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Autore: 0Anne0    13/09/2015    0 recensioni
Tre dicembre duemilaedodici. E la cosa più brutta è che ha ragione il mio subconscio, devo tacere come ha fatto lui per tanto ed ora tocca a me se davvero voglio tenermi stretta questa vita che incasinata quanto vuole è quella che mi sono scelta e non sarò stata così stupida da imbucarmi in un inferno.
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ah, finalmente, mentre apre la porta schiavata; lascia passare la famiglia. Chiudendo il portone dietro sé, vede la moglie circondata dai figlioli che raccontandole animatamente la trasportano verso la sala; allora lui andrà in camera. Che stanchezza. Lo siamo tutti tranne loro a quanto pare, ride; lui sembra quello più stanco. Chissà se ha bisogno di cose. Bambini, aspettate un attimino, devo solo andare un attimo.. Imbuca il corridoio sulla sinistra davanti al portone e proprio lì sempre sulla sinistra apre.
Lo guarda un momento; lui sul letto contraccambia levando la testa dal cuscino e dalla mano. Hai bisogna di qualcosa, forse, sembri tanto stanco, ha anche dovuto guidare, voleva dirgli ma la interrompe alla prima sillaba: avrei voglia di prenderti. È da tanto. Ora, forse intuendola.
Ora?! Ma, e i bambini? Di là..
Ecco, sistemali e torna.
Che … cattivo. Richiude la porta quasi offesa; i miei bambini … Va da loro che le stavano venendo in contro nel corridoio esitanti. Che succede?
No niente, ci hai detto di aspettare, sembravi preoccupata
Sembrava che avevi da fare con papà.
Sono una sorpresa.. quindi lei ha figli. Ha un marito. O forse solo lui?
È successo qualcosa?
Non so. La ragazza lo guarda accigliata, apre la bocca forse per riprenderlo ma non fa in tempo.
No, no, tutto a posto.
E lui? Quel biondo ramato figlio, con quegli occhi seri che lo contraddicono continuamente nei suoi risi; vispo e allegro come una scimmietta. Sembra tutto suo padre a vederlo.
Ma il papà sta bene? Sì, sì.
Le risulta quasi indifferente, è possibile? Forse perché è solo figlio suo, di lui.
Ha detto che è da tanto. Allora non devono avere proprio un rapporto solido, visto che quello dà l’idea di quanto sia lunatico da come si è, come dire, proposto – ma poi questo lo sa, se lo ricorda – e per lui è una cosa che conta, ne è consapevole in qualche modo. Malgrado gli altri sensi, questa cognizione dà la sensazione che lo conosca, anche abbastanza bene se riesce a comprenderlo psicologicamente. Ma come? Il resto le fa sembrare di essere fuori luogo. Non mi sento nemmeno a casa, quando lui prima di fermare la macchina qua sotto disse, eccoci a casa tutti quanti, finalmente; eppure non si ritrova, la cucina è vagamente famigliare. Che quello era suo marito è andata a intuito, e loro? Ma magari sbaglia. Forse lei non centra niente, coi figli, e forse lui è solo il fidanzato o ci convive. Ricorda che all’inizio quando era arrivato e parlava col dottore pensava fosse un amico. Ma poi dopo essersi dimostrato tanto premuroso m’ha baciata, e adesso …
Ma voglio capirci, questi bambini le scorrazzano intorno tanto agiatamente a parte adesso che da quando sono tornata dalla camera si sono quietati, soprattutto perché il maschietto ha iniziato ad essere più distaccato, ha preso serietà parlando del padre; mentre quando poi a guardato lei, l’ha ricambiata con un pacato sorriso.
La femminuccia, la più grande, forse quella che le assomiglia di più, gioiosa e attiva, meno del fratello che avrà sette anni, tutto pepe. Lei, aveva in volto la sua tenue tranquillità tra una risata e una burla, la coglievano di tanto in tanto pigli di malinconia. Le ricordavano se stessa, quando aveva tredici anni forse. Non può fare a meno di rivolgerle un caldo sentimento di attaccamento e affetto, è assurdo, sente nostalgia verso lei, voglia di stringerla al petto ché percepisse il calore che ha dentro e la sta nauseando di un dolce mieloso avverso all’agro sconvolgimento che acidamente guastava lo stomaco, e sentirla parte di sé. Solo quel brutto malessere la tratteneva. Si assomigliano pure di viso, lei è carinissima. Le risultava quasi indifferente ma la cosa è inaccettabile, deve voler bene entrambi allo stesso modo, si sforza, anche se non le fosse in realtà figlio? Sì. L’unica cosa che non può, e tanto meno riuscirebbe, è volergli male.
E per fare sti ragionamenti non li sta ascoltando per niente, le hanno sempre parlato, forse mi hanno fatto delle domande e io non ho risposto. Il bimbo le viene di fianco fissandola. In lei può riconoscersi ma, il ragazzino non riesce a vederlo in sé, solo il padre, senza dubbio, per i capelli, lo sguardo serio ma ha gli occhi verdoni e non l’ovale del viso. Potrebbe essere il mio? Non credo, proprio no; le lentiggini lo fanno quasi irlandese, e quegli occhioni … Rabbrividisce. No, no, no, stai balenando nella mia testa, ma nella mia mente no, no, nessun mal pensiero per favore, voglio rimanere nella mia beata ignoranza. Mamma ma stai bene? La ragazzina lo fulmina di nuovo ma lui sta guardando me. Poi sotto voce raddrizza il fratello che ribatte ma non riesco ad udire. Non devi fare così! Sta’ zitta! Lo sai … Ma, ne avevamo parlato! Non risponde, allora gli parla col labiale filtrando solo soffi agitandosi e lui rispondendogli in un borbottio. Non capisco. Guarda la sua bambina e si rasserena con un suo sorriso; che stiamo a fare qua, in piedi in mezzo al corridoio? Che facciamo? Su, ragazzi andiamo in soggiorno. Quell’altro però in camera sta aspettando..
Che faccio? Su bambini, andate, andate in cucina. Li sospinge. Andate in soggiorno e giocate qui. Va bene. E non fate troppo forte, se papà riposa. Ah ok. Sì sì. L’ha detto sul serio? È venuto piuttosto naturale, chiamarlo così. Chiude la porta – no, la socchiudo, mi fa sentire meglio. Sospira, girandosi. Dovrò dirgli qualcosa, c’è confusione, mi sento come persa e spaesata, ho bisogno di risposte. Non ricordo questa casa eppure qui ci vivono i miei figli e mio marito e non mi ricordo di essermi mai sposata. Apre la porta esterna, sullo stesso paesaggio smorto dal cielo vivido, bigio, nuvoloso. Però sembra avviandosi all’imbrunire.
Eppure dovrebbe essere ancora pomeriggio. Prende un po’ d’aria e chiude. Ma quanti anni ho qui? Sembra un sogno, il ronzio, dietro la nuca e quello strano fastidio alla testa, lo conosco. Tra un po’ mi sveglierò, allora? Gira sulla destra. Sospira. Dovrei almeno provare a parlargli. Trattiene il fiato ed apre.

