sotto!»
E lui rideva, ma lei non aveva il coraggio, se ne vergognava persino di averlo detto.
« Trovato!», ride, «Era in fondo alla tasca», sorrideva come una bambina.
«Aprilo»
«No. Dopo se lo apro … se lo apro dopo per Natale mi dovresti fare un altro regalo».
Gli fece quasi compassione che il giorno dopo gliene fece un altro, e il giorno dopo un altro ancora e ancora, ancora e lui l’avrebbe desiderata tutte le sere, ma lei voleva giocare.
La portava ovunque, in tanti posti carini di sera e la veniva a prendere con la cabrio a scuola, e lei …
 
Ah, forse avrei fatto meglio a restare con i piedi per terra sin dall’inizio; c’era già un ragazzo di cui ero infatuata da così tanto tempo che ormai avevo assuefazione delle emozioni che comportava. Eppure lui contraccambiava. Non l’ho mai capito.
 
Je viendrai chez toi ce soir
(verrò da te stasera)
Ha lasciato un biglietto … chissà dove doveva andare. Di pomeriggio. Di corsa.
21.37
Sale in auto.
S’avviano: «Dove vuoi andare?»
Cos’è quel sorrisino quiete? Dove sarai stato?
Mi rendo sol’ora conto che, benchè da un paio di mesi, lo conosco proprio poco.
«Che succede?»
È la prima volta che lo sento sospirare.
 
«Hai intenzione di tacere tutta la sera?»
Si sta irritando … cosa gli devo dire? Vorrei dire tanto ma se mi metto a fargli domande su dov’è stato, con chi è stato, non ne passiamo più, e non è da me.
 
«Non lo so»
Taque.
 
«Ecco … non sapevo neanche io dove portarti, sicchè ti ho riportato sotto la quercia». E questa cosa lo sta davvero infastidendo? «Ma sei arrabbiata? Si può sapere che succede?»
«Niente» «No, sul serio non farci caso! Non lo so … mi sono un po’»
Ride: «Va bene, va bene. Non ti sarò mancato?»
Fu la prima volta che mi accorsi dell’anello: la mano sinitra poggiata in bella vista sul volante, al suo anulare, quando levò la destra debito ad un gesto che non concluse perché accortosi, nascose la mano.  Non se l’aspettava: gli traspariva in faccia chiaramente l’ansia di non riuscire a trovare una spiegazione o giustificazione e che stava cercando di nascondere il disagio stesso.
 
Tra qualche giorno se ne andrà e tornerà a Parigi con la famiglia.
Tornerà?
 
«A natale e capodanno non potremo vederci»
«Perché? Non puoi proprio?»
«Natale sicuramente no»
«Ma capodanno? Capodanno sì, ti prego»
L’accarezzò; lei aveva quasi le lacrime: «Come farò senza vederti per tutto questo tempo?». In realtà era preoccupata dei suoi sentimenti, non sapeva neppure se dopo tutto quel tempo l’avrebbe neppure riconosciuto! Non le era mai capitato di simile … stare tutto quel tempo, ovvero mesi, lontano da quell'uno con cui condivide una situazione del genere, quasi come una relazione che verrebbe da dire seria vedendo se stessa affianco a lui. Addirittura, ma non può essere.
«Mi libererò, ma non sono sicuro»
«Grazie!»
L’indomani partì, e lei rimase con i suoi dubbi. Ci contava.
Eppure continuo ad essere diffidente. Si potrà continuare così? Ci spero, ma ho quasi il presentimento che non verrà, ci vogliamo bene senza dubbio, eppure ho paura che potrei dimenticarmelo tutto. E tutte le altre paure … Andrà in Francia a riabbracciare la moglie?
Ebbene era sposato; ma questo io lo sapevo sin dall’inizio. Ovvio nascondesse qualcosa. Per questo era solo un’avventura, insomma, io mi son sempre detta: “è un uomo sposato, che cos’altro vuoi che cerchi se non semplici avventure?
Altrimenti sarebbe separato”, o roba simile.
Anche io gli avevo omesso un dettaglio in fin dei conti. Ero stanca, volevo essere soltanto la prediletta, piccola bambolina di porcellana, amante di un francese benestante di ventisette anni, mi regalava una sensazione inspiegabile, avvolgente. E come nei sogni delle ragazzine, io in questa realtà ero meravigliosamente accolta fra le sue braccia e non c’era null’altro, non c’era nessuno, nessun rancore che creasse preoccupazione perché lui sapeva dissiparle con la sua calma da francese e un’eleganza che anestetizza.
 
Mi sembra ovvio e doveroso tacere tutto a tutti.
Ora che sono sola mi sento una blasfema.
 
Come succederà, seriamente, con la moglie? Saranno separati? Ma se lui porta ancora l’anello … come sarà?
 
Mio oddio …
 
Avrà figli?
   
 
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