Potrebbe essere arrabbiato che ci ha messo troppo? Tanto non ho le tue stesse intenzioni, meglio che sia chiara dall’inizio.
Si gira sul fianco sinistro appena la vede, alzata la testa, con la mano batte sul materasso sorridendo. Devo venire lì? È importante? E va bene, tanto in piedi o stesa riesco a parlare lo stesso. Non riesco a rifiutarmi.. nota, al gesto della mano le è venuta una voglia ansiosa di andargli subito lì accanto, che mi sta succedendo? Si mette vicino dubitante, sul lato destro con le mani al petto; non sa che fare. Allora, Mi aspettavo mi avrebbe presa e mi sarebbe saltato addosso, invece non muove un braccio. Gli guarda il viso. È anche tranquillo. Vorrei tanto accarezzargli i capelli ed abbracciarlo, perché? Mi risulta quasi una cosa naturale che dovrei fare ... allo stesso tempo sento una fitta allo sterno che me lo impedisce. Lo vede sospirare mentre la fissa. Perché sospira, è forse a causa mia? Che ho fatto? Lo scruta cercando una risposta, ne trae un’espressione in attesa. Cosa devo fare?

Perché sospiri?

Non risponde. È che è arrabbiato in realtà e quello è un sorriso sarcastico?
No, sembra proprio essere in sospeso. Come se non avesse trovato su me la mimica giusta e stesse aspettando che faccia qualcosa. Ma io non resisto più, son venuti persino i brividi alla schiena: LA MIA DANNATA ANSIA! Essa la ricordo così bene da sempre. Ho bisogno, devo parlare, mia beata ignoranza perdonami, spirito, senno, buona fede, mi affido a voi ... Senno, trovami le parole. Riempimi questo vuoto nella mente. Dunque. Non me ne frega niente se sei in attesa io devo sapere, chi sono, chi tu, cosa succede – aspetta. La sua è una sagoma così famigliare ... ma per me è sconosciuta! Cosa vorresti fare? No, non l’ha detto; è riecheggiato come una rievocazione, si riferisce a sé stesso. Perché dovrei volerti toccare? Mi fai anche sentire così a disagio solo a guardarti, sei così estraneo, lontano, basti pensare che è di tutte le probabilità che tu abbia qualcun’altra, e mi guardi come se ormai sapessi come sono fatta, così sicuro di te, come se ti fosse tutto tanto normale, sei troppo rilassato per essere un cancro che non viene soddisfatto da chissà quanto, dunque perché, come, tu sei così calmo? Che cavolo stai facendo? Cosa vuoi da me? Perché vuoi rendermelo così difficile? Chiude gli occhi nascondendosi nelle mani per slegare questa insania.

No, sta’ zitto!

Lo ha udito aprire la bocca, non voglio sentire qualsiasi cosa sia potresti anche dire rigiri e falsità, sarebbe inutile.
Sciogliti. Beata ignoranza. Si ridistende lentamente aprendo le dita. Una mano è a pochi centimetri da lei appena distinta si ferma e indugiando torna posata al fianco, lontano da lei. È stato apprensivo.
Quello stato d’animo, se davvero per un attimo di me ti è importato. Voglio compiere la mia urgenza e curare questo dolore nel mio petto. Ho paura di farmi male per questo; se diventasse ancora insopportabile non mi sentirei nelle condizioni di affrontarlo ma già solo ai pensieri, a che dispiaceri sto andare in contro la pena aumenta, la gola si annoda e si secca.
Dovrei scacciarli e lasciarmi andare e vivere senza un passato, ma allora mi lascerei coinvolgere e la mia ansia crescerebbe. Vorrei che mi abbracciassi. Vorrei ricostruire piano piano le sicurezze che ritrovo intorno a te. Vorrei sentire il tuo calore e probabilmente finiresti per farmi cadere nelle tue allusioni, ma non so neppure chi sia ...
E in fondo potrebbe essere l’unico modo per mantenere i tuoi interessi in me, se ancora ne hai. No. Riaffioreranno comunque tanti ricordi primo o dopo a ogni tuo ingannevole sorriso, ma non posso nemmeno far finta di niente per quel che c’è dentro me. Non so cosa mi stia prendendo ma mi viene da piangere e non ho idea di cosa stia facendo, voglio sentirmi libera e stare bene. Lo fissa negli occhi pronti a reggere il suo sguardo torbido.

Voglio abbracciarti.

Senza aspettare si sporge sul suo collo avvinghiandogli il braccio attorno la testa accarezzato dai capelli ramati.
Dopo un momento posa la mano gentilmente sulla schiena che una volta presa sicurezza la stringe a poco a poco recuperando benessere e conforto che non se ne sia sottratta ad alcuna stretta. La coccola e scosta la testa dal cuscino con lentezza vedendola raccogliere anche l’altro braccio a sé lasciandola fare. Ah, stringi pure quanto vuoi, sussurra in un mezzo riso. Lei si sposta sull’altra spalla sotto la sua testa e la chioma sana e morbida. Cancro? Sì lui è del cancro. Posa il naso in mezzo al voluminoso mare biondo ottone in fragili onde all’odore di shampoo alla pesca per spacciare un piccolo casto bacio ma annega l’idea nel timore.
Sosp
irano. Aspira aria zuppa del suo profumo, di Christian. Christian. Pare proprio sia questo il suo nome. Si scosta a vederlo in faccia. Si lascia guardare senza domande, sembra lo sappia già cosa le sta passando in testa. Probabilmente è davvero il suo nome, il mio cervello non sa che dire ma nemmeno obietta; torna ad appoggiarsi sulla prima spalla, così riesco a respirare accoccolata sui suoi capelli che a proposito volevo tanto toccare. Stringe istintivamente le mani scoprendo di averle già affondate in loro e non gli sta dando fastidio.
Che sollievo. Le forze mi stanno abbandonando perché sto bene così, la mia pigrizia sarebbe capace di non farmi staccare nemmeno se fosse lui ad allontanarmi. Ma non lo sta facendo, anzi, è ovvio che lui sia contento.. Respira; è così intricato. Riuscirei mai a stare in una casa fatta di bugie, in una relazione che non esiste, in un amore fatto d’aria? Il mio cuore non è aria ed esso continua a battere ad accelerare ai tuoi influssi, ad ogni sintomo della tua presenza si fa estate.
Non sono stupida, sono già stata innamorata. È tutto così impossibile e contorto, è troppo complicato quando ci si ritrova innamorati della persona sbagliata.
Quando ci si affeziona a una persona troppo diversa che ti ha già rinunciata da tanto.
Quando ci si alza dal letto legati ad un uomo che per sentirsi tale predilige una menzogna fatta di amanti. Questo è; ma lo sai perché sei qui, si dice, è ciò che sentirò ma saprò la verità. Lo sai cosa vuole lui. Lui non vuole parlare soprattutto già che il nostro rapporto deve essere quel che è, infilzando domande del genere, tanto meschine e piene di diffidenza non miglioreranno. Forse lui le sta dando un’altra possibilità ricordandole cosa li ha divisi. La pressoché castità che confida in amore incondizionato contro la quasi totalitaria necessità di avere quell’amore dimostrato nel concreto.
Sembra l’unico ad essersi sforzato finora sia stato lui. Potrebbe anche aver perso tutte le speranze in me, e ora dovrei dargli a notare che voglio cominciare la mia parte?
Mi si stringe il cuore. Lo vuole proprio ora sperando che la mia insanità mentale dia la spinta che mi mancava per abbandonare principi che nemmeno ricordo più, trascurando il mio caos? Come chiedessi a una ragazza di donarsi a qualcheduno incontrato la sera in discoteca? Almeno lei sarebbe ubriaca e se è fortunata ricordarsi solo il mal di testa, io? Io potrei finirgli a piangere tra le braccia causandogli una brutta avventura, potrei non riuscirci neanche convincendomi che mi ha avuta tante volte; lui ha avuto anche altre donne che meglio avranno esaudito il suo volere, ha condiviso con altre gli stessi pensieri che ci hanno unito fino ad avere figli. Ha toccato altre con le stesse mani coinvolte con cui pregava di farmi svestire, lo stesso corpo che ora potrebbe essere gonfio di sporcizia. Che irritazione. E la cosa più brutta è che ha ragione il mio subconscio, devo tacere come ha fatto lui per tanto ed ora tocca a me se davvero voglio tenermi stretta questa vita che incasinata quanto vuole è quella che mi sono scelta e non sarò stata così stupida da imbucarmi in un inferno. Mi sento ferita già adesso senza alcuna conferma delle sue tresche, figuriamoci poi se iniziassi a infuriare, non mi fiderei nemmeno delle sue risposte …
Si accorge ora che lo stava stringendo forte tremando mentre cercava di calmarla accarezzandole la schiena. Allarga le braccia; oddio, ma respirava, inondato di capelli e col naso schiacciato contro la spalla?
No stai.
Ristringe un po’ la presa. Appoggia la testa sui suoi capelli; strano da dire sembra sua abitudine da sempre.
È inutile dilungarsi: lei non può rifiutarlo, vorrebbe e non ci riesce e la fa apparire tanto misera che non ha neppure carattere per gestire i propri sentimenti e voleri. Dovrebbe lasciarlo andare, qualsiasi legame esista tra loro potrebbe persino ricorrere alla separazione, ma poi? Il divorzio coinvolgerebbe anche i bambini ed è una decisione troppo grande e dura per una ragazza che non arriverà manco a trent’anni e non sa neanche chi è, e i suoi bambini, si sente crudele solo a pensarci, come farà? Dovrà garantire una vita agiata ad entrambi da sola, e se non venissero entrambi ma solo uno? E poi, dovranno stabilire turni perché vedano il padre? Oh no, come potrei farcela, avrei continuamente paura di compiere scelte sbagliate per loro, di non essere in grado di essere una buona madre … non sapevo neppure di esserlo! Se non se ne andasse non lo farebbe solo per loro, è inutile cercare di nascondere la sua speranza in un miglioramento. La vorrebbe questa vita. Se lo facesse lo farebbe per i suoi bambini e per se stessa. Ma per farlo, ora dovrebbe donarsi, ma lui non lo merita! Un uomo che pensa solo a se stesso e le sue necessità da scacciare i figli, metterli in secondo piano come nulla fosse o fossero animali inconsci; e le amanti? Quante? Ad occhio potrebbe gradire la buona creanza di essere monogamo ma poi chi lo sa con quella voluttà …
Sospira lentamente. Che rompicapo, basta, perché devo dannarmi così senza fine. La soluzione è una per avere benedette risposte. Che agitazione. Come posso darmi ad uno che non potrebbe nemmeno apprezzarmi, ad uno che amaramente ha perso tutto in me come donna dedita ad una strana castità che ammette lussurie solo in occasioni speciali, cadenze regolari e rade, proprio per far la differenza, per esser quella speciale persona che potrebbe amarti per sempre solo a forza di baci e non una come tante che può dimostrarsi amorevole se non che a letto. Forse per lui andava pure bene; è stato più che comprensivo e intenzionato. Ho tirato troppo la corda. Devo rimediare. Se solo fosse più abile proprio in ciò che spazia da sé, riuscisse a dimenticare l’ingiustizia che le sta infliggendo sicuramente quest’uomo che si ritrova per marito – come se fosse una menzogna che gli donerebbe il cuore. Il mio cuore.
Amore mio. Si sbilancia sul suo corpo fino a trovarsi quasi del tutto sopra. Perdonami, lo farò, abbi pietà di me, ci sto mettendo tutta me stessa, ti prego sappi che qualsiasi cosa tu abbia fatto lo lascerò passare, è difficile ammettere questi assurdi sentimenti nei tuoi confronti ma Dio ci perdoni se, ti supplico, apprezzami nel mio gesto, ché ti possa aiutare a ravvederti almeno poco nei tuoi giudizi in me.
Lacrime che non escono la accompagnano nel suo abbraccio fatale consegnando baci a gote impazienti colte in un sospiro.

Aspettavo solo compissi una scelta. Puoi fermarmi.

Blocca tutto avvertendo le sue labbra accarezzare le altre piccole corate dolcezze che ha cercato per mesi nel cuscino vuoto colmo di fragranze in dissolvenza.
Poteva dimenticarla? Ora l’ha qui tra le braccia, fatta scivolare di nuovo di fianco.
Può ora inorridirla con il suo impaziente bisogno di avere il suo amore nel solo modo che davvero conosce, raccontarle tutte le sue apprensione, la mancanza che corrodeva le profonde valli del suo corpo? Fammi capire.
Sancisce la decisione chiudendo il bacio, se lo dice lei, si potrà fidare? Spera non faccia cazzate.
Perché non si sta imponendo come immaginavo, lo sto mettendo in difficoltà con questa scelta? Macché, impossibile, è che non ci crede un gran ché sia proprio la mia scelta, questo sì che è più probabile.
Schiude la morbida bocca trattenendosi lentamente nell’ardire di spronarla per l’ultimo accertamento. Eccolo … finalmente le delicate guance sotto le sue brame, da possedere tutte in un’unica mano, che possano concedersi alle sue labbra, la sua lingua, ai suoi denti mentre lei ride. Oddio, le era quasi mancato! – mancato?! Quei risolini, che amabile sollievo; la reclama ancora sulle sue labbra che lo inonda nuovamente in una stretta piena di aspettative facendolo posare su sé che, questa volta, la prende riscoprendo tutte le sue dolci forme. E si fa buio.

Il sole brilla.
Filtrando dalla finestra scoperta.
Ed è già mattino.
 
   
 
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